Ohhh il negretto fa visita ai suoi creditori verde oro, che emozione!E contestano anche la visita del presidente di pezzentiland:
Obama lancia le imprese verso business «mondiali»
BRASILIA. Dal nostro inviato
Da ieri Barack Obama ha ufficialmente elevato il ruolo del Brasile a potenza globale, un interlocutore privilegiato per la gestione di questioni non solo economiche, ma anche politiche. Un annuncio coerente con la nuova strategia americana che identifica per la gestione della governance globale quattro partner di primo piano oltre agli alleati europei, la Cina, l'India, la Russia e il Brasile.
Ma gli elogi del presidente americano durante le dichiarazioni congiunte con il presidente brasiliano Dilma Rousseff di ieri, sono propedeutici a un obiettivo molto concreto e di breve termine che dovrebbe mettere in guardia industriali europei e italiani in particolare, soprattutto coloro che operano nel settore delle grandi costruzioni: assicurarsi importanti commesse su un pacchetto di investimenti di oltre 200 miliardi di dollari che il Brasile spenderà in infrastrutture per preparare la Coppa del Mondo del 2014 e le Olimpiadi del 2016.
I fondi saranno spesi in gran parte nell'area di Rio «ma anche altrove nel paese e noi crediamo di essere il partner più importante per fornire quei servizi infrastrutturali ed esportazioni collegate alle infrastrutture per aiutarlo a raggiungere gli obiettivi» ha dichiarato senza troppi giri di parole Mike Froman, lo Sherpa dei G-20 e il responsabile economico al Consiglio per la Sicurezza Nazionale.
La posizione americana non è casuale: nel 2010 le esportazioni americane in Brasile sono aumentate del 35%, il doppio della media mondiale e di un tasso superiore a quello medio verso i paesi asiatici. Questo si traduce in un interscambio di 80 miliardi di dollari con un avanzo a favore degli Stati Uniti: «Le nostre esportazioni in Brasile sostengono 250mila posti di lavoro in America» ha detto ancora Froman.
Ma il fronte dei rapporti economici fra Brasile e Stati Uniti guarda oltre gli investimenti diretti. Il Brasile, con riserve valutarie di oltre 300 miliardi di dollari, è un paese trasformato rispetto solo a qualche anno fa quando era un debitore dipendente dagli aiuti del Fondo Monetario Internazionale. Oggi il Brasile è il quarto creditore netto nei confronti degli Stati Uniti, con un credito di oltre 200 miliardi di dollari. Una situazione questa, ricordata con una certa preoccupazione dal presidente brasiliano Rousseff: «La nostra economia è a posto - ha detto brusca - ci auguriamo che presto anche quella americana possa tornare ad esserlo e che gli squilibri economici e finanziari siano risolti presto».
La Rousseff, 62 anni, elegantissima ieri in rosso, è apparsa molto decisa. Il suo tono ha voluto sottolineare un rapporto ormai considerato paritetico. In effetti il Brasile è la settima potenza economica mondiale e diventerà presto, entro dieci anni, il quarto o il quinto esportatore di petrolio a livello mondiale: «Abbiamo fra le più avanzate tecnologie per la trivellazione sottomarina, su questo fronte e su altre tecnologie avanzate ci auguriamo di poter collaborare con gli Stati Uniti in modo proficuo».
Per Obama la scelta strategica è conquistare un rapporto privilegiato con l'economia brasiliana. Dopo che Washington, a partire dagli ultimi anni dell'amministrazione Bush aveva trascurato i rapporti con Brasilia, altri paesi si sono fatti sotto, la Cina è diventata in breve il primo partner commerciale dei carioca, scalzando l'America. All'incontro di ieri c'era anche il segretario al Tesoro Tim Geithner accanto ai due leader che hanno discusso degli equilibri valutari e dello yuan in particolare. Washington e Brasilia condividono la posizione secondo cui lo yuan è troppo forte, ma un'azione congiunta a proposito sarà resa nota soltanto al G-20 in Francia alla fine di maggio.
La Rousseff ha riaffermato la determinazione brasiliana ad entrare nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: «Una riforma è necessaria e un nostro posto in consiglio sarà decisivo per contribuire ad allentare le tensioni a livello globale». Forse, ma il Brasile che oggi siede come membro a rotazione nel Consiglio, uno dei cinque a votare contro l'intervento in Libia, non rassicura del tutto l'America. E difatti Obama ieri non ha offerto lo stesso appoggio esplicito concesso all'India durante il suo viaggio asiatico dell'anno scorso.
Obama lancia le imprese verso business «mondiali» - Il Sole 24 ORE
Dai, agevoleranno qualche prestito per mandare un pò di picciotti a crepare sul suolo libico.