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Risultati da 1 a 4 di 4

Discussione: Alienazione

  1. #1
    Forumista junior
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    Predefinito Alienazione

    Salve a tutti, compagni e non.

    Ognuno di noi crede di avere una ricetta politica adeguata alla situazione attuale. Non vorrei tradire questa verità granitica che ha fatto storia nella sinistra italiana, ovvero una testa = un'idea, e per questo vorrei esporvi qualche punto sul quale mi piacerebbe riflettere insieme ad altri, magari per trovare dei punti in comune o meglio dei punti di confronto.

    Traccio giusto qualche idea sotto forma di elenco per chiarezza espositiva:


    • Importanza della speculazione teorica per l'azione pratica: necessità di utopizzare, immaginare scenari alternativi al mondo come attualmente organizzato. Emanciparci dal "pregiudizio del fatto": ciò che c'è non è superiore a ciò che potrebbe esserci.
    • Dare priorità all'azione rispetto alla storia, a ciò che è vivo rispetto a ciò che è morto, alla dialettica.
    • Ripensare al sindacato? Non più riformista ma conservatore? Corporativista? Rende difficile l'accesso al mercato del lavoro per chi non vi è dentro?
    • Contro le religioni come oppio dei popoli e ancor più contro l'eterodossia rispetto all'ortodossia? Contro il buonismo moralista? Tornare a pensare al di là del politicamente corretto?
    • Riprendere una lotta per i diritti (che riguardano l'accesso al potere) e non per i permessi (l'emancipazione dei costumi)
    • Per una politica come arte. Né tecnocrazia, né dilettantismo.
    • Partito (o Stato) come luogo nel quale si possano sviluppare i giusti mezzi in vista di un fine. Importanza dell'organizzazione.


    Mi rendo conto siano spunti molto vaghi e vasti. Proprio per questo mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
    Ultima modifica di Ernest Schmitt; 17-03-14 alle 22:40

  2. #2
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Alienazione

    Mi trovi abbastanza concorde anche se l'utopismo non deve prevalere sull'analisi di dati di fatto contingenti.

    Ottimo il tentativo di smarcarsi dal politically correct e di considerare i diritti come emancipazione umana (in questo caso correlata alla produzione e al mondo del lavoro) , piuttosto che alla borghese e libertaria concezione della libertà dei costumi.

    Non limitarti a scrivere un solo commento, fatti vivo!
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

  3. #3
    Forumista junior
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    Predefinito Re: Alienazione

    Ti ringrazio Lupo per la risposta. Sono un po' arrugginito nei discorsi, per questo esito a scrivere Ovviamente per quanto riguarda la teoria io la considererei da una parte come propaganda, leninisticamente parlando, dall'altra come dito puntato nella direzione verso la quale tendere.
    Credi che ad oggi ci sia un'organizzazione a sinistra disposta a pensare alla politica secondo i caratteri del realismo politico? Io sono convinto che il nostro periodo storico stia preparando una generazione disposta (o costretta) a ripercorrere questa strada, ma non vedo formazioni sul campo pronte a coglierne le energie.
    Avverso in toto l'organizzazione e i capisaldi teorici del M5S, ma rischia di diventare (e in questo ho potuto apprezzare un recente salto di qualità) l'unica forza in grado di strutturare una critica al politically correct (che, come credo condividerai, ritengo un modo di pensare: il dogmatismo figlio della dialettica dell'illuminismo).
    Comunque punti di partenza nei fatti io ne vedo. Strutturiamo un valido 'Che fare?', i tempi sono maturi.

  4. #4
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Alienazione

    Citazione Originariamente Scritto da Ernest Schmitt Visualizza Messaggio
    Ti ringrazio Lupo per la risposta. Sono un po' arrugginito nei discorsi, per questo esito a scrivere Ovviamente per quanto riguarda la teoria io la considererei da una parte come propaganda, leninisticamente parlando, dall'altra come dito puntato nella direzione verso la quale tendere.
    Credi che ad oggi ci sia un'organizzazione a sinistra disposta a pensare alla politica secondo i caratteri del realismo politico? Io sono convinto che il nostro periodo storico stia preparando una generazione disposta (o costretta) a ripercorrere questa strada, ma non vedo formazioni sul campo pronte a coglierne le energie.
    Avverso in toto l'organizzazione e i capisaldi teorici del M5S, ma rischia di diventare (e in questo ho potuto apprezzare un recente salto di qualità) l'unica forza in grado di strutturare una critica al politically correct (che, come credo condividerai, ritengo un modo di pensare: il dogmatismo figlio della dialettica dell'illuminismo).
    Comunque punti di partenza nei fatti io ne vedo. Strutturiamo un valido 'Che fare?', i tempi sono maturi.
    Purtroppo il pensiero p.c. (politically correct) s'è imposto come unico erede del socialismo ma, come ben saprai, il pensiero p.c. non ha nulla a che spartire con il socialismo, anzi lo nega. Un'invenzione padronale adottata in primis dai c.d. libertari (anarchici e radicali) e oggi fatta propria anche da chi si ritiene comunista (il PRC). Grazie al pensiero pc ,infatti, l'individuo non è più membro di una classe ma di una pseudo-categoria umanitaria: gay, consumatore, femminista, apolide ecc...

    Proprio per questo motivo un discorso autenticamente marxista oggi fatica ad emergere.

    Ci sono alcune forze interessanti, Sinistra Popolare e Per Il Bene Comune, ma per colpa di questa orribile tirannia del pensiero non riescono ad emergere.

    Compito dei comunisti è condurre una duplice battaglia: contro il capitalismo finanziario e affamatore ma anche contro le pericolosissime derive del pensiero pc.

    E' un lavoro duro, ma qualcuno lo dovrà pur fare.
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

 

 

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