in effetti non ha detto una cazzata.
Il capo tribù che rotea l'uccello non si autoproclama divinità. Il capo tribù è sponsorizzato direttamente dall'uomo del soprannaturale e, finché, continua ad esser sponsorizzato non si deve preoccupare di difendere l'immagine sociale o perseguire il "successo". Quando è di troppo se ne accorge, eventualmente, quando c'è già il nuovo successore a roteare il pisello al suo posto.
Bisognerebbe più rifarsi all'uomo universale di Leonardo da Vinci che viveva l'arte, la bellezza e la scienza in un tutt'uno, riscoprire il rinascimento in cui l'uomo era proprietario di una sua ragione senza abbandonare religione e comunità, sfuggire alla bruttezza di una barbie per ricercare la bellezza di una gioconda. A fronte del l'omogeneità della massa del consumo serve un rinascimento culturale, artistico, letterario, musicale, nazionale, nuove forme di espressione sempre nel solco della tradizione e della storia per riottenere una prospettiva fresca del mondo, per salvare la scienza e la tecnologia dalle grinfie del triste iper-razionalismo e consegnarle nelle mani della curiosità briosa, per l’Alba Dorata di una nuova Era della scopertà.
1) la formazione di una solidarietà civica.
2) la classe creativa come stato guida della società.
3) la cultura come organo del sapere e dell'influenza ideologica.
4) l'istruzione e la scienza come fonti essenziali di competitività.
Paradossalmente in questi lidi è un discorso inflazionato, ma senza dubbio l'origine di molti mali della contemporaneità risiede nella dissociazione tra individuo e comunità, riuscendo però a conservare il giusto equilibrio tra le cose. La noia di cui parlavi tu non può che essere figlia del dominio della bruttezza in ogni sua sfumatura. Giustamente citi l'arte, la musica, la scienza, figlie della società che coltiva il genio contro l'abbruttimento delle folle ipertrofiche che riempiono i supermarket che coltivano l'individuo sclerotizzato e dissociato che non interagisce perchè perde non il senso della comunità, ma della necessità di ripensarsi in essa, senza farsi fagocitare ovviamente (altrimenti non ci sarebbe differenza tra la società dei consumi di debordiana memoria e la comunità di destino).
Ultima modifica di Lèon Kochnitzky; 20-04-14 alle 22:45
no mi sto immedesimando in Tommaso che osserva le vostre pippe idealistiche
impegnatevi a cambiare i rapporti di produzione vedrete che quel che segue non sarà noioso, non è mai stato noioso, Robespierre e Trotskij non si sono annoiati finché gli è stato concesso di vivere
io ancora devo capire le intricate analisi ansiolitiche di Tommaso dove vogliano condurre... è ansioso di un'escatologia rivoluzionaria di salvezza di qualcosa o che altro?
Un mondo simile necessita di predicatori che convincano le persone ad idolatrare la perfezione del finito, non l'indeterminatezza dell'infinito. Accontentarsi di un vecchio nokia e non bramare ogni mese il uovo modello di smartphone.
Ovviamente questo comporta l'accettazione che qualcuno delinei i confini di questo finito nell'attesa che tutti, applicandosi, possano accedere alla medesima verità.