Truppe in Giappone? E chi vieta al Giappone di chiedere agli USA di sloggiare?
Stesso discorso sulle costituzione, chi vieta OGGI, al Giappone di modificare la propria costituzione se cosi scegliesse, o nel caso, di far chiudere le basi USA? ASSOLUTAMENTE NESSUNO.
Il Giappone vuole la presenza USA dato che appunto serve da contrapeso nella regione alla Cina ed anche a tenere a bada la CdN, dato che appunto fino al presente le forze Giapponesi servivano per la difesa e non erano propiettabili (ne sono attualmente), quindi la difesa dei propri interessi non era cosi scontata.
La presenza di truppe USA in Giappon e' regolata dal Status of Forces Agreement.
Se l' Iraq ha potutto negarsi al firmarlo, e da li quindi il ritiro totale degli USA, figurarsi se non lo possa fare il Giappone.
Per la seocnda parte, stai facndo ridere i polli.... evidentemtnela geografia per te e' un optional
Lamaggiorarte della struttura economica, ed anche di popolazione SudCoreana e' praticamente attaccata ai confini del Nord, ovvero e' pressoche' indefendibile da un attacco a sorpresa.
Frotuna che I Coreani lo sanno, se stessero a sentire te, poracci.
Globalizzazione..... si grazie.
la vuole od è costretta ad averla??? lo sai che ci sono svariati trattati segreti che impongono la presenza di basi usa??
ROMA - Si chiama "Shell agreement", "accordo-conchiglia", ovvero intesa-quadro fra l'Italia e gli Stati Uniti d'America. Riguarda le basi Usa nel nostro paese. Era segreto fino a ieri. Ora, è di dominio pubblico. Il governo D'Alema, dopo la sentenza del Cermis, ha deciso di rendere noto il memorandum fra il nostro ministero della Difesa e quello americano, datato 2 febbraio 1995. Una copia del fascicolo, così come aveva preannunciato il premier nel dibattito alla Camera dell'altro giorno, è stata trasmessa alle commissioni Difesa di Montecitorio e di Palazzo Madama. Novità clamorose, top secret sugli accordi militari finalmente svelati? Non proprio. Perchè il memorandum è "politico", si tratta di regole generali, e dunque non ci sono rivelazioni su fatti o siti militari.
Come si può ricordare l’elezione del premier Yukio Hatoyama fu accompagnata dalla volontà dell’esecutivo di ripensare la decennale sudditanza militare e politica nei confronti di Washington; dalla commissione d’inchiesta sui trattati segreti, alle polemiche sul peso economico per i giapponesi delle istallazioni militari Usa, fino alle proteste – appoggiate da gran parte delle istituzioni – per il riposizionamento della base di Okinawa fu un crescendo di rivendicazioni di sovranità.
ma veramente credi che gli usa abbiano vari bsi nel mondo perchè queste nazioni sono desiderose di avere la protezione americana???
guarda ad esempio l'iraq li non troverai 2 persone che vogliono le basi usa... eppure ci sono...
Ultima modifica di blobb; 19-04-14 alle 18:42
clash bankrobber
Il Parlamento Giapponese se volesse far sloggiare gli USA, possono votare l' annullamento dell' accordo, e gli USA avrebbero un anno di tempo per lasciare il Giappone.
Stessa tempitisca e per gli accordi in sede NATO.
Chiacchiere, illazioni e fantacomplotti vari tanti, ma nei fatti Giappone, CdS cosi come paesi NATO con basi USA possono perfettamente decidere di rilasciarsi da tale alleanza, con appunto un anno di transizione.
Esempio, del mondo reale, nel 1991, le Filippine espulsero la VII flotta dalle basi del paese, e enl 1992, dopo appunto l' anno richesto, non vi erano piu' basi USA nelle Filippine, e stiamo parlando delle Filippine, non del Giappone.
Ora dopo le problematiche con la Cina sulla sovranita' di alcune isole contese fra i vari paesi, le navi della US Navy sono nuovamente "benvenute".
Globalizzazione..... si grazie.
Russia, Putin amplia la presenza militare in Sudamerica - CRONACA
Russia, Putin amplia la presenza militare in Sudamerica
Installazione di basi. Vendita di armamenti. Addestramenti. Gli Usa annunciano il disimpegno, Mosca invece si estende.
STRATEGIE
di Pablo Marzi
La Viktor Leonov Ssv-175 attracca a Cuba.
Dopo l’invasione della Crimea, l’espansionismo russo in Europa preoccupa Washington. Ma l’iperattivismo di Vladimir Putin per recuperare lo spazio globale perduto da Mosca dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica non si limita solo al Vecchio continente. Nell’indifferenza di un Dipartimento di Stato Usa in tutt’altre cose affaccendato - oltre all’Ucraina le sue priorità sono Iraq, Afghanistan, Medio Oriente ed Asia - lo scorso 26 febbraio il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha infatti dichiarato all’agenzia Ria Novosti che «Mosca sta pianificando di espandere la sua presenza militare permanente fuori dalle sue frontiere installando basi militari in paesi stranieri tra cui Venezuela, Cuba e Nicaragua. Siamo vicini alla firma di documenti rilevanti».
IL DISIMPEGNO DI KERRY. Un annuncio importante, subito rilanciato da Russia Tv, la televisione controllata da Putin che trasmette anche in spagnolo per il pubblico sudamericano e che potrebbe cambiare la geopolitica della regione.
Anche perché queste dichiarazioni sono arrivate poco dopo che il segretario di Stato John Kerry aveva annunciato la fine della Dottrina Monroe, per 190 anni il pilastro della politica estera Usa nei confronti dell'America latina, considerata da Washington alla stregua di un giardino di casa.
Più la presa d’atto di una realtà, quella del ministro degli esteri di Barack Obama - da almeno 10 anni gran parte dei paesi della regione fanno politiche indipendenti quando non sgradite a Washington – che una scelta vera e propria.
LA VIKTOR LEONOV ATTRACCA A L'AVANA. Il giorno dopo l’annuncio relativo alle basi, il 27 febbraio scorso, nel porto de L’Avana arrivava la nave da guerra Viktor Leonov Ssv-175 dopo un ampio periplo nei Caraibi che l’aveva portata prima in Venezuela.
L'attracco dell'imbarcazione, usata per spiare le telecomunicazioni, non era stato preannunciato dalle autorità cubane, come quasi sempre avviene, e la sua missione di lavoro è rimasta avvolta nel mistero. Probabilmente solo un caso.
Ilan Berman: «Mosca approfitta delle opportunità che si sono create»
(© Ansa) Il presidente russo Valdimir Putin con il ministro dell Difesa Sergey Shoigu.
Alcuni analisti come Andrés Oppenheimer minimizzano, ritenendo che la Russia in questo momento non abbia i soldi per sostenere i costi delle nuove basi militari. Di questo almeno sono convinte le sue fonti al Dipartimento di Stato Usa. Altri come Ilan Berman, numero due dell’American Foreign Policy Council, sottolineano invece come dopo l’annuncio del disimpegno di Kerry, Mosca non stia facendo altro che approfittare delle nuove opportunità di business nella regione.
Altri ancora, soprattutto gli analisti russi, sostengono che le basi in realtà potrebbero essere mobili, ovvero navali, e servire per rifornire i caccia russi, sempre più presenti nei cieli latinoamericani.
VENDITA DI ARMAMENTI PER 14,5 MLD. Di sicuro c’è che dopo l’invasione della Crimea forse al Dipartimento di Stato Usa qualcuno starà riascoltando, questa volta con più attenzione, l’annuncio fatto un mese fa da Shoigu, anche perché che Mosca stia ampliando la sua sfera d’influenza in questa parte di mondo è confermato dai numeri.
Dal 2001 al 2013, infatti, le vendite di armamenti russi in America latina hanno fatto incassare a Putin 14,5 miliardi di dollari, un boom assoluto rispetto ai 12 anni precedenti quando erano state pressoché nulle.
Solo il Venezuela ha acquistato materiale bellico russo per almeno 10 miliardi di dollari ma, oltre all’export di armamenti, Mosca è impegnata anche nel training dei vertici militari di alcuni paesi, a cominciare proprio dal Nicaragua, il terzo paese dopo Cuba e Venezuela citato da Shoigu come probabile sede di nuove basi militari.
UFFICIALI ADDESTRATI IN RUSSIA. Da almeno un paio d’anni Daniel Ortega, presidente nicaraguense, manda infatti i suoi migliori ufficiali a studiare le ultime tecniche di guerra in Russia. Per non dire della nuova fabbrica aperta nel 2013 pochi chilometri fuori Managua e in grado di produrre grazie alla tecnologia di Mosca 900 tonnellate di munizioni di calibri compresi tra i 22 ed i 152 millimetri (fonte Interfax).
A ulteriore conferma dell'attivismo di Putin lo scorso 23 marzo è arrivata la proposta fatta al Brasile da Alexander Fomin - direttore dell'agenzia statale per la cooperazione tecnico-militare di Mosca - con l’obiettivo di creare un'impresa mista al 50% tra i due paesi per produrre congiuntamente T-50, i caccia russi più avanzati, quelli di quinta generazione, noti anche come Sukhoi Pak-Fa. Alla fiera di armamenti Fidae appena conclusasi in quel di Santiago, invece, la Russia ha fatto un’offerta molto conveniente al Cile con l’obiettivo di vendergli i suoi aerei anfibi Be-200 oltre a un’ampia gamma di velivoli per il trasporto truppe.
Domenica, 30 Marzo 2014