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    Thumbs up DOCENTI UNIVERSITARI (Napoli-Roma-Milano) CONFERMANO le documentazioni "BORBONICHE"

    Se a stracciare i pregiudizi sul Sud sono gli storici “ufficiali”

    Se a stracciare i pregiudizi sul Sud sono gli storici ?ufficiali? ~ Partito del Sud - Blog


    Lino Patruno
    C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole del Sud. A cominciare dalla verità sui suoi ultimi 150 anni, quelli dell’unità d’Italia. Soprattutto sui giorni in cui l’unità si fece talmente male che non solo il Sud ne sconta ancora le conseguenze. E finalmente a parlarne in modo diverso non sono i presunti nostalgici più pronti a piangere per un tempo perduto che a fare autocritica. Ma sono gli storici cosiddetti : sia per distinguerli dagli esecrati neoborbonici, sia per dargli la dignità scientifica dell’accademia universitaria.
    La conferma è in alcuni loro libri usciti negli ultimi mesi, tanto imprevisti quanto benvenuti. E che sul crollo del Regno delle Due Sicilie e sull’annessione ad opera del Piemonte raccontano un’altra storia finora appena accennata con tutte le reticenze o addirittura pervicacemente negata.
    Anzitutto Eugenio Di Rienzo, docente alla Sapienza di Roma e direttore della . Il suo (Rubbettino, pag. 229, euro 14) conferma l’implosione del Regno per la sua incapacità di modernizzarsi, un po’ come avvenne per l’Impero romano. Ma aggiunge che la sua scomparsa fu dovuta anche alla lunga e costante azione di logoramento delle , Inghilterra e Francia, che volevano farne una loro colonia economica e un avamposto strategico per il dominio imperialistico del Mediterraneo. Progetto cui i Borbone ebbero il di reagire con la dignità di una indipendenza che non resse agli intrighi internazionali e alla violazione di ogni regola di diritto nei loro confronti. La vendetta della storia condannò poi l’Italia intera alla stessa debolezza e all’isolamento cui era stato precipitato il napoletano.
    Secondo autore del revisionismo ufficiale è Paolo Macry, docente all’università Federico II di Napoli, col suo (il Mulino, pag. 155, euro 13,50). Pezzi incollati talmente male, da non avere un’Italia unita neanche oggi, a cominciare dal Sud. Cui fu fatta pagare la delusione di non ritrovarlo entusiasta e prono a liberatori che nessuno aveva richiesto. Che non reagì con l’adesione di popolo. Ma che poi, paradossalmente, divenne baricentro della stabilità del Paese, cui erano essenziali i suoi voti. Acquisiti con una assistenza di soldi pubblici che ora viene rinfacciata ai meridionali come se fosse un loro Dna, una minorità biologica, e non una condanna della politica ai danni del loro sviluppo.
    Un ennesimo pregiudizio contro di loro, tema sviluppato da Antonino De Francesco, storico dell’università di Milano, nel suo (Feltrinelli, pag. 254, euro 20). Pregiudizio che non è un becerume da Curve Nord degli stadi, ma la foglia di fico che ha nascosto qualcosa di molto più importante: le politiche che hanno assoggettato il Sud. E che sono puntualmente scattate sulla scia della sospetta e interessata che già da prima dell’unità coglieva ogni occasione per descrivere il Sud come un inferno da redimere e non una terra da rispettare.
    Infine non uno storico, ma Vito Tanzi, pugliese, per 25 anni dirigente del Fondo monetario internazionale, oltre che consulente della Banca mondiale, della Banca centrale europea, dell’Onu, e sottosegretario all’Economia nel secondo governo Berlusconi. E che nel suo (Grantorinolibri, pag. 296, euro 20) sposa in pieno una tesi cara ai Movimenti meridionali, a cominciare dal compianto Nicola Zitara: il Regno di Sardegna trasferì il suo colossale debito pubblico al nuovo Paese, affossando così il Sud i cui conti erano ordinati e in avanzo. Non un complotto, precisa, ma decisioni sbagliate. Si sarebbe invece dovuto scegliere il federalismo, fare gli Stati Uniti d’Italia. Quel federalismo che si ripropone oggi con i danni al Sud già fatti.
    Tutte queste tesi sono state enunciate finora dai citati Movimenti meridionali nel silenzio generale se non nella totale irrisione. Ma sia Di Rienzo che Macry dicono chiaramente a qualche loro collega cocciuto che la storia non è immobile e la ricerca altrettanto: anche se, guarda caso, riabilita il Sud. Immobile è l’eterno giudizio sul Sud. Anzi, come abbiamo visto, il pregiudizio.
    Lino Patruno



  2. #2
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    Predefinito Re: DOCENTI UNIVERSITARI (Napoli-Roma-Milano) CONFERMANO le documentazioni "BORBONICH

    ormai solo i vecchi baroni sono ancorati alla solita minestra del sud arretrato... gente che non ha più nè l'età nè la voglia di studiare e conoscere qualcosa di diverso che demolirebbe le convizioni anche accademiche sulle quali hanno basato la loro carriera professionale.
    E' poco pensabile che un professore che ha insegnato per 20/30 anni che l'invasione del sud fu guerra liberazione dal tiranno e retrivo tiranno borbonico ora come potrebbe raccontare un qualcosa di diverso... senza ammettere, sostanzialmente, di aver detto cazzate per 30 anni.

  3. #3
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    Predefinito Re: DOCENTI UNIVERSITARI (Napoli-Roma-Milano) CONFERMANO le documentazioni "BORBONICH

    Da mettere in evidenza questo topic.
    I "sud tirolesi":"Noi non ci sentiamo padani perché abbiamo un patrimonio genetico basato sulla legalità, sulla convivenza, sul rispetto delle diverse tradizioni culturali purché non lesive della libertà altrui..."

 

 

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