di U.A.Foncant



Dove sono finiti i santoni del nuovo ordine, i guru del mondo globale, i sacerdoti del Dio Mercato?

Sembrano spariti, circolano altre parole d’ordine, è partito il classico “contrordine compagni”…I realtà sono sempre loro a dirigere l’orchestra ma la musica stona, e qualcuno del pubblico comincia a rumoreggiare, anche se hanno cambiato lo spartito..I super liberisti oggi sono in coda per gli aiuti di Stato, cioè dei contribuenti..





Da anni i pochi analisti non asserviti alle logiche di potere prevedevano che l’enorme massa di denaro in aumento nel mondo ( sin dagli anni Ottanta) essendo di molto superiore all’intero prodotto mondiale doveva fatalmente implodere . Come un pallone aerostatico bucato la bolla si è sgonfiata , anche se ancora non del tutto, e il pallone globale ha cominciato a cadere sempre più velocemente.

Siccome i responsabili della bolla speculativa sono sostanzialmente gli stessi che continuano ad avere in mano il potere politico, magari per interposta persona, le soluzioni continuano ad essere le più comode per loro: la casta economico-politica.

Negli Stati Uniti e, seppur ancora con minor intensità in Europa, si stampa denaro come carta straccia. Si comprano azioni tossiche di banche decotte anziché mandare in galera i responsabili, caricando il tutto sulle spalle di tutti. La fatale massiccia inflazione che seguirà sarà pagata da miliardi persone , che si impoveriranno pesantemente per anni, mentre gli straricchi managers saranno magari un po’ meno ricchi ma sempre abbastanza per banchettare sulle spalle degli idioti che sostengono il sistema attuale.

Ma non sono solo le banche ( e parliamo delle mega banche, non dei piccoli istituti a vocazione nazionale o locale che svolgono tuttora un ottimo lavoro sul territorio e non sono affatto in crisi) ovviamente che stanno aggrappandosi alla botte sempre piena ( anche se con vino annacquato di moneta inflazionata) del denaro pubblico. Ci sono anche le grandi aziende da sempre sostenute dallo Stato. Come la Fiat in Italia.

Questi grandi sostenitori del mercato sono specialisti nel succhiare soldi pubblici. Anche se con la copertura di astuti marchingegni.

Un tempo, tanto per fare un esempio, procedevano così: il governo faceva un prestito ai paesi dell’Est , tipo Polonia o Russia. Con quei soldi loro acquistavano catene di montaggio Fiat. I soldi no venivano mai restituiti , anzi le varie Lada entravanoin concorrenza sui mercati, ma la Fiat ci guadagnava.

Ogni volta che la baracca degli Agnelli – Elkann entrava in crisi per i prodotti non eccelsi che vendeva, la mano pubblica, cioè i contribuenti, interveniva in qualche modo. Oggi sono di nuovo a piangere miseria.

Si noti che i signori della Fiat, gli Elkan, possiedono oltre ad una costosissima squadra di calcio, la Juventus, anche almeno due giornali, La Stampa, definito “giornale di famiglia” e “Il Corriere della Sera” . Il tutto per un controvalore di svariati miliardi che però non bisognano di mettere sul mercato. I quotidiani sono un enorme potere politico. E non costano neppure tanto: il Corriere per esempio riceve 22 milioni di euro l’anno di sovvenzioni pagate dai contribuenti. Tutto grasso che cola per i lamentosi padroni della Fiat.

Libera concorrenza, mercato globale, ormai sono in saldo: la Fiat ( come le altre oligarchie economiche) d’improvviso tirano fuori l’interesse nazionale: slaviamo l’auto italiana. Così come Obama dice “comprate americano” e Sarkosi offre aiuti solo a chi si impegna di produrre solo in Francia.

Il bello è che lo Stato paga la Fiat ( invece di altre aziende non decotte per le quali gli aiuti sarebbero più che giustificati) ma non riceve nulla in cambio: nemmeno un pacchetto di azioni, come sarebbe doveroso.

Ma ancor più drammatico è il quadro presentato da un economista, Giulio Sapelli, che demolisce la truffa degli aiuti statali.

Con una semplice domanda: ma a chi venderemo le nostre auto?

Perché lui , fra tanti economisti bravi in complesse teorie ma scarsi in aritmetica, presenta equalche cifra: c’è crisi dovunque, dalla Cina alla Russia, dall’India al Giappone. Toyota, GM, e Ford producono insieme 20 milioni di auto l’anno. Renault e VW sono sui 7 milioni, PSA oltre 3 milioni, Fiat e Chrysler sono insieme sui tre milioni. Senza cintare Yundai , Mitsubishi e altre. A chi si può vendere questa massa di macchine in un momento di crisi sistemica?

Ma agli Elkan questo interessa poco: importante è che la loro Fiat riceva soldi subito, purchè paghino gli altri, ovviamente..


In memoria, forse , di una vecchia battuta attribuita a Gianni Agnelli: “Cavi ragazzi, così va la Bovsa: oggi guadagnamo, domani pevdete…”