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    Predefinito «La sanità al tempo dei Borbone» Prima mostra sulla salute nelle Due Sicilie

    «La sanità al tempo dei Borbone»
    Prima mostra sulla salute nelle Due Sicilie


    Strumenti d’epoca, farmacie portatili, disegni anatomici, libri rari, cassette e sedie chirurgiche, maschere per anestesia, set d’amputazione e molto altro, dal 1734 al 1860

    http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2014/10-aprile-2014/-la-sanita-tempo-borboneprima-mostra-salute-due-sicilie-22350633234.shtml

    [COLOR=#FFFFFF !important]Antica farmacia portatile

    NAPOLI - Il museo delle Arti Sanitarie apre le sue casse e svela gli oggetti che documentano l'importanza della Sanità al tempo del Regno delle due Sicilie. Due secoli di storia della medicina al tempo dei Borbone: un affascinante percorso che si snoda attraverso antichi ospedali e suggestivi lazzaretti, alchemiche spezierie, tragiche epidemie, cimiteri storici, campagne di vaccinazione e innumerevoli testimonianze, a cominciare da quelle relative alla sanità militare, un viaggio a tema (non cronologico) per scoprire le vicende, spesso misconosciute, della Scuola Medica Napoletana e della ramificata e complessa rete assistenzialistica nel Regno passando per i principali malanni che afflissero la dinastia, i grandi nomi della medicina e della chirurgia e tutte le altre eccellenze del Meridione.DA VENERDI' AL 13 LUGLIO - L’appuntamento è per venerdì 11 aprile alle 17, nella sede del Museo delle Arti Sanitarie, agli Incurabili, con il taglio del nastro per quella che si annuncia come la prima esposizione dedicata al tema della medicina in epoca borbonica. Curata e organizzata dall’associazione culturale Il Faro d’Ippocrate che gestisce il museo, la mostra offre un inedito spaccato dell’universo sanitario nelle Due Sicilie, in armonica continuità con quanto sinora fatto nel complesso incurabilino, storico punto di riferimento per le scienze mediche nell’Italia meridionale. Nelle sale museali, sino al 13 luglio, si potranno dunque ammirare attrezzature di vario tipo, stampe, documenti, strumenti d’epoca, farmacie portatili, busti di illustri medici del tempo, disegni anatomici, libri rari, cassette e sedie chirurgiche, maschere per anestesia, set d’amputazione e molto altro.
    UNA MOSTRA, SEI SEZIONI TEMATICHE - Sei le tappe tematiche: i luoghi della sanità napoletana (ospedali e lazzaretti a Napoli); la formazione del medico nelle 33 province Regno; i cimiteri antichi (come il famoso “366 fosse” o il quasi sconosciuto “Cimitero dei colerosi”); i tanti reclusori (a cominciare dal “Real Albergo dei poveri”, noto anche come Palazzo Fuga) e le prime “Case dei pazzi” (agli Incurabili e poi ad Aversa); l’Ostetricia e la Medicina sociale; le malattie (e la grande campagna antivaiolo voluta dal sovrano, la prima in Europa).
    RISPOLI, UNA SANITA' ANTICA ED EUROPEA - Fondatore del museo e curatore della mostra è il chirurgo Gennaro Rispoli: «La nostra è un’esposizione che va considerata come un dinamico work in progress destinato a essere ampliato e arricchito da incontri, convegni e dibattiti grazie alla collaborazione di storici e studiosi che nel corso dei prossimi tre mesi faranno rivivere la straordinaria avventura della scienza medica nel Regno. Del resto – aggiunge il primario che grazie alla sua passione ha aggregato decine di volontari intorno allo stendardo dell’associazione – la mostra è anche un omaggio alla Scuola di scienziati e medici che diede lustro alle contrade del Sud, ma al tempo stesso rappresenta la base operativa di un vero e proprio centro raccolta-dati il cui obiettivo finale è quello di ricostruire l’intera pagina dell’assistenza sanitaria al Sud, quella rete che ebbe l’ospedale degli Incurabili come fondamentale centro di riferimento. E da quello che è già emerso e cioè l’attenzione del governo, le campagne vacciniche, le opere di beneficenza e la scienza espressa nel periodo, possiamo tranquillamente affermare che in questa antica regione d’Europa la cura fu di così buon livello da non sfigurare di fronte alle altre capitali del tempo, anzi, in qualche occasione persino superiore».
    GLI STUDIOSI - L’inedita esposizione si giova di importanti contributi di vari studiosi – tra gli altri Aurelio Musi, Luigi Andreozzi, Arturo Armone Caruso, Bruno Marra - che sono stati raccolti su grandi pannelli. Mentre un centinaio di immagini fotografiche (riproduzioni scientifiche) scorreranno sugli schermi televisivi per ampliare ulteriormente l’orizzonte iconografico.
    1845, QUANDO NAPOLI OSPITO' 1600 SCIENZIATI - Tra le riscoperte della mostra c'è il Congresso internazionale degli scienziati – la «Solenne festa delle scienze severe» - che ebbe luogo il 20 settembre 1845 e riunì a Napoli ben 1600 scienziati. Un summit che Ferdinando II volle nella capitale per quella che oggi sarebbe definita una questione d’immagine: consapevole delle maligne voci che circolavano su di lui in Europa in merito ad una presunta insensibilità verso il sapere e la cultura, il sovrano decise di fare le cose in grande: per gli illustri ospiti furono organizzate delle spettacolari feste e delle lunghe escursioni in stile Grand Tour che mandarono in tilt la potente struttura poliziesca destinata alla sicurezza al punto da far litigare tra loro il questore e il ministro dell’Interno (che aveva organizzato il convegno).
    I PRIMI MANICOMI - Infine, non mancano i riferimenti alla Scuola medica salernitana, all’esperienza casertana di San Leucio (per il versante assistenziale), ai primi manicomi, alla “Real Casa dell’Annunziata”, ai principali ospedali della città, così come si ricorderanno i grandi maestri della scienza medica partenopea – in primis Cirillo e Cotugno – che proprio nella struttura sulla collina di Caponapoli mostrarono il loro valore guadagnandosi la stima dei colleghi di tutta Europa.
    10 aprile 2014

    [/COLOR]
    Ultima modifica di Napoli Capitale; 11-04-14 alle 12:09

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    Predefinito Re: «La sanità al tempo dei Borbone» Prima mostra sulla salute nelle Due Sicilie

    Sanità e ospedali a Napoli ai tempi dei Borbone

    C'è una mostra assai interessante e ben allestita, inaugurata la scorsa settimana all'ospedale Incurabili di Napoli. Resterà aperta fino a luglio. E' una rassegna, con strumenti medici d'epoca, documenti e libri, sulla sanità del periodo borbonico. Come funzionavano gli ospedali, chi erano i medici, come si curavano i pazienti.

    Un'iniziativa assai opportuna, voluta dal professore Gennaro Rispoli che ormai da anni si dedica, insieme con un nutrito gruppo di suoi colleghi e collaboratori, alla riscoperta storica della professione medica a Napoli e nell'intero Mezzogiorno. Un frammento di storia, settoriale, ma assai utile per fornire ulteriori strumenti interpretativi su come camminava la società di allora. Un mosaico ulteriore per dare altri contorni al tutto.

    Erano altri tempi, certo. La sanità e gli ospedali nascevano con donazioni, soprattutto di natura religiosa, atti di beneficenza di famiglie nobiliari che in quel modo speravano di conquistarsi una fetta di Paradiso. E per questo molte di quelle strutture sorgevano in antichi conventi. Dal periodo del vicereame fiorirono le strutture ospedaliere nel centro storico cittadino. Tante funzionano ancora e sono tuttora visibili e visitabili, trasmettendo un eccezionale potere evocativo da monumenti storici.

    Qualche nome: Incurabili, Pellegrini, ospedale della Pace, Ascalesi, Elena d'Aosta. Fu la città di medici innovatori e sperimentatori come Domenico Cotugno, Domenico Cirillo, Antonio Sementini, Michele Sarcone prima e poi: Camillo De Meis, Pietro Ramaglia, Francesco Semmola, Vincenzo Lanza, Ferdinando Palasciano. Cultura illuministica, appoggio della Corte, apertura alle innovazioni. Nel campo medico, Napoli camminava veloce.

    Venivano da Londra i medici per capire come i loro colleghi degli Incurabili operavano nel settore dell'ostetricia e dell'urologia. Qui si impiantarono i primi cateteri, si sperimentarono le prime macchine elettriche per le analisi, si faceva scuole per le tecniche medico legali nelle autopsie. Tra i sovrani dell'epoca, fu Ferdinando IV di Borbone a credere per primo alla validità della vaccinazione anti vaiolo. Fu il re, con la regina Maria Carolina, a dare l'esempio facendosi vaccinare. Oggi si direbbe, "ci mise la faccia" per convincere i riottosi che non c'era pericolo.

    In 18 anni, nelle Due Sicilie i vaccinati furono due milioni. Nel regno, gli ospedali centrali divennero 80. Agli Incurabili, c'erano sezioni maschili e femminili, con medici che seguivano le stanze da due file di letti e infermieri. Tre cliniche: Ostetricia, Chirurgica, Oftalmica più la "grande e sontuosa Farmacia", come si scriveva nel 1824, nelle onoranze funebri per Domenico Cotugno.

    Nello stesso testo si precisava che agli Incurabili si ricevevano "tutti gli infermi civili" tranne quelli con febbri acute, i maschi colpiti da lesioni violente, le "prostitute affette da mal venereo". Naturalmente, per questi tipi di pazienti esistevano altri ospedali cittadini pronti ad accoglierli.

    Proprio come oggi, nella differenza tra sanità pubblica e privata a pagamento, si spiegava che "v'è benanche un locale a parte pei malati a pagamento". Anche allora le sale per i malati erano chiamate corsie con due ordini di letto, una a destra e l'altra a sinistra. Per pazienti con tisi e scabbia, sale a parte. Un medico e un chirurgo assisteva i ricoverati.

    Fino al 1812, agli Incurabili erano assistiti anche "i pazzi". Poi nacque lo stabilimento di Aversa, che funziona ancora. E il personale? C'erano 23 medici e 18 chirurghi che giravano per le corsie una volta al giorno. I medici venivano assunti per concorso, dopo la laurea, attestato che portava in calce la firma del re. Quando Napoli divenne parte del regno d'Italia, quei medici dovettero farsi riconoscere la loro laurea sostenendo un altro esame. Lo richiedeva il nuovo regno. Un'umiliazione, ma si sa, per la storia come per la vita, gli esami non finiscono mai.



    Pubblicato il 16 Aprile 2014 alle 16:22

    Blog - Il Mattino

 

 

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