La Chiesa Cattolica e gli Animali nei Documenti Magisteriali



Il Costantinopolitano II, svoltosi nell’anno 553, è il primo Concilio a mostrare l’esperibilità dell’unico Dio, nella sua forma trinitaria, attraverso la creazione. Le tre modalità con cui l’unico Dio crea, dal Padre, attraverso il Figlio, nello Spirito, rivelano, dice il Concilio, che l’unico processo di manifestazione di sé da parte di Dio inizia con la creazione e culmina nell’escaton, la nuova e definitiva creazione.

Sarà il Quarto Concilio Lateranense (1215), tuttavia, ad affermare, pur specificando che «la dissomiglianza è molto maggiore», che «tra le creature e Dio c’è somiglianza», per cui è possibile parlarne per analogia. Il pensiero cristiano consente, perciò, secondo il Concilio, di istituire una riflessione su Dio nella quale principio di ogni analogia è il Figlio di Dio fatto uomo proprio per il valore che assegna alle creature. Jüngel, rovesciandone la prospettiva, affermerà che tra Dio e il creato c’è, sì, differenza, ma in una somiglianza, in una affinità, ancora più grandi, perché Dio, entrando nel creato nell’umanità del Figlio Gesù, crea con esso un’affinità prima impensabile.
È, anzi, solo sulla base di questa affinità e somiglianza con il mondo creato, dice Jüngel, che si può iniziare un discorso su Dio. Il rapporto di Dio con il mondo non va, perciò, inteso in termini causali, Dio causa dell’essere del mondo, ma in termini di amore, di rapporto attraverso il quale Dio abbraccia tutte le sue creature.

Sulla base della Lettera ai Romani: «Dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità» (Rm 1,20), la Costituzione dogmatica Dei Filius, del Concilio Vaticano I, al capitolo 2, parla di «certa conoscenza di Dio attraverso la realtà creata» ; Dio, infatti «il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo, offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé».

Anche la Dei Verbum del Concilio Vaticano II, pur parlando di processo storico, del quale l’incarnazione di Cristo è il culmine, afferma che «Dio, creando e conservando per mezzo del suo Verbo tutte le cose, offre agli uomini nella creazione una perenne testimonianza di sè» . La Costituzione dogmatica afferma, inoltre, che «qui sulla terra il regno è già presente, in mistero; ma con la venuta del Signore, giungerà a perfezione. […] Allora, vinta la morte, […] ciò che fu seminato nella debolezza e nella corruzione rivestirà l’incorruzione: e restando la carità con i suoi frutti, saranno liberate dalla schiavitù del male tutte quelle creature che Dio ha fatto» .
Il documento precisa che: «il Verbo di Dio per mezzo del quale tutto è stato creato, si è fatto egli stesso carne, per operare, lui, l’uomo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale» . Tuttavia «fino a quando non vi saranno cieli nuovi e terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia, la Chiesa pellegrina […] vive tra le creature che gemono e soffrono fino ad ora nelle doglie del parto e attendono la rivelazione dei figli di Dio» . Ora, nel mondo, sottolinea il Concilio, dobbiamo accogliere tutte le creature «come se al presente uscissero dalle mani di Dio».

La Costituzione Apostolica Paenitemini, allacciandosi al racconto biblico di Ninive, afferma come anche gli animali siano in grado di comprendere l’essenza di Dio: «La vera penitenza non può prescindere da un’ascesi anche fisica: tutto il nostro essere, anzi tutta la natura, anche gli animali […], deve partecipare attivamente a questo atto religioso con cui la creatura riconosce la santità e maestà divina» e l’Esortazione Apostolica Paterna cum Benevolentia, sottolineando come la riconciliazione, frutto della redenzione, abbia dimensioni universali e coinvolga tutta la creazione, rivolge un appello alla Chiesa affinché, nel mondo, sia segno efficace di unità fra tutte le creature .

E’ interessante notare che prima del Concilio Vaticano II c’era la proibizione di diventare sacerdoti per i figli dei macellai, e serviva la dispensa.
Già San Pio V, nella Bolla De salute gregis, affermava, infatti, che: «Maltrattare gli animali e ucciderli senza ragione è azione più di demoni che degli uomini» e Giovanni Paolo II, quand’era ancora cardinale Karol Wojtyla di Cracovia, nel 1962 scriveva in Amore e responsabilità: «Gli animali sono dotati di sensibilità e capaci di soffrire: si esige da parte dell’uomo che non li faccia soffrire e che non li torturi fisicamente».

L’enciclica di Giovanni Paolo II Sollecitudo rei socialis inviterà, in seguito, a «prendere crescente consapevolezza che non si può fare impunemente uso delle diverse categorie di esseri, viventi o inanimati – animali, piante, elementi naturali –, come si vuole […].
Al contrario, occorre tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato, che è appunto il cosmo». Perciò, afferma, «non si può parlare di libertà di “usare e abusare”, o di disporre delle cose come meglio aggrada. La limitazione imposta dallo stesso Creatore fin dal principio, ed espressa simbolicamente con la proibizione di “mangiare il frutto dell’albero” (Gn 2,16), mostra con sufficiente chiarezza che, nei confronti della natura visibile, siamo sottomessi a leggi non solo biologiche, ma anche morali, che non si possono impunemente trasgredire».

E lancia un appello agli uomini affermando che «vi è un’urgente necessità di un cambiamento degli atteggiamenti spirituali che definiscono i rapporti […] con la natura».

1- Anche Agostino, parlando delle “vestigia Trinitatis”, faceva risalire la capacità di andare verso Dio a partire dalla creazione.
2- Canone 2, punto 3. «Dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l’Autore». Cfr. Sap 13,5.
3- Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 3-4; Gaudium et spes, 39; GS 45; GS 48; GS 37; Sollecitudo rei socialis, 30.12.1987, n. 34, 67s.
4- Paenitemini, Paolo VI, 17.2.1966; Paterna cum benevolentia, Paolo VI, 8.12.1974, in M. FANCIOTTI, La Chiesa e gli animali. La dottrina cattolica nel rapporto uomo-animale, alberto perdisa, Bologna 2007, 41.
5- M. CANCIANI, Nell’arca di Noè. Religioni e animali, Carroccio, Vigodarzere (Pd) 1990, 85.

Foto: Sano di Pietro, San Girolamo che toglie la spina al leone, Parigi, Louvre.


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