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    Predefinito Rif: La crisi libica, l' imperialismo e le menzogne dei media occidentali

    LE ONG "AMICHE" DI ONE DAY ON EARTH

    1+1 non può che fare 2

    Friends and Supporters - One Day On Earth
    Ultima modifica di Stalinator; 21-03-11 alle 12:24

  2. #12
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    Predefinito Rif: La crisi libica, l' imperialismo e le menzogne dei media occidentali

    Manipolate le parole di Gheddafi


    Rainews, grazie al giornalista Zouhir Louassini, traduce correttamente le parole di Gheddafi.
    Non è vero quanto riportato da Al Jazeera e dalla stampa, anche italiana, Gheddafi non ha detto "se il popolo non mi ama merita di morire", ha detto "se il popolo non mi ama, MERITO di morire".



  3. #13
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    Predefinito Rif: La crisi libica, l' imperialismo e le menzogne dei media occidentali

    Zyuganov parla della guerra in Libia e degli interessi della Russia

    Il 18 marzo c.a. il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, su iniziativa di USA, Francia, Regno Unito e Libano ha adottato la risoluzione n.1973, che obbliga le forze armate del governo della Libia e gli oppositori ad un immediato cessate il fuoco. Il documento, dalle formulazioni poco chiare, è stato adottato con 10 voti “contro” un minimo di 9 voti.

    Russia, Cina, India, Brasile e Germania si sono astenuti dal voto. Questi stessi paesi, la cui popolazione costituisce la maggior parte degli abitanti del pianeta, privano i promotori della risoluzione della possibilità di parlare in nome di tutta la società mondiale.
    Questa risoluzione prevede un intervento militare diretto in Libia. Tuttavia non impedisce che vi siano ripercussioni sul paese. D’ora in poi lo spazio aereo in Libia va considerato chiuso. Tuttavia la risoluzione non fornisce risposte a domande concrete e assolutamente legittime su come verrà garantito il regime della no fly zone, quali saranno le regole e i limiti nell’uso della forza.
    D’altro canto, Francia e Inghilterra si sono già dichiarate pronte a bombardare la Libia, il che significa l’inizio di una guerra della NATO contro un solo stato ancora sovrano. Il governo libico ha annunciato che ci saranno contraccolpi sui tribunali militari e civili. Il fuoco della guerra potrebbe diffondersi in tutto il Sud del Mediterraneo.
    A Tripoli questo documento viene considerato come una minaccia all’unità del paese. Sembra che l’Occidente cerchi di attuare un suo remoto progetto per mano del Consiglio di Sicurezza dell’ONU – realizzare “il cambio di regime” in Libia, mettere propri vassalli al posto dell’attuale legittimo governo, dividere il paese.
    Questo è un classico modello della politica coloniale del “divide et impera”. Dopo tutto è noto che proprio la Libia miri all’unità dei paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America latina nella resistenza al neocolonialismo e alla globalizzazione all’americana.
    Nel corso della votazione sono state ammesse violazioni senza precedenti della procedura stabilita. Alla bozza concordata del documento, immediatamente prima della votazione, sono state apportate modifiche, che creavano delle scappatoie per un intervento di terra su larga scala. Questo spiana il terreno all’arbitrarietà dell’America e dei suoi alleati.
    È deplorevole che la Russia non abbia usato il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU per impedire l’adozione di un documento che aggrava aspramente la situazione dell’Africa settentrionale, che scioglie le mani della NATO per prossime spedizioni punitive e che minaccia seriamente gli interessi strategici della Russia in quella regione.
    In tal modo, la Russia si sta trasformando in un complice dell’operazione per la creazione di un “Grande Medio Oriente”, controllato dall’America. Questa è la prosecuzione della pericolosissima politica che ha portato ai bombardamenti delle pacifiche città della Jugoslavia, al sanguinoso intervento in Iraq e all’instaurazione in Afghanistan di un centro mondiale del narcotraffico sotto l’egida statunitense.
    Occorre tener presente che negli ultimi giorni si è rafforzata la pressione sulla Siria – fidato alleato della Russia in Medio Oriente. USA e UE esasperano la situazione in questo paese. È chiaro che le legittime misure del governo siriano per impedire i disordini, istigati dall’esterno, condurranno ad un simile tentativo di ricatto, come avvenuto in Libia.
    Quindi la votazione senza scrupoli e miope della Russia nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla risoluzione antilibica crea un pericoloso precedente, che minaccia la pace e la stabilità del Medio Oriente e gli interessi a lungo termine della Russia.
    Il Partito Comunista Russo chiede al governo della Federazione Russa di interrompere la politica di concessioni all’Occidente e di adottare una linea protezionistica degli interessi nazionali russi.

    informazione rossa

  4. #14
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    Predefinito Rif: La crisi libica, l' imperialismo e le menzogne dei media occidentali

    Guerra di Libia: la verità comincia ad affiorare. Obama è vittima o complice? di Antonio de Martini


    Oggi il SOLE24 ore a pagina 3 racconta finalmente la storia della SAS Special Air Service inglese e della sua presenza in terra di Libia da prima dell’inizio delle “manifestazioni” di opposizione da parte dei “patrioti insorti”. Dello stesso tono le rivelazioni di ”La Repubblica” ( che personalmente non ho letto, ma mi viene riportata) che riecheggia quanto scritto da “Libero” di ieri. Chi ci segue, conosce questi fatti dal 24 febbraio in cui scrivevamo che erano sbarcati il 2 febbraio. Abbiamo anche detto, la scorsa settimana che la NATO ha esaurito il suo ciclo e vedete coi vostri occhi che anche questa previsione si sta concretizzando. Non sono un profeta, sono gli altri che vi nascondono le notizie.

    Adesso diventa più facile spiegarsi come mai i ”manifestanti” siano riusciti ad impadronirsi di caserme e manovrare carri armati sopraffacendo le autorità e le forze di polizia di città come Tobruk o Benghazi. Avete mai visto dei manifestanti trasformarsi in un esercito armato senza che un paese straniero ci mettesse lo zampino?

    Resta adesso da capire se giornalisti italiani che riproducono fedelmente tutto e soltanto quel che viene da Londra, lo facciano perché privi di senso critico o perché schiavi dei loro bisogni.

    In più i commandos del SAS si sono attivati nella specialità di ogni intelligence addestrato al sabotaggio e al terrorismo: far saltare depositi di munizioni, infrastrutture e compiere assassinii mirati di seguaci del Colonnello. Alcuni capi di tribù favorevoli al governo, sono stati vittime di assassini misteriosamente comparsi e subito svaniti. Gli elicotteri servono alla esfiltrazione dei colpevoli dal luogo del delitto e a recuperare piloti caduti e non certo a effettuare bombardamenti. Ma il primo elicottero è stato bloccato oltre un mese prima della decisione di effettuare bombardamenti….

    Si delinea quindi il quadro di un attacco premeditato da parte della triplice a danno di un paese sovrano e l’intervento dell’ONU a favore degli insorti altro non è se non l’esecuzione di un desiderio degli Stati Uniti. Lecito a questo punto chiedersi a che pro si è sostituito George Bush jr con il democratico di colore che prometteva di metter fine alla politica dello sceriffo.

    Intanto le tribù libiche sembrano non essere in grado di contrattaccare anche se appoggiate dalle forze aeree di sei nazioni. Allego ( http://corrieredellacollera.files.wo...bulibiche1.pdf ) un elenco ragionato delle tribù della Libia che consente di far capire a tutti che a parte le vecchie tribù della setta senussita, non ci sono adesioni alla “rivoluzione”. Non ci sono mai state, se si eccettuano alcuni amici , vecchi e nuovi, della Gran Bretagna.

    Quando non si fabbrica più nulla, quel che si può esportare è la democrazia. A questo proposito, se interessa, leggete il libro del premio Nobel Amartya Sen – già rettore di Oxford – su questo tema ” La democrazia degli altri“.


    Guerra di Libia: la verità comincia ad affiorare. Obama è vittima o complice? di Antonio de Martini
    Ultima modifica di Murru; 25-03-11 alle 12:49

  5. #15
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    Predefinito Rif: La crisi libica, l' imperialismo e le menzogne dei media occidentali

    Ecco tutte le bugie che ci hanno raccontato sulla Guerra libica


    Intervista ad Amedeo Ricucci, giornalista RAI.
    Servizio di Jacopo Venier
    Immagini di Roberto Pietrucci
    Montaggio di Simone Bucci



  6. #16
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    Predefinito Rif: La crisi libica, l' imperialismo e le menzogne dei media occidentali

    La Libia, la sinistra e la guerra imperialista


    di Domenico Moro

    23/03/2011

    Fino ad ora, il movimento per la pace è rimasto praticamente senza voce di fronte alla guerra contro la Libia. Anche la sinistra non è stata all’altezza. Perché? La ragione principale sta nel fatto che chi ha scatenato la guerra, cioè gli Usa, la Gran Bretagna e la Francia, sono riusciti a mettere al centro dell’attenzione mondiale un uomo, il colonnello Gheddafi. La “storia” che si è venduta all’opinione pubblica mondiale è quella di un dittatore, al potere da ben quaranta anni, e del suo popolo, che chiede democrazia e libertà, e che per questo viene massacrato. Si è persino parlato di genocidio. L’accettazione acritica di questa versione ha disarmato la sinistra o almeno ne ha indebolito le motivazioni. Ed anche se i massacri di civili si sono rivelati, dopo un po’, perlomeno dubbi, a sinistra ci si è sentiti in imbarazzo a prendere le parti di un “dittatore”, scervellandosi su come contrastare la guerra e nello stesso tempo difendere la “rivoluzione democratica” libica.

    Se la “storia” raccontata dai mass media occidentali è stata venduta così efficacemente è stato anche grazie al contesto in cui i fatti libici si sono inseriti, ovvero la cosiddetta rivoluzione democratica araba, che si sarebbe affermata in Tunisia e in Egitto. Su questo, però, bisogna fare chiarezza. In Egitto e in Tunisia non si è verificata alcuna rivoluzione. In primo luogo, la rivoluzione non è il rovesciamento di un uomo, ma di un sistema di rapporti di potere, politici ed economici. In secondo luogo, in Egitto si è solo iniziato un processo potenzialmente rivoluzionario, che corre il rischio di essere volto a favore di forze reazionarie. Come ha rilevato Samir Amin, in Egitto Mubarak è stata dimissionato dall’esercito egiziano e dagli Usa, che hanno mantenuto ben salda la loro presa sul paese africano. Anzi, l’esercito, con l’avallo Usa, ha permesso ai Fratelli musulmani e all’ex partito di Mubarak di conseguire un grosso risultato tattico con la vittoria al referendum di modifica della Costituzione, che ha segnato invece la sconfitta di tutti quelli che erano per il no, i partiti della sinistra, il movimento democratico, quello operaio e la minoranza copta, fatta oggetto di veri e propri pogrom negli ultimi mesi. La vittoria del sì apre la strada ad elezioni immediate, che la sinistra e il movimento democratico non sono in grado di affrontare, e quindi all’affermazione dell’ex partito di Mubarak e dei Fratelli musulmani. Questi ultimi, che sono finanziati dall’Arabia Saudita, sono stati per l’occasione accreditati dagli Usa come moderati, ma moderati non sono come provano le vicende relative ai copti. Sempre l’Arabia Saudita, dittatura familiare e retrograda nonché migliore alleato arabo degli Usa, ha invaso il Bahrein, reprimendone i moti popolari. Ma su questo massacro di civili la propaganda occidentale non ha avuto niente da eccepire, forse perché in Bahrein c’è la base della V flotta Usa.

    Quanto accaduto in Libia nell’ultimo mese ha pochissimo a che spartire con il movimento democratico d’Egitto e Tunisia. Bocca ha affermato su “il manifesto” che i ribelli libici sono degli sconosciuti. In effetti, se facciamo attenzione sono meno sconosciuti di quanto sembri. Innanzi tutto, in Libia non c’è un movimento democratico e tanto meno un movimento operaio e partiti e sindacati di sinistra. La direzione del movimento anti Gheddafi è passata immediatamente alla rivolta armata, dando luogo ad una guerra civile. Inoltre, la dirigenza ribelle è quantomeno infarcita di elementi che hanno fatto la loro esperienza militare di combattenti jihadisti in Iraq ed in Afghanistan. Basti leggere l’articolo del Sole24ore del 22 marzo, “Noi ribelli, islamici e tolleranti”, dove si intervista il comandante ribelle di Derna, catturato nel 2002 dagli americani a Peshawar mentre era in fuga dall’Afghanistan. Solo con un grande sforzo di immaginazione si può pensare che la rivolta libica esprima valori democratici e di libertà, avendo invece radici nel separatismo tribale e nell’islamismo estremista tradizionali della Cirenaica. Secondo un documento, circolato nelle ultime settimane a Whashington, tra i combattenti jihadisti in Afghanistan i libici della Cirenaica erano uno dei gruppi nazionali maggiormente rappresentati. Non a caso alcuni settori della loro dirigenza – il segretario alla difesa Robert Gates al primo posto - sono stati scettici fin dall’inizio verso l’intervento militare.

    Perché allora nonostante tutto gli Usa hanno premuto per intervenire in Libia? L’obiettivo in tutto il Medio Oriente è, in primo luogo, eliminare qualsiasi soggetto politico indipendente o potenzialmente pericoloso per la ridefinizione di un assetto di controllo Usa ed Europeo su di un’area che vale le maggiori riserve energetiche del mondo. Se questo significa appoggiarsi ad elementi islamici, come i Fratelli musulmani e i ribelli libici, e dargli la patente di moderati, non importa. Del resto, dai talebani, usati contro l’URSS, in poi, gli Usa non si sono mai fatti scrupolo di usare l’estremismo islamico. Ad ogni modo, i rischi di un intervento in Libia sono agli occhi statunitensi ampiamente compensati non solo dal petrolio e dal gas libico sui quali mettere le mani. Soprattutto, sono compensati dal fatto che la Libia è fondamentale da un punto di vista geostrategico, perché è la porta che mette in collegamento Mediterraneo e Africa sub-sahariana. Qualcuno ricorda le guerre in Ciad degli anni ’80, nelle quali la Francia combatté contro il colonnello? Se la Francia è al primo posto nei bombardamenti è non solo perché spera di insediare le sue multinazionali petrolifere in Libia al posto dell’Eni, ma anche perché vuole rilanciare il suo ruolo nelle sue ex colonie dell’Africa sub-sahariana. L’obiettivo strategico degli Usa è, quindi, il controllo dell’Africa, che da alcuni anni è l’ultima frontiera di una rinnovata competizione per le materie prime tra le vecchie potenze colonialistiche e gli Usa, da una parte, e la Cina e l’India dall’altra. Non a caso in Africa, nel 2008, gli Usa hanno costituito il loro ultimo comando regionale, “AFRICOM”, che oggi dirige i bombardamenti sulla Libia. Obiettivo di questa guerra è eliminare il colonnello, ma solo perché è condizione necessaria per la distruzione della Libia come entità statuale indipendente.

    La guerra di Libia, la sua prima guerra, è il capolavoro di Obama. Mentre Bush ha agito unilateralmente, Obama, gettando il sasso e nascondendo la mano, ha mandato avanti la Francia e la Gran Bretagna e ha ottenuto la risoluzione “storica” dell’Onu “a difesa dei civili libici”. Una risoluzione votata nel giorno in cui un aereo senza pilota Usa uccideva quaranta civili in Pakistan, notizia praticamente ignorata dai media. Del resto, al contrario di quanto promesso in campagna elettorale, Obama non ha chiuso Guantanamo, non si è ritirato dall’Iraq, nel quale mantiene 48mila soldati, ha triplicato il numero dei soldati in Afghanistan, ha bombardato 117 volte nel 2010 in territorio pakistano (815 vittime accertate) e 19 volte nel 2011 (104 morti). Ma forse bombardare i civili degli altri è permesso. Il premio Nobel per la pace non solo non ha chiuso le guerre di Bush, ma ne ha aggiunta un’altra. Una bella dimostrazione del funzionamento della “democrazia” Usa, che mantiene una sostanziale continuità di linea politica senza il bisogno di affidarsi ad alcun “dittatore”. Il fatto è che non c’è cambiamento di persona che tenga, se il sistema rimane quello che è, cioè un capitalismo finanziario decadente e pertanto sempre più fondato sulla forza militare.

    Quella in atto in Libia è una guerra tipicamente imperialista, cioè una guerra per il saccheggio delle risorse mondiali. Ed è tipicamente imperialista anche perché è una guerra per la spartizione delle ricchezze mondiali tra gli imperialismi e le potenze mondiali. Infatti, a farne le spese è l’imperialismo più debole, quello italiano, che rischia di essere estromesso dalla sua principale fonte di rifornimento energetico e che, con l’Eni, ha probabilmente commesso l’errore di flirtare troppo con la Russia e con Gazprom, cui stava aprendo la via del petrolio libico. Ma debole, a proposito di imperialismo, non vuol dire meno aggressivo, come dimostra la fregola di partecipare ai bombardamenti per non farsi escludere dalla spartizione della torta.

    Il punto vero col quale si scontra la capacità della sinistra di reagire correttamente a quanto avviene è la mancata comprensione dell’imperialismo come sistema economico, politico e militare, il cui obiettivo è il dominio e non la libertà. E la mancata percezione che non c’è proporzionalità tra la dittatura esercitata dal “tiranno” di volta in volta nel mirino della macchina propagandistica occidentale e la dittatura esercitata dall’imperialismo col sistematico saccheggio delle risorse mondiali e con la sua immane potenza distruttiva. Ne è dimostrazione evidente la tempesta di fuoco scaricata dalle navi e dagli aerei occidentali sulle città libiche, ben oltre il mandato dell’Onu e l’istituzione di qualunque no-flying-zone, tanto da sollevare le proteste anche della Lega Araba tutt’altro che favorevole a Gheddafi.

    Del resto, il messaggio doveva essere chiaro a tutti, comprese Russia e Cina, che troppo tardi si sono accorte dell’errore dell’astensione in Consiglio di sicurezza dell’Onu. È grottesco che molti tra i “difensori della pace” nostrani non si rendano conto che in Libia i massicci bombardamenti occidentali uccidono più popolazione di quanto abbia fatto la guerra civile fino ad ora. L’imperialismo Usa ed europeo in Medio Oriente ed in Nord Africa non sta aiutando alcun “risorgimento” arabo, al contrario sta cercando di affossarlo, dall’Egitto al Bahrein, schierandosi con i regimi e le forze sociali e politiche più retrive. La guerra in Libia si inserisce in tale tendenza ed è per questo che opporsi all’intervento è fondamentale.

    La Libia la sinistra e la guerra imperialista
    Ultima modifica di Murru; 26-03-11 alle 15:21

  7. #17
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    Predefinito Rif: La crisi libica, l' imperialismo e le menzogne dei media occidentali

    LETTERA APERTA DEI MEDICI RUSSI IN LIBIA
    AL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE RUSSA


    24 marzo 2011, Tripoli, Libia

    Al Presidente della Federazione Russa D. Medvedev
    Al Primo Ministro della Federazione Russa V. Putin

    dai cittadini di Ucraina, Bielorussia e Russia che lavorano in Libia


    Gentili Sig. ri Medvedev e Vladimir Putin,

    Ci avete spiegato che i cittadini della ex Unione Sovietica erano destinati a divenire oggi cittadini di una comunità comprendente differenti stati slavi: Ucraina, Bielorussia, Russia. Nonostante questo, noi crediamo che sia la Russia, in quanto erede dell’URSS, la nostra sola protezione per gli interessi delle nostre nazioni e per la sicurezza dei nostri cittadini. E’ per questo che ci appelliamo a voi, in cerca di aiuto e di giustizia.

    Oggi assistiamo ad una plateale aggressione degli USA e della NATO contro un paese sovrano, la Libia. E se qualcuno ancora ne dubita, noi affermiamo trattarsi di un fatto ovvio e ben noto, poiché tutto sta accadendo sotto i nostri occhi e le azioni degli USA e della NATO minacciano la vita non solo dei cittadini della Libia, ma anche di noi che ci troviamo sul suo territorio. Siamo indignati per i barbari bombardamenti della Libia perpetrati in questo momento dalla coalizione USA-NATO.

    Il bombardamento di Tripoli e di altre città della Libia non ha per obiettivo soltanto i sistemi di difesa aerea e i velivoli dell’aviazione libica e non è rivolto soltanto contro l’esercito, ma ha preso di mira anche le infrastrutture civili e militari. Oggi, 24 marzo 2011, gli aerei degli USA e della NATO hanno bombardato per tutta la notte e tutta la mattina un quartiere di Tripoli, Tajhura (dove si trova fra l’altro il Centro di Ricerca Nucleare libico). Le difese aeree e i velivoli situati a Tajhura erano già stati distrutti nei primi 2 giorni di attacchi e in città rimanevano altre installazioni militari in attività, ma oggi l’obiettivo dei bombardamenti sono le baracche dell’esercito libico, intorno alle quali vi sono quartieri residenziali densamente popolati; lì vicino si trova anche il più grande centro di cardiologia del paese. I civili e i medici non avrebbero mai potuto immaginare che si sarebbe arrivati a distruggere normali quartieri residenziali, perciò nessuno dei residenti o dei pazienti dell’ospedale era stato evacuato.

    Le bombe e i missili hanno colpito le abitazioni civili e sono caduti vicino all’ospedale. I vetri del centro cardiologico sono andati in frantumi e nell’edificio riservato alle partorienti con problemi cardiaci sono crollati un muro e parte del tetto. Ciò ha provocato dieci aborti, la morte dei neonati e il ricovero delle madri nel reparto di cura intensiva; i medici stanno lottando per salvare loro la vita. Noi e i nostri colleghi stiamo lavorando sette giorni alla settimana nella speranza di salvare qualcuno. E tutto questo è la diretta conseguenza del lancio di bombe e di missili contro edifici residenziali, che hanno provocato dozzine di morti e di feriti che il nostro personale cerca di operare e visitare. Un numero così enorme di morti e di feriti, come quello registrato oggi, non si era avuto durante l’intera durata delle insurrezioni in Libia. E questo lo chiamano “proteggere la popolazione civile”?

    Con la piena responsabilità di testimoni e di persone partecipi di quanto sta accadendo, noi dichiariamo che gli Stati Uniti e i loro alleati stanno perpetrando un genocidio contro il popolo libico, come già avvenuto in Yugoslavia, Afghanistan e Iraq. I crimini contro l’umanità compiuti dalle forze della coalizione ricordano quelli commessi in Germania, dove pure i civili venivano fatti a pezzi allo scopo di suscitare orrore e di spezzare la resistenza del popolo (la Germania lo ricorda e per questo ha deciso di non partecipare a questo nuovo massacro). Oggi essi mirano, con metodi simili, a far sì che il popolo libico rinunci al proprio capo e al proprio legittimo governo e ceda senza fiatare la propria ricchezza nazionale alle forze della coalizione.

    Comprendiamo bene che appellarsi alla “comunità internazionale” per salvare il popolo della Libia e tutti coloro che vivono in Libia sarebbe perfettamente inutile. La nostra sola speranza è la Russia, che possiede diritto di veto all’ONU, e in particolare i suoi capi, il Presidente e il Primo Ministro.

    Confidiamo ancora in voi, come in voi abbiamo confidato in passato, quando prendemmo la decisione di restare in Libia per aiutare il suo popolo, dedicandoci anima e corpo al dovere medico. Dopo il fallito colpo di stato alla fine di febbraio, la situazione in Libia si era calmata e il governo era riuscito a ripristinare l’ordine. Tutti in Libia sapevano che senza l’intervento americano, il paese sarebbe ben presto ritornato alla sua vita normale. Convinti che la Russia, col suo potere di veto, non avrebbe permesso l’aggressione degli Stati Uniti e dei suoi alleati, abbiamo deciso di restare in Libia, ma ci siamo sbagliati: la Russia, sfortunatamente, ha creduto alle false rassicurazioni degli americani e non si è opposta alla decisione criminale di Francia e Stati Uniti.

    Noi siamo ucraini, russi e bielorussi, persone di diverse professioni (soprattutto medici) che lavorano in Libia da oltre un anno (da 2 a 20 anni). In tutto questo tempo abbiamo imparato a conoscere il modello di vita del popolo libico e dichiariamo che pochi cittadini, in altre nazioni del mondo, possiedono le comodità di cui possono godere i libici. Tutti hanno diritto a cure gratuite e i loro ospedali sono dotati del miglior equipaggiamento medico del mondo. In Libia l’istruzione è gratuita e le persone capaci hanno la possibilità di studiare all’estero a spese del governo. Ogni coppia che si sposa, riceve 60.000 dinari libici (circa 50.000 dollari USA) come assistenza economica. Lo stato concede prestiti senza interesse e spesso senza scadenza fissa. Grazie ai sussidi governativi, il prezzo delle automobili è molto più basso che in Europa e ogni famiglia può permettersi di acquistarle. Benzina e pane costano pochi centesimi, gli agricoltori non pagano tasse. Il popolo libico è tranquillo e pacifico, poco incline all’alcool e molto religioso.

    Oggi questo popolo sta soffrendo. In febbraio, la vita pacifica di questa gente è stata violata da bande di criminali e da giovani pazzi e drogati, che i media occidentali hanno chiamato per qualche motivo “manifestanti pacifici”. Costoro hanno iniziato a usare armi e ad attaccare stazioni di polizia, sedi governative, reparti militari, provocando una carneficina. Coloro che li guidano, perseguono un obiettivo assai chiaro: creare il caos e impadronirsi del petrolio libico. Hanno raccontato menzogne alla comunità internazionale, dicendo che i libici stanno lottando contro il regime. Diteci, a chi non piacerebbe un “regime” del genere? Se avessimo avuto un simile “regime” in Ucraina o in Russia, non saremmo venuti qui a lavorare, ci saremmo goduti le comodità che potevano offrirci i nostri paesi e avremmo fatto ogni sforzo possibile per far sì che tale “regime” continuasse ad esistere.

    Se gli USA e l’UE non hanno nulla da fare, che rivolgano la loro attenzione all’emergenza in Giappone, ai bombardamenti israeliani sulla Palestina, alla sfrontatezza e all’impunità dei pirati somali o alle condizioni degli immigrati arabi in Francia e lascino che siano gli stessi cittadini libici a risolvere i propri problemi interni. Oggi noi vediamo che vogliono trasformare la Libia in un nuovo Iraq. Perpetrare il genocidio di un intero popolo e di coloro che ad esso sono legati. Noi abbiamo prestato il GIURAMENTO MEDICO e non possiamo abbandonare i libici al loro destino, lasciandoli distruggere dalle forze della coalizione; inoltre, sappiamo che quando tutti gli stranieri se ne saranno andati e non sarà rimasto più nessuno a raccontare la verità (il piccolo staff delle missioni diplomatiche è stato ridotto al silenzio già da tempo), gli americani faranno qui una carneficina.

    La nostra unica speranza di sopravvivere è una ferma presa di posizione della Russia presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

    Speriamo che Lei, Signor Presidente, e Lei, Signor Primo Ministro, in quanto cittadini russi e in quanto persone coscienziose, non permettiate ai fascisti americani ed europei del 21° secolo di distruggere questo popolo che ama la libertà e chi ha scelto di restare con lui.

    Chiediamo perciò con urgenza che la Russia utilizzi il suo diritto di veto, un diritto conquistato con milioni di vite del popolo sovietico durante la II Guerra Mondiale, per fermare questa aggressione contro uno stato sovrano, per chiedere l’immediata cessazione dei bombardamenti degli USA e della NATO e per richiedere l’intervento delle truppe dell’Unione Africana nella zona di conflitto in Libia.


    Nota: ai delegati del Consiglio per la Pace e la Sicurezza dell’Unione Africana, accettati tanto dal governo libico quanto dai capi dei ribelli per arrivare ad una soluzione pacifica del conflitto, non è stato consentito l’ingresso in Libia dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Questo atto dovrebbe essere condannato da Russia e Cina, che dovrebbero studiare le risoluzioni dell’UA e sostenere le sue sagge decisioni.


    GIU’ LE MANI DALLA LIBIA!


    Con rispetto e speranza
    nella Vostra saggezza e onestà
    i cittadini di Ucraina, Russia e Bielorussia di stanza in Libia

    Bordovsky S., Vasilenko, S., Vegerkina A., Henry IV, Henry H., L. Grigorenko, DraBragg, A., Drobot V. Drobot, N., Yemets E., Kolesnikova, T., Kuzin, I., Kuzmenko, B., Kulebyakin V. Kulmenko T., Nikolaev AG, Papelyuk V. Selizar V. Selizar About . Smirnov, O. Smirnova, R., Soloviev DA, Stadnik VA, Stolpakova T. Streschalin G. Stakhovich Yu, Sukacheva L. Sukachev V. Tarakanov, T., Tikhon N. Tikhonov VI, Tkachev AV, Hadareva E., Tchaikovsky, O., Chukhno D. Chukhno O. Yakovenko D. ecc.

    [L’elenco completo delle firme sotto l'appello ai capi della Russia e sotto la richiesta di un tribunale internazionale dell'Aja per i crimini di USA e NATO in Libia].

    (fonte: Uruknet.info)
    Ultima modifica di Murru; 31-03-11 alle 14:34

  8. #18
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    Predefinito Rif: La crisi libica, l' imperialismo e le menzogne dei media occidentali

    PERCOLATO TROTSKISTA (o della “Rivoluzione libica” di Ferrando e delle “Brigate Internazionali” di Rossanda)


    Oggi, 31 marzo 2011 nella prima pagina del New York Times (si può leggere su internet) c’è un articolo dal titolo: “LIBIA – SPIE DELLA CIA LOCALIZZANO GLI OBIETTIVI DA BOMBARDARE E AIUTANO GLI INSORTI ANTI-GHEDDAFI”.

    Vi si legge:

    “La Central Intelligence Agency ha inviato suoi agenti segreti in Libia per raccogliere informazioni sugli obiettivi da bombardare e per contattare e passare in rassegna i ribelli assediati dalle forze armate del Colonnello Muhammar Gheddafi.

    “Mentre il Presidente Obama ha ripetuto più volte che su suolo libico non vi sono truppe americane combattenti, tuttavia gruppi di agenti della CIA stanno operando in Libia già da molte settimane in quanto parte di una forza coperta di Occidentali che l’Amministrazione Obama spera sia di aiuto nel dissanguare (bleed) gli effettivi dell’esercito del Colonnello Gheddafi.

    “In aggiunta alla presenza CIA, composta da un numero imprecisato di americani che già svolgevano il proprio lavoro presso agenzie spionistiche operanti a Tripoli e da altri giunti più recentemente, sono presenti in Libia, secondo quanto affermato da ufficiali inglesi, dozzine di appartenenti a Forze Speciali britanniche e ufficiali del Servizi di Spionaggio M16 (armi speciali in dotazione all’Esercito Usa – n.d.t.)

    Questa “rivelazione” del New York Times (che è un segreto di pulcinella per chi conosce l’imperialismo e solo un suonato trotskorossandiano può rimanere ‘sbalordito’ dal fatto che la Libia pulluli di CIA!) è un pugno in bocca sia per Ferrando, discepolo del Profetatrotski, sia per la ossequiata politologa simil-marxista Rossanda. Costei arrivò finanche a fare un accenno a “Brigate Internazionali” da mandare in Libia, ma lo fece sotto la forma apparente di un diniego :”Non dico -scrisse sul Manifesto- che bisogna mandare in Libia le Brigate Internazionali”, ma…. se si fossero costituite davvero legioni di giovani pronti ad attraversare il Mediterraneo per andare a combattere contro Gheddafi la vecchia manifestina e l’ispirato discepolo di Trotski li avrebbero di sicuro applauditi fino a spellarsi le mani.

    In effetti in Libia già ci sono le brigate internazionali (con le iniziali minuscule): sono costituite dagli spioni della Cia in numero “imprecisato” ma sicuramente cospicuo; dagli agenti segreti britannici; certamente da quelli francesi; quasi certamente da quelli spagnoli e italiani. Per la legge dantesca del contrappasso Ferrando (e non la Rossanda, per motivi di genere e di età) andrebbe collocato in un’imprecisata enclave libica con il compito di “contattare e passare in rassegna”, a suon di calci nel sedere da parte degli agenti dei servizi segreti imperialisti, i “rivoluzionari” anti-Gheddafi.

    Ma fuori da ogni scherzo: non sarebbe ora di farla finita con questi scimpanzé che hanno guadagnato la scena politica per alcuni decenni (parliamo soprattutto del Manifesto e di Liberazione, non all’inutile Ferrando inutile discepolo di un vecchio arnese controrivoluzionario che fece la brutta fine che meritava), scimpanzé che hanno trombonato scemenze trotskiste (con successo, dobbiamo ammettere!) al solo scopo (consapevole o inconsapevole: poco importa) di seminare rassegnazioni e disfattismi compatibili con la “cultura” del mondo occidentale-imperialista, e hanno disseminato queste luride idee truccate da radicalismo spacciandole per marxismo, scimpanzé dalla smisurata presunzione che un giorno osarono dichiarare che si accingevano a rifondare il comunismo.

    Non sarebbe ora che le giovani leve del marxismo leninismo impugnassero la penna e imparassero a scrivere contro questi scimpanzé? Non sanno forse, i giovani rivoluzionari che, le rivoluzioni si fanno prima con la penna e poi con le armi? Basta! A fare da pubblico plaudente a questi quadrumeni scriventi! Spodestiamoli, impossessiamocene noi della scrittura rivoluzionaria!

    http://lanostralotta.org/?p=207
    Ultima modifica di Murru; 01-04-11 alle 18:38

  9. #19
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    Predefinito Rif: La crisi libica, l' imperialismo e le menzogne dei media occidentali

    Molto meglio sostenere un dittatore terrorista e sanguinario.
    Perché l'unico tipo di rapporto che riusciva a concepire era di tipo feudale. Non aveva la minima idea di cosa fosse il cameratismo al quale anelava l'anima. (E. M. Forster)



  10. #20
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    Predefinito Rif: La crisi libica, l' imperialismo e le menzogne dei media occidentali

    Citazione Originariamente Scritto da Monsieur Visualizza Messaggio
    Molto meglio sostenere un dittatore terrorista e sanguinario.
    difesa dei civili



    avete veramente la faccia come il culo...

 

 
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