Gli USA perdono il controllo, anche della moribonda OSA |
Gli USA perdono il controllo, anche della moribonda OSA


di Geraldina Colotti – Il Manifesto
Venezuela. «Guarimberos» incappucciati sparano dal terrazzo: ancora morti nelle strade di Caracas. Il presidente conferma la rottura delle relazioni con Panama
Il vigi*lante armato apre il can*cello con cau*tela. Il con*do*mi*nio della Calle B asso*mi*glia a un campo di bat*ta*glia: bot*ti*glie rotte, oggetti sparsi dap*per*tutto. «Abita qui?», chiede. «Sì», rispon*diamo, cos’è suc*cesso?» «Una guerra – dice – poco fa c’è stata una guerra». Lo sap*piamo, cosa è suc*cesso, ma qui c’è gente peri*co*losa, meglio non dare nell’occhio. I pochi abi*tanti di sini*stra in que*sti edi*fici del quar*tiere Los Rui*ces ci hanno chia*mato al tele*fono, descri*ven*doci due omi*cidi in diretta. Tutto è pre*ci*pi*tato quando il camion dell’immondizia è entrato nelle strade del cir*con*da*rio per rimuo*vere i detriti delle bar*ri*cate, scor*tato dai moto*ci*cli*sti della Guar*dia nacio*nal boli*va*riana (Gnb) e da moto*taxi, inte*res*sati a libe*rare le strade per lavo*rare. Dalle fine*stre hanno comin*ciato a lan*ciar*gli di tutto.
Alcuni gua*rim*be*ros incap*puc*ciati hanno cer*cato di farsi dare la chiave della ter*razza con*do*mi*niale che affac*cia sulla strada. La por*ti*naia si è oppo*sta. E quelli le hanno spac*cato la porta, aggre*dendo lei e i bam*bini. La donna ha riem*pito qual*che borsa e si è pre*ci*pi*tata fuori, denun*ciando tutto alla poli*zia e alla vicina tv Canal 8. «Sem*brano bestie», urla un’anziana. Poi, gli spari dalla ter*razza dell’ultimo piano, un posto a cui non si può acce*dere se non chie*dendo la chiave al con*do*mi*nio. Sotto i colpi di un cec*chino, cadono un Gnb (25 anni) e un ragazzo in moto (24 anni). Un altro pony express è ferito gra*ve*mente. La moto*ci*cletta della Guar*dia nazio*nale viene data alle fiamme e riparte la «gua*rimba». Sulla strada ven*gono lasciati chiodi a quat*tro punte, i mique*li*nes. Anche in altre parti del paese sono entrati in campo i cec*chini, facendo temere un innal*za*mento del livello di scon*tro dei gua*rim*be*ros, il cui rag*gio di azione è comun*que ridotto.
Poco dopo arriva la rab*bia dei lavo*ra*tori in moto, orga*niz*zati nei col*let*tivi dei quar*tieri popo*lari. Più tardi in serata, ver*ranno mostrate foto e video ama*to*riali girati dai cit*ta*dini e verrà arre*stato un gio*vane, il sospetto cec*chino. Alcuni media hanno dif*fuso la noti*zia che gli spari siano par*titi dai col*let*tivi «moto*ri*za*dos». Ramon Guil*lermo Ave*ledo, il segre*ta*rio ese*cu*tivo della Mesa de la Uni*dad demo*cra*tica (Mud), ha accu*sato il pre*si*dente del Vene*zuela, Nico*las Maduro, di spar*gere «i semi della guerra civile», e di voler «stron*care le pro*te*ste con il ter*rore». Una rispo*sta all’invito rivolto da Maduro alle comu*nità di quar*tiere affin*ché ripren*dano il con*trollo del territorio.
Ieri, il pre*si*dente ha rice*vuto la noti*zia dei due morti durante la con*se*gna di case popo*lari (già equi*pag*giate come gio*iel*lini), davanti ai lavo*ra*tori della Gran mision vivienda Vene*zuela, nel quar*tiere La Can*de*la*ria. «Cosa vuole que*sta genta con que*sta vio*lenza? – ha escla*mato – qui, insieme alla classe ope*raia, alla classe media stiamo costruendo un ter*ri*to*rio di con*vi*venza e di pace». Quindi, ha con*fer*mato che il Vene*zuela rompe le rela*zioni con Panama e ne espelle i diplo*ma*tici entro 48 ore. Lo aveva annun*ciato nella serata di mer*co*ledì, durante la ceri*mo*nia di ricordo di Hugo Chá*vez, scom*parso il 5 marzo di un anno fa.
Al Cuar*tel de la Mon*taña, dopo i colpi di can*none, spa*rati all’ora in cui il Coman*dante è morto (16,25), dopo gli inter*venti delle diplo*ma*zie inter*na*zio*nali, Maduro ha tenuto il suo discorso e ha moti*vato la deci*sione. Sospesi anche tutti gli accordi eco*no*mici e com*mer*ciali con il paese gover*nato dal neo*li*be*ri*sta Ricardo Mar*ti*nelli, in carica fino alle pros*sime pre*si*den*ziali del 4 mag*gio. La rot*tura con Panama com*porta anche la sospen*sione della revi*sione del debito «fin*ché Panama non abbia un governo serio che intenda le rela*zioni inter*na*zio*nali in base al mutuo rispetto», ha detto il mini*stro degli Esteri, Elias Jaua. I due paesi sta*vano nego*ziando il paga*mento del debito di 1.200 milioni di dol*lari dovuto dagli impren*di*tori vene*zue*lani alla Zona Libre de Colon.
Una rispo*sta alle inge*renze del pre*si*dente pana*mense, che ha sol*le*ci*tato l’intervento dell’Organismo degli stati ame*ri*cani (Osa) in Vene*zuela. Un mes*sag*gio anche agli Stati uniti, la cui amba*scia*trice all’Osa, Car*men Lomel*lín, ha detto che sarebbe inac*cet*ta*bile se l’organismo lasciasse cadere la situa*zione in Vene*zuela, e ha chie*sto una rispo*sta «ferma», appog*giando la pro*po*sta di Panama di con*vo*care a discu*terne i mini*stri degli Esteri. Ieri, il segre*ta*rio gene*rale dell’Osa, José Miguel Insulza, ha indetto una riu*nione del Con*si*glio per*ma*nente. Una ses*sione a porte chiuse, sol*le*ci*tata dal Panama per otte*nere una riu*nione dei mini*stri degli Esteri sulla situa*zione vene*zue*lana. Il con*senso, però, non si è tro*vato, e la pro*po*sta non è pas*sata. L’Osa si limi*terà a pro*porre «un moni*to*rag*gio» e un invito al dia*logo (che già il governo boli*va*riano ha avviato auto*no*ma*mente). Prima della riu*nione, Insulza ha dichia*rato che non «esi*ste rot*tura della demo*cra*zia», ma che sarebbe «utile» l’invio di una mis*sione: «La situa*zione è molto più seria di due set*ti*mane fa, ma la mis*sione ha senso inviarla solo se le due parti l’accettano», ha detto. L’opposizione vene*zue*lana, che ha sol*le*ci*tato l’intervento dell’Osa, ha chie*sto di essere ascol*tata. Nel frat*tempo, manda in rete video apo*ca*lit*tici e appelli inter*na*zio*nali per la cam*pa*gna «S.o.s. Vene*zuela». Uno di que*sti mostra i pro*no*stici di un fat*tuc*chiere che pre*vede la «fine della dit*ta*tura» entro 5 giorni e invita a mol*ti*pli*care le gua*rim*bas.
«Rispon*derò con deci*sione a qua*lun*que tipo di inge*renza nei nostri affari interni. Che la destra non sot*to*va*luti il nostro popolo e la nostra rivo*lu*zione – ha detto Maduro – lasciate l’Osa dove sta, a Washing*ton, è così a posto, lì. Fuori l’Osa da qui, per ora e per sem*pre. Fuori quest’organismo mori*bondo e que*sto pre*si*dente in sca*denza. Se man*dano una com*mis*sione in Vene*zuela, dovranno farla entrare clan*de*sti*na*mente».
Mar*ti*nelli ha scritto in un tweet di essere «sor*preso». Le rela*zioni fra Vene*zuela e Panama, negli anni cha*vi*sti, hanno già cono*sciuto altre rot*ture. La prima, nel 2004, dopo l’indulto a Luis Posada Car*ri*les, ex agente della Cia anti*ca*stri*sta, natu*ra*liz*zato vene*zue*lano, che tor*tu*rava gli oppo*si*tori in Vene*zuela sotto il nome di Com*mis*sa*rio Basi*lio o Bambi.
Imme*diata la pro*te*sta degli impren*di*tori vene*zue*lani dopo la deci*sione di Maduro. Insorge anche la Mud. E l’ex pre*si*dente colom*biano Alvaro Uribe, can*di*dato di estrema destra al senato del suo paese, ha subito espresso soli*da*rietà a Mar*ti*nelli. Il pre*si*dene dell’Ecuador, Rafael Cor*rea, annun*cia invece che i mini*stri degli Esteri dell’Unione delle nazioni suda*me*ri*cane (Una*sur) si riu*ni*ranno la pros*sima set*ti*mana in Cile per esa*mi*nare la situa*zione in Vene*zuela. Come aveva chie*sto Maduro.