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    Predefinito South Stream taglia fuori l'Italia

    South Stream taglia fuori l'Italia | Rassegna Stampa di VeneziePost
    South Stream taglia fuori l'Italia

    di Sissi Bellomo
    L'Italia verrà tagliata fuori dal percorso di South Stream. Il gasdotto con cui Mosca punta a rifornire l'Europa scavalcando l'Ucraina farà invece rotta verso l'Austria, arrivandovi direttamente dall'Ungheria (e sacrificando quindi anche la tratta slovena).
    La notizia è arrivata in sordina, per i modi e i tempi in cui è stata comunicata. E nel mezzo del ponte italiano del 1° maggio ha rischiato di passare inosservata. Ma non si tratta soltanto di voci, come era apparso in un primo momento: la decisione è scritta nero su bianco, con tutti i crismi dell'ufficialità, in due comunicati quasi gemelli diffusi nella tarda serata di mercoledì dalla compagnia austriaca Omv e dalla russa Gazprom. Comunicati in cui non si fa alcun cenno all'Italia, ma che dicono chiaro e tondo che South Stream arriverà – e terminerà – a Baumgarten, vicino a Vienna, già oggi importante hub del gas centroeuropeo, da cui transita un terzo delle forniture russe all'Europa occidentale (Italia compresa). La pipeline, specifica la nota di Omv, «proviene dalla costa bulgara del Mar Nero, attraversa la Serbia e l'Ungheria e finisce in Austria». Le più recenti mappe del tracciato, tuttora online sul sito di Gazprom, mostrano invece un passaggio in Slovenia e il punto di arrivo a Tarvisio, in Italia. Niente Austria, che era stata a sua volta cancellata dalla geografia di South Stream negli anni in cui Omv era capofila del progetto Nabucco per portare in Europa il gas del Caspio. Con la sconfitta di Nabucco nella gara per le forniture del giacimento azero di Shah Deniz – vinta invece dal gasdotto Tap, diretto in Italia – gli austriaci hanno evidentemente riguadagnato il favore di Mosca.
    Nel Memorandum of understanding siglato con il vicepresidente di Gazprom Alexei Miller, il ceo di Omv Gerhard Roiss ha poi messo sul piatto anche «una partecipazione di Gazprom nel Central european gas hub (Cegh, la borsa del gas che fa riferimento a Baumgarten, Ndr) e la messa a disposizione di capacità di stoccaggio in Austria». Non è chiaro se si tratti di ulteriori concessioni rispetto a quelle che i russi avevano già ottenuto in passato (c'era già un piano per girare il 30% del Cegh più alcuni stoccaggi di gas a Gazprom) ma di certo si tratta di pezzi importanti nella scacchiera centroeuropea dell'energia.
    Dal punto di vista commerciale la decisione di ridirigere South Stream verso la destinazione originaria di Baumgarten non fa una grinza. Quello austriaco è già un hub molto sviluppato e molto liquido, ben posizionato per servire l'area dei Balcani, che è fortemente dipendente dal gas russo. L'Italia – benché sia un cliente forte per Mosca, con oltre 25 miliardi di mc acquistati nel 2013, oltre un terzo del suo import – è un mercato poco interessante come prospettive di crescita dei consumi. La Penisola può inoltre continuare senza alcun rischio o difficoltà ad essere rifornita, come avviene già oggi, attraverso Tag: il gasdotto, che collega Baumgarten a Tarvisio con una capacità di trasporto di 37,4 miliardi di metri cubi l'anno, è oggi largamente sottoutilizzato.
    L'aspetto positivo è che Tag è "nostro": l'austriaca Omv ne possiede solo l'11%, mentre il restante 89% è della Cassa depositi e prestiti e dovrebbe presto passare a Snam. La società italiana dei gasdotti in marzo ha siglato un'intesa con Cdp e ha segnalato che potrebbe ricorrere a un aumento di capitale per finanziare l'acquisto della partecipazione.
    Il voltafaccia di Gazprom ha tuttavia importanti risvolti politici, se si considerano le solide relazioni che l'Italia ha storicamente intrattenuto con Mosca e il coinvolgimento di nostre imprese nel di South Stream: Eni è socia al 20% del gasdotto, sia pure solo nella tratta offshore, sotto le acque del Mar Nero, e Saipem si è aggiudicata ricche commesse per la sua realizzazione.
    Il Governo italiano smentisce con vigore le voci riferite dall'agenzia Reuters, secondo cui Roma avrebbe «messo nel congelatore, anche per le fortissime pressioni americane» il suo sostegno a South Stream: un modo per suggerire che il voltafaccia di Gazprom ce lo siamo cercati. Ufficialmente il nostro esecutivo continua ad appoggiare non solo il Tap, ma anche qualsiasi altra infrastruttura capace di rafforzare la sicurezza energetica. Del resto l'Italia – anche se con Governi di colore diverso e senza la crisi ucraina a complicare le cose – aveva appoggiato South Stream fin dalla prima versione del progetto, quando non si parlava di sbocchi a Tarvisio, ma il gasdotto puntava – come oggi – verso l'Austria.
    Più che come uno sgarro all'Italia, la decisione di Gazprom potrebbe in fin dei conti essere letta come l'ennesima mossa nella partita a scacchi che Mosca sta conducendo con Bruxelles: un modo per forzare la mano, mettendo la Commissione europea di fronte all'evidenza di un fatto (quasi) compiuto.
    Come i comunicati di Omv e Gazprom non mancano di mettere in risalto, l'Austria ha concesso fin dal 2010 un accordo intergovernativo con la Russia per il passaggio di South Stream: un accordo che la Ue ha bollato come illegale, poiché il gasdotto non è in regola con il Terzo pacchetto energia, che impone ai produttori di gas di non controllare in esclusiva la rete di distribuzione (salvo che non abbiano ottenuto una speciale esenzione da Bruxelles). L'Italia questo accordo intergovernativo non l'ha mai firmato e non poteva prestarsi altrettanto bene al gioco di Gazprom.

  2. #2
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    Predefinito Re: South Stream taglia fuori l'Italia

    Renzi non convince Putin, l?Italia tagliata fuori dal gasdotto South Stream | ArticoloTre - Quotidiano online indipendente e di inchiesta
    Renzi non convince Putin, l’Italia tagliata fuori dal gasdotto South Stream


    -Redazione- Dopo il colloquio telefonico tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente russo Vladimir Putin, con al centro della conversazione i rapporti bilaterali tra Italia e Russia e la delicata situazione ucraina, nubi si addensano sul futuro energetico del nostro Paese.
    Secondo indiscrezioni della stampa internazionale, l'Italia è stata tagliata fuori dal South Stream, il gasdotto destinato a portare il gas russo direttamente in Italia.
    Gazprom e il colosso austriaco Omv hanno in effetti firmato un memorandum sulla realizzazione della sezione austriaca del gasdotto South Stream.
    Lo ha comunicato una nota di Omv.
    Nel comunicato si specifica che il braccio del gasdotto che dovrebbe raggiungere in futuro l'Austria «via Mar Nero, Bulgaria, Serbia, Ungheria», con terminal a Baumgarten, avrà una capacità di 32 miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale.
    Le indiscrezioni quelle dell'agenzia Reuters. La quale a sua volta cita fonti vicine a Gazprom secondo le quali il colosso russo avrebbe abbandonato i piani per costruire una sezione del suo controverso gasdotto in Italia.
    Il piano di Gazprom e Omv è quello di ottenere «tutti i permessi necessari alla costruzione» dell'opera «entro la fine del 2015», continua la nota, che riporta anche le parole del Ceo di Gazprom, Alexey Miller. Miller ha ricordato che, grazie all'accordo intergovernativo firmato da Austria e Russia nell'aprile del 2010, esiste già una «solida base di diritto internazionale» che permette la realizzazione del progetto in Austria.
    Le prime consegne di gas sono previste per il 2017, la piena operatività della parte austriaca di South Stream entro il gennaio 2018.

  3. #3
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    Predefinito Re: South Stream taglia fuori l'Italia

    Renzi chiama Putin. Fonti Gazprom: Italia tagliata fuori da South Stream. Ma Roma smentisce - Il Sole 24 ORE
    Renzi chiama Putin. Fonti Gazprom: Italia tagliata fuori da South Stream. Ma Roma smentisce


    30 aprile 2014Commenti (6)
    In questo articolo

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    Argomenti: Governo | Italia | Vladimir Putin | Matteo Renzi | Austria | Reuters | Russia | Roma (squadra) | Alexey Miller


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    (Afp)


    Lungo colloquio telefonico nel pomeriggio tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente russo Vladimir Putin. Al centro della conversazione i rapporti bilaterali tra Italia e Russia e la delicata situazione ucraina, sulla quale il premier ha chiesto a Putin un impegno sostenuto a dare seguito concreto agli accordi di Ginevra. Si é trattato del primo contatto tra Renzi e Putin da quando il premier italiano è in carica.
    Intanto fonti di governo smentiscono nella maniera più totale le indiscrezioni di stampa internazionale, secondo le quali l'Italia avrebbe deciso di "congelare" il gasdotto South Stream destinato a portare il gas russo direttamente nel nostro Paese.
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    Le indiscrezioni alle quale si riferisce Palazzo Chigi sono quelle dell'agenzia Reuters. La quale a sua volta cita fonti vicine a Gazprom secondo le quali il colosso russo avrebbe abbandonato i piani per costruire una sezione del suo controverso gasdotto in Italia.
    Gazprom e il colosso austriaco Omv hanno in effetti firmato un memorandum sulla realizzazione della sezione austriaca del gasdotto South Stream. Lo ha comunicato una nota di Omv. Nel comunicato si specifica che il braccio del gasdotto che dovrebbe raggiungere in futuro l'Austria «via Mar Nero, Bulgaria, Serbia, Ungheria», con terminal a Baumgarten, avrà una capacità di 32 miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale.
    Il piano di Gazprom e Omv è quello di ottenere «tutti i permessi necessari alla costruzione» dell'opera «entro la fine del 2015», continua la nota, che riporta anche le parole del Ceo di Gazprom, Alexey Miller. Miller ha ricordato che, grazie all'accordo intergovernativo firmato da Austria e Russia nell'aprile del 2010, esiste già una «solida base di diritto internazionale» che permette la realizzazione del progetto in Austria. Le prime consegne di gas sono previste per il 2017, la piena operatività della parte austriaca di South Stream entro il gennaio 2018.

  4. #4
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    Predefinito Re: South Stream taglia fuori l'Italia

    Con l?annessione della Crimea Putin abbatte i costi del gasdotto South Stream | Il Rapporto Aureo
    Con l’annessione della Crimea Putin abbatte i costi del gasdotto South Stream


    21 venerdì mar 2014
    Pubblicato da aurita1 in Politica, Politica Estera
    1 commento

    Tag
    cina, crimea, dollaro yuan, energia, europa, federazione russa, gas, gasdotti, gazprom, geuerra mondiale, guerra, iran, mar nero, moneta, north stream, obama, opec, petrodollaro, petroldollaro, petrolio, putin, rubli, russia, Signoraggio, south stream, usa


    di Francesco Filini
    Esiste una guerra energetica di cui i media si guardano bene dal parlare, USA e Russia si contendono la leadership di venditori di risorse energetiche all’Europa, divenuta nel corso degli anni una grande colonia per la pressoché totale dipendenza energetica, come spiega bene il Prof Auriti nel suo saggio fondamentale Il Paese dell’Utopia. Il grande problema della moneta unica è quello di operare in un mercato disorganico, dove l’approvvigionamento di petrolio passa esclusivamente attraverso il dollaro. Gli USA, i vincitori della II guerra mondiale, hanno imposto il dollaro come moneta di riserva mondiale e come unica divisa per l’acquisto di petrolio, il cosiddetto petroldollaro. I paesi esportatori di petrolio aderenti all’OPEC (Iran, Irak, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Nigeria, Libia, Quatar, Kuwait, Venezuela etc..) sono obbligati a vendere barili di oro nero solo ed esclusivamente in dollari. Il dominio energetico a stelle e strisce si basa soprattutto su questo “signoraggio petrolifero“, essendo diventato l’oro nero il materiale di riserva della moneta emessa dalla Federal Reserve da quando l’oro ha cessato di esserlo nel 1971.
    Vien da sé che l’intera economia americana si basa principalmente sull’esportazione e sul controllo del commercio del petrolio. Senza questo primato, senza questo domino, Washington (che fa segnare già da tempo il segno negativo sui bilanci) rischia di veder svalutata la sua moneta, con la quale ha, da oltre mezzo secolo a questa parte, inondato i mercati mondiali. Per tenere in piedi il dollaro e per evitare che questo diventi carta straccia, gli USA sono costretti a politiche espansionistiche ed imperialiste. Questa chiave di lettura è sufficiente a spiegare decenni di aggressioni in medioriente, ben mascherati dal ruolo di “salvatori del mondo” con la complicità di certa propaganda Hollywoodiana.
    Questa nuova stagione di politiche espansioniste targate USA può essere facilmente spiegata dai nuovi accordi commerciali tra paesi come Cina, Giappone e Iran che scambiano petrolio in yuan o in oro (oil for gold). A cui si aggiunge la minaccia del ministro degli esteri russo (poi smentita da una nota poco convincente del Cremlino) di abbandonare il dollaro come moneta di riserva per il commercio di petrolio e commerciare greggio in cambio di beni con l’odiato Iran.

    La Russia di Putin è il maggior fornitore di gas europeo, Italia e Germania – ad esempio – dipendono dal gas russo per ben il 30%. L’Ucraina è da sempre il ponte per i gasdotti della Gazprom (società pubblica della Federazione Russa) verso il Vecchio Continente, quindi un paese geopoliticamente strategico. Gli USA sanno bene che chi controlla l’Ucraina controlla il gas degli ex sovietici verso l’Europa. Ecco come si spiega l’appoggio degli agenti segreti “occidentali” ai ribelli neo-nazisti di Maidan (forse poco consapevoli di essere strumento delle politiche atlantiste).
    Da qualche anno la Gazprom lavora alla costruzione di due grandi gasdotti alternativi, che possano fare a meno del passaggio di servitù ucraino: il North Stream e il South Stream (linee tratteggiate in rosso nella foto).
    Con il plebiscito di Crimea il costosissimo progetto del South Stream (che passa per le profondità del Mar Nero) può essere modificato, facendo risparmiare parecchi rubli a Putin. Basta vedere la conformazione geofisica del fondale del Mar Nero per rendersi conto di come il passaggio del gasdotto in Crimea semplifichi enormemente la vita agli ingegneri della Gazprom (?????, ??? ??????, ? ????, ??? ????? - ????: ????? ???????? ???! ?? ??????????? ?????! ????? «????????»!).
    Il tracciato del gasdotto è modificato con il passaggio in terra Crimea, così come evidenziato dalla linea tratteggiata di colore blu)

    Notare la differenza di profondità nel tratto della Crimea con quella del mare aperto

    Ancora una volta Putin ha gabbato, con un colpo da vero maestro, il pupazzo della Fed Obama.
    Alla luce di queste considerazioni è lecito porre la seguente domanda: chi ha un dannato e urgente bisogno di scatenare una guerra?

  5. #5
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    Predefinito Re: South Stream taglia fuori l'Italia

    Con l?annessione della Crimea Putin abbatte i costi del gasdotto South Stream | Il Rapporto Aureo
    Con l’annessione della Crimea Putin abbatte i costi del gasdotto South Stream


    21 venerdì mar 2014
    Pubblicato da aurita1 in Politica, Politica Estera
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    Tag
    cina, crimea, dollaro yuan, energia, europa, federazione russa, gas, gasdotti, gazprom, geuerra mondiale, guerra, iran, mar nero, moneta, north stream, obama, opec, petrodollaro, petroldollaro, petrolio, putin, rubli, russia, Signoraggio, south stream, usa


    di Francesco Filini
    Esiste una guerra energetica di cui i media si guardano bene dal parlare, USA e Russia si contendono la leadership di venditori di risorse energetiche all’Europa, divenuta nel corso degli anni una grande colonia per la pressoché totale dipendenza energetica, come spiega bene il Prof Auriti nel suo saggio fondamentale Il Paese dell’Utopia. Il grande problema della moneta unica è quello di operare in un mercato disorganico, dove l’approvvigionamento di petrolio passa esclusivamente attraverso il dollaro. Gli USA, i vincitori della II guerra mondiale, hanno imposto il dollaro come moneta di riserva mondiale e come unica divisa per l’acquisto di petrolio, il cosiddetto petroldollaro. I paesi esportatori di petrolio aderenti all’OPEC (Iran, Irak, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Nigeria, Libia, Quatar, Kuwait, Venezuela etc..) sono obbligati a vendere barili di oro nero solo ed esclusivamente in dollari. Il dominio energetico a stelle e strisce si basa soprattutto su questo “signoraggio petrolifero“, essendo diventato l’oro nero il materiale di riserva della moneta emessa dalla Federal Reserve da quando l’oro ha cessato di esserlo nel 1971.
    Vien da sé che l’intera economia americana si basa principalmente sull’esportazione e sul controllo del commercio del petrolio. Senza questo primato, senza questo domino, Washington (che fa segnare già da tempo il segno negativo sui bilanci) rischia di veder svalutata la sua moneta, con la quale ha, da oltre mezzo secolo a questa parte, inondato i mercati mondiali. Per tenere in piedi il dollaro e per evitare che questo diventi carta straccia, gli USA sono costretti a politiche espansionistiche ed imperialiste. Questa chiave di lettura è sufficiente a spiegare decenni di aggressioni in medioriente, ben mascherati dal ruolo di “salvatori del mondo” con la complicità di certa propaganda Hollywoodiana.
    Questa nuova stagione di politiche espansioniste targate USA può essere facilmente spiegata dai nuovi accordi commerciali tra paesi come Cina, Giappone e Iran che scambiano petrolio in yuan o in oro (oil for gold). A cui si aggiunge la minaccia del ministro degli esteri russo (poi smentita da una nota poco convincente del Cremlino) di abbandonare il dollaro come moneta di riserva per il commercio di petrolio e commerciare greggio in cambio di beni con l’odiato Iran.

    La Russia di Putin è il maggior fornitore di gas europeo, Italia e Germania – ad esempio – dipendono dal gas russo per ben il 30%. L’Ucraina è da sempre il ponte per i gasdotti della Gazprom (società pubblica della Federazione Russa) verso il Vecchio Continente, quindi un paese geopoliticamente strategico. Gli USA sanno bene che chi controlla l’Ucraina controlla il gas degli ex sovietici verso l’Europa. Ecco come si spiega l’appoggio degli agenti segreti “occidentali” ai ribelli neo-nazisti di Maidan (forse poco consapevoli di essere strumento delle politiche atlantiste).
    Da qualche anno la Gazprom lavora alla costruzione di due grandi gasdotti alternativi, che possano fare a meno del passaggio di servitù ucraino: il North Stream e il South Stream (linee tratteggiate in rosso nella foto).
    Con il plebiscito di Crimea il costosissimo progetto del South Stream (che passa per le profondità del Mar Nero) può essere modificato, facendo risparmiare parecchi rubli a Putin. Basta vedere la conformazione geofisica del fondale del Mar Nero per rendersi conto di come il passaggio del gasdotto in Crimea semplifichi enormemente la vita agli ingegneri della Gazprom (?????, ??? ??????, ? ????, ??? ????? - ????: ????? ???????? ???! ?? ??????????? ?????! ????? «????????»!).
    Il tracciato del gasdotto è modificato con il passaggio in terra Crimea, così come evidenziato dalla linea tratteggiata di colore blu)

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    Predefinito Re: South Stream taglia fuori l'Italia

    Ma non lo fanno piu il south stream ormai!

  8. #8
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    Predefinito Re: South Stream taglia fuori l'Italia

    Saipem, ad oggi non risulta rallentamento progetto South Stream - AD | Notizie | Società Estere | Reuters
    Saipem, ad oggi non risulta rallentamento progetto South Stream - AD


    martedì 6 maggio 2014 14:28

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    SAN DONATO, 6 maggio (Reuters) - Saipem non ha indicazioni al momento da parte del cliente, ovvero la South Stream Bv, di un rallentamento del progetto relativo alla realizzazione del tratto a mare del gasdotto South Stream - l'infrastruttura che dovrebbe portare il gas russo in Europa via Balcani - oggi a rischio a causa delle tensioni con la Russia sulla crisi in Ucraina. "Ad oggi non abbiamo indicazioni da parte del cliente su un rallentamento del progetto South Stream, anzi abbiamo avuto contratti per realizzare la seconda linea", ha spiegato l'AD, Umberto Vergine, rispondendo alle domande degli azionsti nel corso dell'assemblea sul bilancio 2013.
    Lo scorso 24 aprile, in occasione dei risultati del primo trimestre, Vergine disse che la Russia "è estremamente determinata" sul progetto del gasdotto South Stream.
    A marzo Gazprom, che controlla il 50% della jv,(Eni al 20%, Edf al 15% e Wintershall al 15%), aveva annunciato che Saipem si era aggiudicata contratti per circa 2 miliardi di euro per realizzare la prima tratta sottomarina della pipeline. Lo scorso 29 aprile Saipem si è aggiudicata un secondo contratto da 400 milioni per i lavori di supporto della seconda linea del gasdotto sottomarino.
    (Giancarlo Navach)
    Sul sito Reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia

  9. #9
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    Predefinito Re: South Stream taglia fuori l'Italia

    possiamo sintetizzare con la battuta "non si sa se ci sarà la guerra, ma l'Italia ha già perso".
    #lasvoltabuona

  10. #10
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    Predefinito Re: South Stream taglia fuori l'Italia

    Così impariamo a difendere i nostri interessi e non quelli degli altri ... ...ma forse il nostro "grandissimo, magnificissimo ed illuminatissimo" primo ministro aveva meglio da fare che non rispondere alla mano tesa di Putin, mentre molto da guaire nei miserabili 50 minuti (tutto compreso) con Obama!!!!

    Poveri noi ...vedo prospettive orribili per questo nostro povero miserabile paese, nelle mani di 50000 massoni reazionari e classisti!

 

 
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