Risultati da 1 a 5 di 5

Discussione: Il mito di Faust

  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    16 Aug 2009
    Messaggi
    7,478
     Likes dati
    949
     Like avuti
    787
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Il mito di Faust

    Come d atitolo, la storia di Johannes Faustus da Wittemberg mi ha sempre affascinato, soprattutto nel tema della conoscenza che non porta a nulla, lui ha cercato la felicità nel sapere, ma non gli ha dato nulla, per questo evoca chi dovreebbe saperne ancora più di lui (anche se non animato da buone intenzioni) e compie un viaggio alla ricerca di quel piano di conoscenza che gli studi ordinari gli hanno precluso o dei quali comunque non sospettava l'esistenza, voi vhe ne pensate?
    Controllori di volo pronti per il decollo,
    telescopi giganti per seguire le stelle
    (F. Battiato, No time no space)

  2. #2
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: Il mito di Faust

    Faust è il mito moderno dell'uomo che insegue trasgressivamente il superamento dei limiti fisici e intellettuali. E' il simbolo dell'empio cercatore dell'indicibile e del sapere assoluto che non indietreggia di fronte a niente, ma che alla fine deve consegnare l'anima al diavolo e se stesso alla dannazione eterna. Ma in Goethe viene superata la consuetudine della vittoria mefistofelica, Faust viene visto sotto una luce diversa e il suo mito acquista un significato positivo: quello della lotta metaforica contro il tempo e i limiti della ragione.
    Ultima modifica di Silvia; 18-03-11 alle 18:34

  3. #3
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: Il mito di Faust

    L'esistenza storica del personaggio è fuori di dubbio. Nacque (pare) a Knittlingen, nel Wurttenberg, verso il 1480. Nel 1507 l'abate Johannes Trithemius testimoniò la sua presenza a Geluhausen, dove si sarebbe presentato spavaldamente come «magister Georgius Sabellicus, Faustus junior, fons necromanticorum, astrologus, magus secundus, chiromanticus, aeromanticus, pyromanticus, in hydra arte (vaticinio basato sull'esame delle urine) secundus». Secondo Melantone, avrebbe studiato a Cracovia, dove la magia ancora alla fine del secolo era compresa fra le materie di insegnamento. I rapporti fra il severo «praeceptor Germaniae» e l'equivoco spacciatore di pseudoscienze non devono essere stati tra i migliori, visto che Melantone gli appioppò le qualifiche di «turpissima bestia et cloaca multorum diabolorum» nonché di «turpissimus nebulo, inquinatissimae vitae». Il dottor Faust lo aveva infatti minacciato – nientemeno… - di fargli volar via i piatti su per la cappa del camino nel momento in cui egli si fosse messo a tavola.
    Le sue esternazioni erano però solitamente di ben altro tono: affermava che non c'era alcun bisogno di venerare Cristo perché egli stesso era in grado di compiere miracoli come e quando voleva, prevedeva il futuro, svelava misteri, «dicebat arcana multa». E bisogna convenire che per lo meno l'arte di impressionare e di farsi prendere sul serio non deve essergli mancata, se il Principe Vescovo di Bamberga gli versò ben dieci fiorini d'oro per farsi trarre l'oroscopo e il Consiglio Comunale di Ingolstadt, mentre lo metteva al bando dalla città, prudentemente si faceva rilasciare una promessa scritta in cui il dottor Faust si impegnava a non vendicarsi. E anche l'umanista Joachimus Camerarius, professore a Tubinga, si rivolse a lui per ottenere il pronostico sull'esito della terza guerra fra Carlo V e Francesco I. Il Dottor Faust morì oscuramente verso il 1540, e la leggenda, già mescolata alla realtà durante la vita, si impadronì rapidamente della sua figura. Lo stesso Melantone - secondo Johannes Manlius, che l'avrebbe udito dalla sua bocca - diede credito alla voce che non fosse morto di morte naturale, ma per opera del diavolo.



    Rembrandt Harmenszoon van Rijn, Faust
    Rijksmuseum, Amsterdam


    E così spunti fantastici di ogni genere e di ogni origine (biblici, gnostici, cristiani medievali, fiabeschi), ora terrificanti ora burleschi , si aggiunsero presto al nucleo primitivo e conferirono alla leggenda un carattere sempre più favoloso: lo stesso dottissimo Konrad Gessner, il «Plinio della Svizzera», nel 1561, lo classificava fra gli «scolari vaganti» e definiva questi ultimi come gente equivoca che «continua la tradizione dei Druidi, i quali presso gli antichi Celti ricevevano gl'insegnamenti da diavoli in luoghi sotterranei, trattenendovisi per una serie di anni, come per certo ancora oggigiorno avviene a Salamanca». Aneddoti si andarono via via sovrapponendo agli aneddoti, episodi agli episodi. E più di una raccolta deve certamente aver preceduto, in latino o in tedesco, quella che uno stampatore di Francoforte, Johann Spiess, si decise per primo a pubblicare nel 1587 sotto il titolo: "Istoria del dottor Johann Faust, ben noto mago e negromante, di come si è promesso al diavolo per un determinato periodo della sua vita, di quali straordinarie avventure egli fu protagonista o testimone in questo tempo, fino al momento in cui ricevette la ben meritata mercede. Per la maggior parte desunta dai suoi scritti raccolti, quale esempio orrendo per tutti i superbi, i saccenti e gli empi, un esempio disgustoso oltre che amichevole ammonimento, e approntata per la stampa. Giacobbe IV: "Siate sottomessi a Dio e combattete il diavolo, cosicchè egli sfugga a voi".

    È il famoso volumetto che si è soliti chiamare Il libro di Faust (Das Faustbuch) e che costituì, direttamente o indirettamente, il punto di partenza per tutti gli ulteriori sviluppi che la leggenda ebbe dentro e fuori i confini della Germania. Infatti, già nelle 227 paginette della prima edizione, contiene tutti gli elementi intorno a cui la leggenda si è formata: già il Diavolo con il quale Faust stringe il patto porta un nome assai simile a quello che Goethe renderà popolare: Mephistophilis. E già Faust, chiuso nel suo studio fra libri e alambicchi, «si sente crescere ali d'aquila» e vuole con la sua scienza «dar fondo al cielo e alla terra», e già tocca il culmine della sua avventura e della sua vita con il possesso della suprema bellezza terrena. Faust soccombe infine alla sua empietà ed è condannato per sempre. La tendenza è infatti moraleggiante e l’intera vicenda dovrebbe essere di «terribile esempio e fedele ammonimento» a «tutti gli uomini empi presuntuosi e caparbi». Ciò non riesce tuttavia a soffocare il popolaresco piacere di favoleggiare e il gusto per il fantastico e il grottesco da cui la leggenda trasse la sua vera origine.

    Ultima modifica di Silvia; 18-03-11 alle 18:42

  4. #4
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: Il mito di Faust

    Giordano Berti

    GLI INGANNI DI MEFISTOFELE



    Da The Tragical History Of Doctor Faustus di C. Marlowe, Londra 1631
    (dettaglio della copertina)


    Il nome di Mefistofele è stato consegnato alla storia dal Faust di Johann Wolfgang Goethe, che a sua volta ha ispirato una grande quantità di opere letterarie, musicali, pittoriche e cinematografiche dove appare a vario titolo un "patto diabolico", sebbene Faust e Mefistofele non appaiano sempre con questi nomi. Va detto subito che Mefistofele non era un demone noto fino al tardo Cinquecento e che l'origine del suo nome è controversa. Secondo alcuni storici sarebbe di origine ebraica e deriverebbe dall'unione dei termini mephiz e tophel, "distruttore bugiardo". Secondo altri, potrebbe connettersi al greco megastophilos, da intendersi come "colui che vuole affermarsi". Altri ancora rimandano al termine greco mephis, il soffio miasmatico che viene dal sottosuolo, da cui deriva il latino Mefitis, la dea che proteggeva dalle esalazioni pestilenziali.


    Dunque, l'origine di Mefistofele non è chiara. In compenso si hanno maggiori informazioni sui patti col diavolo, non necessariamente con Mefistofele, in quanto costituiscono un topos della letteratura magica e antimagica, oltre che della favolistica. […] Il patto col diavolo ha alle spalle una tradizione che cominciò a essere evidenziata sul finire del Duecento, quando l'Inquisizione prese a perseguitare le streghe accomunandole agli eretici. Tutti i giuristi medievali sostenevano che streghe e stregoni ottenevano poteri magici (o si illudevano di possederli), in seguito a un patto con Satana fondato sul rinnegamento della fede cristiana e sulla cessione dell'anima al diavolo. Fra le tante descrizioni ne riporto una che riassume la tradizione teologica e inquisitoria; viene dal Compendium maleficarum (1608) del frate Francesco Maria Guazzo, il quale distingueva due tipi di patto, uno tacito e l'altro espresso. "È espresso - spiegava -quando in una solenne occasione, al cattivo demone, visibile in forma corporea di fronte a testimoni, viene promessa fedeltà e tacito omaggio per mezzo di un libello contenente delle richieste per il diavolo". Più oltre, frate Guazzo riportava undici punti che rientrano in questo patto. I nuovi adepti donano al diavolo un lembo del loro vestito, che egli terrà per poi rivendicare ogni cosa, dai beni spirituali a quelli corporali. Oppure, "restando in un cerchio descritto per terra, prestano giuramento al demonio". O anche, "chiedono al demonio di essere cancellati dal libro della vita e di essere iscritti nel libro della morte".

    Le informazioni fornite dagli inquisitori rimbalzarono in vari testi demonologici, ma senza entrare mai nello specifico, come avveniva invece nei grimori, manuali di magia diabolica il cui possesso era sufficiente per finire al rogo. Ma, percorrendo le lunghe liste di diavoli, non s'incontra mai Mefistofele. Sta di fatto che questo demone compare per la prima volta in Germania in un opuscolo anonimo intitolato Praxis Magia Faustiana (Passau 1527), dov'è citato espressamente il patto diabolico firmato da Faust di fronte al demone "Mephistophiles", per ottenere da lui conoscenze segrete. La Praxis Magica è un libello scritto contro l'umanista Georg Sabellicus, definito Faustus junior, vissuto fra il 1480 e il 1540.

    La storia del patto scellerato di Faust fu descritta a tinte forti in un opuscolo popolare, anche questo anonimo: Doktor Faustus (Francoforte 1587), edito da Johann Spies. Tre anni più tardi ritroviamo la medesima vicenda in La tragica storia del Dottor Faustus del drammaturgo inglese Cristopher Marlowe (1564-1593). Qui Mephistopheles è un emissario di Lucifero, che in seguito all'evocazione da parte di Johann Faust gli si presenta in abito francescano. Per accettare di servire il mago, il demone gli domanda di donargli l'anima: "Ora dovrai legarcela in solenne forma, e col sangue tuo scrivere l'atto; Lucifero vuol tale garanzia (...). Trafiggi allora con fermezza il braccio, e vincola così l'anima tua che possa reclamarla il gran Lucifero un certo giorno, come propria". Dunque, nella commedia di Marlowe fu lo stesso Faust a scrivere con il proprio sangue il contratto con il demone ottenendo i suoi servigi per ventiquattro anni, allo scadere dei quali concedeva a Lucifero e al suo ministro Mefistofele "di portare il detto Johann Faust, corpo ed anima, sangue e beni, nella loro dimora dovunque sia". Così andò, sebbene lo stesso Faust tentasse, allo scadere del tempo concordato, di redimersi dai propri errori e accusasse Mefistofele di averlo ingannato. Il demone, ghignando, confermò l'accusa, confessando di averlo distolto dalla lettura dei libri sacri per chiudergli il cammino verso il cielo.



    Eugène Delacroix, Faust e Mefistofele (1827)


    Una sintesi della vicenda di Faust e Mefistofele fu inserita in Storie veritiere (Amburgo 1599), raccolta di apologhi scritti con intento pastorale dal teologo luterano Georg Widmann; quest'opera fu poi rielaborata a Norimberga dal medico Nikolaus Pfitzer in L'amore Angelico e la tremenda fine del famigerato Dottor Faust (1647). Altri due autori tedeschi, J. Neumann (1683) e K. Krichner (1685) disquisirono sul "prestigiatore Faust" sottolineando l'enormità del suo infame patto. Nella stessa epoca vedeva la luce un grimorio attribuito a Faust, intitolato Grande e potente spirito del mare (Amsterdam 1692), nella cui introduzione si dice che Beelzebub inviò Mefistofele a Faust affinchè fosse suo servo; non v'è alcun accenno alla tragica fine della storia, certamente per non spaventare gli adepti delle arti magiche. Si arriva così al dramma di Johann Wolfgang Goethe, Urfaust (l775), prima redazione dell'immortale capolavoro terminato nel 1831, il Faust. L'opera è una rielaborazione e un ampliamento del dramma di Marlowe, ma l'impronta positiva del finale coincide con la cultura illuminista dell'epoca di Goethe. Infatti, il Faust di Goethe si conclude con la vittoria delle potenze celesti e l'ascesa al cielo del medico filosofo, che pur avendo commerciato col demonio fu assolto perché lo fece al solo scopo di accrescere la conoscenza delle cose terrene.

    Stralcio da un articolo di Giordano Berti – da Il Giornale dei Misteri n° 441 (agosto-settembre 2008)

  5. #5
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Rif: Il mito di Faust

    Massimo Centini


    L’OSCURO SAPERE DEL DOTTOR FAUST



    Faust è, senza dubbio, uno dei personaggi che hanno maggiormente stimolato la fantasia degli scrittori e dei musicisti. Infatti, il supporto della vicenda che ha come protagonista l’inquieto dottore, non si limita al solo tema della vendita dell’anima al diavolo ma suggerisce un’analisi più profonda. Seguendo questa ipotesi interpretativa, Faust risulta un personaggio che vuole andare oltre le apparenze, che intende, come l’esoterista, conoscere quanto è riservato a pochi eletti, anche a costo di pesanti rischi.

    Moltissime le interpretazioni della vicenda di Faust, che hanno la loro espressione più indicativa nell’opera omonima in cinque atti di Charles Gounod (1818-1893), ricavata dal libro di Johann Wolfgang Goethe (1749-1832). Lo storia è quella nota: Faust, ormai vecchio e stanco, ma consapevole della sua sapienza ed esperienza, evoca il diavolo. Appare Mefistofele, che gli promette di donargli quanto vorrà in cambio della sua anima. Tutta la vicenda si dipana intorno alla disperata ricerca che, alla fine, non potrà essere soddisfatta, dell’amore da parte di Faust. Infatti, il protagonista insegue per tutta l’opera l’amata Margherita senza però riuscire a conquistarle il cuore. La donna, piuttosto di accettare il compromesso di un’esistenza dominata dal male, sceglie di morire e di salvarsi l’anima.

    Nell’opera sono evidenti alcuni concreti riferimenti alla tradizione esoterica: uno tra i più indicativi è costituito dalla scena in cui Margherita e Faust assistono alla "notte di Valpurga". Narra la leggenda che ogni anno, sulle pendici del monte Brocken, nello Harz, si svolgerebbe la Walpurgisnacht, la mitica "notte di Valpurga": un grande sabba a cui parteciperebbero streghe giunte da ogni luogo. La festa, paradossalmente, ha la sua origine nella figura di una santa, Valpurga o Valburga (710-779) di origine anglosassone, giunta in Germania per svolgere l’incarico di badessa nel monastero di Heidenheim, dove operò fino alla morte. Le reliquie della santa, circa un secolo dopo la sua scomparsa, presero a produrre un particolare olio che rivelò doti miracolose. Secondo le credenze più diffuse, nella notte tra il trenta aprile e il primo maggio, le amanti di Satana si ritrovavano per celebrare strani riti che gli inquisitori definirono sabba, ma che in realtà presentavano caratteristiche molto simili ai culti primaverili. Assistendo alla Walpurgisnacht Faust, in ragione del suo patto con il demonio, appartiene a una categoria di adepti a cui è concesso di conoscere segreti occulti, negati alla maggioranza dei mortali.

    Prodotto del teatro elisabettiano di Christopher Marlowe (1564-1593), il mago Faust non fu una totale creazione della fantasia del suo autore, ma l’elaborazione di un testo pubblicato a Francoforte nel 1587, èi]Faustbuch[/i], in cui erano narrate le gesta di un teologo, Johannes Faust, che, con l’ausilio di un libro magico, evocò il demonio a cui vendette la propria anima. L’opera terminava con la morte di Faust, che veniva trascinato dai demoni nel fondo del baratro infernale. Va osservato che, già prima del Faustbuch, circolavano numerose vicende sul tema del commercio dell’anima con il diavolo. Non mancavano, inoltre, varie testimonianze di persone, anche autorevoli, che affermavano di aver conosciuto il diabolico dottore. Anche se ormai è considerato un personaggio storico vissuto tra il 1480 e il 1540, le notizie su Faust sono limitate. Le fonti ci parlano di un Magister Georgius Sabellicus, Faust junior, fons necromanticorum, astrologus, magus secundus, chiromanticus, aeromanticus, pyromanticus, in hydrea arte secundus.

    Théophile Gautier ( 1811-1872) realizzò una versione comica del Faust: nella sua opera il diavolo è un damerino elegante e molto curato nell’aspetto e nei modi, una sorta di cicisbeo dietro il quale opera con malvagità Belzebù. Come già indicato, fu Goethe ad assegnare una caratterizzazione definitiva alla leggenda, scrivendo il suo noto Faust. Numerosissime furono le interpretazioni di questo personaggio nella musica a cui si applicarono, tra gli altri, compositori come Wagner, Boito, Busoni, J.S. Bach.

    Su Faust le leggende e le tradizioni hanno continuato a circolare per molto tempo, in genere era indicato come il "più notevole stregone dell’intera Germania", anche se questo personaggio ebbe un ruolo marginale nella storia dell’arte magica. Faust fu piuttosto un simbolo con due facce: la prima, quella che ne fece un essere negativo, mago e negromante, è stata utilizzata soprattutto per costruire una figura che fosse emblema del male e del peccato. La seconda, invece, risulta quella che ha assegnato a Faust l’immagine di un essere insoddisfatto e alla continua ricerca di un sapere arcano, che possa fornirgli le risposte a cui la sua condizione umana non sa giungere.


    Massimo Centini, Le Vie dell'esoterismo (De Vecchi editore, pag. 131)




 

 

Discussioni Simili

  1. " Noi abbiamo creato il nostro mito. Il nostro mito e' la Nazione "
    Di Gaius Iulius Caesar nel forum Destra Radicale
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 14-02-14, 00:09
  2. Preve: Il dilemma di Faust
    Di Muntzer nel forum Comunismo e Comunità
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 06-11-11, 00:24
  3. Faust e Mefistofele
    Di Tomás de Torquemada nel forum Esoterismo e Tradizione
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 01-02-09, 15:22
  4. Faust, Pessoa & C.
    Di Eymerich (POL) nel forum Esoterismo e Tradizione
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 24-07-05, 13:58
  5. Faust
    Di nel forum Musica
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 24-02-05, 20:53

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito