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  1. #1
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    Predefinito Il popolo delle partite IVA

    LAVORO

    Come cambia il popolo delle partite Iva

    In tempi di 'Jobs Act' si riparla dei problemi dei lavoratori indipendenti. Che non ci stanno a ricadere nello stereotipo del piccolo evasore. Perché nella maggior parte dei casi non possono evadere nulla. Anzi, lavorano spesso in monocommittenza, soffrono in sistema degli acconti e restano senza tutele

    di Michele Azzu

    Precari o evasori? Parlare di partite Iva oggi non sembra essere più semplice come negli anni ’90. Ci hanno provato di recente i sindacati: per la Camusso si tratta di “evasori”, Bonanni cerca di intercettare la platea lanciando uno sfortunato hashtag su twitter e proponendone la “regolarizzazione”.

    Dopo l’approvazione il 20 marzo del decreto sul Jobs Act di Matteo Renzi, con gli interventi sui contratti a termine e apprendistato, in realtà il tema della partite Iva è tornato alla ribalta. A cominciare dal bonus annunciato di 80 euro in busta paga ai dipendenti. «Anche il lavoro indipendente deve beneficiarne», propone sul proprio sito l’Acta, associazione del terziario.

    Il ministro del lavoro Poletti si è espresso in merito: «I precari veri sono le partite Iva fasulle», ovvero quei lavoratori autonomi che svolgono mansioni da dipendente, con orari e postazione fissi, con un unico datore di lavoro. La liberalizzazione dei contratti determinati contenuta nel Jobs Act dovrebbe portare, secondo il ministro, alla diminuzione di questi abusi: l’azienda non ti costringerà più ad aprire la partita Iva per non pagare i contributi se può prenderti per 3 anni a tempo determinato.

    Eppure, la materia è complessa. E le considerazioni di Poletti non sembrano cogliere il punto: la natura della partita Iva è cambiata nel corso dell’ultimo decennio. Dopo la proliferazione che ha portato a includere nella categoria anche infermieri, dottori, parrucchieri, giornalisti e perfino qualche bagnino. E sono ormai in molti a pensare che questo cambiamento debba portare a una riforma della categoria. Anzitutto sul regime contributivo.

    «Col livello di tassazione attuale non 
auguro a nessuno di aprire partita Iva in questo momento», spiega Denise, che ha 32 anni e lavora come infermiera. «Pago acconti tra il
 100 e il 102%, praticamente quello che dovrei pagare viene raddoppiato. E l'Inps è troppo alto». E senza nessuna possibilità di fare nero: «Lavoriamo per imprese, enti pubblici, terzo settore: non possiamo che fatturare tutti i nostri servizi», precisa l'Acta.


    Forse è arrivato il momento di distinguere fra partite Iva. Proviamo con tre categorie: 1) Imprenditori e professionisti. 2) I lavoratori indipendenti, principalmente iscritti alla gestione separata, che lavorano spesso in monocommittenza. 3) Le false partite Iva. È la seconda categoria ad interessarci: «Non siamo false partite Iva, ma veri lavoratori indipendenti», scrive ancora l'Acta. «Con una pressione fiscale analoga a quella dei dipendenti, ma senza le tutele. Siamo oltre un milione e mezzo». E tra questi sono molti i giovani.


    Nel 2013 si sono aperte 527mila nuove partite Iva (cifra simile nel 2012, con un calo del 4.4%). Di queste il 78.4% sono relative a persone fisiche (partite Iva individuali) e il 50% è costituito da giovani sotto i 35 anni. Considerato il tasso di disoccupazione giovanile del 42.2% si tratta di numeri considerevoli.

    «Ho aperto la partita Iva 2 anni fa», racconta Giancarlo, che ha 29 anni e fa il grafico. «Col regime dei minimi per i giovani non è male, tra Inps e Irpef pago in tutto il 33% di tasse. Ma il primo anno mi hanno massacrato gli acconti». Il sistema degli acconti, infatti, penalizza proprio chi ha ha appena iniziato a lavorare: «Lavori. Paghi le tasse l'anno successivo» continua Giancarlo «Ma a dicembre ti trovi a dover anticipare anche le tasse dell'anno che verrà, e per chi si trova all'inizio questo significa pagare 2 anni di tasse su uno di lavoro, mentre gli anni successivi il problema si risolve dato che sulle tasse da pagare si sconta l'acconto pagato l'anno precedente».

    Mentre le stime sindacali concordano nel conteggiare le false partite Iva come il 10% del totale (500mila), sarebbe il 20% l’area del lavoro indipendente. Tra un milione e un milione e mezzo di persone. Questa categoria includerebbe tutti gli iscritti alla gestione separata dell’Inps, ma non solo: 300mila partite Iva, 650mila co.co.pro e 50mila co.co.co. Categoria su cui l'Inps pesa per il 28% ma che con la Riforma Fornero dovrebbe arrivare al 34% nel 2019.

    «Le Partita Iva sono la cassa dello stato», dice Gianni che ha appena compiuto 40 anni e fa il fotografo. «I minimi sono impossibili da sostenere» continua «e fuori dai minimi la pressione fiscale a conti fatti rappresenta oltre il 70% del fatturato. Lo Stato mi suggerisce che è meglio lavorare di meno, guadagnare poco e vivere con niente». Il problema è reale: per mantenere il regime dei minimi e pagare 28% di Inps e 5% di Irpef bisogna mantenere un reddito sotto la soglia di 30mila euro lordi l'anno. 


    Insomma, da una parte gli imprenditori che possono evadere. Dall'altra precari in regola, non finte partite Iva, ma lavoratori indipendenti con poca autonomia gestionale (e di cassa) che difficilmente potranno essere commutabili in co.co.pro. E su cui si potrebbe intervenire. Le proposte avanzate finora per la regolarizzazione o tutela delle nuove partite Iva, sono principalmente due, come riportato anche dalla Cisl: taglio dell’Inps e salario minimo. Se l’Inps fosse equiparato a quello dei lavoratori dipendenti (la cui aliquota media a carico della ditta equivale al 32.70% ma quella a carico del dipendente è del 9.2%) sarebbe molto diverso.

    Poi, il salario minimo. È questo il punto fondamentale (ma meno immediato di un taglio dell'Inps), perché una partita Iva dovrebbe essere pagata di più dovendosi pagare da sola tutti i contributi. Un emendamento del Ddl Fornero portava a 18mila euro lordi l’anno la soglia per distinguere una vera partita Iva da una falsa (nel caso specifico di prestazioni lavorative connotate da competenze teoriche o pratiche di grado elevato). È questa una buona soglia da tenere in considerazione per la costituzione di un salario minimo.



    http://espresso.repubblica.it/attual...075?ref=HRBZ-1
    Ultima modifica di Malandrina; 02-04-14 alle 15:58

    Teniamoci stretti, che c'è vento forte.

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  2. #2
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    Predefinito Re: Il popolo delle partite IVA

    l'INPS tanti anni fa era effettivamente attorno al 10% il problema è che così facendo non si accumuleranno mai abbastanza fondi per pagare una pensione, il 9,20% di 18 mila euro sarebbero 1.656 euro all'anno. Il problema vero è che il trasferimento del rapporto di lavoro da lavoro subordinato a partita IVA avviene per un motivo solo, che l'azienda risparmia. Ora gli attori sono tre ... l'azienda, lo stato il lavoratore, se il primo (l'azienda) risparmia uno degli altri due, lo stato o il lavoratore, riceve di meno.
    e 18.000 euro sono un minimo ben minimo considerando che restano meno di 1.000 euro al mese, senza ferie, tredicesima e mutua.
    Le plus grand soin d’un bon gouvernement devrait être d’habituer peu à peu les peuples à se passer de lui.

  3. #3
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    Predefinito Re: Il popolo delle partite IVA

    Non si accumuleranno abbastanza fondi per pagare una pensione, ma potrei decidere di metterli a frutto in altro modo.
    Per inciso, il 28% che sto pagando oggi, non è comunque sufficiente a garantirmi una pensione con cui io potrò vivere.

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  4. #4
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    Predefinito Re: Il popolo delle partite IVA

    Cioè contributi raddoppiati?? Non ho capito il grassetto.
    Ultima modifica di So' greche!; 02-04-14 alle 16:20

  5. #5
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    Predefinito Re: Il popolo delle partite IVA

    Citazione Originariamente Scritto da matteox2 Visualizza Messaggio
    Cioè contributi raddoppiati?? Non ho capito il grassetto.
    No, diminuiti. Ma non avverrà mai.

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  6. #6
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    Predefinito Re: Il popolo delle partite IVA

    Citazione Originariamente Scritto da Malandrina Visualizza Messaggio
    No, diminuiti. Ma non avverrà mai.
    Eh ma l'articolo dice chiaramente che i contributi a carico del lavoratore dipendente (pagati in prima persona o dalla cosiddetta 'azienda' è del tutto irrilevante) sono più del 40%.

    Comunque c'è poco da dire...i liberisti hanno voluto il contributivo e la gestione separata per permettere alle banche di far soldi sui fondi pensione integrativi (strategia miseramente fallita per i salari troppo bassi)...ora tocca pedalare.

    L'estrema sinistra si è opposta ferocemente (come si è opposta alle partite IVA di nome ma dipendenti di fatto, alle liberalizzazioni che portano al dumping tariffario, al tentativo ideologico di equiparare autonomi e imprese sotto la stessa categoria, ai minimi troppo punitivi) ma non se l'è mai cagata nessuno, specie tra le cosiddette 'partite IVA'. Addirittura venne proposto una sorta di sindacato 'intercategoriale' dei lavoratori autonomi non appartenenti agli ordini, l'ACTA...ma non credo sia mai decollato.
    Ultima modifica di So' greche!; 02-04-14 alle 16:36

  7. #7
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    Predefinito Re: Il popolo delle partite IVA

    Citazione Originariamente Scritto da matteox2 Visualizza Messaggio
    Eh ma l'articolo dice chiaramente che i contributi a carico del lavoratore (pagati in prima persona o dalla cosiddetta 'azienda' è del tutto irrilevante) sono più del 40%.
    Infatti, ma appunto sono ripartiti tra lavoratore e azienda. Nel nostro caso, invece, sono tutti a carico della partita IVA. E se disgraziatamente li portano al 34% (mi pare che l'aumento previsto sia dell'1% all'anno) sono materialmente finita.

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    Predefinito Re: Il popolo delle partite IVA

    Citazione Originariamente Scritto da Malandrina Visualizza Messaggio
    Infatti, ma appunto sono ripartiti tra lavoratore e azienda. Nel nostro caso, invece, sono tutti a carico della partita IVA. E se disgraziatamente li portano al 34% (mi pare che l'aumento previsto sia dell'1% all'anno) sono materialmente finita.
    34% con gestione separata?? Roba da matti.
    Ultima modifica di So' greche!; 02-04-14 alle 16:38

  9. #9
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    Predefinito Re: Il popolo delle partite IVA

    Questo è l'inferno che ci si prospetta

    Categoria su cui l'Inps pesa per il 28% ma che con la Riforma Fornero dovrebbe arrivare al 34% nel 2019.

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  10. #10
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    Predefinito Re: Il popolo delle partite IVA

    Citazione Originariamente Scritto da Malandrina Visualizza Messaggio
    Infatti, ma appunto sono ripartiti tra lavoratore e azienda. Nel nostro caso, invece, sono tutti a carico della partita IVA. E se disgraziatamente li portano al 34% (mi pare che l'aumento previsto sia dell'1% all'anno) sono materialmente finita.
    è prevista l'equiparazione, sì, è il sistema che l'INPS ha pensato qualche tempo fa: chiediamo lo stesso a tutti e ce ne freghiamo delle varie arzigogolature legislative sulla qualificazione del rapporto.
    Le plus grand soin d’un bon gouvernement devrait être d’habituer peu à peu les peuples à se passer de lui.

 

 
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