LA TRADIZIONE DEL CAFFE' ESPRESSO NAPOLETANO
<<Prendiamoci un caffè>>. E’ forse l’esortazione collettiva più frequente a Napoli, motivo d’aggregazione e distensione quotidiana, al lavoro come nel tempo libero. La bevanda nera è senza dubbio il pretesto per una chiacchierata in leggerezza, e viceversa le chiacchierata pretesto per un piacevole caffè.
A Napoli il caffè è un rito che è pure business. Una tradizione talmente salda da aver consacrato in Italia e nel mondo “l’espresso napoletano”; una tradizione che affonda le sue radici nel 1700 quando nell’antica capitale duosiciliana se ne beveva almeno una tazzina al giorno.
Il caffè arrivò in Europa dalla Turchia e penetrò a Napoli passando per Vienna, città d’origine di Maria Carolina D’Asburgo-Lorena. Dopo aver sposato Re Ferdinando di Borbone, lo radicò nella cultura della città non volendo rinunciarvi nelle sua nuova vita partenopea. Da quest’incrocio, Napoli divenne terminale del percorso e capitale italiana del caffè con la sua reinterpretazione di tostatura più apprezzata. Maria Carolina fu sorella di Maria Antonietta di Francia, della quale si racconta che prima di avviarsi al patibolo volle bere una tazza di caffè. Furono le due sorelle sovrane austriache a sdoganare in Europa il caffè di turca provenienza abbinandolo al cornetto, creando il classico binomio mattiniero di bar e caffetterie.
Per storia e radicamento, l’unica tradizione del caffè in Italia che può affiancarsi alla napoletana è quella di Trieste, laddove pure il caffè è rito e tradizione. E non è un caso visto che nel ’700 la città alabardata fu principale porto asburgico e sbocco sul mare dell’impero austrico. Ma senza nulla togliere al pur forte rapporto tra la città giuliana e il caffé, pure la miscela “triestina” non conserva in sé le caratteristiche di tostatura della napoletana. Inoltre, è connotato da un più elevato grado di dolcezza che, se per alcuni profani può rappresentare un vantaggio, per i veri intenditori del caffè non è altro che un cospicuo fattore che fa preferire l’espresso napoletano.
Attorno al caffè a Napoli ruotano riti e aneddoti. Ad esempio è di regola qui bere il caffè con le “5 C”, ovvero le cinque C iniziali della frase “comme ca..o coce chistu café”. Ma scalda più il cuore che il palato la ritualità del caffè pagato, una volta molto più frequente, secondo il quale sia tradizione locale pagare un caffè non ancora consumato a beneficio di chi non se lo possa permettere. Una grande lezione di solidarietà da parte di un popolo spesso sui giornali per la cronaca nera che non per quello che ha dato alla storia e alla cultura del paese.
Come non ricordare, infine, l’ispirazione che la “tazzulella” ha offerto ai cantori di Napoli nelle tante canzoni partenopee che hanno per protagonista il caffè. Così come la celebre scena del caffè rappresentata da Eduardo in “Questi fantasmi“, a testimonianza di un legame indissolubile tra la città e il suo “oro nero”.
(scritto da Angelo Forgione)
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Storia e segreti del caffè a Napoli. Rito e tradizione della città.
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