Raymond Davis lavora per la Cia. Un'emittente del Colorado, 9NEWS, lo aveva scoperto dopo aver parlato alla moglie del "diplomatico" americano arrestato per omicidio a Lahore, in Pakistan, il 25 gennaio. Tutti cercavano indizi sul ruolo dell'uomo che ha acceso una crisi pericolosissima tra Stati Uniti e Pakistan, la signora fornì un numero di telefono di Washington. Rispose l'intelligence, ma la notizia restò top secret: la Casa Bianca aveva chiesto ai media americani di non pubblicarla, per non mettere a rischio la vita di Davis. Sono stati i servizi pakistani a rompere il silenzio, France Presse e il britannico Guardian a dar loro voce. Washington è stata costretta a confermare.
Sparando in pieno giorno a due motociclisti che avrebbero cercato di rapinarlo, dopo aver bloccato la sua auto a un semaforo rosso, Davis ha risvegliato la collera dei pakistani per la presenza americana nel loro paese, gli Stati Uniti impegnati con il Pakistan contro le basi di talebani e al-Qaeda nel Waziristan, Nord-Ovest del paese. E insistendo sul rilascio immediato di Davis, perché coperto da immunità diplomatica, Washington ha acutizzato le proteste, arrivate fino a chiedere l'impiccagione dell'americano.
Non un semplice diplomatico. Raymond Davis «è un contractor, lavora per la Cia, è confermato», ha detto all'Afp un alto funzionario dell'Isi, l'intelligence pakistana. Da Islamabad, il quotidiano The Nation va oltre, spiega di aver appreso da fonti «altolocate» che l'americano è addirittura il numero due della Cia in Pakistan. Un altro giornale pakistano, Dawn, aveva scritto il 18 febbraio che addosso a Davis era stato trovato un chip Gps usato per identificare gli obiettivi dei droni americani nelle zone tribali del Waziristan: attacchi come quello lanciato ieri, il primo dopo l'arresto di Davis. Undici persone sarebbero state uccise, tra loro un militante di al-Qaeda.
Ora più che mai, gli Stati Uniti temono per la vita di Davis, il governo pakistano assicura che garantirà la massima protezione. La vera sfida in realtà è proprio di fronte alle autorità di Islamabad, divise tra gli impegni presi con Washington - con relativi sostegni finanziari - in un rapporto già complesso, e il rischio di scatenare, liberando Davis, un inferno che qualcuno già definisce peggiore di quello che sta vivendo il Nord Africa. «Sulla dignità e la sovranità del paese - ha detto ieri il premier Yusuf Raza Gilani - non accettiamo compromessi».
«Il diplomatico Usa è della Cia» - Il Sole 24 ORE