Risultati da 1 a 2 di 2

Discussione: L'altra America

  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    26 Sep 2010
    Messaggi
    1,609
     Likes dati
    0
     Like avuti
    4
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito L'altra America

    L'altra America

    di Eduardo Zarelli - 07/03/2011

    Fonte: Arianna Editrice




    Il termine “americanismo” descrive le modalità dell’espansionismo politico, economico e culturale statunitense. Dato che l’occidentalizzazione passa per il protagonismo storico di questa super-potenza, non è difficile concludere che anche da un punto di vista ecologico, gli equilibri ambientali, energetici e socio-economici del pianeta siano aggrediti dagli interessi di un modello unilaterale, motivato da un sentimento morale universalistico. Paradossalmente però sono spesso americani i più convincenti pensatori ecologisti. In tal senso il peggior errore dei critici della omogeneizzazione del mondo consisterebbe nell’identificare un avversario con il nemico assoluto. Quell’errore - o modo di pensare - appartiene emblematicamente al totalitarismo e significa prendere una perversa via altrettanto moralistica e stereotipata, in cui il nemico diventa necessariamente un colpevole che bisogna vincere e poi punire, il simbolo di un male che è necessario eliminare o redimere, distruggere perché “inumano”.
    Fuori dai luoghi comuni, c'è innanzitutto da confrontarsi con una tradizione populista americana - con nomi poco noti in Europa come Henry George e Brook Adams - critica sia del socialismo che del liberalismo, avversa al progressismo, il razionalismo e il gigantismo statunitense, in nome delle virtù popolari. Cristopher Lasch recupera nella sua lettura caustica della decadenza dei costumi liberal questa tradizione, quando parla di una “buona modernità” come emancipazione dei popoli con una produzione su piccola scala, una democrazia diretta locale con virtù quali temperanza, pietà, indipendenza d’animo e amore per il lavoro ben fatto. Nello specifico ecologista si pratica e ripropone la buona custodia della terra (steawardship) come componente essenziale della libertà umana e della giustizia sociale. Dalle virtù civiche del “repubblicanesimo proprietario” di Thomas Jefferson, così caro a Ezra Pound, al “trascendentalismo” di Emerson ed Henry D. Thoreau, dal naturalisimo pionieristico di John Muir al conservazionismo di Aldo Leopold, c’è parte del retroterra culturale a cui attingono le “virtù rurali” di Wendel Berry, il bioregionalismo di Peter Berg e di Kirkpatrick Sale, il ritorno alla selvaticità (wildersness) di Gary Snyder. La vastità e la profonda bellezza dei paesaggi unite alla saggezza della cultura pellerossa, hanno insinuato fin dalle origini nello spirito americano - l’idealtipo della frontiera - un particolare richiamo pionieristico alla natura come riferimento libertario.
    Aldo Leopold - fondatore, tra l’altro, della Wilderness Society e morto 50 anni fa mentre tentava di domare un incendio nella prateria che minacciava la sua fattoria - nel suo Almanacco di un mondo semplice riproduce immagini semplici ed essenziali tratte dall’esperienza del mondo naturale. La sua è una commovente descrizione dei mutamenti metamorfici della natura, con il fiorire e lo sfiorire della vegetazione e il conseguente comportamento degli animali: la ciclicità delle quattro stagioni come analogia della spirale dell’esistenza umana. Emerge in quei capoversi una commovente prospettiva biocentrica, in cui il sapere ecologico si allea all’etica e all’estetica; prospettiva, questa, che ha esercitato un influsso decisivo sull’ecologia del profondo. Leopold, evidenziando i fallimenti del “protezionismo” ambientale, parte dal presupposto che la “Terra è un organismo” e che, solo sentendola come una “casa comune” a cui apparteniamo, potremo servircene con il dovuto rispetto. Il degrado della bellezza della natura corrisponde alla riduzione della sua complessità, diversità, stabilità: quell’equilibrio, che ne sostanzia in profondità la pienezza vitale e simbolica. Un sicuro erede di questo atteggiamento interiore è il già citato Wendell Berry, poeta, scrittore, saggista, professore di letteratura all’Università del Kentucky, ma, soprattutto, agricoltore. Il suo approccio alla repentina degradazione ambientale, culturale e umana della società industriale inizia nei primi anni Sessanta. A differenza di molti pensatori e letterati di quell’epoca, per la maggior parte legati alla Beat Generation, alcuni dei quali (come Gary Snyder) suoi strettissimi amici, Wendel Berry non vaga per il paese alla Easy Rider. La sua protesta contro il consumismo non persegue una apolide recisione delle radici; al contrario il suo contributo è rivolto alla riscoperta delle fonti della cultura occidentale, che l’industrialismo progressista ha soffocato. Rivisitando le grandi opere della letteratura europea, dall’Odissea alla Divina commedia al Paradiso perduto di Milton, insieme al Vecchio e Nuovo Testamento, Berry rintraccia i presentimenti del tragico destino occidentale. La sua poesia e la sua letteratura non hanno nulla di estetizzante o intimistico, ma si rivolgono comunque all’anima contemporanea straziata dalla mancata identità personale e sociale. Non indulgono alla nostalgia ma forniscono a politici, economisti e uomini della strada, delle indicazioni pratiche ed esemplari virtù civiche comunitarie. Con i piedi per terra è l’emblematico titolo di una sua raccolta di testi ove è centrale il problema della coerente e pratica applicazione della coscienza personale e comunitaria nella vita di ogni giorno. Quando una società nega questa esigenza, separandosi dalla propria tradizione, regredisce nell’anomia individualistica e nel degrado culturale, nonostante la patinata veste di prodigi tecnologici e successi materiali di cui si riveste. Berry si richiama ad un radicamento etico del quale l’economia è strumento e non fine ultimo. Nell’interpretare l’evoluzione del modello economico statunitense immagina retoricamente come sarebbe stata la società, se nel secondo dopoguerra si fosse dato il giusto peso alle comunità rurali rispetto alla crescita esponenziale del prodotto interno lordo, se si fosse investito nella qualità della vita con lo stesso impegno impiegato per dispiegare il complesso militare-industriale più potente del mondo. Domanda oggi quanto mai attuale e pertinente. La ricaduta localistica del pensiero di Wendel Berry è presa alla lettera dal movimento bioregionalista americano. La parola bioregione si compone semanticamente di bio, la parola greca che significa vita e “regione” che deriva dal latino regere, cioè governare. La vita che si autogoverna nel limite biotico di un territorio abitato, un luogo definito dalle forme di vita che vi si svolgono, piuttosto che dall’artificio della razionalizzazione. Tutto ciò è spendibile coltivando una rinata sensibilità per la specificità dei luoghi e delle culture, una lealtà politica verso il territorio in cui si vive, unite a pratiche economiche e sociali sostenibili, cioè radicate nella particolarità del territorio e delle sue tradizioni, espresse dalla sensibilità delle comunità locali. La complementarietà e lo sviluppo di una fitta rete di relazioni intercomunitarie - tra cui la sussidiarietà e l’interdipendenza - possono definire con sufficiente approssimazione l’intento di un “federalismo ecologista” continentale. Il problema di fondo è di ripensare pluralisticamente il mondo fuori dall’universalismo monistico, redentore e dall’etnocentrismo occidentale rispetto al quale tutto ciò che è “diverso” diventa barbarie, periferia retrograda da “modernizzare”. Il dialogo è possibile solo se si svolge fra “diversi”, non fra “identici”, pretendendo che il “diverso” non sia più tale e si omologhi all’altro. Questo vale per tutti i portatori di una identità, che ha valore in sé, non perché la si impone agli altri.







    L'altra America, Eduardo Zarelli
    “Non vi è socialismo senza nazionalizzazione e socializzazione delle industrie” STANIS RUINAS

  2. #2
    email non funzionante
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Messaggi
    22,425
     Likes dati
    46,241
     Like avuti
    21,159
    Mentioned
    157 Post(s)
    Tagged
    1 Thread(s)

    Predefinito Rif: L'altra America

    Queste sono menti libere , in genere l'amerika più che filosofare ha sempre usato la cultura per azioni alquanto ciniche , propaganda compresa .
    C'è stata un intossicazione culturale che andrebbe studiata , perchè noi europei ne siamo vittime e l'antidoto per tutti non è stato ancora trovato .
    Ultima modifica di Freezer; 08-03-11 alle 21:21
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

 

 

Discussioni Simili

  1. L'Altra America
    Di Giò nel forum Destra Radicale
    Risposte: 7
    Ultimo Messaggio: 08-09-13, 16:25
  2. L'Altra America
    Di Giò nel forum Americanismo
    Risposte: 22
    Ultimo Messaggio: 08-12-09, 19:05
  3. L'altra America in marcia per la pace
    Di Lampo nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 25-09-05, 15:03
  4. Kerry-Edwards: un’altra America
    Di benfy nel forum Centrosinistra Italiano
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 14-07-04, 12:47
  5. l’altra faccia dell’America
    Di yurj nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 19-05-02, 01:39

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito