La disorganizzazione dell’esercito ucraino
E' la prima cosa che ha colpito dall'inizio dell'operazione antiterrorismo. E ci sono alcuni motivi che spiegano la debolezza dei militari.
La resa di alcuni soldati ucraini nell’est del Paese è stato un segnale preoccupante. Molto preoccupante. A poche ore dall’operazione anti-terrorismo, così definita dal governo di Kiev,
è emersa tutta la debolezza e la disorganizzazione di un esercito che non ha né gli strumenti e forse neppure i mezzi per fronteggiare i separatisti che hanno preso il controllo di alcune città, senza dover sparare un colpo.
Poi c’è stata la battaglia a Mariupol, città portuale dell’est, che ha confermato le sostanziali difficoltà dei militari, i quali hanno comunque respinto gli attacchi dei filorussi, uccidendo tre “ribelli” e arrestando decine di attivisti.
Ma il morale delle truppe è davvero basso, anche troppo vista la sfida da cui sono attese nelle prossime ore.
Un ufficiale ha descritto al Daily Beast una situazione al limite del collasso.
«L’esercito è stato mal gestito e trascurato per anni e la qualità della leadership è discutibile. Noi li spediamo in una situazione molto complessa che viene abilmente manipolata da Mosca», ha sottolineato la fonte rimasta anonima. Insomma l’attacco è stato concepito in maniera maldestra.
Uno dei problemi riguarda addirittura le regole di ingaggio dei militari: molti non sanno come comportarsi e così è più conveniente la resa e la deposizione delle armi, avvenute senza nemmeno che fossero iniziati gli scontri armati.
«Questi soldati non sono stati addestrati per far fronte a disordini civili come questo», ha evidenziato un esperto di intelligence internazionale.
C’è poi un’altra questione: le unità speciali sono formate da molti militari che operavano sotto il precedente regime politico, fortemente legato alla Russia. Le truppe più preparate, dunque, sono più legate a Yanukovich che ai leader della rivoluzione di Piazza Maidan.
In tale scenario le forze politiche di ultradestra ucraine, Svoboda e Praviy Sektor, decisive durante la rivolta che ha rovesciato il precedente presidente, hanno minacciato di assumere il controllo delle operazioni contro i separatisti dell’Ucraina orientale. Una mossa che sarebbe l’assist perfetto a Putin. Il leader del Cremlino non attende altro che una ragione valida per giustificare l’intervento armato in nome della sicurezza della popolazione russofona.