Originariamente Scritto da
occidentale
PropostaGenerale di Riforma Integrale degli Ordini Professionali in Italia.
Gli ordini professionali hanno avuto origine e sviluppo nell'epoca fascista con la creazione del primo ordine in Italia, quello dei giornalisti, chiaramente funzionale ad una politica totalitaria, non alla tutela della professione.
La loro espansione è proseguita nel tempo, in particolare durante l'era repubblicana, con l'intento di formare associazioni di professionisti, di fatto funzionali ad una certa visione clientelare e parassitaria come sostegni dello Stato, non del Cittadino, con i ben noti ed evidenti cascami a livello economico e politico.
Ufficialmente strumenti di tutela per i cittadini e per i professionisti che vi si iscrivono, (in quanto coloro che non hanno uno specifico titolo di studio stabilito dallo stato non possono iscriversi ed esercitare la professione, indipendentemente dalla loro esperienza lavorativa) gliordini risultano ormai obsoleti e malamente organizzati.
Del resto in questa forma esistono solo in Italia.
Il caso di abolirli in quanto tali mi pare evidente.
Proposte e Ragioni ispiratrici.
Abolizione degli Esami di Stato
Ragioni:
Il titolo di studio deve poter essere a tutti gli effetti abilitante perla professione.
Il modello attuale degli esami di stato si sta rivelando una inutilebeffa con forti esborsi di denaro, comprovante oltretutto la pochezza della preparazione professionale data dal sistema scolastico ed universitario.
Un laureato non dovrebbe aver bisogno di sostenere un esame per avere riconosciuto il suo titolo ad esercitare.
Oltretutto l'esame di stato per alcune categorie professionali è poco più diuna formalità, mentre per altre è un vero e proprio scoglio da superare.
Ovviamente che per talune categorie professionali l'esame di stato rappresenta un vero e proprio meccanismo di controllo della formazione di nuovi professionisti, col chiaro intento di evitare o comunque diminuire la concorrenza agli iscritti "di peso" dell'ordine di appartenenza.
Una ennesima tutela dei vecchi rispetto ai giovani.
Modello da sostituire al presente sistema degli esami
Tirocinio Formativo Obbligatorio negli Anni Universitari (o equivalenti a livello formativo) con Abolizione del Praticantato
Ragioni e Prassi da seguire;
Per formare un professionista abile alla professione, lo studio non puo' dirsi sufficiente, specie in questi tempi di continua innovazione forzata.
Diventa a questo punto necessaria una componente pratica da svolgere negli anni della formazione universitaria.
I praticantati, nelle varie categorie che lo prevedono, hanno utilità nulla ai fini della formazione professionale, in quanto i neo-laureati molto spesso vengono relegati a mansioni di segreteria osimili, con retribuzioni nulle o minime. Chi non viene pagato non lavora e quindi non impara nulla, mi sembra chiaro per tutti.
Manodopera dequalificata e gratis quasi mai introdotti a ai reali aspetti della professione, a cui del resto il professionista demandato ha scarso interesse a concedere accesso ad un potenziale rivale.
Una formazione nell'ambito universitario, opportunamente controllata e regolamentata con specifici obiettivi da raggiungere, scadenzata nelle sue fasi con esami atti a valutare l'effettivo apprendimento dell'attività pratica, risulterebbe molto utile al fine dell'ottenimento di un titolo di studio pienamente abilitante.
Togliendo di mezzo oltretutto la commistione tra interessi privati e finalita' pubbliche di questo modello obsoleto.
Eliminazione del concetto di Iscrizione Obbligatoria agli Ordini Professionali.
L'iscrizione obbligatoria agli ordini è a tutti gli effetti una imposizione, oltretutto assurda.
Per un professionista laureato ed abilitato dovrebbe essere sufficiente l'iscrizione al rispettivo albo.
Gli albi delle varie categorie vengono pubblicati on-line con i relativi curricula di coloro che vi sono iscritti.
La pubblicazione in rete delle generalità e dei curricula degli iscritti ( con relativa certificazione) è garanzia più che sufficiente per il consumatore, il quale potrà verificare l'effettiva abilitazione alla professione dell'iscritto, e la sua competenza valutando il suo curriculum.
Come in tutto il resto del mondo.
I costi di iscrizione ad un ordine non sono da trascurare per un neo-laureato che non ha ancora avuto il tempo di sviluppare un proprio reddito, unito al fatto che ai costi di iscrizione vanno aggiunti anche i costi relativi alle casse previdenziali di categoria.
Oltre al pagamento a cadenza annuale dell'iscrizione agli ordini,bisogna annualmente versare denaro anche nelle casse previdenziali di categoria, pur essendo già coperti dalla previdenza obbligatoria.
Non so a voi, cari colleghi, ma a me sembra un furto legalizzato.
Gravante oltretutto su famiglie che spesso fanno grandi sacrifici per garantire al figlio una istruzione seria e proficua dal punto di vista professionale, ammesso che questo sia possibile in Italia.
Trasformazione degli Ordini Professionali da Enti Pubblici ad Associazioni Private di Categoria.
Gli ordini attuali, essendo organi pubblici, sono tutelati dallo Stato.Ad essi vincolati in vari modi.
Scavalcando tutte le riforme o riformette sin qua almanaccate, una privatizzazione degli ordini porterebbe alla possibilità di avere più associazioni di categoria, diverse tra loro ed in stato di libera concorrenza.
Data per scontata la non obbligatorietà dell'iscrizione, porterebbe aduna organizzazione degli stessi strutturalmente molto diversa rispetto allo stato attuale. I
li fatto di avere più associazioni di categoria private in concorrenza fra loro, porterebbe le stesse a cercare di migliorare la loro offerta ai potenziali iscritti e ai futuri clienti.
Le varie associazioni migliorerebbero la loro offerta formativa (corsi di aggiornamento, stage ad hoc, promozione pubblicitaria degli iscritti, che dovrebbe essere permessa senza remore con regolament minimi, comuni per tutte le categorie.
Orientando tutto secondo la logica del Libero Mercato, quello vero.
L'eventuale iscrivendo potrebbe scegliere tra le varie offerte quella migliore secondo i suoi parametri di selezione. E tanto farebbe anche un eventuale cliente.
Una prospettiva in cui è il professionista a scegliere l'associazione di cui vuole far parte oppure non scegliere affatto, non essendo obbligato da vincoli di legge a farlo.
L'obbligatorietà dell'iscrizione permette agli ordini di non curare l'effettiva preparazione dei propri iscritti, perché protetti dalla legge,gravando oltre tutto di costi gli iscritti.
Balzello in stile medioevale.
Per le categorie che non possono esercitare la libera professione, l'istituzione di un ordine è poi superflua, o meglio ridicola.
La funzione di controllo su eventuali abusi nell'esercizio della professione, ha senso nel momento in cui ci si trova di fronte ad un libero professionista.
Solo il libero professionista, potrebbe aggirare i meccanismi di controllo, dato che esercita una professione, ossia non deve essere tutelato da contratto e non è costretto ad esercitare in strutture ben precise (avvocati, notai, geometri, commercialisti, architetti,medici).
Questo invece non risponde a verita' per quei professionisti che devono sottoporsi ai due punti precedenti.
I farmacisti dipendenti devono essere tutelati da un contratto, e presentare la propria documentazione all'atto della stipula dello stesso, con tanto di curriculum.
I titolari dell'esercizio farmaceutico, devono quindi presentare la documentazione
Il farmacista è costretto ad esercitare solo in farmacia, e non inaltri luoghi.
Essendo molto remota quindi la possibilita' di essere posti di fronte ad un finto farmacista, non si vede la necessità di avere un organo di controllo, dato che le circostanze legislative e la professione in sé non danno che pochi spiragli di abuso della professione da parte d iterzi.
L'iscrizione ad un albo nazionale pubblicato on-line con relativi curricula per le professioni non libere risulterebbe già una garanzia più che ampia.