1989: di fronte al collasso dei regimi comunisti, anche in Jugoslavia il governo di Ante Markovic, impegnato in una durissima austherity per rilanciare l'economia, apre alla democrazia e al libero mercato. In diverse repubblica della Federazione si vorrebbero organizzare imminenti elezioni democratiche.
[B] Ante Markovic riesce a mettere un pò d'ordine e a fissare un election day repubblicano: vorrebbe abbinarvi anche uno federale, ma bisognerebbe modificare estensivamente la Costituzione, quindi la cosa viene rimandata. Tuttavia, la nuova Presidenza Collettiva jugoslava dovrà essere democratica. Viene fissata una legge elettorale proporzionale con sbarramento al 5% uniforme per tutte le Repubbliche[\B] * Prima differenza con la nostra TL, in cui Markovic subì la convocazione di elezioni separate per le varie repubbliche.
1990: elezioni repubblicane. I partiti secessionisti di centrodestra si impongono in Slovenia come nella nostra TL. In Croazia, la proporzionale spariglia le carte: i secessionisti dell'HDZ, divisi al loro interno tra moderati più vicini a Stipe Mesic e gli oltranzisti del leader Tudjman, ottengono il 36%, e per governare contro i forti socialdemocratici ex comunisti (32%) devono allearsi col centro moderato, comunque non ostile alla secessione (22%). In Bosnia, il partito di Markovic, la cui credibilità è aumentata, ottiene comunque un positivo 15%, a cui si può sommare una percentuale equivalenti di consensi per i postcomunisti. Al governo va tuttavia una coalizione dei tre partiti nazionalisti, il croato HDZ, il serbo SDS e il bosgnacco SDA. Il faccendiere moderato Fikret Abdic sconfigge Izetbegovic nella corsa alla leadership all'interno dell'SDA e diventa il nuovo Presidente bosniaco. In Montenegro, Macedonia e Serbia si confermano come nella nostra TL Momir Bulatovic, Slobodan Milosevic e Kiro Gligorov.
*L'election day e la maggiore credibilità del governo federale permettono ai postcomunisti di ottenere migliori risultati un pò ovunque, ma sopratutto, imponendo una legge elettorale uniforme, impediscono l'autosuicidio dei postcomunisti croati, che in assenza di doppio turno non vengono distrutti dalla convergenza dei moderati sui nazionalisti. In Croazia, si afferma quindi un governo più moderato di quello della nostra TL, e la propaganda nazionalista di Mate Boban non attecchisce.
1990-1991- I tentativi di Markovic di salvare la Jugoslavia restano disperati, Milosevic lo sabota costantemente e Slovenia e Croazia fanno fronte comune contro la federazione. Di fronte alla proposta croato-slovena di una confederazione, la Bosnia preferisce un modello di autonomie differenziali, così come la Macedonia, e la Serbia rifiuta tutto.
Croazia e Slovenia, meno scioviniste rispetto alla nostra TL, si coordinano meglio: la JNA viene colta di sorpresa quando i due paesi dichiarano unilateralmente l'indipendenza della Confederazione Illirica, nome lirico scelto per evocare ricordi classicistici e napoleonici in Europa Occidentale. Il comandante della JNA, di fronte alla presa in ostaggio dei suoi soldati nelle caserme, con molti di loro che sono parenti o amici degli assedianti, e la difesa territoriale passata a sostegno degli indipendentisti, è costretto a ammettere il fatto compiuto.
L'intero esercito jugoslavo da ovest si sposta in Bosnia, e occhieggia minacciosamente le aree serbofone della Croatia, Krajna e Slavonia. Il governo croato del moderato-nazionalista Stipe Mesic annuncia che i serbi continueranno a godere dello status di minoranza costitutiva della Confederazione, e che non saranno intaccate le loro libertà linguistiche e religiose. Una modifica alla Costituzione croata aumenterà l'autogoverno delle due aree serbofone.
Ben presto, anche la Macedonia le raggiunge, ma si lascia aperta la porta di una futura adesione a una "nuova unione jugoslava". Kadijievic a malincuore si rassegna.
1991-1992: In Bosnia, la situazione è esplosiva. Fikret Abdic si trova a dover gestire gli estremisti del suo partito che vogliono la Sharia, i conservatori di Izetbegovic che chiedono l'indipendenza, e dall'altra parte gli oltranzisti serbi e croati. Quando annuncia la fine del governo di unità tra nazionalisti e apre a postcomunisti e democratici di Markovic, che intanto rimane premier di una federazione in una profonda crisi di identità, Karadzic insorge, e scatena la guerriglia con chiari obiettivi secessionisti. Si schiera a suo sostegno Vuk Draskovic, l'avversario nazionalista di Milosevic alle presidenziali. Milosevic rompe la coalizione con i radicali serbi di Seselj e si schiera contro la secessione della Republika Srpska, spaventato dal fatto che gli ultranazionalisti possano indebolirlo rispetto a Draskovic, ma Kadijievic non si fida più di un leader screditato.
1992: la JNA, l'Armata Popolare Jugoslava, attua un colpo di Stato. Vengono sospese per un periodo " non inferiore a sei mesi" la Costituzione federale e quelle repubblicane, e Markovic assume la presidenza a interime di un Consiglio di Salvezza Nazionale. Assieme a lui, ne fanno parte Djukanovic in rappresentanza del Montenegro, dopo la deposizione di Bulatovic nel golpe, Abdic per la Serbia, Kadijievic stesso per la Serbia. Partecipano senza diritto di voto rappresentanti del Kosovo, dei Serbi e dei Croati di Bosnia, e della Vojvodina.
Dopo alcuni tentennamenti, UE e USA riconoscono il nuovo governo.
1993- La Giunta convoca nuove elezioni per l'Assemblea Costituente della Repubblica Federale di Jugoslavia, vinte dai postcomunisti dell'Unione Riformista di Markovic. L'opposizione è formata dai liberali del Partito Democratico e da varie forze nazionaliste.
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2013: Elezioni nella Repubblica Federale di Jugoslavia. I confini repubblicani sono stati modificati alcune volte nel tempo, e la Macedonia è rientrata nel 1995.
Della federazione fanno parte:
Repubblica Serba: Vojvodina, Serbia esclusi Sangiaccato e Valle del Presevo, Bosnia Orientale.
Repubblica di Bosnia e Erzegovina: Bosnia Musulmana, parte della Bosnia Orientale, Erzegovina, Sangiaccato.
Repubblica del Kosovo e Mehtoja: Kosovo esclusa la provincia di Kosova Mitrovica, che fa parte della Serbia, ma aggiunta la valle del Presevo e alcune province occidentali della Macedonia.
Repubblica di Macedonia.
Repubblica di Montenegro.
La costituzione è simile a quella Svizzera. L'economia è passata dal socialismo dell'autogestione a un modello misto, piccole e medie imprese unite alle grandi in cui però vige un regime di cogestione. C'è una forte presenza della proprietà cooperativa. La presenza della criminalità rimane endemica nelle regioni meridionali. La Repubblica fa parte dell'UE, ma non della NATO, rimanendo filorussa e parte dei non allineati, e potrebbe adottare l'Euro nei prossimi anni. Il suo livello di reddito è paragonabile alla Slovacchia.