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Discussione: TESTI DELLA FILOCALIA

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    Predefinito TESTI DELLA FILOCALIA

    TESTI DELLA FILOCALIA




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    Introduzione


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    La Filocalia rappresentò, quando uscì nel XVIII secolo, un evento importantissimo per la vita cristiana. Dinanzi al trionfare dell'illuminismo, segnò la scelta di tutta una Chiesa per la Rivelazione e la Tradizione autentica contro una visione di fede troppo intellettualistica e filosofica. Dio non è astratto; Egli si rivela e conversa con gli uomini nella nostra carne (Bar 3, 37); una realissima conoscenza e comunione con Lui è possibile. Come? Attraverso la preghiera, e in special modo quel pregnante tipo di preghiera che è la preghiera di Gesù; tale la tesi di fondo di questa ricca, sostanziosa e luminosa raccolta di testi che vanno dal IV al XV secolo. Ma la « preghiera di Gesù » non è qualcosa di a sé stante. Essa si basa sul mistero inconfondibilmente e unicamente cristiano della incarnazione, che stabilisce nella persona del Cristo - l'unione ineffabile fra Dio e la creatura. Gesù, cioè, in quanto «consanguineo » con il credente, prega in lui, compiendo l'opera della redenzione. Per questo La Filocalia inquadra la « preghiera di Gesù » in un'ottica ampia, articolata e di grande profondità, dominata da un costante richiamo alla sobrietà e all'ascesi: tema, quest'ultimo, particolarmente attuale in un'epoca di spiritualità molte volte epidermica. Riproposta oggi - epoca di confusione ideologica e religiosa, e di paralisi della ragione - La Filocalia può favorire quel fortissimo recupero di fede rigeneratrice da tutti auspicato. (dall'introduzione all'edizione italiana della Filocalia, ed. Gribaudi).

    Vi proponiamo in questa pagina alcuni testi importanti della filocalia ed alcuni articoli di commento di autori cristiani orientali e occidentali






    Esicasmo
    "Sarebbe anche simpatico, se non fosse nazista!" (Malandrina) :gluglu:


    "Al di là dell'approvazione o disapprovazione altrui!" :gluglu:

  2. #2
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    Predefinito Rif: TESTI DELLA FILOCALIA

    LA FILOCALIA: materiali





    Una introduzione storica e redazionale di Jean Gouillard

    Filocalia significa «amore della bellezza», di quella bellezza che si confonde col bene. La parola era già stata usata da S. Basilio e dal suo amico Gregorio di Nazianzo per la loro raccolta di passi scelti di Origene. Ma, all'infuori di qualche erudito, chi conosce questa raccolta?

    Nel 1782 vide la luce a Venezia un'altra Filocalia, con diverso destino, i cui esemplari, appena stampati, furono rimpatriati in blocco in Oriente. Nulla di strano in questo. Basta sfogliare la Bibliografia ellenica di Pernot-Petit per costatare che il libro greco si stampava in quel tempo necessariamente a Venezia. La situazione sarebbe cambiata soltanto dopo la guerra d'Indipendenza. Quest'edizione, in-folio, di 16-1207 pagine su due colonne, si annunciava così: «Filocalia dei Santi Niptici, raccolta dei santi Padri Teofori, dove si vede come, attraverso la filosofia della vita attiva e della contemplazione, lo spirito si purifica, è illuminato e reso perfetto...».

    L'opera era stata finanziata da un ricco mercante di Smirne, Giovanni Mavrogordato, ritenuto erroneamente da alcuni un principe rumeno. Quest'edizione era stata elaborata dal vescovo di Corinto, Macario (1731-1805) e dal monaco del Monte Athos Nicodimo, detto l'Aghiorita (1749-1809). Il primo aveva scoperto la raccolta del manoscritto e ne aveva corretto le lezioni; il secondo si era assunto la prefazione e le notizie sugli autori. Apostoli ambedue e uomini colti, desideravano ricordare ai monaci e ai fedeli ortodossi la grande tradizione di preghiera, resa illustre da una catena ininterrotta di contemplativi, a partire dai tempi del deserto fino ai restauratori del XIII-XIV secolo. Erano inoltre spiriti aperti: Macario non temeva di predicare, contro gli usi del tempo, un ritorno alla comunione frequente; Nicodimo non esitava a tradurre e adattare gli Esercizi Spirituali di S. Ignazio di Loyola e il Combattimento Spirituale dello Scupoli.

    Essi credevano fermamente nella loro impresa. Il libro che vedeva la luce, ci dice Nicodimo, è «il tesoro della sobrietà, la custodia dell'intelletto, la mistica scuola della preghiera dello spirito, il modello eminente della vita attiva, la guida sicura della contemplazione, il paradiso dei Padri e la catena d'oro delle virtù. Un libro che è il ricordo continuo e familiare di Gesù...».

    Questo vero «concilio» dei Padri Niptici chiama a raccolta tutta la tradizione, dal tempo del deserto con Antonio il Grande ed Evagrio il Pontico fino a Simeone di Tessalonica (1410-1429). Essi sono più di trenta: Antonio il Grande, Isaia l'Anacoreta, Evagrio il Pontico, Cassiano il Romano, Marco l'Eremita, Esichio Presbitero, Nilo asceta di Ancira, Diadoco di Fotica, Giovanni Carpazio, Teodoro di Edessa, Massimo il Confessore, Talassio Libico, Giovanni Damasceno, Filemone, Teognosto, Filoteo il Sinaita, Elia l'Ecdico, Teofano il Monaco di «La Scala», Pietro Damasceno, Macario Egiziano, Simeone il Nuovo Teologo, Niceta Stetatos, Teolepto di Filadelfia, Niceforo l'Esicasta, Gregorio il Sinaita, Gregorio Palamas, Callisto e Ignazio di Xanthopouli, Callisto Catafigiota, Simeone di Tessalonica, Marco d'Efeso, Massimo il Causocalibita.

    Alcune presenze sono discrete: Teofano ci offre due sole pagine; altre sono invadenti: Pietro Damasceno ce ne offre oltre 140. Queste precedenze non hanno niente a che vedere con l'importanza degli autori. Il loro nome o particolari simili possono appena motivarle.

    L'autenticità è un problema che non esiste per questi curatori. Antonio il Grande apre le sedute di questo «sinodo» con delle Esortazioni che sono quasi la copia di un breviario stoico. Teodoro di Edessa, la cui opera principale, la Centuria, può forse dirsi un concentrato di artifici e di equivoci, contiene una raccolta di Evagrio realizzata mediante stralci affrettatiì, talvolta ingenui; lo stesso può dirsi del suo piccolo trattato sulla Contemplazione, di andamento molto scolastico. Callisto Telicoudes non fa che ripetere, più o meno, la Centuria di Callisto Il e Ignazio di Xanthopouli.

    E quali ripetizioni! Ogni Padre, avendo letto tutti gli scritti di coloro che lo hanno preceduto, ripete gli stessi pensieri come dei ritornelli. Ma perchè meravigliarsene? Come si capiscono questi monaci, per i quali il tempo conta tanto poco, che «ruminano» (l'espressione è proprio loro) tranquillamente l'unico piatto, la manna d'una preghiera invariabile, la preghiera del povero! Staccata dalla sua funzione, la Filocalia è la più pedante delle biblioteche; inserita nel suo contesto vivente, prende un diverso sapore. La si può aprire a caso e vi si troverà sempre «la parola che salva». D'altronde, è così poco un libro! E piuttosto una «lente affumicata», secondo l'espressione del Pellegrino russo, per poter sostenere lo splendore del sole.

    Vorremmo conoscere la sorte della Filocalia greca. Non ne sappiamo quasi nulla. Un'edizione leggermente più ampia apparve ad Atene nel 1893, seguita da un'altra edizione arricchita di un indice nel 1957-ì963~. L'edizione principe è divenuta rarissima.

    In Occidente l'abate Migne, o più esattamente il card. Pitra, scoperse la Filocalia «dopo molte vane ricerche», quando la Patrologia Greca era pervenuta al volume 85. La grande biblioteca patristica assorbì allora, a poco a poco, i testi di Macario di Corinto e Nicodimo l'Aghiorita. Senza l'incendio che distrusse il volume 161 proprio nel momento in cui era editato, noi avremmo tra le mani tutta la Filocalia. Tuttavia la maggior parte si trova oggi appunto nel Migne. A parte l'assenza di Filoteo il Sinaita, di Teognosto e di Callisto Catafigiota, il danno non è irreparabile.

    La Filocalia doveva invece conoscere un successo straordinario in Russia, grazie a un grande staretz, Paissy Velitchkovski (1722-1794), animatore di una vera rinascita spirituale sia nei paesi moldavi che in Russia. Egli preparò in breve tempo una traduzione slava, la Dobrotolubiye (Pietroburgo, 1793), della quale si ebbero otto riedizioni. E appunto una copia sgualcita di questa edizione che il Pellegrino russo comprò per due rubli - tutto il suo avere - da un sacrestano. «Essa fu, durante la prima metà del se*colo XIX, insieme con la Bibbia e il Menologio dj Dimitri di Rostov, il cibo spirituale preferito dei monaci russi» La versione slava rispettava fedelmente l'originale greco. Nel 1877, Teofano il Recluso intraprese la pubblicazione d'una monumentale Dobrotolubiye in russo, che ebbe in seguito quattro riedizioni. Teofano riduce e insieme arricchisce la raccolta. Poiche' Pietro Damasceno era appena stato pubblicato in lingua russa, egli lo esclude dalla sua silloge. Altri trattati, sono da lui giudicati troppo elevati e sottili, come i Capitoli sillogistici sull'unione con Dio di Callisto Catafigiota (cfr. PG 147) o troppo speculativi, come i Capito/i pratici... di Gregorio Palamas (cfr. PG 150), ed egli vi rinuncia. Inoltre sfronda o passa sotto silenzio, come spiega lui stesso a proposito dei metodi respiratori di Niceforo e di Simeone di Tessalonica, «alcuni metodi esteriori, che non sono più presentati nello stesso modo ai nostri giorni e che rischiano di fuorviare o disgustare per mancanza di maestri esperti. D'altra parte, questi metodi non sono che accessori che si possono tranquillamente omettere. E invece indispensabile far discendere il proprio spirito nel cuore e fissarvelo, o, secondo il detto di un Padre, unire lo spirito al cuore. Come pervenirvi? Cercate e troverete...».

    In compenso Teofano attinge largamente alle opere di Efrem, Barsanufio, Climaco, Doroteo, Zosimo e assorbe tutto il quarto volume delle Catechesi di Teodoro Studita, il rappresentante di una corrente molto diversa, che il trionfo degli anacoreti doveva in seguito soffocare e che d'altra parte, paradossalmente, produsse figli tanto poco rassomiglianti come Simeone il Nuovo Teologo.

    L'era della Filocalia non è chiusa. Nel 1946 D. Staniloae lanciava una traduzione rumena (Sibiu) fornita di note, che si compone di numerosi volumi. Fu una ripresa del progetto avviato dai discepli dello staretz Paissy e portato avanti dal vescovo Gherasim Safirim.

    Per il Pellegrino russo, e per l'innumerevole folla per cui egli parla, la Filocalia è anzitutto il libro della preghiera, cioè della preghiera di Gesù e del cuore. E non senza ragione, perché è proprio questa preghiera, in definitiva, che i suoi compilatori sognavano di far rivivere sulla scorta di tutta la tradizione. Se la Filocalia ha superato il campo limitato dell'erudizione per divenire l'eco di una potente esperienza religiosa (l'espressione non è troppo forte, se pensiamo alla miriade di mistici russi del XIX seco*lo), essa lo deve appunto a questa forma di preghiera. (tratto da La piccola filocalia, di Jean Gouillard - ed. Paoline)


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    S. ANTONIO ABATE



    Dai 170 Testi sulla vita santa.

    2. L'uomo saggio ha una sola preoccupazione: obbedire con tutto il cuore a Dio Onnipotente ed esserGli oggetto di benevolenza. La unica e sola cosa che insegna all'anima sua è il modo di compiere ciò che piace a Dio, ringraziando la Provvidenza misericordiosa per qualunque vicenda della sua esistenza. Siamo grati al medico anche per il medicamento doloroso; di fronte al patire dobbiamo esser grati a Dio; qualunque cosa ci accada è per il nostro bene. Questa conoscenza che viene dalla fede, dona salvezza e pace all'anima.

    3. Il dominio di sè, la mitezza, la castità, la solidità di carattere, la pazienza insieme alle altre virtù sono le armi date da Dio per resistere alle prove ed aiutarci nel combattimento spirituale. Addestrandoci in esse e mantenendoci pronti alla pugna, nessun contrasto, per quanto aspro, grave, devastatore e intollerabile ci apparirà invincibile. Chi non possiede saggezza, mai pensa che ogni vicissitudine è per condurci al bene; la prova, manifesta le nostre virtù e ci rende degni di essere coronati da Dio.

    4. Rifletti sulla vanità breve ed illusoria della giocondità dei ricchi, acquisterai la conoscenza di quanto è migliore la vita virtuosa, amata da Dio. Questa conoscenza ti permetterà di vedere uomini non interiormente liberi, applauditi per l'eloquenza, l'erudizione e i beni posseduti, e non avrai più amarezza o rimpianto o risentimento per nulla. Comprenderai che il pessimo male dell'anima sono i desideri insaziabili di ricchezze e piaceri, uniti all'ignoranza della verità

    6. La pace è a prezzo della moderazione dei desideri. La ricerca di aver sotto di sè schiavi, braccianti, o di possedere armenti, per esempio, ci rende vincolati alle preoccupazioni che queste cose producono e con facilità siamo portati a lamentarci con Dio. Il nostro desiderare continuo ci riempie di agitazione, ci fa muovere nell'oscurità di una vita peccaminosa e ci impedisce la conoscenza di noi stessi.

    7. Guardiamoci dal dichiarare impossibile una vita pura, essa è solamente non facile. Non tutti raggiungono la stessa purezza di vita. La vita pura è possibile a chi ricerca la sapienza pura ed ha la mente fertile per l'amore di Dio. La mente ordinaria dell'uomo è legata alle effimere realtà esteriori ed è incostante; invasa da pensieri di bene e di male; mutevole ed incline a seguire le suggestioni delle realtà materiali. La mente fertile per l'amore di Dio, tronca decisamente il male che sale dalla neghittosità propria della volontà egocentrica.

    13. Soltanto chi ha raggiunto la sapienza pura o, nella ricerca di essa, si apparta in silenzio per purificarsi dal male, è degno del nome di uomo. L'uomo schiavo delle forze dell'esteriorità non è uomo; la schiavitù non è qualità umana. Tali esseri devono essere evitati. Chi convive tranquillamente col male, non raggiungerà la vera vita.

    14. L'uso della facoltà di raggiungere la sapienza pura ci rende degni del nome di uomini. Trascurandola, siamo differenti dai bruti solo per la disposizione delle nostre membra e il dono della loquela. L'uomo vero si renda consapevole della sua immortalità, sarà distaccato da quelle tendenze ignobili che conducono a morte.

    18. Reputa liberi quelli che lo sono per una maturata disposizione di vita interiore, non quelli che si dichiarano tali per condizioni esterne. Per esemplificare, non è libero chi ha un nome illustre o vasti possessi, se poi è schiavo di sensualità o intemperanza. La libertà e l'intimo gaudio dell'anima, sono il frutto di purità autentica e di distacco dalle realtà legate al tempo.

    20. L'anima in possesso della sapienza pura e della vita autentica si manifesta nel modo di guardare, di comportarsi, di parlare, di sorridere, di conversare e di agire della parte fisica. Tutto in lei è trasformato e positivamente buono. La sua parte mentale, fertile per l'amore divino, è simile ad un vigilante guardiano che non permette l'ingresso a pensieri di male e di passionalità.

    25. Chiunque si adopri a condurre una esistenza libera dal male e illuminata dall'amore di Dio, abbandoni ogni stima di se stesso ed ogni ricerca di gloria effimera, vigili a riformare le sue forze vitali interiori ed esteriori. Una mente, fertile per l'amore di Dio e salda nella fede delle realtà invisibili, è guida e cammino verso Dio.

    29. Chi non ha conoscenza sufficiente per separare il bene dal male, non può erigersi a giudice di ciò che è bene o male tra gli uomini. L'uomo che ha conoscenza sperimentale di Dio, è buono; quando uno non è buono vuol dire che non ha la pienezza della conoscenza e non è partecipe della conoscenza che viene da Dio. Conoscere Dio significa possedere la bontà essenziale.

    31. Nessuna volgarità deve essere tollerata nelle conversazioni; la modestia e la purezza sono più gli attributi dell'uomo intelligente che dell'uomo casto. La mente fertile per l'amore di Dio, è luce per le anime come il sole lo è per i corpi.

    40. La bontà e la sapienza non si acquistano in un istante. Sono il frutto di oculati propositi, esercizi, esperienze, diuturno lavoro e di robusto desiderio del bene. L'uomo puro che ama Dio ed ha vera conoscenza di Lui, non si da requie nel fare senza restrizioni ciò che a Lui piace. Tali uomini sono rari.

    41. Non devono venire scoraggiati o spinti a disperare quelli che non hanno inclinazione al bene. Cerchino, invece, di raggiungere la vita pura e gradita a Dio, anche se appare inaccessibile e irraggiungibile. Pensino che devono vigilare su loro stessi nel modo migliore che possono. Anche se non raggiungeranno la pienezza della vita pura, vigilando attentamente su sè stessi, o miglioreranno, o almeno non diverranno peggiori, e questo è un non piccolo bene per l'anima.

    44. Se ti imbatti in uno che ama le discussioni e comincia a disputare con te su ciò che è vero ed ovvio, tronca il discorso e allontanati da lui.

    49. La morte, per chi sa comprenderla, è immortalità; ma per gli ignoranti, che non comprendono, essa è solo la morte. Non è questa morte che dobbiamo temere, ma la perdita dell'anima che è la non conoscenza di Dio. Questo è cosa tremenda per l'anima!

    52. L'anima che ha raggiunto l'integrità prima, per la sua sottile essenza, è resa santa e luminosa da Dio, così la mente pensa ciò che è giusto e partorisce buone intenzioni e azioni rette. Ma quando è dissacrata dal peccato, Dio fugge da casa, o per meglio dire è l'anima che precipita lungi da Dio e i mali spiriti prendendo possesso del suo pensiero suggeriscono cose inverosimili: adulteri, delitti, rapine e simili terribili opere.

    53. Chi ama Dio ha solo pensieri puri, desideri di cielo e distacco dalle sollecitazioni esteriori. Raramente incontrerà il plauso del l'uomo legato al folle stordimento dei sensi, costui preferirà perseguirlo con odio, derisione e oltraggi. L'uomo dai pensieri puri è pronto a patire aspra penuria, sapendo che ciò che ad altri appare come male è bene. Contento nei suoi pensieri di cielo, ha fede in Dio e sa che ogni creatura è il frutto di un particolare volere divino. Chi non ha pensieri puri, mai riuscirà a sentire l'universo come creatura di Dio e che è offerto all'uomo perchè possa raggiungere la salvezza.

    55. La mente che attraverso l'amore diviene una sola realtà con Dio, è una benedizione invisibile per tutti gli esseri, offerta da Dio stesso per condurre alla vita pura chi ne è degno.

    72. Sappi che il male fisico è inevitabile al corpo, essendo materiale e corruttibile. In casi di malattia, l'anima che ha raggiunto la conoscenza, invece di lamentarsi con Dio perchè ha siffattamente costruito il corpo, mostra graziosamente coraggio e pazienza.

    73. Chiunque desidera raggiungere la pienezza della perfezione in Dio, insegni la purità alla sua anima, non soltanto in relazione alle passionalità carnali, ma tenendosi lontano dall'avidità di guadagni, dalle brame di possedere ciò che non gli appartiene, dal l'invidia, dall'amore dei piaceri, dalla vana gloria; sappia rimanere distaccato davanti alle dicerie sul suo conto e imperturbabile nei rischi mortali.

    80. Nel corso di un viaggio, alcuni si fermano all'osteria e passano la notte nel letto; altri sostano all'addiaccio e dormono gagliardamente come i primi. Al mattino, quando la notte è passata, gli uni e gli altri riprendono la via, lasciando l'osteria e portandosi dietro ciò che loro veramente appartiene. Cosi quelli che percorrono i sentieri dell'esistenza: tanto chi ha condotto una vita tapina, quanto chi è vissuto nella ricchezza e negli onori, lasceranno la terra come un'osteria, non portandosi dietro i conforti e i beni avuti, ma solo il frutto delle loro opere buone o cattive.

    84. Non parlare con chiunque della religiosità e della vita conforme a verità. Non dico ciò per gelosia, ma perchè agli occhi dello stolto appariresti ridicolo. Esiste concordanza tra le cose simili, pochi sono quelli che possono ascoltare tali cose, forse è più giusto dire che sono rari. Meglio è non parlare, Dio non domanda che si parli per giungere alla salvezza.

    86. La presenza di Dio nella tua mente deve renderti libero da ogni profanità e da pensieri d'invidia, buono, puro, non violento, generoso secondo le tue possibilità, amico di tutti, non amante di dispute e così via. L'esser graditi a Dio per queste qualità costituisce la ricchezza inalienabile dell'anima. Inoltre, la presenza di Dio, deve renderti incapace di condannare chiunque, o di dire ciò che non è bene di chiunque, o di affermare che uno ha peccato. La via buona è esaminare la propria vita e considerare se può essere gradita a Dio. Cosa puoi farci se qualcuno non è buono ?

    87. L'uomo vero cerca di esser libero da ogni profanità, ed è tale quando è sovranamente indipendente dalle sollecitazioni che salgono dalle creature. Il distacco dalle creature lo aiuta a scoprire in sè l'immagine di Dio che viene alla luce quando, mediante una vita pura e gradita a Dio, rimuove ogni impulso determinato dalle passioni. La mente che ama Dio, è vigile nel compiere ciò che conduce l'anima alla liberazione ed in ogni atto che la pone in uno stato di perenne offerta a Dio. Quando la creatura umana è illuminata dall'amore di Dio, non ha pensieri di biasimo per nessuno, conoscendo bene le sue deficienze. Questo è il segno che un'anima è sulla via della liberazione.

    94. La mente non è l'anima, ma un dono di Dio che conduce l'anima alla liberazione. Quando la mente è in una comunione di vita con Dio trascina volando l'anima, e le consegna quelle parole che la mantengono intatta da ciò che è corruttibile e pesante nel tempo; facendo fluire in lei l'amore per le realtà non legate all'esistenza, al disfacimento ed alla gravezza della materia, l'introduce nella sfera della santità, dove l'uomo diviene creatura di benedizione. L'anima continuando a vivere nella carne, entra in un rapporto di conoscenza contemplante con le realtà dell'Alto e divine; per questo la mente trasfigurata dall'amore di Dio è un dono di pace e di salvezza alla coscienza umana.

    97. L'infermità più grave dell'anima, la sventura più disastrosa è il non conoscere Dio che ha creato tutto per l'uomo e gli ha dato la mente e la parola, con le quali, ascendendo verso l'alto, può entrare in comunione con Lui e vivere nella chiara contemplazione del suo Volto.

    100. L'uomo da Dio riceve il bene, essendo Dio tutto il Bene. Quando l'uomo si sottomette al male, riceve il male da sè stesso, dalle bramosie, dall'insensibilità che sono in lui e dagli spiriti del male.

    102. Dio è buono e l'uomo è legato al male. Nei cieli non esiste il male, come sulla terra non esiste il bene puro. L'uomo che ha la conoscenza sceglie il meglio: impara a conoscere Dio Onnipotente, Lo ringrazia e canta lodi in suo onore; non ha considerazione per il corpo neppure quando è davanti alla morte e non permette che i suoi pessimi sentimenti siano soddisfatti, conoscendone bene la perniciosità e la malefica azione.

    103. L'uomo che ama il peccato, ama anche i vasti possessi, trascura la rettitudine e non ha pensieri per l'incertezza, precarietà e rapidità della vita, mai ricorda l'inesorabilità della morte. Quando uno dimostra tale vergognosa mancanza di sensibilità fino agli ultimi anni della sua vita, è come un albero fracido, inutile a qualunque uso.

    105. La parola è la serva della mente, ciò che la mente comanda la parola l'esprime.

    106. La mente vede tutte le cose, anche quelle che sono in cielo, nulla la può ottenebrare all'infuori del peccato. La mente pura nulla trova incomprensibile, nè la sua parola trova alcunchè arduo ad essere espresso.

    107. La mente inizia il suo risveglio quando attorno a lei le voci dell'esteriorità fanno silenzio, e soltanto la voce interiore parla. Nel silenzio nasce nella mente quella parola essenziale che è offerta accettevole a Dio e dono di salvezza all'uomo.

    109. La parola, carica di sapienza pura, è un dono di Dio e fa dilatare l'anima nella vita vera. La parola, non fecondata dal germe che scende dall'alto, solamente curiosa di misurare e definire l'esteriore ciclo e la terra sensibile, di conoscere le distanze e le dimensioni del sole e delle stelle, è un ritrovato dell'uomo, dell'uomo che lavora a vuoto e, per inutile vanto, cerca le cose che non hanno importanza. Tali uomini si perdono nell'inutile fatica di tirar l'acqua dal pozzo con un vaglio; il mistero delle creature rimarrà sempre velato per loro.

    114. Quando il corpo nel seno materno ha raggiunto la sua formazione esce alla luce del mondo; quando l'anima, nel corpo che le è toccato in sorte, raggiunge la sua perfetta età, abbandona le sue spoglie fisiche.

    117. L'anima unendosi al corpo lo fa emergere dalle tenebre del seno materno verso la luce; il corpo invece è per l'anima un involucro pesante e tenebroso. Per questo non dobbiamo avere per il corpo alcuna accondiscendente debolezza, ma fronteggiarlo come un gagliardo avversarlo. Il lasciarsi andare ai piaceri della mensa risveglia in noi le male passioni, mentre uno stomaco moderato placa gli istinti ed aiuta l'anima a non contaminarsi.

    118. Gli occhi sono l'organo della visione fisica, la mente è la capacità visiva dell'anima. Il corpo è cieco senza gli occhi, non vede il sole che inonda di luce la terra e il mare, e non prova gioia della chiarità solare. Quando la mente è spenta e la sapienza pura non esiste, l'anima è cieca; non avendo la gustosa conoscenza di Dio, non riflette la natura luminosa del Creatore e dell'Amante di tutti gli esseri e il gaudio dell'essere incorruttibile e della benedizione senza fine, le è precluso.

    119. La mancanza di sensibilità e di coscienza partorisce l'ignoranza della realtà di Dio; dall'ignoranza nasce il male. La conoscenza della realtà di Dio porta il bene all'uomo e dona la salvezza all'anima. Se persisti nella vigilanza del tuo fisico e nella ricerca della conoscenza di Dio, e se cerchi di non soddisfare le tue bramosie, vedrai la tua mente volgersi verso ciò che è bene. Ma se, affetto dall'ignoranza delle realtà divine, trovi diletto nel saziare le tue voglie, farai la fine dell'animale privo di parola, dimentico del giudizio che dopo la morte ti aspetta.

    126. Dio ha voluto che insieme allo sviluppo fisico, l'uomo acquisisse la facoltà mentale per scegliere tra il bene e il male. L'anima che non sceglie il bene, non possiede la mente. Così, tutti i corpi hanno un'anima, ma non tutte le anime hanno una mente. La mente resa fertile da Dio si trova tra gli uomini casti, giusti, retti, buoni, puri, misericordiosi e devoti. La mente è il ponte della comunione tra l'uomo e Dio.

    128. L'occhio vede le creature sensibili, la mente apprende l'invisibile. La mente resa fertile da Dio è la luce dell'anima. L'uomo che possiede una mente innamorata di Dio ha una luce nel cuore e può vedere l'Invisibile.

    150. Dio è la pienezza del bene, immune da passione e da mutamento. Se accettiamo come verità giusta l'immutabilità divina, rimaniamo perplessi di fronte alle raffigurazioni umane di Dio che Lo presentano gioioso del bene compiuto dall'uomo, sdegnoso col malvagio, irritato con i peccatori e misericordioso con chi si pente. La risposta a tali perplessità la troviamo nel pensiero che Dio non gioisce e non si irrita; gioia e ira sono passioni e quindi mutamenti.

    Dio è la pienezza del bene, e le sue opere non sono che bene, non reca male a nessuno ed è sempre se stesso. Quando noi riusciamo ad esser buoni entriamo in comunione con Lui attraverso la somiglianza nel bene; 'quando siamo malvagi, ci separiamo da Lui, perdendo la somiglianza nel bene. Vivendo con purità di vita siamo uniti a Lui, vivendo malvagiamente ci stacchiamo da Lui. Non possiamo dire, in quest'ultimo caso, propriamente che Dio è irritato con noi, ma piuttosto che i nostri peccati non lasciano passare in noi la chiarità luminosa di Dio. Sono i peccati che ci sottomettono alle fustigazioni dei demoni. Quando mediante la preghiera e le azioni pure, otteniamo il perdono, non è Dio che cambia, ma noi. Col pentimento e la purificazione curiamo il male nel nostro essere , e ritroviamo la partecipazione alla bontà perfetta di Dio. Dire che Dio volge la sua faccia altrove di fronte al peccatore, equivale all'assurda pretesa che il sole si nasconda da chi chiude gli occhi per non vederlo.

    170. Quando riposi nel tuo letticciolo, ricorda con gratitudine le benedizioni e la Provvidenza di Dio. Perchè confortato da questi soavi pensieri, possa avere gioia nello spirito e il tuo sonno fisico mantenga l'anima nella sobria vigilanza. Il chiudersi delle tue palpebre e il tuo silenzio, inondati da sentimenti di bene, renderanno gloria a Dio con tutto il cuore e con tutte le forze, e dal tuo intimo salirà verso l'alto un canto di lode. Il ringraziamento dell'uomo innocente è più gradito del penoso sacrificio. A Dio sia gloria in ogni età. Amen.



    DIRETTIVE DEL SANTO PADRE ANTONIO

    per condurre la vita in Cristo estratte dalle sue venti lettere

    1. Penso essere tre le vie con le quali la grazia di Dio risveglia l'anima dei figli del l'uomo. Alcuni mossi dalle promesse divine e dall'istinto connaturale del bene, non conoscono indugio nel seguire l'appello di Dio e sono imitatori del patriarca Abramo cui per primo fu indicata tale via mediante le parole: " Esci dalla tua tribù, dalla tua patria e dalla casa paterna e va verso la terra che ti indicherò" (Gen 12, 1 ). L'anima disposta a tanta prontezza con facilità acquisterà le virtù, avendo il cuore pronto ad accogliere la pienezza dello Spirito Santo.

    La seconda via è di quelli che leggendo nelle Scritture sacre i supplizi riservati ai peccatori e le sante promesse fatte ai giusti, con volontà sobria accordano la loro vita con l'appello di Dio.

    La terza via è quella dei patimenti che Dio benignamente dona per correggere chi ha il cuore indurito nel vizio e nel peccato; affinché si risveglino sotto la sferza del patire e pentiti, raggiungano il bene operare (Lettera I).

    2. Non perdiamo tempo dietro ai nomi della nostra parte fisica, sono cose destinate a perire. Ognuno cerchi di comprendere il suo vero nome. Giacobbe durante la lotta notturna con l'Angelo, conservò il suo nome di Giacobbe; al sorgere del sole gli fu rivelato il suo vero nome d'Israele, che significa: 'mente che contempla Dio ' (Gen. 32, 2428). (Lettera 6).

    3. Quante miriadi sono i demoni e come innumerevoli le loro volontà cangianti! Ci urgono a dir male gli uni degli altri; a nascondere il veleno del cuore con parole dolci; a criticare l'esteriore apparenza del nostro fratello, mentre ospitiamo in noi bestie selvagge; a litigare e a contrastarci reciprocamente, suggestionandoci col pensiero di avere una via personale e superiore (Lettera 6, 2- collezione).

    4. Prego che vi sia concesso il grande Spirito di fuoco che è stato donato a me. Se avete il desiderio di riceverlo ed ospitarlo, cominciate con l'offerta dell'impegno ascetico e dell'umiltà del cuore, poi dischiudendo, giorno e notte, il vostro pensiero alle realtà celesti, cercate con cuore puro questo Spirito; vi sarà concesso. Quando lo Spirito scenderà in voi, vi dischiuderà i misteri più alti, dissiperà dal vostro cuore la paura per qualunque essere, uomo o belva, e la gioia celeste sarà vostro possesso inalienabile, giorno e notte (Lett. 8).

    5. Ogni creatura ragionevole, uomo o donna che sia, possiede la capacità di amare Dio e gli esseri umani. L'uomo di Dio ama ciò che viene da Dio; l'uomo carnale ama ciò che appartiene alla carne. Amando le cose di Dio, l'uomo cerca la purificazione da tutte le sollecitazioni del mondo esteriore; non ama le realtà effimere, nè i suoi impulsi naturali; prende la sua croce e seguendo il Signore compie sempre la volontà dell'Altissimo. Dio scende nel cuore di queste creature e, prendendovi dimora, le ricolma di gioia e di dolcezza che sono l'alimento che nutre e porta a maturazione l'anima. L'albero non cresce se non riceve l'acqua del cielo, l'anima non sviluppa se è priva del nutrimento di dolcezza che viene dall'alto. Lo Spirito e la mite irrorazione della dolcezza celeste conducono l'anima dell'uomo alla maturità (Lettera 13).

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    Esicasmo
    "Sarebbe anche simpatico, se non fosse nazista!" (Malandrina) :gluglu:


    "Al di là dell'approvazione o disapprovazione altrui!" :gluglu:

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    Predefinito Rif: TESTI DELLA FILOCALIA

    ABBA EVAGRIO IL MONACO







    1. Testi sulla vita ascetica - 2. Sulle otto radici dell'agitato pensare - 3. Istruzioni ai Cenobiti e agli altri - 4. Detti tratti da vari testi - 5. Sui pensieri malvagi




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    "C'è stato un tempo nel quale non esisteva il male, e verrà un tempo in cui il male sarà consumato"



    "Il regno dei cieli è la conoscenza della Santissima Trinità"



    "Qual dono più grande può esistere della contemplazione? Finchè non abbiamo raggiunta la saggezza, siamo tenaci nell'impegno ascetico per testimoniare a Dio il nostro intento di far tutto il necessario al raggiungimento della conoscenza di Lui"



    "Il segno della liberazione dalle passioni si ha quando la mente comincia a vedere la sua propria luce"



    "L'operazione degli angeli produce in noi uno stato di pace; quella dei demoni l'agitazione"



    "Il termine della via ascetica è l'amore"



    "La misericordia è il più squisito germe delle energie del bene"



    "Se desideri, pur rimanendo nel tuo corpo carnale, servire Dio imitando le creature incorporee, cerca di alimentare nel cuore la silenziosa incessante preghiera. La tua anima giungerà ad assomigliare da vicino agli angeli, anche prima di separarsi dal corpo"



    "Unisci ad ogni tuo respiro una sobria invocazione al nome di Gesù insieme al pensiero della morte, con umiltà"



    "Ognuno di noi dovrebbe ricordare Dio più frequentemente del respiro"


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    Breve nota biografica



    Evagrio, monaco e abate, vissuto nella solitudine egiziana di Schete, nacque verso la metà del IV secolo sulle rive del Ponto Eusino nella città di Ibora. Sotto la guida dei grandi teologi della Cappadocia, Basilio, Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzo, fu iniziato alla conoscenza dei misteri della fede cristiana.

    Verso il 381, dopo un breve soggiorno a Gerusalemme, si ritirò nella solitudine di Schete in Egitto, dove ebbe maestro e amico S. Macario. La sua attività di scrittore fu grande. Predilesse il genere letterario gnomologico: brevi e concise massime.

    I suoi scritti sono giunti a noi alcuni nell'originale greco, altri nelle traduzioni latina, siriaca, armena, ed altri sotto nomi differenti.

    La sorte toccata agli scritti di Evagrio si deve alla condanna, pronunciata dal V concilio ecumenico dell'Origenismo, nella quale fu coinvolto.

    La Lettera ad Anatolio, le istruzioni ai cenobiti, e riflessioni sulle otto radici, sono nella Patrologia greca del Migne Vol. XV.



    Il cammino spirituale nel pensiero di Evagrio è contrassegnato da tre tappe (l'ascesi pratica - osservanza dei comandamenti ed esercizio delle virtù) e conduce al perfetto dominio degli istinti passionali. Questo dischiude la prima forma della conoscenza: la contemplazione, non colorata da passionalità, delle creature corporee ed incorporee, e la comprensione della parola divina che è la ragione di essere di ciascuna creatura. Superata questa forma di conoscenza, si raggiunge la contemplazione di Dio al di là di tutte le forme e di tutti i concetti distinti e separati.








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    1. Ad Anatolio: Testi sulla vita ascetica


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    1. Il cristianesimo è la conoscenza normativa che ha la sua scaturigine in Gesù Cristo, e comprende: il perfetto dominio di se stessi, raggiunto mediante la pratica dei comandamenti; la conoscenza della parola divina sepolta in ogni creatura materiale e immateriale; la conoscenza della pienezza del mistero dell'essere, creato ed increato, senza la mediazione delle immagini della molteplicità.



    2. Il regno dei cieli è lo stato dell'anima libera dagli impulsi passionali, accompagnato dalla conoscenza oggettiva delle realtà create.



    3. Il regno dei cieli è la conoscenza della Santissima Trinità.

    La latitudine di questa conoscenza è proporzionata allo sviluppo essenziale della mente singola, ed è segnata dalla vita eterna che le conferisce un senso di perfetta beatitudine.



    6. Le divagazioni mentali sono placate dalla lettura dei libri sacri, dal non indulgere alla sonnolenza fisica, dalla preghiera.

    La lussuria bruciante è domata dalla fame, dal lavoro manuale, e dal vivere solitario.

    L'agitata inquietudine è calmata dal canto dei salmi, dalla magnanimità e dal cuore misericordioso.

    Ciascun rimedio produce il suo effetto se usato tempestivamente e con discrezione. Il rimedio inopportuno e indiscreto è di breve durata; ciò che dura poco è dannoso, non utile.



    7. Quando l'istinto si mostra bramoso di varietà di cibi, confinalo a pane e acqua; diverrà grato anche di una sottile fetta di pane. La sazietà porta al desiderio di cibi raffinati; la fame considera benedizione un po' di pane.



    9. Contro il corso ordinario della natura è la coesistenza della vita e della morte; ugualmente non è possibile che l'amore possa coesistere con la ricchezza. L'amore cristiano non solo distrugge l'avidità del possesso, ma la stessa nostra vita legata al tempo.



    10. Chi riesce a fuggire i piaceri esteriori è una torre inespugnabile al demone del risentimento; esso nasce dalla privazione di un piacere, attuale o atteso. Rimanendo attaccati a qualche bene esteriore, il nemico è sempre in vantaggio e su noi getta i suoi lacci per provocare in noi il risentimento, dove sa che il nostro cuore è ancora attaccato.



    11. L'ira e la perfidia agitano il cuore; la misericordia e la non violenza lo placano.



    15. La passione dell'ira, secondo il suo valore originale, ci è stata data per condurre una lotta senza quartiere contro i demoni, e combattere ogni forma di piacere peccaminoso.

    Gli Angeli, risvegliando in noi il gaudio spirituale e facendolo pregustare, ci aiutano a rivolgere le forze del nostro centro irascibile contro gli spiriti del male. Questi ultimi, affatturandoci con l'incantesimo delle bramosie sensibili, ci spingono ad usare le energie dell'irascibile per combattere gli uomini, e ciò è contro natura. La mente, in questo caso, rimane stordita e ottenebrata, e tradisce le energie sante che sono in noi.



    16. Sii vigilante, durante l'ira, a non respingere un fratello da te; sarai perseguitato dal demone della tristezza e nell'ora della preghiera il ricordo ti sarà d'inciampo.



    18. Quando il demone dello scoramento ci assale, dividiamo in due la nostra anima; ad una parte attribuiamo il compito del consolatore, all'altra quello di chi viene consolato. Gettiamo il germe della speranza in noi, cantando il salmo di David: "Perch‚ sei triste anima mia? Perchè mi dai turbamento? Spera in Dio, lo voglio ringraziare, è il Salvatore del mio volto" (Sal. 41, 5).



    19. Durante la tentazione non uscire dalla tua cella, inventando speciosi pretesti. Rimani in essa e sopporta affrontando coraggiosamente gli assalitori, in particolar modo il demone dello scoramento, il più gravoso di tutti, ma che, in compenso, più di ogni altro rende l'anima esperta. Se fuggi od eviti la pugna, rimarrai immaturo, pavido e sempre pronto alla fuga.



    20. Difficile è fuggire la suggestione della vanagloria, ogni superamento di essa è l'abbrivo di un nuovo impulso di vanagloria. Tanto più che lo spirito del male non si mette contro ogni pensiero retto che possiamo avere, ma, alle volte, li favorisce approvandoli, nella speranza di ingannarci.



    21. Chi ha raggiunto la saggezza e ne ha gustato il dolce sapore, non crede più al demone della vanagloria, anche se gli offrisse le delizie mondane. Qual dono più grande può esistere della contemplazione? Finchè non abbiamo raggiunta la saggezza, siamo tenaci nel l'impegno ascetico per testimoniare a Dio il nostro intento di far tutto il necessario al raggiungimento della conoscenza di Lui.



    24. Gli impulsi passionali dell'anima sono provocati dalle persone con cui veniamo a contatto; quelli carnali nascono dalla carne. Il movimento degli impulsi carnali è controllato dal dominio di sè stessi, quello delle forze del l'anima dall'amore che nasce nello spirito.



    25. Non è sempre possibile l'adempiere i compiti ordinari della vita; ciascuno deve tener conto delle circostanze, e fare ciò che gli è possibile, nella misura in cui è capace.

    Gli spiriti del male son ben consapevoli di questa legge. Per impedirci di fare quanto ci è possibile, ci spingono a compiere l'impossibile.

    Cosi, per esempio, dissuadono l'infermo dal ringraziare Dio e dal sopportare, con cuore lieto, ciò che è per lui un bene. Spingono il debole ad affrontare dure astinenze, e quelli che sono gravati dall'età o dalle fatiche, a cantare i salmi rimanendo in piedi.



    28. Non sempre ci è concesso di seguire le consuetudini stabilite; non sempre la regola combacia con l'opportunità; la linea da seguire è questa: cercare di adempiere con tutte le forze le prescrizioni possibili. Anche i demoni non ignorano le regole dell'opportunità; per questo ci spingono a non fare le cose possibili e a compiere quelle impossibili. Tentano i malati a non ringraziare Dio nell'infermità e a non tollerare con pazienza coloro che li aiutano nei loro impedimenti fisici. Suggeriscono l'austerità, a chi ha una salute fragile e di cantare i salmi stando in piedi a quelli che sono stanchi.



    36. Il segno della liberazione dalle passioni si ha quando la mente comincia a vedere la sua propria luce, quando uno non è turbato nel sogno e comprende le realtà create senza difficoltà e secondo verità.



    37. Quando, durante la preghiera, uno è libero da ogni raffigurazione sensibile, vuol dire che ha raggiunto il cosciente pensare.



    38. La mente che, con l'aiuto di Dio, è giunta al termine della via dell'ascesi e ha raggiunto quella della conoscenza, reagisce poco o nulla alle istigazioni della parte irrazionale dell'anima. La via della conoscenza l'innalza e la separa da tutte le realtà sensibili.



    39. L'anima libera dagli impulsi passionali, non solo non è più schiava delle cose esteriori, ma rimane imperturbata anche al loro ricordo.



    41. Gran cosa è la preghiera senza distrazioni, più grande è il canto dei salmi senza divagazioni.



    42. Chi ha ben radicate in se stesso le energie del bene e ne è del tutto posseduto, non rievoca più la legge, i comandamenti e le punizioni, ma le sue parole e le sue azioni sono il frutto naturale della sua trasmutazione interiore.



    51. L'adempimento dei precetti non basta a purificare le potenze dell'anima, deve esser completato da una corrispondente contemplazione.



    52. L'operazione degli angeli produce in noi uno stato di pace; quella dei demoni l'agitazione.



    53. La liberazione dagli impulsi passionali è figlia dell'amore; la liberazione dagli impulsi passionali è il fiore della vita ascetica, che a sua volta consiste nel compimento dei comandamenti.

    Il custode vigile dell'osservanza dei comandamenti è il timor di Dio, frutto del giusto credere. Il credere è l'intimo tesoro dell'anima, ed è frequente anche in coloro che non son giunti alla fede cristiana in Dio.



    55. La mente che si apparecchia alla pugna con passionalità, rischia di non vedere i piani del nemico; è simile al guerriero che

    combatte al buio. Dopo aver raggiunto l'impassibilità, è facile conoscere le mire dell'avversario.



    56. Il termine della via ascetica è l'amore; il compimento della conoscenza è la partecipazione consapevole alla pienezza del mistero dell'Essere. Il punto di partenza di ambedue è la fede e la contemplazione delle realtà create.

    Gli spiriti del male che assalgono la sfera passionale dell'anima, sono i nemici della via ascetica: quelli che attaccano le potenze della mente sono gli avversari di ogni verità e della contemplazione.



    59. L'avanzare nella via ascetica, porta la diminuzione degli istinti passionali; l'avanzare nella via della contemplazione, abolisce l'ignoranza. Le passioni possono col tempo esser distrutte, ma l'ignoranza solo parzialmente scomparirà.



    60. Il bene ed il male che incontriamo nella vita possono aiutare le buone o le cattive energie in noi. E' l'opera del giusto discernimento l'usare il bene e il male per accrescere le prime e vanificare le seconde.



    61. Il nostro saggio maestro, Gregorio Nisseno, insegna che l'anima è tripartita.

    Quando le buone energie si sviluppano nella sfera mentale si ha il giusto discernimento, la sagacia e la saggezza.

    Quando si sviluppano nella parte concupiscibile, si ha la castità, l'amore vero, la padronanza di sè.

    Quando si sviluppano nella sfera irascibile, si ha il coraggio e la pazienza.

    Quando si sviluppano in tutta l'anima, si ha la rettitudine.

    Compito del giusto discernimento è il combattere le forze ostili, vigilare sulle virtù, sradicare i vizi e il trattare opportunamente le cose indifferenti.

    La sagacia ordina con rettitudine tutto ciò che serve al nostro scopo.

    La saggezza contempla, in tutti i loro aspetti, le creature corporee ed incorporee.

    La castità guarda con occhio puro le creature, specialmente quelle che ci agitano con raffigurazioni contro la ragione.

    L'amore ci manifesta l'immagine divina, conforme all'Archetipo, in ogni essere umano, anche quando lo spirito del male cerca di degradare qualcuno davanti a noi.

    La padronanza di sè ci fa rifiutare con gioia ogni delizia del palato.

    La pazienza e il coraggio allontanano il timore dei nemici e fanno sopportare volenterosamente le afflizioni.

    La rettitudine custodisce l'armonia e la concordia di tutte le parti dell'anima.



    65. Tre forme di pensiero si oppongono a quelle suggerite dai demoni, e le debellano quando cercano di stabilirsi nella mente. 1) Il pensiero angelico; 2) il pensiero umano diretto verso il raggiungimento di ciò che è meglio; 3) il naturale pensiero umano che cerca il compimento delle opere di amore e di rispetto.

    Il pensiero retto è contrastato da due forme di pensiero: quella che viene dagli spiriti del male e l'altra che nasce dalla nostra volontà orientata verso il male.

    C'è stato un tempo nel quale non esisteva il male, e verrà un tempo in cui il male sarà consumato.

    Il germe delle energie buone è inestinguibile. Son convinto di questo dal ricco Epulone del Vangelo (Luc; 16, 28), il quale, pur essendo condannato all'inferno, ebbe pensieri di misericordia verso i suoi fratelli: e la misericordia è il più squisito germe delle energie del bene.



    70. Quando la mente depone il vecchio uomo e si riveste del nuovo che è la grazia, vede la sua realtà durante la preghiera simile a zaffiro o al colore del cielo azzurro che nella Sacra Scrittura è chiamato la Dimora di Dio e che fu veduto dagli Anziani sul monte Sion (Esodo 14, 10).



    71. La mente non vede la Dimora di Dio in sè stesso finchè non riesce a sorpassare tutte le raffigurazioni delle realtà materiali e create. Il potere di andare oltre ad esse le è dato dalla liberazione raggiunta da ogni istinto passionale che la tenga avvinta agli oggetti sensibili ed ai pensieri che da essi scaturiscono. La liberazione suddetta si ottiene mediante le energie di bene che sono in noi, e attraverso la semplificazione dei pensieri ottenuta con la contemplazione. Anche tutto questo deve essere superato quando appare la luce che, durante la preghiera, contrassegna la Dimora di Dio.








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    2. Ad Anatolio: sulle otto radici dell'agitato pensare


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    1. Otto sono le radici dalle quali nascono tutte le altre forme del pensare agitato. Esse sono

    - la golosità,

    - la sensualità,

    - l'avidità del denaro,

    - il risentimento,

    - l'iracondia,

    - lo scoraggiamento,

    - la vanagloria,

    - l'orgoglio.

    Non dipende da noi se queste radici ci tormentano oppure no; da noi dipende il permetterne o l'ostacolarne la crescita e l'azione suscitatrice di passioni.



    2. La golosità suggerisce al monaco di fare qualche pausa nel suo impegno ascetico, gli mette davanti i malesseri dello stomaco, del fegato e della bile, l'idropisia ed altre eventuali gravi infermità, la mancanza di medici e di rimedi. Poi gli ricorda quei monaci che hanno contratto tali mali. Altre volte, questo nemico, suggerisce a quei monaci che hanno avuto quelle malattie, di andare a far visita ai frati che stanno digiunando per parlare dei loro disturbi e additarli come la conseguenza di astinenze austere.



    3. Il demone della sensualità stimola le bramosie carnali, e con astute insidie muove all'assalto degli astinenti, cercando di dissuaderli dalla loro austerità, presentandola come sterile per loro stessi. Con queste suggestioni inquina la loro anima, per spingerli a compiere azioni sensuali, e li mette nell'occasione di dire ed ascoltare quelle parole solite a chi commette atti di lussuria.



    4. Il demone dell'avidità di denaro suggerisce pensieri di prudenza per l'età avanzata, per quando le forze verranno meno ed il solitario non potrà più lavorare con le sue mani, gli rappresenta la fame, la malattia, l'asprezza del bisogno, il peso di dover accettare dagli altri il necessario per il sostentamento fisico.



    5. La mancata soddisfazione di un desiderio o, alle volte, l'irascibilità stimolano le suggestioni del risentimento. Quando c'è la mancata soddisfazione di desideri, tutto il lavorio dei pensieri del risentimento si svolge così: tornano prima i ricordi dei conforti che il solitario aveva avanti di abbracciare la vita dell'ascesi.

    Quando l'anima comincia a fermarsi con piacere su queste memorie, il risentimento ghermisce il solitario, sottolineando che quei conforti sono ormai passati e che, proprio per esser monaco, non potrà più averli. Quanto più volentieri accoglie i primi ricordi con piacere, tanto più, la povera anima, ne resta colpita e invasata.



    6. L'iracondia è il più vivace di tutti gli istinti passionali. Sorge e s'infiamma contro chi ci ha fatto, o sembra averci fatto una qualche offesa. Rende l'anima sempre più inflessibile; il suo tempo preferito è quello della preghiera; in quel momento presenta vividamente la figura di chi ha recato l'offesa. Alle volte si radica nell'anima e diventa inimicizia, produce notturni incubi ed immagini di torture, di morte orrenda, di assalti eseguiti da velenosi serpenti e mostri bestiali. Questi quattro fenomeni sono il segno che nell'anima nasce l'inimicizia, che è attorniata da numerosi pensieri tormentosi; chi osserva se stesso può capire che dico il vero.



    7. Il demone dello scoramento detto il demone meridiano, è il più opprimente di tutti. Assale ordinariamente il monaco verso le dieci del mattino, lo assedia fino alle quattordici. Comincia col far notare, in modo deprimente, il lento girare del sole, tanto lento da sembrare immoto, il giorno appare di cinquanta ore. Dopo spinge il monaco a occhieggiare spesso dalla finestra, o ad uscire dalla cella ed osservare il sole per fare il computo del tempo che manca ad arrivare alle quindici; contemporaneamente lo fa guardare a destra e a sinistra per vedere se qualche frate venga a trovarlo. Quindi lo assale con il disgusto del posto, del genere di vita e di impegno scelti, suggerendogli considerazioni come queste: tra i frati non c'è amore, nessuno è pronto a darti un conforto. Se nei giorni di prova, qualche frate gli ha recato offesa, il demone glielo ricorda e lo vessa con tale pensiero. Da queste suggestioni, lo spirito del male, provoca nel solitario il desiderio di vivere in altro luogo, dove più agevole sia trovare il necessario, e dove l'impegno ascetico sia più lieve e proficuo. I pensieri malvagi sussurrano che il piacere a Dio non dipende dal posto ove uno è, perchè Dio può esser venerato ovunque. Insieme a questi pensieri, unisce il ricordo del benessere goduto prima della solitudine; e prospetta il lungo tempo che ancora dovrà vivere nell'asprezza dell'ascesi; si serve, in una parola, di tutte le sue astuzie per spingere il monaco ad abbandonare la sua cella, e interrompere il suo impegno.

    Questo demone è seguito da un altro, ma non subito; perchè se il solitario supera lo scoramento, si trova immerso in uno stato di pace interiore, colma d'ineffabile gioia.



    8. Il demone che segue lo scoramento, è il più sottilmente malizioso di tutti, è quello della vanagloria.

    Svolge la sua opera nel cuore di chi ha raggiunto il giusto dominio delle forze vitali. L'assalto comincia con il compiacimento dello sforzo ascetico compiuto e con gli elogi mossi dagli altri uomini. Il solitario vede sorgere, per l'incantesimo della fantasia, le urla dei demoni fugati dalla sua presenza, la guarigione delle donne ammalate, la turba degli infermi che l'attornia per esser guarita dal solo contatto delle sue vesti. Sente profetizzarsi la dignità sacerdotale, vede schiere di uomini alla sua porta per ricercarlo e consacrarlo prete, immagina di rifiutare e si scorge legato e costretto ad accettare il sacerdozio contro la sua volontà. Una volta accese queste speranze, lo spirito del male se ne va lasciando il campo ad altre tentazioni, quelle del demone della superbia o del risentimento che suggerisce pensieri opposti alle speranze nutrite. Può anche succedere che a questo punto il demone impuro vinca il solitario che poco prima immaginava di essere un santo e venerato sacerdote.



    9. Lo spirito malvagio della superbia causa le più gravi rovine nell'anima. Suggerisce all'anima di non riconoscere Dio come l'unico soccorritore, attribuendo solo al proprio sforzo ogni progresso nella bontà; di collocarsi al di sopra degli altri frati, reputandoli ignoranti non avendo essi pensieri sublimi come lui. La superbia ha sempre l'irrequietezza e il malcontento, al suo seguito. L'ultimo stadio del superbo è la frenesia mentale e la visione degli spiriti del male.



    10. Cinque occupazioni attirano la compiacenza divina: la preghiera pura; il canto dei salmi; la lettura delle scritture sacre; il pensiero doloroso dei peccati commessi, della morte e dell'estremo giudizio; il lavoro manuale.



    11. Se desideri, pur rimanendo nel tuo corpo carnale, servire Dio imitando le creature incorporee, cerca di alimentare nel cuore la silenziosa incessante preghiera. La tua anima giungerà ad assomigliare da vicino agli angeli, anche prima di separarsi dal corpo.



    12. Il tuo corpo separato dall'anima diventa morto e fetido, così l'anima è, quando la preghiera non vive in lei. Il non poter pregare è cosa più acerba della morte, il profeta Daniele preferì la morte, piuttosto che esser privato della preghiera un solo istante.

    Ognuno di noi dovrebbe ricordare Dio più frequentemente del respiro.



    13. Unisci ad ogni tuo respiro una sobria invocazione al nome di Gesù insieme al pensiero della morte, con umiltà. Questi due esercizi aiutano molto l'anima.



    15. L'uomo maggiormente è simile a Dio quando compie l'altrui bene. Però nel fare l'altrui bene, ognuno deve guardarsi dal trasformare ciò che compie in una teoria astratta.



    16. Alla fine diventerai degno della santità di Dio, con l'evitare qualunque cosa indegna di Lui.



    17. Dio di nessuno ha bisogno; L'uomo saggio ha sempre bisogno di Dio.



    18. Il tuo omaggio luminoso a Dio, sarà quando, mediante le energie di bene che possiedi, avrai impresso in te la sua Somiglianza.



    19. Tanto è migliore l'uomo quanto è più vicino a Dio.



    20. L'uomo saggio che offre a Dio onore e adorazione è conosciuto da Lui. Non è per niente turbato se rimane ignoto agli uomini. Il compito del giusto discernimento è di indirizzare il centro, dove risiede l'irascibilità, a impegnare la guerra interiore. Il compito della sapienza è di spingere la mente ad una vigilanza ininterrotta e attenta. La rettitudine indirizza il centro emotivo dell'essere umano verso il raggiungimento della bontà e di Dio.

    Il coraggio aiuta al dominio dei cinque sensi perchè l'uomo interiore, lo spirito, e l'uomo esteriore, il corpo, non siano, tramite essi, inquinati.



    21. L'anima è una sostanza vivente, semplice, immateriale, invisibile, immortale e dotata di una parte mentale e di una razionale. Ciò che l'occhio è per il corpo, la mente lo è per l'anima.



    23. Il male non è una sostanza esistente in atto, è l'assenza del bene; come la tenebra è mancanza di luce.



    24. La pura semplicità non conosce accorgimenti o cautele, l'uomo innocente è incapace di sospetti maligni.



    31. Veglia la notte compiendo il tuo lavoro d'ascesi, la pace scenderà presto nella tua anima.



    32. Leggi le Scritture Sacre con animo calmo, la tua mente verrà guidata a penetrare il mistero delle meravigliose opere di Dio.



    33. Il dormire durante il giorno è segno o di debolezza fisica, o di turbamento d'anima, o di pigrizia, o di inettitudine.



    34. Ogni anima, per la grazia dello Spirito Santo e per le sue azioni diligenti, può raggiungere ed assimilare queste qualità: la parola controllata dalla mente; l'azione che nasce dalla contemplazione; la bontà unita alla scienza delle realtà esteriori; la fede insieme ad una conoscenza immune da dimenticanza; e le può possedere tutte in maniera perfetta, cosicchè nessuna sia maggiore o minore

    delle altre. La ragione è che attraverso esse, l'anima aderisce a Dio e solo a Lui, e Dio è il Bene e la Verità.



    35. Otto sono le forme di pensiero che conducono al male; per i solitari: lo scoramento, la vanagloria, la superbia, l'avarizia, la tristezza; per chi vive insieme agli altri: la gola, l'ira e l'impurità.










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    3. Istruzioni ai Cenobiti e agli altri


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    2. La fede è il primo passo verso l'amore; il termine dell'amore è la conoscenza di Dio.



    4. La speranza è la figlia della pazienza; la speranza vera conduce l'uomo alla luce gloriosa di Dio.



    5. Il controllo severo dei propri istinti fisici, conduce l'uomo alla purificazione delle passioni. Chi invece li accarezza, dovrà soffrire danno da essi.



    7. La solitudine accompagnata dall'amore conduce il cuore alla purificazione. Chi per intolleranza inquieta si separa dagli altri, rimarrà sempre agitato.



    8. Meglio rimanere in mezzo a mille persone con amore, che ritirarsi nella solitudine delle grotte con l'odio nel cuore.



    10. Non dare al tuo corpo troppo cibo altrimenti avrai nel sonno fantasie malefiche; come l'acqua estingue il fuoco, così l'inedia placa i turpi fantasmi.



    11. L'uomo violento è soggetto alla paura; il mite è sempre intrepido.



    18. Il Signore dimora nell'abitazione dell'umile; nelle case dei superbi prolifica la maledizione.



    20. Dove entra il peccato vi penetra anche l'ignoranza; il cuore dell'uomo giusto è colmo di sapienza.



    21. Meglio la vita tapina con sapienza, che le ricchezze con ignoranza.



    22. L'ornamento più nobile del capo è la corona; l'ornamento più prezioso del cuore è la conoscenza di Dio.



    31. Non dire: Oggi è giorno di festa beviamo! Domani è il giorno di Pentecoste, mangiamo !

    Per i monaci le feste non sono occasioni per riempire il ventre! La Pasqua cristiana è il passaggio dalla malizia all'ingenuità; la Pentecoste è il risveglio dell'anima. La Pentecoste del Signore è l'alba dell'amore; chi odia il suo prossimo traversa giorni di sciagura.

    I giorni festivi del Signore sono quando riusciamo a cancellare anche il ricordo del peccato.



    50. Il nutrimento del bambino è il latte; la libertà dagli impulsi passionali rende robusto il cuore.



    51. La libertà dagli impulsi passionali, precede la nascita dell'amore; la conoscenza pura nasce dall'amore.



    75. Presta a Dio il dovuto onore e conoscerai la realtà incorporea; sii il servo di Dio, Egli ti dischiuderà la conoscenza del mistero, dei cicli delle esistenze.



    76. Il Corpo di Cristo è energia vivificante; chi Lo gusta sarà libero dalle passioni.



    77. Il Sangue di Cristo è energia discriminatrice delle azioni; chi Lo beve raggiungerà l'illuminazione.



    78. Il petto del Signore è la conoscenza di Dio; chi ha il dono di riposarvi diverrà teologo.



    79. Quando uno che è pieno di conoscenza accoglie uno che pratica il bene, il Signore è con loro.












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    4. Detti tratti da vari testi


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    1. Inferno è la tenebra dell'ignoranza che avvolge le creature sensibili, quando hanno perduto la contemplazione di Dio.



    3. Vuoi conoscere Dio? Impara a conoscere te stesso.



    5. La considerazione che ciascuno ha di sè stesso impedisce la vera conoscenza di sè.



    6. Religioso è colui che in sè stesso non ha mutamento.



    7. L'anima pura in Dio è Dio.



    8. Se vuoi esser libero dal malcontento, cerca di piacere a Dio.



    9. Se vuoi conoscere ciò che sei, non guardare quello che sei stato, ma l'immagine che Dio aveva nel crearti.



    10. L'anima orgogliosa è una spelonca di ladri; non può sopportare la voce della vera conoscenza.



    12. Prega senza interruzione e tieni presente Cristo, Egli ti ha generato di nuovo.



    13. Allontanare la mente dalle realtà terrene e condurla alla conoscenza generale del tutto, è un dono della diretta contemplazione di Dio.



    14. Beato chi raggiunge l'ignoranza infinita.



    15. La mente nuda - priva di ciò che non è la sua santità originale - è quella che consumata nella visione di sè stessa merita di partecipare alla contemplazione della Santa Trinità.



    16. Quando la mente è resa partecipe della conoscenza della Santa Trinità, è chiamata Dio, essendo giunta alla perfetta immagine del suo creatore.










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    5. Sui pensieri malvagi


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    1. Tra gli spiriti del male che contrastano la vita ascetica, ce ne sono alcuni che assalgono frontalmente e sono i collaboratori dell'incontinenza e delle bramosie della gola, quelli che piantano in noi l'amore del denaro e stimolano l'ambizione.

    Tutti gli altri vizi vengono dopo e invadono chi è già stato ferito dai tre sunnominati. E' impossibile divenir preda dell'incontinenza se prima non si è commesso peccato di gola; ugualmente non è vittima dell'ira chi non è avido di cibo, di denaro e di gloria mondana. Il demone della tristezza non abiterà nel cuore di chi mai è stato ferito dai suddetti peccati.

    L'uomo che ha sradicato da sè stesso l'amore del denaro - radice di tutti i peccati - sarà libero dall'orgoglio, come dice il saggio Salomone "la povertà mantiene l'uomo nell'umiltà" (Prov. 10, 4).

    Il tentatore suggerì al Signore quei suddetti tre malvagi pensieri; il primo quando lo istigò a trasformare le pietre in pani; il secondo con la promessa di darGli tutti i reami della Terra, purchè lo adorasse; il terzo dicendoGli che non avrebbe patito ingiuria e avrebbe avuto gran plauso se si fosse gettato giù dal pinnacolo del Tempio.

    Il Signore, che è al di sopra di tutte queste cose, ingiunse al demonio di andarsene, mostrando chiaramente a noi che è impossibile mettere al bando il peccato se non disprezziamo questi tre pensieri.



    2. Ogni pensiero che viene dai demoni porta nell'anima delle immagini di oggetti sensibili; la mente una volta ricevutele, le rumina.

    Così dall'oggetto predominante nei pensieri possiamo sapere se il demone si è introdotto in noi. Per esempio, il ripetersi dell'immagine di qualcuno che mi ha amareggiato o offeso indica che il demone del risentimento mi ha sfiorato; se il pensiero del denaro o di qualche ghiottoneria torna di frequente, so subito chi è che mi importuna. Non voglio dire con questo che ogni ricordo di tali cose venga dal demonio, la mente stessa riproduce a volontà le immagini di eventi passati. Dagli spiriti del male vengono solo quei ricordi che provocano eccitazione e desiderio. Sotto il potere di tali turbamenti la mente commette adulteri e risse, e perde la capacità di conservare in sè stessa il pensiero di Dio che è il suo legislatore.

    La chiarità della mente è ferma nel pensiero costante di Dio, appare quando, nella preghiera, i pensieri che nascono dalle realtà esteriori sono aboliti.



    5. Gli intenti e le abili astuzie degli spiriti del male sono aiutati dalla nostra recettività, quando diviene sensibile in un modo non conforme a natura. Per questo non si lasciano sfuggire un'occasione di provocarla sia di giorno che di notte. Quando si accorgono che essa è moderata dalla dolcezza, cercano di scatenarla servendosi di speciosi pretesti; così, una volta eccitata, diventa docile ai loro bestiali pensieri. Per questo motivo non dobbiamo mai lasciarla agire non controllata, sia per buoni o non buoni propositi - altrimenti mettiamo nelle mani di chi ci spinge al male una arma pericolosa.

    So bene che molti fanno questo per ragioni molto meschine e si accaniscono ben oltre il richiesto. Sai dirmi perchè prendi così presto un atteggiamento combattivo, tu che hai rinunciato al cibo, al denaro e alla fama mondana? Perchè, dopo aver fatto il voto di rinunciare a tutto, allevi il cane? Se abbaia e assale la gente, è segno che tu hai qualcosa da difendere. Un simile uomo, son certo, è ben lontano dalla pura preghiera, apprenderà che la collera uccide la preghiera. L'antica usanza di mettere fuori di casa i cani durante la preghiera, c'insegna, in una forma allegorica, la stessa cosa: chi prega deve esser libero dall'ira.



    7. Una lunga osservazione mi ha mostrato la differenza tra il pensiero che viene dagli Angeli, quello che nasce dall'uomo e quello che è stimolato dagli spiriti demoniaci.

    Il pensiero angelico è la scoperta del mistero e del significato spirituale delle creature: per esempio, come mai l'oro fu creato e disperso sulla terra come sabbia e scoperto con faticoso lavoro. Come mai, quando vien trovato, è sottoposto a lavaggi e a purificazioni nel fuoco e infine consegnato agli artisti perchè ci facciano degli utensili per la casa del Signore (2 Cron. 4, 1921) che non possono essere usati dal re di Babilonia (Dan. 5, 3).

    Il pensiero demoniaco non conosce e non comprende ciò, ma vergognosamente istiga al possesso dell'oro indicando i piaceri e la gloria mondana che può procurare.

    Il pensiero umano nè cerca di impadronirsi dell'oro, nè tenta di capirne il significato riposto; si forma soltanto l'immagine dell'oro senza passione o cupidigia. Se uno applica la sua mente seguendo la linea di questo esempio, scoprirà che simile ragionamento può essere applicato ad altri oggetti.



    8. Esiste una specie di pensiero che potrebbe esser chiamato, con piena verità, il pensiero girovago. Ordinariamente si presenta ai monaci sulle ultime ore della notte e conduce la mente da una città all'altra, da paese a paese, da casa a casa. Da principio la mente conversa soltanto, poi, tratta più a lungo con il parlare con vecchie conoscenze, inquina il suo stato iniziale con le qualità delle persone con cui si intrattiene. Lentamente perde il contatto cosciente con Dio e dimentica la sua vocazione e i suoi impegni sacri.

    Il solitario deve esser ben accorto con questo demone, osservando donde viene e dove mira giungere; certo non per niente intraprende il suo lungo periplo. Vuol turbare lo stato interiore del monaco eccitando la mente e, intossicandola con le vecchie conversazioni, tentare di renderlo preda del demone impuro, di quello iracondo o di quello melanconico, che sono, secondo lui, i più rovinosi.

    Se vogliamo conoscer bene le mire di questo demone, non dobbiamo subito contrastarlo e neppure dobbiamo manifestare all'anziano che ha cura di noi le sue sottili astuzie altrimenti, vedendosi scoperto, cosa che lui non ama, fuggirebbe immediatamente, lasciando noi privi di quelle conoscenze che dal combattimento dobbiamo imparare. Piuttosto lasciamogli recitare fino in fondo la commedia che si concluderà o il giorno dopo il suo apparire o il terzo giorno e impareremo le sue abili astuzie e apprenderemo quelle parole che lo metteranno in fuga.

    Siccome, durante la tentazione, la mente, essendo turbata, non sempre riuscirà a veder chiaro ciò che sta succedendole, al momento in cui il demone si ritira agisci così: siedi in luogo solitario e richiama quello che ti è capitato. Da dove è cominciato il tuo vagabondaggio mentale, quali posti hai visitato, in che luoghi lo spirito impuro, quello iracondo o quello malinconico ti sono venuti incontro, e tutto quello che può esserti successo. Osserva con cura e affida alla memoria tutto, in modo da poter fare un chiaro resoconto al demone, quando tornerà all'assalto. Nota anche il luogo recondito dove vuol condurti e che cerca tener nascosto, e non lo seguire più oltre.

    Fatto questo, se lo vuoi fare andare in collera, appena si presenta esponigli, nominandoli verbalmente, il primo luogo dove ti condusse, il secondo e il terzo; non sopporta l'esser preso in giro e vedrai che rimarrà molto umiliato. Vedrai allontanarsi da te un tale pensiero non buono, e ciò sarà il segno della bontà del trattamento che ti ho consigliato, questo demone odia di esser riconosciuto apertamente.

    La vittoria ti lascerà una grande sonnolenza, una pesantezza alle palpebre, un senso di freddo, sbadigli e languore fisico, con la diligente preghiera allo Spirito Santo, disperderai queste penose tracce.



    16. Il Signore ha affidato, nell'era presente, all'uomo le energie del pensiero come pecorelle a un buon pastore; come aiuti, gli ha dato l'appetito concupiscibile e quello irascibile. Con l'irascibile l'uomo può debellare i pensieri dei lupi, cioè degli spiriti del male; con il concupiscibile può amare con tutto il cuore le pecorelle, i buoni pensieri, e condurli al pascolo, affrontando le non rare piogge e venti che gli si fanno incontro.

    Inoltre gli ha dato la legge come meta cui condurre il gregge, e prati verdeggianti ed acque di quiete, il salterio e la cetra, il bastone e il pastorale, cosicchè da questo gregge egli può trarre nutrimento e vesti, e raccogliere il fieno della montagna. Poichè il Signore dice: "Chi curando il gregge non si nutre del latte delle pecorelle?" (I Cor., 9, 7).

    Il solitario vegli, giorno e notte, sul suo gregge, perchè alcun agnello non gli Venga rapito dalle belve o rubato dai ladri. Se ciò accadesse, in qualche luogo selvaggio, deve subito estrarlo dalle fauci del leone o dell'orsa. Bestie da preda sono: l'odio alimentato contro un fratello; l'impura bramosia di donne; il pensiero avido del denaro e dell'oro; anche il pensiero di donazioni sacre, se alimentate nella mente per vanagloria. La stessa cosa vale per ogni altro pensiero che sia devastato dalle passioni.



    20. Quando uno spirito del male viene e ti ferisce con le sue suggestioni e tu persisti nel volere che la spada della Parola di Dio si pianti nel tuo cuore per annientarlo, agisci come sto per dirti. Analizza la suggestione diabolica, domandandoti cosa è in sè stessa, quali le sue componenti, in che cosa influisce sulla tua mente. Supponi che ti abbia suggestionato col pensiero dell'oro, nella mente separa il pensiero dell'oro, l'oro in se stesso, dalla passione che propende verso l'oro. Domandati ora: Quale di queste cose è peccato ? La mente forse? Ma come può essere se essa è l'immagine di Dio ? Il pensiero dell'oro? Chi essendo sano di mente può asserire ciò? E' l'oro in se stesso, peccato ? Allora perchè fu creato ? Non resta che la quarta possibilità: la passione avida dell'oro. Essa non è nè una cosa concreta a sè stante, nè l'apprensione di un dato oggetto, ma l'avidità indegna dell'uomo, nata dal libero arbitrio e che urge la mente ad abusare della creazione di Dio. Se la tua discriminazione sarà del tutto perfetta, il pensiero malefico, scomposto nelle sue parti, si dileguerà; e il demone fuggirà via non appena il tuo pensiero volerà alto sulle ali di questa conoscenza.

    Se, invece di trafiggerlo con la spada della parola, desideri colpirlo con la fionda prendi un sasso dalla tua borsa di pastore e comincia a pensare così: come mai gli spiriti buoni o quelli malefici possono influire nel mondo presente, mentre a noi non è concesso di agire in nessun modo su di loro ? Non possiamo portare nessun angelo più vicino a Dio, nè rendere più impuro un demone. Pensa anche alle

    parole della Scrittura: "Come sei caduto Lucifero, figlio dell'aurora, come sei caduto dal cielo!" (Isaia 14, 12). "Dio fa' bollire il fondo del mare, come una caldaia, lo agita come un vaso pieno di essenze odorose, trascina le parti più profonde dell'abisso come prigioniero di guerra, ritiene l'abisso come suo sentiero" (Giob. 41; 22-23).



    Il pensiero accurato su queste cose, ferisce molto lo spirito del male e finisce col debellare tutte le sue schiere. Questa operazione è concessa solo a quelli che hanno raggiunto un considerevole grado di purezza interiore, ed hanno conoscimento delle cause di ciò che loro sta succedendo. L'uomo non purificato non sa pensare con cura a questi fatti; anche se viene istruito sul modo di esorcizzare gli spiriti del male, non ascolterà, essendo il suo interiore tutto in tumulto e ricoperto dalla polvere sollevata dalle passioni. In questo secondo modo di affrontare il nemico è essenziale che tutta la schiera degli spiriti del male sia tenuta immobile, e solo il loro campione venga affrontato dal nostro eroe. Finchè in noi il pensiero non sarà purificato, usiamo il primo metodo di analisi; raggiunta la purificazione, possiamo servirci dell'attacco diretto contro l'avversario.



    22. I pensieri non puri prendono radice in noi a motivo delle passioni che spingono la mente verso la perdizione. Il pensiero del pane si attarda nella mente dell'affamato, causa la fame che ha; il pensiero dell'acqua nella mente dell'assetato, a motivo della sete; così i pensieri di possesso o di impurità, generati da ricco e abbondante cibo, si attardano in noi, esistendo in noi le corrispettive passioni.



    La mente, abitata da tali pensieri, non può comparire davanti a Dio per ricevere la corona della rettitudine. In questi pensieri era occupata la mente, tre volte maledetta, quando, secondo la parabola del Vangelo, si scusò di non poter partecipare al banchetto della conoscenza di Dio (Luc. 14, 18-20). L'uomo che venne gettato, legato mani e piedi, nelle tenebre esteriori aveva una veste intessuta di tali pensieri, e l'Ospite lo ritenne indegno del banchetto nuziale (Mat. 22, 11-13). La veste nuziale è la libertà dalle passioni, raggiunta dall'intelligenza che ha respinto la concupiscenza terrena.



    27. Gli spiriti del male non conoscono il nostro cuore, come qualcuno è portato a pensare. Il nostro cuore è compreso solo da Colui che capisce "la mente dell'uomo" (Giob. 7, 20) e ne "formò il cuore" (Salmo 32, 15).

    Però sia dalle parole, sia dai movimenti del corpo, gli spiriti del male intuiscono i sentimenti del nostro cuore. Supponiamo che, conversando, qualcuno dica male di uno che ha sparlato di noi; il demonio da questo deduce l'ostilità che abbiamo verso questo tale; così cadiamo sotto il giogo del malo spirito del risentimento che ci spinge a pensieri di vendetta. Per questo lo Spirito Santo ci accusa con le parole: "Ti sei assiso ed hai parlato contro tuo fratello, ed hai diffamato il figlio di tua madre" (Salmo, 49, 20). Cioè, tu hai aperto l'uscio ai pensieri di risentimento e la tua mente è confusa durante la preghiera, immaginando costantemente il viso del tuo avversario e così fai di lui il tuo dio. Perchè l'oggetto che la mente ha di continuo presente durante la preghiera può essere considerato giustamente come il suo dio.

    Evitando il male dei discorsi maligni, non avremo il ricordo di ostilità con nessuno, nè un ostile ricordo dei fratelli.



    Gli spiriti del male accuratamente spiano ogni nostro movimento e non si lasciano sfuggire nulla che possa venir usato contro di noi, sia il nostro riposo, come il nostro alzarci; il nostro cammino, come la nostra sosta; le nostre parole, come i nostri sguardi. Son sempre attenti con il desiderio di nuocerci in ogni tempo, per tendere tranelli durante la preghiera alla mente umile ed estinguere la benefica luce.



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    Esicasmo
    "Sarebbe anche simpatico, se non fosse nazista!" (Malandrina) :gluglu:


    "Al di là dell'approvazione o disapprovazione altrui!" :gluglu:

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    Predefinito Rif: TESTI DELLA FILOCALIA

    S. BARSANUFIO e GIOVANNI
    monaci reclusi




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    "Anche tu, mentre resti tra gli uomini, aspettati tribolazioni, rischi e urti alla sensibilità. Ma se raggiungi il porto del silenzio, per te preparato, non avrai più paura"

    "Osserva, fratello, quanto siamo meschini: parliamo soltanto con le labbra e le nostre azioni mostrano che siamo differenti da ciò che diciamo"

    "Evita la collera quanto puoi, non giudicare nessuno e specialmente quelli che ti mettono alla prova. Pensandoci bene, capirai che sono loro che ti conducono alla maturità"

    "Mi hai scritto chiedendo che pregassi per i tuoi peccati. Ti dirò la stessa cosa: Prega per i miei"


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    Nota biografica

    Barsanufio di origine egiziana fu monaco recluso nel monastero di S. Seridone presso Gaza, in Palestina. Comunicava con le persone che a lui ricorrevano per mezzo di scritti. Fu il consigliere e il maestro più ascoltato del suo tempo. Per tutti aveva una parola amabile e vera.

    S. Giovanni dimorò nello stesso monastero di S. Barsanufio, di cui fu collaboratore.

    L'opinione comune colloca la morte di San Barsanufio verso il 540. Gli scritti attribuiti a S. Barsanufio e Giovanni sono raggruppati sotto il titolo di Lettere ascetiche o Lettere di direzione. Furono stampate a Venezia nel 1816. Su di esse cfr. S. Vailh‚ Les lettres spirituelles de Jean et Barsanuphe, in Ôchos d'Orient (1904) t. VII, p. 268; (1905) t. VIII, p. 14. I testi riportati sono presi da Writings from the Philokalia p. 341-380.



    1. Sii pronto a ringraziare Dio per ogni cosa, tenendo presente la parola dell'Apostolo: "ringrazia per ogni cosa" (I Tess. 5, 18). Se sei assalito da tribolazioni, o patisci penuria e persecuzione, o se devi sopportare pene fisiche o infermità, ringrazia Dio per tutto ciò che ti accade poichè "noi dobbiamo entrare nel Regno di Dio attraverso molto patire" (Atti. 14, 22). Non permettere che la tua anima venga assalita dal dubbio, nè che il tuo cuore diventi pavido; ricorda le parole dell'Apostolo: "Quantunque l'uomo esteriore perisca, l'uomo interiore si rinnova di giorno in giorno" (2 Cor. 4, 16). Se non sopporti sofferenze, non sarai in grado di salire sulla croce e coglierne i frutti di salvezza.

    2. La nave, in mare, è preda del rischio e del vento. Se però raggiunge un calmo e pacifico porto, non teme più calamità, ma è sicura. Anche tu, mentre resti tra gli uomini, aspettati tribolazioni, rischi e urti alla sensibilità. Ma se raggiungi il porto del silenzio, per te preparato, non avrai più paura.

    5. Soprattutto guardati dallo scoramento, padre di tutti i mali e della varietà delle tentazioni. Perchè permetti al tuo cuore di essere triste e fiacco a causa della sofferenza provocata dalla turba che segue Cristo ? Presta un attento orecchio alle mie parole. Il lungo patire è padre di grandi benedizioni. Imita Mosè che preferì piuttosto soffrir pena col popolo di Dio, che gioire dei piaceri del peccato per un breve tempo (Eb. 11, 25).

    8. Ti definisci peccatore; ma in realtà riveli di non aver raggiunto la coscienza della tua unità. Chi si riconosce peccatore e causa di molti mali, dissente con nessuno, discute con nessuno, non è in collera con nessuno, ma considera ogni uomo migliore e più saggio di se stesso. Se sei un peccatore, perchè biasimi il tuo prossimo e lo accusi di recarti offesa? Stando così le cose, tu ed io siamo lontani dal ritenerci dei peccatori. Osserva, fratello, quanto siamo meschini: parliamo soltanto con le labbra e le nostre azioni mostrano che siamo differenti da ciò che diciamo. Perchè quando ci opponiamo a dei pensieri, non riceviamo la forza di respingerli ? Perchè precedentemente ci siamo arresi col biasimare il nostro prossimo e questo ha fiaccato la nostra forza spirituale. Così accusiamo il nostro fratello, nonostante noi si sia i veri colpevoli. Poni tutti i tuoi pensieri nel Signore, dicendo: Dio conosce ciò che è meglio, e sarai in pace, e, a poco a poco, ti sarà data la forza di resistere.

    9. Se uno non può sopportare gli oltraggi, non vedrà la gloria. Se non è esente da bile, non assaggerà la dolcezza. Tu devi andare in mezzo agli altri, tra le loro varie vicende, per essere temperato e provato: l'oro è provato solo dal fuoco. Non oberarti di troppi incarichi, ti assoggetteresti a pene e sofferenze; ma col timore di Dio cimentati a ciò che conviene ad ogni particolare momento, e non far nulla d'impulso. Evita la collera quanto puoi, non giudicare nessuno e specialmente quelli che ti mettono alla prova. Pensandoci bene, capirai che sono loro che ti conducono alla maturità.

    11. Agita il latte e ne ricaverai del burro; ma se ti giri il naso, ne caverai sangue (Prov. 30, 33). Se un uomo vuol piegare un ramo o una vite in un cerchio per botte, li curva gradatamente, per paura di romperli, poichè se lo fa troppo repentinamente il ramo si spezza, (questo va riferito alle rigorose regole e all'eccessivo ascetismo dei monaci).

    12. Perchè essere soverchiati dalle tribolazioni come uomini carnali ? Non hai sentito quali tribolazioni ti attendono ? Non sai che "molte sono le ambizioni del giusto" (Ps. 34, 19), e che gli uomini sono provati da queste come l'oro in un crogiolo ? Se siamo giusti, lasciamoci sottoporre di buon animo, alla prova; ma se siamo peccatori, soffriamola come cosa dovuta. Ricordiamoci dei santi, rammentando quanto essi, fin dall'inizio del mondo, abbiano perseverato nel bene agire, preferendo il bene, e costantemente rimanendo saldi nella verità ! Furono odiati e perseguitati fino all'estremo, ma in accordo con le parole del Signore, pregarono per i persecutori e carnefici (Mat. 5 44). Fosti tu venduto come il casto Giuseppe ? Hai tu, come Mosè, sopportato inimicizia dall'infanzia alla vecchiaia ? Fosti perseguitato come Davide da Saul ? O come Giona fosti gettato in mare ? Perchè allora non apri gli occhi ? Così non aver paura e non essere incerto come uno privo di coraggio, altrimenti non potrai godere delle promesse di Dio. Non essere angosciato come chi non ha fede; ma introduci la fiducia nei tuoi pensieri deboli. Ama il tormento delle cose, affinchè tu possa diventare un degno figlio dei santi.

    16. Finchè abbiamo tempo, poniamo attenzione a noi stessi, e impariamo il silenzio. Se desideri non essere turbato da alcuna cosa, sii morto di fronte ad ognuno, troverai la pace. Alludo con questo ai pensieri concernenti ogni genere di rapporto con uomini e cure.

    17. Mi hai scritto chiedendo che pregassi per i tuoi peccati. Ti dirò la stessa cosa: Prega per i miei. E' scritto "fa' agli altri ciò che vuoi sia fatto a te" (Luca 6, 31). Benchè io sia il più reietto e basso di tutti gli uomini, continuo a fare quanto posso, in accordo al comandamento: "pregate l'uno per l'altro", così che tu possa riavere la salute.

    18. Se non puoi parlare della fede, non tentare neanche di farlo. Chi è saldo nella fede, non sarà mai turbato da discussioni e dibattiti con eretici e miscredenti. Avendo in sè Gesù, il Signore della pace e della quiete, dopo una calma discussione può amorosamente portare molti eretici e miscredenti alla conoscenza di Gesù Cristo, nostro Salvatore. Fai così: finchè la discussione su qualche cosa è superiore alle tue forze, prendi la strada maestra della fede dei 318 santi padri (e per noi ora, quella della fede stabilita da sette concili ecumenici), nella quale tu sei battezzato. Essa contiene ogni cosa formulata esattamente per la perfetta comprensione. Ma sopra ogni cosa poni attenzione a te stesso, meditando sui tuoi peccati e sul come sarai giudicato da Dio.

    21. Quando sei intento alla preghiera, chiedi la liberazione dal vecchio Adamo, o recita la preghiera del Signore, o ambedue insieme, poi riprendi il tuo lavoro manuale.

    Sulla lunghezza del tempo della preghiera, ti dirò: se tu "preghi incessantemente" (Tess. 5, 17), come dice l'Apostolo, la quantità del tempo non ha importanza.

    22. Riguardo al sonno notturno, prega per due ore alla sera, cominciando a contarle dal calar del sole, e quando hai finita la dossologia, dormi per sei ore. Indi alzati per la veglia e rimani desto per le rimanenti quattro ore. Fai lo stesso anche d'estate, ma riduci la dossologia e leggi meno salmi in accordo alla brevità della notte.

    25. Riguardo all'astinenza del cibo e delle bevande, i padri dicono che l'uno e le altre siano di una misura inferiore alla reale necessità di ciascuno; cioè non riempire lo stomaco del tutto. Ciascuno stabilisca una misura per se stesso per quanto riguarda il cibo e per il vino.

    D'altronde la misura dell'astinenza non è limitata al cibo e al bere, ma riguarda anche la conversazione, il sonno, il vestire e tutti i sensi. Ciascuna di queste cose deve avere la sua consona misura di astinenza.

    34. Voglio controllare il ventre e ridurre la quantità del cibo e non posso. Invece se qualche volta ci riesco, torno quasi subito alla prima misura. Lo stesso mi accade col bere. Perchè avviene questo ? Nessuno è esente da ciò, eccetto l'uomo che è giunto alla statura di colui che disse: "Ho dimenticato di mangiare il mio pane, a cagione del grido del mio dolore; le ossa mi forano la pelle" (Sal. 102, 45). Un siffatto uomo presto riesce a ridurre il suo cibo ed il bere; poichè le lacrime gli sono di cibo, può raggiungere uno stato nel quale è nutrito dallo Spirito Santo. Credimi, fratello, conosco un uomo di tale statura, una o due volte nel corso di una settimana e qualche volta più spesso è attratto dal cibo spirituale, la cui dolcezza gli fa dimenticare il cibo materiale. Quando si accinge a consumare il cibo è come uno permanentemente sazio, non ne ha desiderio; se mangia, rimprovera se stesso dicendo: perchè non sono sempre in quello stato ? E' lo desidera così intensamente da ottenere il più grande successo.

    39. Quando leggo i salmi, devo dire la preghiera del Signore dopo ogni salmo ? Dire la preghiera del Signore una volta, è sufficiente.

    43. L'infermità è una lezione di Dio e serve ad aiutarci a ringraziare sempre più Dio. Non era forse Giobbe un vero amico di Dio ? Cosa non ha sopportato, benedicendo e glorificando Dio ? Alla fine la sua stessa pazienza lo portò ad una incomparabile gloria. Così anche tu sappi sopportare e "vedrai la gloria di Dio" (Giov. 11, 40). Non rattristarti se per infermità non puoi praticare il digiuno; Dio non esige mai fatiche superiori alle possibilità di ciascuno. Dopo tutto, cos'è il digiuno se non il freno per moderare un corpo sano e renderlo docile, liberarlo dalle passioni, in accordo con le parole dell'Apostolo: "Quando sono affranto, è allora che sono forte" (2 Cor. 12, 10) ? Ma l'infermità è più che un freno, così sostituisce il digiunare ed è considerata di maggior merito. Chi sopporta con pazienza, ringraziando Dio, come premio alla sua pazienza, riceve il frutto della salvezza. Un corpo malato è indebolito dall'infermità, non vi è bisogno di togliergli le forze col digiuno. Ringrazia Dio di essere dispensato dal travaglio del digiuno. Non preoccuparti anche se mangi dieci volte in un giorno; non sarai giudicato per questo, purchè tu non lo faccia per il tuo piacere.

    49. Sono stremato dalle tentazioni ! - Non darti per vinto, fratello. Dio non ti ha abbandonato e non ti abbandonerà. Conosci il giudizio di Dio contro il nostro comune padre Adamo: "Mangerai il pane col sudore della tua fronte" (Gen. 3, 19); ed è immutabile. Come l'oro è scaldato nella fornace e diventa puro e malleabile, così l'uomo attraverso il fuoco della sofferenza diviene cittadino del Regno dei Cieli, se sopporta con gratitudine. Reputa che tutto ciò che ti avviene è per il tuo bene, per renderti accetto a Dio.

    50. Ad un debole e scoraggiato:

    Benedici le sofferenze del Salvatore, come se, insieme a Lui, tu stessi patendo soprusi, ferite, degradazioni, l'offesa degli sputi, l'umiliazione del manto rosso, la vergogna della corona di spine, l'aceto col fiele, la pena dei chiodi, la ferita con la lancia, il fluire d'acqua e di sangue, e da ciò riceverai conforto nella tua afflizione.

    Il Signore non permetterà che i tuoi sforzi non vengano ricompensati. Ti lascia soffrire un po', affinchè non sia un estraneo nella schiera dei Santi, quando tu, al momento debito, ne farai parte, arricchito dal frutto della pazienza e reso glorioso. Così non affliggerti; Dio non ti ha dimenticato, ma si preoccupa di te, come per un figlio vero di Colui che non tradisce.

    52. Possa il Signore, che disse "domanda e riceverai" (Giov. 16, 24), esaudire ogni tua domanda. Soltanto prepara la tua casa, e spazzala perfettamente perchè sia degna di ricevere i doni del Signore. Essi sono custoditi sicuramente in una casa tenuta in ordine, ed emanano il loro dolce profumo soltanto se non vi è impurità alcuna. Chi gusta ciò, diventa estraneo al vecchio Adamo, crocifisso al mondo come il mondo a lui, e vive sempre nel Signore. Non importa quando le onde dei nemici lo colpiscono; esse non spezzano la sua navicella. D'allora in avanti comincia a gettare sgomento sui nemici, poichè essi vedono in lui il sacro sigillo, e quanto più diventa il loro avversario, tanto più egli diviene un sincero e grato amico del Gran Re.

    55. Vigila su te stesso; i demoni cercano di adescarti verso cose di poco valore, come dormire in una posizione quasi seduta, o senza guanciale, che è lo stesso che "menta e anice e cumino", e ti incitano a trascurare "i più gravi impegni della Legge" (Matt. 23, 23), che sono, il domare la collera, il reprimere la irritabilità e l'obbedire in tutte le cose. I demoni gettarono in te il loro seme, per indebolire il tuo corpo, per questo cadi nella debolezza e involontariamente ricerchi il molle letto e la varietà del cibo. E' meglio che tu ti trovi bene con un solo cuscino e riposi su di esso con timore di Dio. Metti nella tua pentola condimenti immateriali come, umiltà, obbedienza, fede, speranza, amore, poichè chi li possiede imbandisce un banchetto innanzi a Cristo, il Divino Re.

    62. Non tutti quelli che vivono nei monasteri sono monaci; monaco è colui che compie il lavoro del monaco. Il Signore dice: "Non chiunque mi dice, Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli; ma chi compirà il volere del Padre mio, che sta nei Cieli" (Matt. 7, 21). Fratello, perchè permetti che il nemico si beffi di te e ti esponga ai rischi della caduta ? Tu chiedi un consiglio ma non tenti di fare ciò che ti viene detto. Tu ridomandi, e vanagloriosamente lo ripeti agli altri, per guadagnarti il favore degli uomini, e così ti precludi di progredire rapidamente. Il tempo ci è concesso per imparare il dominio delle passioni, e curarle, con gemiti e dolore. Se, quando sei nella tua cella, i tuoi pensieri sono dispersi, vergognati e svela la tua mancanza a Dio.

    67. (Il frate infermiere domanda se può leggere i libri di medicina). Leggili pure, ma nel leggerli o nell'interrogare qualcuno sulle medicine, non dimenticare che, nessuno può essere curato, senza Dio. Chi s'impegna nell'arte del guarire deve sottomettersi al nome di Dio e Dio invierà a lui il suo aiuto. L'arte del guarire non è un ostacolo alla pietà; ma devi praticarla come pratichi un lavoro manuale, per il bene della comunità. Fai quel che devi fare nel timore di Dio e i santi ti proteggeranno colle loro preghiere.

    84. Se esiste la possibilità di una buona azione, ma un pensiero opposto le resiste, questo dimostra che l'azione è veramente buona. Applicati alla preghiera e veglia; se durante la preghiera il tuo cuore è saldo nel bene e il bene aumenta invece di diminuire, allora, sia che l'opposto pensiero che ti travaglia, rimanga, oppure no, sappi che tale azione è buona. Poichè tutto il bene, necessariamente patisce una penosa opposizione causata dall'invidia del diavolo; il bene però la supera mediante la preghiera. Se un bene apparente è suggerito dal diavolo, e pure l'opposizione deriva da lui, allora nella preghiera il bene apparente declina, insieme con l'apparente opposizione. In questo caso è evidente che il nemico oppone un pensiero che egli stesso ha insinuato col solo proposito di farci erroneamente prendere per il bene ciò che è male.

    93. Il silenzio delle labbra è migliore e più prodigioso di una edificante conversazione. I nostri padri lo praticarono con reverenza, e attraverso di esso, perseguirono la gloria. Ma sinchè, nella nostra debolezza, noi non potendo seguire il sentiero della perfezione, parliamo di ciò che edifica, parliamone riferendoci alle parole dei padri senza accingerci ad interpretare le Scritture. Quest'ultima cosa è assai pericolosa per l'ignorante. Le Scritture sono scritte nel linguaggio dello spirito, e gli uomini carnali, non possono capire le cose spirituali. E' meglio usare, nelle nostre conversazioni, le parole dei padri, allora così troveremo il beneficio in esse contenuto. Moderiamoci persino nell'uso di queste parole, ricordandoci colui che disse "Nella moltitudine di parole, non manca mai il peccato" (Prov. 10, 19). Per tema di cadere in alti e vanagloriosi pensieri, imprimiamoci nella mente che se non pratichiamo ciò di cui parliamo, pronunciamo la nostra stessa condanna.

    96. Quando ti proponi di fare qualche cosa e vedi che il tuo pensiero è turbato, e se, dopo aver invocato Dio, rimani turbato, fosse pure da una minima perplessità, sappi che la azione che vuoi intraprendere, viene dal demonio perciò non iniziarla.

    Ma se uno resiste al turbamento (se ha in sè un pensiero che oppone resistenza a tale turbamento) allora egli può anche non considerare, l'azione proposta, come dannosa, ma può accingersi ad esaminare per vedere se è nociva o no; e se è cattiva può abbandonarla, ma se è buona, la compia disperdendo ciò che lo turba.

    105. (Ad un ammalato, obbligato a nutrirsi in modo non consono ai regolamenti). Se uno si nutre, non per suo piacere, ma a causa della sua malattia, Dio non lo condanna. Il nutrimento ci viene proibito per tutelarci dalla sazietà e dagli stimoli del corpo. L'infermità impedisce la loro attività, poichè dove è infermità, ivi è pure invocazione a Dio.

    115. Quando desideri fare elemosina, e il pensiero ti mette il dubbio se non sia meglio il non farla, esamina il tuo pensiero e se ti accorgi che il dubbio nasce dall'avarizia, dà un po' di più di quanto avevi intenzione di dare.

    124. Io ricevo ingiustizia da parte di un tale: che debbo fare ? Fagli del bene.

    137. E' giusto l'impegno di compiere bene un lavoro ? Ad esempio, costruire una casa, o far qualcos'altro ? Osserva se la cosa che fai è ordinata e bella e non disdicevole, se è fatta per il bene di ciò a cui serve, senza morboso attaccamento. Poichè il Signore gioisce di ogni perfetta abilità. Ma se noti in te una sorta di morboso attaccamento a qualcosa, ricorda il fine per il quale devi compiere ciò, e che tutto è soggetto a deperimento e corruzione, e così troverai pace. Poichè non una sola cosa rimane costantemente nello stesso stato, ma tutto è sottoposto a mutare ed a corrompersi.

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    Esicasmo
    "Sarebbe anche simpatico, se non fosse nazista!" (Malandrina) :gluglu:


    "Al di là dell'approvazione o disapprovazione altrui!" :gluglu:

 

 

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