Novantatré anni fa nasceva a Livorno il Partito comunista italiano, una forza che fin dalle sue origini riusciva a coniugare il radicalismo nel denunciare i rischi del fascismo e dell’aggressività dell’imperialismo mondiale con un forte carattere unitario e nazionale declinando il vento di speranza che arrivava dalla rivoluzione sovietica in chiave italiana ed “occidentale”.
Fin dalla sua nascita il Pci diventava punto di riferimento delle classi operaie e di quanti iniziavano proprio in quegli anni la dura lotta al nazifascismo. Erano anni difficili, ma queste difficoltà mai misero in discussione gli obiettivi dei comunisti e mai fecero vacillare gli spiriti di tante donne e tanti uomini che anzi sempre più numerosi si avvicinavano a quell’esperienza.
Giunsero successivamente gli anni della Resistenza, della Liberazione e infine della fase Costituente e della costruzione della nostra democrazia. Furono anni straordinari per l’Italia e il Partito comunista italiano si fece trovare sempre in prima fila, dando un contributo da tutti giudicato fondamentale. Seguirono i tempi delle conquiste sociali e dei diritti nel mondo del lavoro, gli anni della crescita economica e della prima crisi petrolifera, gli anni bui del terrorismo e delle illusioni dopo i risultati elettorali della metà degli anni Settanta. Mai, proprio mai, i comunisti italiani dovettero vergognarsi e mai questa storia venne messa in discussione. Almeno fino alla fine degli anni Ottanta, quando una parte dei dirigenti di allora decisero di tradire quella storia mettendo fine a quella grande esperienza.
Da allora su susseguirono tanti tentativi di far rinascere un partito in grado di riunire i comunisti, tentativi generosi e spesso forieri di aspettative e speranze. Purtroppo, alla luce dei fatti la ricostruzione di un partito comunista capace di catalizzare tutta la diaspora dei comunisti, quelli che hanno trovato allocazione in una delle tante forze politiche oggi esistenti a sinistra e quelli che nel frattempo si sono rifugiati nel privato non prendendo più tessere, è ancora lontana. Di questo siamo consapevoli, ma non intendiamo arrenderci.
Alla storia del Pci ci richiamiamo, nello stesso tempo con coerenza e umiltà. Consapevoli delle nostre insufficienze ma anche orgogliosi di poterci dire, ancora oggi, comunisti e di sapere che di quella straordinaria esperienza cerchiamo di essere degni eredi. Da questa considerazione, non banale, prende mossa la nostra attuale politica e il tentativo di contribuire all’unità dei comunisti in Italia e alla costruzione di una sinistra forte con l’ambizione di cambiare lo stato attuale delle cose.
Buon 21 gennaio a tutte le compagne e a tutti i compagni!!!
Cesare Procaccini
Segretario nazionale del Pdci
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