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  1. #61
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    Predefinito Re: Che fare in Forza Italia se il berlusconismo fa rima con “Matteo”?

    Citazione Originariamente Scritto da Perseo Visualizza Messaggio
    Veramente si, la responsabilità per la preparazione di uno studente appartiene al suo insegnante.

    Ora, se su una classe c'è uno studente malpreparato si può accettare, ma se tutti gli studenti finiscono bocciati vuol dire che il prof fa un pessimo lavoro.

    E come sappiamo il problema specifico di FI eeeeeeeeeè di non averne uno che sia degno della promozione.
    Togli berlusconi, che é uno statista, dimmi chi nel potrebbe fare il capoclasse?
    Certo faticherei an cor di più trovarrne uno nel M5S, notoriamente circoncisie nubiii.

  2. #62
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    Predefinito Re: Che fare in Forza Italia se il berlusconismo fa rima con “Matteo”?

    Citazione Originariamente Scritto da Blurg Visualizza Messaggio
    I delusi da Renzi dubito voterebbero Berlusconi, ma Grillo, per il semplice motivo che l'obbiettivo di Grillo è prendere i delusi.
    Pure berlusconi vuole prendere i delusi da grillo.

  3. #63
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    Predefinito Re: Che fare in Forza Italia se il berlusconismo fa rima con “Matteo”?

    Citazione Originariamente Scritto da yure22 Visualizza Messaggio
    Pure berlusconi vuole prendere i delusi da grillo.
    Ma i delusi da Grillo sono in parte i delusi da Berlusconi.


  4. #64
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    Predefinito Re: Che fare in Forza Italia se il berlusconismo fa rima con “Matteo”?

    Citazione Originariamente Scritto da Blurg Visualizza Messaggio
    Ma i delusi da Grillo sono in parte i delusi da Berlusconi.
    <br>
    Se tu t'accorgessi d'aver sbagliato strada ,che faresti?<br>
    Continueresti a percorrerla o tornresti sui tuoi passi per riprendere la retta via?
    Ultima modifica di yure22; 20-04-14 alle 08:17

  5. #65
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    Predefinito Re: Che fare in Forza Italia se il berlusconismo fa rima con “Matteo”?

    Citazione Originariamente Scritto da yure22 Visualizza Messaggio
    <br>
    Se tu t'accorgessi d'aver sbagliato strada ,che faresti?<br>
    Continueresti a percorrerla o tornresti sui tuoi passi per riprendere la retta via?
    Il punto è che se l'elettorato grillino s'accorgesse d'aver sbagliato strada, non ritornerebbe su un'altra sbagliata, ma molto probabilmente finirebbe per incrementare il numero di astenuti.


  6. #66
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    Predefinito Re: Che fare in Forza Italia se il berlusconismo fa rima con “Matteo”?

    Citazione Originariamente Scritto da Blurg Visualizza Messaggio
    Il punto è che se l'elettorato grillino s'accorgesse d'aver sbagliato strada, non ritornerebbe su un'altra sbagliata, ma molto probabilmente finirebbe per incrementare il numero di astenuti.
    Vedi se lo stesso concetto lo coniugassi col PD, visto che sono tre anni che stano al governo, con questi risultati, allora gli astenuti sarfebbero il 95%

  7. #67
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    Predefinito Re: Che fare in Forza Italia se il berlusconismo fa rima con “Matteo”?

    Berlusconi vincerà ancora.
    Forza Milan

  8. #68
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    Predefinito Re: Bondi alla fine è zompato dalla parte giusta...

    La lettera di Bondi scuote Forza Italia

    Il senatore scrive a La Stampa: abbiamo fallito, sosteniamo Renzi. Rotondi: riflettere sul futuro del centrodestra. Schifani: conferma la gran confusione









    La lettera di Sandro Bondi a La Stampa scuote Forza Italia. Il partito ormai è sempre più in confusione. E di giorno in giorno aumenta il nervosismo tra gli azzurri, che attendono una mossa decisiva da parte di Silvio Berlusconi, accusato di essere troppo concentrato sui processi. «Manca una linea politica chiara, non c’è ancora un programma, così non possiamo affrontare l’armata dei grillini e il Pd», si lamentano i deputati forzisti. L’incertezza sul futuro alimenta solo fibrillazioni. E palazzo Grazioli sembra un `fortino assediato´, con il `capo´ protetto dai fedelissimi, ormai stanco, dicono ad Arcore, «di continue beghe di cortile e polemiche senza costrutto».

    Forza italia è come una nave in tempesta. E solo il Cav può raddrizzare il timone, evitando che molti scappino via. Secondo le ultime indiscrezioni, infatti, in tanti sarebbero pronti ad abbandonare la nave. Gli occhi sono puntati sul Senato, dove i numeri sono più traballanti. Il caso Bonaiuti potrebbe far scuola. E ogni giorno ci si chiede chi sarà il prossimo. Sandro Bondi, uno dei fedelissimi del leader azzurro, oggi ha esplicitamente detto che Forza Italia ha fallito.

    Il centrodestra è «diviso» ma soprattutto è uno schieramento «privo di una strategia». Il futuro, scrive il senatore di Fi nella lettera a «la Stampa» è «affidato più ancora che nel passato al carisma di Berlusconi’’ che tuttavia da solo non può da solo sciogliere il nodo dei un’«identità» che si è andata sempre più appannando. L’ex ministro e coordinatore di Fi, da «osservatore esterno alla vita politica», suggerisce allora a Berlusconi di dire «chiaramente che se Renzi farà delle cose giuste lo sosterrà e che lo criticherà o lo avverserà con fermezza solo se non manterrà fede alle sue promesse di cambiamento e di modernizzazione dell’Italia». «Renzi -continua Bondi- rappresenta senza dubbio la prima vera cesura nella sinistra italiana rispetto alla sua tradizione comunista. Anzi, la sinistra di Renzi si colloca oltre la tradizionale socialdemocrazia europea, ed è più simile alla sinistra liberal americana di Obama e al nuovo labour party di Blair». «La forza di Renzi nasce in fondo dal fatto di proporsi di realizzare quel cambiamento e quella modernizzazione che il centrodestra non può dichiarare di aver realizzato pienamente. Per queste ragioni il centrodestra dovrà scegliere, soprattutto dopo l’esito delle elezioni europee, quale tipo di opposizione condurre al governo Renzi: contrastare il suo impeto riformatore e modernizzatore oppure incalzarlo e sostenerlo -conclude il senatore di Fi- in un’opera di cambiamento dal cui fallimento nessuno beneficerebbe».

    Tante le reazioni. «La lettera di oggi è una pietra miliare nella storia del centro-destra. Ci induce a una riflessione molto profonda. Bondi non è un peone scontento, è la storia del berlusconismo, corpo e anima del leader, avrebbe detto il suo amico Baget Bozzo», dice il parlamentare di Fi Gianfranco Rotondi.
    «Il lucido ragionamento svolto da Sandro Bondi conferma la profonda confusione politica che attraversa Forza Italia, ma quello che è più stupefacente è la serenità con cui egli involontariamente dichiara l’implicito fallimento politico del suo partito», dice il presidente del Ncd Renato Schifani. «Infatti, dopo aver diviso traumaticamente il PdL e abbandonata la linea stabilita di cooperare, responsabilmente, in una situazione di assoluta emergenza, in un governo di coalizione con il centrosinistra, introducendo nel programma i valori e le proposte che qualificano l’area moderata rappresentata dal centrodestra, Forza Italia oscilla ormai tra l’estremismo più velleitario e il sostegno al progetto di Matteo Renzi, che, se certamente rappresenta una novità perché cerca di rompere con i residui del postcomunismo, permane, tuttavia, nell’ambito di uno schieramento alternativo a quello dei moderati che afferiscono al PPE. La riflessione di Bondi conferma la correttezza della linea politica del Nuovo centrodestra, che oggi ha, con il suo leader Angelino Alfano, il compito di ricostruire l’area dei moderati», conclude.


    La Stampa - La lettera di Bondi scuote Forza Italia

  9. #69
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    Predefinito Renzi

    Perché gli elettori di destra voteranno Renzi

    La diaspora della destra

    di Ernesto Galli della Loggia


    Penso che a cominciare da Silvio Berlusconi molti, a destra, si vadano chiedendo in queste settimane: «Ma perché non le abbiamo fatte noi le cose che sta facendo il governo Renzi?».

    Una domanda quanto mai a proposito, anche se i dubbi sull’efficacia degli annunci di Renzi sono legittimi. Non si è mai vista, infatti, una maggioranza così ampia come quella che ha avuto la Destra, e tuttavia con risultati così miseri. L’eterogeneità di quella Destra, i problemi giudiziari e i conflitti d’interesse dello stesso Berlusconi, o il sordo contrasto dei «poteri forti» hanno certamente contato, ma non sono stati decisivi. Possono costituire un alibi, non una spiegazione.

    Questa dunque va cercata altrove. Innanzitutto, io credo, in un ambito per così dire socio-antropologico: il fallimento della Destra al governo ha rispecchiato nella sostanza un limite della società italiana di destra. Un limite dei ceti che ad essa fanno tradizionalmente riferimento, vale a dire una certa borghesia piccola e media culturalmente antiprogressista, una certa classe tecnica e imprenditoriale, le quali non producono autentica vocazione alla politica, non producono personalità politiche. Troppo legata alle proprie occupazioni e professioni, troppo immersa nelle sue attività economiche e commerciali, troppo presa dal proprio privato, la società di destra non dà al Paese uomini o donne che uniscano in sé le due qualità necessarie al politico di rango: da un lato l’ambizione unita a un ideale pubblico e dall’altro, al fine di soddisfare tale ambizione, la capacità/volontà di affrontare i rischi e i fastidi innumerevoli della lotta politica.

    Pesa non poco in tutto questo la minorità politica a cui la Destra è stata condannata nella storia repubblicana. Ma insieme pesa anche un forte limite culturale di questo insieme di gruppi sociali. I quali ancora oggi si tengono lontano dalla politica perché troppo spesso non riescono a comprenderne né il senso né il valore. Né quindi sono disposti a pagarne il prezzo per accedervi, a cominciare da quello di sottoporsi al giudizio degli elettori. Il solo vero modo che nel suo intimo il popolo di destra concepisce per impegnarsi con la politica è, nel caso migliore, la cooptazione: essere invitati da chi può, a sedere in Parlamento o ad assumere questo o quell’incarico. Insomma, la politica come riconoscimento di tipo sostanzialmente notabilare, come onorificenza sociale. Con l’ovvio risultato, naturalmente, che così poi non si conta nulla, e anche per ciò non si riesce a combinare nulla. Questo nel caso migliore, come dicevo. In quello peggiore invece la politica è vista solo alla stregua di un’utilità come tante altre: da usare e di cui approfittare per fini personali.

    Tutto ciò si è visto bene prima con Forza Italia, poi con le sue reincarnazioni; e si vede tuttora anche con le formazioni di centro. Quasi sempre si direbbe che proprio il personale successo nel loro campo dei vari Monti, Brunetta, Montezemolo, Bombassei, Terzi, Dini, Tremonti, Martino, Urbani e tanti altri professori, manager o imprenditori tratti dalla società civile di destra, li abbia condannati sostanzialmente, sia pure dopo qualche sprazzo di luce, a un ruolo di comprimari o di volenterosi esecutori di disegni altrui. Restano così al centro della scena gli individui spinti da nessuna motivazione che non sia quella del puro interesse personale e, insieme a questi, i mediocri privi di vero coraggio e di iniziativa politica, senz’alcuna esperienza di leadership , senza idee e senza autentica visione (la falange delle varie Santelli, Comi, Biancofiore, e quindi i La Russa, i Capezzone, gli Schifani, i Toti, e via seguitando).

    E poi naturalmente al centro della scena Berlusconi. Berlusconi ha rappresentato fino al parossismo il limite personal-professionale che caratterizza il popolo di destra nel suo rapporto con la politica e nel pensare la politica. Convinto che la cosa essenziale fosse solo agitare il pericolo di un nemico, e grazie a ciò vendere comunque un programma elettorale, Berlusconi non si è curato d’altro. Per lui il governare si è esaurito nel vincere. Ha mostrato di non aver alcun obiettivo vero e concreto per il Paese nel suo complesso, tanto meno la capacità di conseguirlo, considerando tra l’altro irrilevante, nella scelta dei propri collaboratori, la competenza, la capacità realizzatrice, l’onesta: insomma, qualunque cosa non fosse la fedeltà canina alla sua persona. Come capo del governo gli è mancata, negli affari del Paese, la tenacia, la passione del fare, che invece era stato capace di mettere negli affari propri.

    È così che oggi capita che molti elettori di destra si accingano a votare per Renzi. E si chiedano un po’ sorpresi come mai.


    La diaspora della destra - Corriere.it

  10. #70
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    Predefinito Re: Che fare in Forza Italia se il berlusconismo fa rima con “Matteo”?

    Votare per Renzi significherebbe infischiarsene del futuro di un centrodestra italiano. Io spero che quegli elettori voteranno per Alfano. Solo lì si può sperare di ricostruire.

 

 
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