POL - Italia-Libia, quelle aperture del centrosinistra a Gheddafi
Roma, 21 feb (Il Velino) - Sulla Libia il governo Berlusconi “tace perché non può parlare”, scandisce il segretario Pd Pier Luigi Bersani ,denunciando i guasti prodotti dalla politica estera del “ghe pensi mi”,che comporta “un rapporto personalistico con dittatori e persone autoritarie”, compreso il presidente libico Muammar Gheddafi. In realtà, quelli stabilitisi tra i nostri governi e Gheddafi sono buoni rapporti sostanzialmente bipartisan. Come attestano le ripetute rivendicazioni dei propri successi diplomatici fatte dal centrosinistra via via che le distanze tra Roma e Tripoli si accorciavano. Significativi progressi sulla via dell’appeasement con Gheddafi possono essere fatti risalire alla stagione dei governi ulivisti (quando a Palazzo Chigi si insediarono prima Romano Prodi, poi Massimo D’Alema e Giuliano Amato). “
Voglio esprimere la mia gratitudine a mio fratello Romano”, disse Gheddafi rivolgendosi a Prodi (divenuto nel frattempo presidente della Commissione Ue) il 27 aprile del 2004, nella prima visita del rais in Europa dopo la fine dell’embargo Onu contro la Libia - riabilitata anche grazie agli sforzi compiuti dall’ex premier italiano.
“Oggi è un grande giorno per l’Europa”, chiosò Prodi.
“La stampa straniera - sottolineò uno stretto collaboratore del Professore come Giulio Santagata - aveva bollato l’apertura di Prodi a Gheddafi come una iniziativa sconsiderata e incomprensibile, un passo falso. Oggi credo che qualcuno dovrebbe rendere merito alla
lungimiranza di Prodi”. Fu invece D’Alema, dopo ave ricevuto nel 1998 il testimone di Prodi a Palazzo Chigi, tra i primi a complimentarsi con Gheddafi per la scelta di consentire l’espatrio dei due terroristi libici accusati di avere compiuto l’attentato contro un jumbo della Pan Am a Lockerbie, nel 1998, causando la morte di 270 persone. I buoni rapporti tra Tripoli e i governi italiani, compresi quelli di centrosinistra, conobbero un altro apice con la vittoria di misura ottenuta da Prodi contro Silvio Berlusconi nel 2006:
Gheddafi chiamò il Professore per congratularsi, il neopremier ricambiò la cortesia con una visita in Libia datata 8 settembre. Quella sera Gheddafi offrì a Prodi una cena a base di montone e altre specialità locali, innaffiate con the alla menta, coca cola e birra analcolica.
Nel 2008, quando Berlusconi siglò a fine agosto con Gheddafi il trattato di amicizia italo-libica frutto di un lungo lavoro diplomatico, un ex fedelissimo di D’Alema come Marco Minniti avocò buona parte dei meriti alla sua parte politica: “
Fu il governo Prodi il primo a dialogare con Gheddafi. E il primo ministro europeo a fargli visita ufficiale nel 1999 fu D’Alema”. Attenzioni ricambiate dalla famiglia Gheddafi, in base a quanto Saif al-Islam, uno dei figli del rais, dichiarò tempo fa a “Panorama”: “
Mi piace molto Berlusconi ma politicamente sono di sinistra: un socialista e non un conservatore. Quindi, solo per questo, preferisco D’Alema”. D’altra parte, il via libera definitivo del Parlamento al trattato di amicizia tra Roma e Tripoli è stato espresso col voto favorevole del Pdl, della Lega e del Pd. Uno dei protocolli più importanti del trattato è il controverso accordo sul pattugliamento delle acque fra la Libia e la Sicilia. L’intesa comprendente la partecipazione di militari italiani a operazioni di pattugliamento a bordo di mezzi navali libici fu siglata a Tripoli il 29 dicembre del 2007, quando il ruolo di premier era ricoperto da Prodi e quello di ministro degli Esteri da D’Alema.