Paola Giovetti
GUSTAVO ROL
Questo straordinario personaggio torinese è una autentica antologia del paranormale: sa leggere in libri chiusi, possiede doti telepatiche e chiaroveggenti, compie con le carte incredibili esperimenti, opera materializzazioni e smaterializzazioni, pratica la scrittura, il disegno e la pittura diretta, cioè senza toccare carta, matite, pennelli e colori. Alto, distinto, estremamente giovanile benché abbia superato gli ottant’anni, questo signore dallo sguardo profondo sa essere gentile e affascinante come pochi lo sono. È un uomo buono e generoso che ama la compagnia e la buona tavola, galante con le signore, capace di aiutare nei momenti difficili. È coltissimo, plurilaureato, grande intenditore d’arte. Sposato con una signora norvegese, non ha avuto figli. Tiene le sue sedute disinteressatamente, soltanto per piccoli gruppi di amici fidati. Ai suoi esperimenti hanno tuttavia preso parte anche noti studiosi (tra cui, decenni or sono, anche Einstein e Fermi) e nessuno ha mai scoperto, o anche soltanto sospettato, qualcosa di poco chiaro. Descrivere i tantissimi fenomeni che Rol, con estrema semplicità e facilità, e sempre in piena luce, produce, non è facile: occorrerebbero volumi. Per dare un’idea di come operi penso che la cosa migliore sia descrivere una delle sedute cui ho avuto modo di partecipare.
È l’ottobre del 1981, e siamo in casa di Rol a Torino. Oltre a Rol stesso, siamo riuniti in quattro nel suo salotto: una coppia di suoi amici torinesi, il dottor Gastone De Boni, direttore della rivista di parapsicologia Luce e Ombra, e io. Quando ci sediamo intorno al tavolo rotondo per l’esperimento è già quasi mezzanotte: il nostro ospite ama chiacchierare a lungo coi suoi invitati, vuole «scaldare» l’atmosfera e soltanto quando l’armonia gli sembra perfetta fa trasferire i presenti dalle poltrone al tavolo rotondo col tappeto verde. L’esperimento che mi appresto a descrivere è piuttosto complesso, ma dà un’idea precisa di come Rol operi: il modo di procedere sembra casuale, tuttavia si rivela una sorta di ritualità nella quale hanno un ruolo importante le carte. L’atmosfera è sempre allegra e distesa e la luce non viene mai spenta, così che ogni movimento può essere seguito con precisione.
Rol prega dunque De Boni e me di dire a turno delle lettere che lui via via scrive su un foglio. Risultano: DGPCFETOSA e altre. Quindi, su indicazione di Rol, io alzo a caso un mazzo di carte e trovo un tre. Questo significa afferma Rol, che dovremo usare la terza lettera, la P. Poi aggiunge, sempre rivolto a me: «Mi dica un nome che cominci per P». Dico Paolo.
«Paolo» mormora Rol in tono pensoso «vediamo se qui con noi c’è un Paolo... Sì, ce n’è uno speciale. Pablo, Pablo Picasso!» A questo punto Rol comincia a parlare in francese con un personaggio per noi invisibile e inudibile: «Benissimo, farai una pittura... merci, mon cher maître... però dovremo distruggerla? Ma è un peccato, se è così preferiamo rinunciare...!».
Poi rivolto a me: «Scelga un’altra carta, vediamo se c’è qualcun altro». Io alzo il mazzo e trovo un altro tre. «Si vede che vuol restare» dice Rol «d’altra parte quest’anno è il suo centenario, è già venuto parecchie altre volte. D’accordo» continua parlando in francese all’invisibile Picasso «accettiamo questo disegno che dovremo distruggere.»
L’esperimento comincia. Da una risma nuova di fogli per macchina da scrivere Rol fa prendere a ognuno di noi un foglio; poi ce li fa piegare in otto e deporre sul tavolo. Quindi mi dice di sceglierne uno e di metterlo in tasca. Non avendo tasche, infilo il foglio ripiegato sotto la camicetta, nel reggiseno. Poi Rol ricomincia a parlare in francese con Picasso e viene a sapere che occorrono colori a tempera blu cobalto, rosso, bianco e nero, alcuni pennelli, una matita, una vaschetta piena d’acqua. Rol si alza e va a prendere il materiale (nella vita è pittore, ma la sua produzione «normale» non ha niente a che vedere, né per stile né per soggetti, con quella paranormale). I tubi di colore sono secchi e duri, da molto tempo non vengono usati, ma Rol non si preoccupa: «Se ha chiesto questi, vuol dire che può usarli anche così!». Poi prende un altro foglio bianco, se lo mette davanti e mi chiede cosa vorrei che venisse rappresentato. «Una donna» dico. «Pudica o impudica?» chiede Rol. «Facciamo impudica...» «Va bene, descriva la scena...»
Io comincio a descrivere una scena volutamente piuttosto complessa: la donna è seduta sul letto, accanto ha un tavolino con sopra un vaso pieno di fiori, da dietro una tenda. Un uomo la guarda, e altro ancora. Rol intanto fa via via il gesto di dipingere: col pennello asciutto e pulito sfiora i tubi chiusi e secchi, e poi lo fa scorrere sul foglio bianco, che naturalmente resta tale e quale. Quando io ho finito di descrivere, Rol mi dice: «È fatto, prenda il foglio che ha addosso e lo getti nella vaschetta d’acqua». Eseguo con una certa titubanza e poiché il foglio galleggia Rol mi invita spingerlo bene sotto col dito. Poi il foglio viene estratto grondante d’acqua e aperto: sopra c’è la pittura che io suggerito. Lo stile è quello tipico di Picasso e c’è anche la firma. Accanto alla firma c’è scritto La femme impudique una donna nuda sul letto, un uomo che la spia, i fiori sul tavolo. Rol ci mostra il disegno e poi lo fa a pezzi...
Di esperimenti come questi Rol ne ha fatti a centinaia: ogni volta i vari elementi vengono suggeriti dai presenti, tutto avviene alla luce, nessuna seduta è uguale all'altra. La prima volta che partecipai a una di queste sedute, Rol non ritenne che fosse il caso di fare un esperimento di quella complessità e preferì «limitarsi» alle carte: e così per due ore buone, con una fantasia e un’inventiva sorprendenti, Rol giocò con me coi sei mazzi nuovi di carte che gli amici che ci ospitavano avevano messo a sua disposizione. Un gioco d’artificio di esperimenti sempre nuovi e sempre diversi, dal procedimento spesso casuale. Ne descrivo un paio.
«Scelga uno di questi sei mazzi di carte, lo mescoli bene, lo tagli, poi lo posi sul tavolo e ci tenga la mano sopra. Ora scegliamo un seme: alzi un altro mazzo di carte. Cosa ha trovato? Ah bene, cuori. Ora facciamo uscire dal suo mazzo tutti i cuori: chiuda gli occhi, immagini di essere davanti a me col suo mazzo di carte, di scegliere tutte le carte di cuori e di metterle sopra, in cima al mazzo. Immaginerò anch’io insieme a lei. Ecco, ora apra gli occhi e guardi le carte.» Faccio come Rol mi dice, alzo la mano e comincio a scoprire le carte: le prime tredici carte del mazzo, che un momento prima avevo accuratamente mescolato e poi tenuto sempre sotto la mia mano, sono tutte di cuori! Controllo le carte restanti e constato che sono tutte mescolate. Ancora: «Mescoli un mazzo, prenda un guardare la metta sotto la mano. Ora mi dica una frase a caso». Io allora dico: «Mi piace stare in campagna». «Va bene» dice Rol «ora chiuda gli occhi e immagini di essere in campagna con me: io la tengo per mano e andiamo per i campi, che sono verdissimi. Quale seme delle carte associa alla campagna?» «Fiori.» «Bene, fiori. Ora mi dica: vuole che andiamo verso il prato di destra o verso quello di sinistra?» «A destra.» «Destra per lei è pari o dispari?» «Pari.» «Bene, pari di fiori. Adesso dica un numero qualunque.» «Quattro.» È quasi inutile che lo dica: la carta che ho sotto la mano è il quattro di fiori!
Di questi esperimenti, che trascrissi immediatamente dopo la seduta, ne facemmo a decine: in piena luce, i mazzi bene in vista sul tavolo e - quello che più conta - senza che Rol toccasse mai una carta: per tutta la sera l’unica che manipolò i mazzi fui io. Ed è così ogni volta: Rol si limita a fornire qualche indicazione, ma non tocca mai nulla. Chi ha avanzato, più o meno apertamente, il sospetto che egli sia un abilissimo prestigiatore, dovrebbe tener conto di questo aspetto: è indubbio che un bravo prestigiatore potrebbe ripetere qualcuno degli esperimenti di Rol, ma per farlo dovrebbe manipolare personalmente le carte, che con ogni probabilità avrebbe fornito lui stesso. Rol invece usa carte nuove fornite da altri, e - lo ripeto - non le tocca mai. In queste condizioni sfido qualunque prestigiatore a ripetere quello che riesce a fare Rol!
Paola Giovetti , I misteri intorno a noi (RCS Rizzoli 1988, pag. 77 e seguenti)