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    Predefinito I magistrati dichiarano guerra: "Questa è..

    ..la nuova Resistenza"!

    di Andrea Indini da ilgiornale.it di sabato 26 marzo 2011
    Aggiornato oggi alle 136

    Resistere, resistere, resistere.
    L'imperativo della magistratura è affondare il dibattito sulla giustizia:
    "La riforma non deve passare".
    Le toghe giocano di sponda accusando il governo di fare leggi ad personam e minacciano di immobilizzare i tribunali che già di per sé non funzionano granché.
    "La riforma costituzionale è da respingere nel merito e nel metodo", ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro invitando i colleghi togati ad adempiere al proprio "dovere di resistere".
    Eccola, dunque, la nuova Resistenza nelle cui schiere annovera anche i futuristi che, pur deprecando il "leader populista Berlusconi", rispolverano la linea dura contro la maggioranza.

    L'intento è mantenere lo status quo.
    Immobilismo.
    Non importa poi se i tribunali non funzionano, se i magistrati possono permettersi di fare politica e in caso di errori godono della più assoluta impunità, se la difesa non deve guardarsi soltanto dall'accusa ma anche dai giudici.
    Dopo l'invettiva lanciata ieri dal sindacato delle toghe, Spataro ha lanciato oggi la nuova Resistenza:
    "Il dovere di resistere non è solo verso il potere mafioso, ma anche per la difesa della Costituzione da riforme come quella della giustizia".

    Al procuratore aggiunto di Milano, che definisce la bozza presentata dal ministro della Giustizia Angelino Alfano "del tutto inaccettabile", fa eco il pm Francesco Greco, capo del pool per i reati finanziari della Procura milanese: "Con la riforma della giustizia si passerà da Mani pulite a Mani libere".
    Durante un incontro organizzato dal Pd, Greco ha minacciato che, in caso di approvazione, è disposto a "disapprovare la legge" votata in parlamento.

    Ancora una volta i magistrati, che dovrebbero limitarsi a far rispettare le leggi, cercano di influenzare il dibattito parlamentare.
    E per farlo viene rispolverato il solito anti berlusconismo.
    Cui hanno ripreso ad abbeverarsi anche i finiani.
    Dopo settimane di relativa calma, infatti, il dibattito sulla riforma della giustizia ha riportato alto lo scontro.
    Presentando il libro L'Italia che vorrei, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha bocciato quella stessa riforma che dal '94 faceva parte del programma di governo sottoscritto dallo stesso ex An.
    "L’ordinamento giudiziario dovrebbe essere organizzato secondo il principio della piena autonomia", aveva abbozzato ieri Fini lasciando a Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia a Montecitorio, il vero assalto al governo.
    Per l'esponente del Fli, infatti, "la maggioranza non vuole" riformare la giustizia perché "una giustizia sconquassata piace molto di più a chi è imputato".

    La Bongiorno sceglie le colonne di Repubblica per accusare la maggioranza di "creare norme salva-premier e norme che puniscano i magistrati".
    Gli scontri tra politica e magistratura, secondo Giulia Bongiorno, finiranno solo quando "ci sarà un premier capace di riformare la giustizia nell’interesse dei cittadini".

    La nuova Resistenza potrà così contare su agguerriti magistrati che si preparano a immobilizzare i tribunali e a disattendere le leggi e sui finiani che, invece, daranno battaglia in parlamento per affossare il dibattito e non riformare la giustizia.

    saluti

  2. #2
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    Predefinito Rif: I magistrati dichiarano guerra: "Questa è..

    D'Alema (PD), da Wikileaks: <<la magistratura è la più grande minaccia allo Stato italiano>>
    (considerazione privata fatta da Massimo D'Alema, anno 2009)
    FONTE: Secondo wikileaks, ma l&rsquo;ex premier smentisce - Wikileaks, D&rsquo;Alema: magistratura minaccia per l&rsquo;Italia| italia| Il SecoloXIX

    Violante (PD): <<Intercettazioni pubbliche? Italia come sudamerica>>
    FONTE: VIOLANTE: INTERCETTAZIONI PUBBLICHE? ITALIA COME SUDAMERICA

    Barbi (PD): <<La Procura di Milano fa paura>>
    FONTE: Barbi (Pd): procura Milano fa paura

    Diplomatici USA, da Wikileaks: <<la magistratura italiana è una casta inefficiente e autoreferenziale>>
    FONTE: Wikileaks, Repubblica spara bordate sul Cav Ma nasconde le critiche Usa alla magistratura - Interni - ilGiornale.it del 18-02-2011
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  3. #3
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    Predefinito Rif: I magistrati dichiarano guerra: "Questa è..

    Adesso i pm possono imbavagliare gli onorevoli!

    C’era una volta l’articolo 68 della Costituzione, quello relativo all’insindacabilità delle opinioni espresse durante il mandato parlamentare.
    C’era una volta una norma che puntava a garantire al politico l’assoluta serenità civile, al riparo da eventuali strumentalizzazioni delle funzioni giudiziarie a fini di pressione, repressione o intimidazione.
    Ora, invece, una sentenza della Corte costituzionale che ha colpito Francesco Storace, ne ha ridefinito i confini.
    E ha ristretto il territorio di applicazione di questa guarentigia, depotenziandola e alterando ulteriormente l’equilibrio tra potere politico e giudiziario.

    Curioso destino, quello dei politici.
    Proprio mentre il Parlamento si appresta ad avviare il lungo iter della riforma della giustizia e proprio nelle ore in cui si discute della responsabilità civile dei magistrati, con un colpo secco la Consulta strappa loro di dosso buona parte del loro storico scudo costituzionale.
    Peraltro a rendere ancora più complicata e foriera di polemiche la vicenda, si aggiunge il fatto che la Corte con questa sentenza consente proprio a un magistrato, Henry John Woodcock, di procedere con una querela per diffamazione ai danni di un politico, Francesco Storace appunto.

    E non è tutto.
    Perché lo scorso 11 marzo la stessa Consulta, con una sentenza del tutto simile, aveva dato il via libera a una querela ancora di Woodcock contro il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, per alcune frasi dette in tv.
    L’episodio che riguarda Storace risale al 2006 quando il leader della Destra era senatore e il magistrato sostituto procuratore a Potenza.
    Storace criticò duramente, in un’intervista, la cosiddetta inchiesta gossip, mandando su tutte le furie il pm oggi in servizio a Napoli.
    Ora la Corte ha annullato la delibera con cui, nel luglio 2009, il Senato aveva stabilito l’insindacabilità delle opinioni espresse da Storace nei confronti del magistrato e ha stabilito che l’ex governatore del Lazio è processabile per diffamazione a mezzo stampa.
    In questo modo i giudici della Consulta hanno ritenuto fondato il conflitto di attribuzione sollevato dal giudice dell’udienza preliminare di Roma, e riconosciuto che la delibera del Senato ha violato la Costituzione «ledendo le attribuzioni dell’autorità giudiziaria».

    Per il gup di Roma le parole di Storace, in quella occasione «attengono unicamente alla sua veste di uomo politico e non anche all’esercizio della sua funzione di senatore».

    La sentenza, ovviamente, è destinata a far discutere e a rendere ancora più frontale il contenzioso tra politica e magistratura.
    Per il momento a farsi portavoce dei malumori della maggioranza è il vicepresidente del gruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello.
    «Si va consolidando in maniera preoccupante una giurisprudenza costituzionale molto restrittiva rispetto all’applicazione delle poche residue garanzie che ciò che resta dell’articolo 68 attribuisce ai rappresentanti del popolo.
    Tutto questo desta preoccupazione per quello che si configura come una mancata tutela di un esercizio democratico».

    di F. de Feo su ilgiornale.it di sabato 26 marzo 2011
    Aggiornato oggi alle 14:11

    saluti

  4. #4
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    Predefinito Rif: I magistrati dichiarano guerra: "Questa è..

    o riforma della giustizia o morte! hefico:
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

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    Predefinito Rif: I magistrati dichiarano guerra: "Questa è..

    I giudici impuniti: risarcito un innocente su 100.

    Se si vuole parlare concretamente della responsabilità dei giudici e degli errori giudiziari partiamo dai numeri: solo l’1% dei giudizi ha visto lo Stato «pagare» i danni del lavoro del giudice.
    Insomma la «montagna» della cosiddetta legge Vassalli, che ha introdotto a partire dal 1988 la responsabilità dei magistrati come richiesto dalla stessa Costituzione (articolo 24), ha partorito un «topolino».
    A offrire un bilancio dei primi 23 anni della legge è la relazione presentata in Commissione giustizia della Camera da Ignazio Caramazza, Avvocato generale dello Stato.

    In buona sostanza soltanto l’1% dei ricorsi contro magistrati per ingiusta detenzione si è risolto con una condanna della toga.
    «Dai dati raccolti dall’Avvocatura dello Stato - si legge nella relazione - risultano proposte poco più di 400 cause.
    Di queste 253 sono state dichiarate inammissibili, 49 sono in attesa di pronuncia sull’ammissibilità, 70 sono in fase di impugnazione di decisioni di inammissibilità e 34 sono state dichiarate ammissibili».
    Solo in 4 di queste si è arrivati alla condanna dello Stato.
    Insomma la percentuale è veramente bassa. Quattro condanne su 406 casi.
    E con un grande lavoro del filtro dell’ammissibilità che ne ha rigettate subito 253 (62%).

    Secondo l’Avvocatura dello Stato «emerge una eccessiva operatività» di questo «filtro».
    Questo «difettoso funzionamento della legge» porta, secondo Caramazza, a una abrogazione sostanziale di parti qualificanti della norma che ne stravolgono il senso.
    L’audizione dell’Avvocato generale dello Stato in Commissione giustizia porta quindi un nuovo punto di vista sulla legge Vassalli e sulla necessità di riformulare la normativa che dà un senso compiuto all’indirizzo proposto dalla stessa Carta costituzionale nell’articolo 24.
    Vale forse la pena di ricordare, a questo punto, quanto scritto nel comma 4:

    «La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari».

    E non solo per colpa grave o dolo.
    Quindi anche un errore di interpretazione normativa può recare danni a chi viene sottoposto a giudizio.
    E il senso dell’emendamento proposto dal leghista Gianluca Pini non solo intende rispondere ai desiderata della Costituzione ma anche ai diktat dell’Unione Europea.

    L’emendamento chiama i giudici a rispondere per «ogni manifesta violazione del diritto».
    Lo stesso Caramazza auspica una riforma in tal senso e ricorda che il nodo a una equa applicabilità della legge Vassalli è proprio l’articolo 2 della stessa legge che spiega come «nell’esercizio delle funzioni giudiziarie non può dar luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme».

    Più prudente il parere espresso dai vertici del Consiglio nazionale forense nel corso di una conferenza stampa.
    Guido Apa, presidente del Cnf mette le mani avanti: «Dobbiamo ancora capire in che modo il principio dell’emendamento è conforme ai principi costituzionali e se il giudice possa in questo modo applicare serenamente la legge».

    Situazione per così dire paradossale.
    Da un lato c’è l’Avvocatura generale dello Stato che, chiamata a esprimersi dalla Commissione giustizia, dà un suo pur prudente assenso.
    Dall’altro ci sono gli avvocati che, con il loro temporeggiare, sembrano ancora incerti sul valore dell’emendamento.
    Eppure sarà la prima a difendere i magistrati nelle cause mentre saranno i secondi ad assistere i singoli nelle azioni contro lo Stato.

    la redazione de ilgiornale.it di sabato 26 marzo 2011
    Aggiornato oggi alle 14:15

    saluti

  6. #6
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    Predefinito Rif: I magistrati dichiarano guerra: "Questa è..

    L’ultima barricata delle toghe contro la riforma!

    Scalpitano. Resistono. Non si arrendono.
    Ai magistrati la riforma della giustizia non va giù e non fanno nulla per nasconderlo.
    Anzi, parlano anche se non interrogati.

    La sesta commissione del Csm si esprimerà sulla riforma costituzionale destinata a introdurre la separazione delle carriere e quindi un doppio consiglio superiore, uno dei giudici e l’altro dei pubblici ministeri.
    Un parere, quello dell’organo di autogoverno della magistratura, irrituale se non addirittura illegittimo: secondo il Pdl, il Csm non potrebbe esprimersi su provvedimenti legislativi senza un’esplicita sollecitazione del ministro della Giustizia, che il titolare Angelino Alfano si è ben guardato dal fare.
    Ma ormai la strategia di Palazzo dei Marescialli è questa: martedì prossimo nel corso di una seduta straordinaria la sesta commissione si esprimerà sull’emendamento Pini alla legge comunitaria, che introduce la responsabilità civile dei giudici anche per manifesta violazione del diritto.
    Il 6 aprile, poi, il plenum del Csm discuterà della prescrizione breve.

    Tutti pareri non richiesti, un fuoco di sbarramento di «no» per impedire che qualcosa cambi nella gestione della giustizia. Anche a costo di paralizzare le Procure.

    Iniziative che vengono duramente criticate dai membri laici di centrodestra del Csm, che esprimeranno il loro dissenso in un documento da inviare la prossima settimana al vicepresidente Michele Vietti e al presidente della sesta Commissione, il togato di Magistratura democratica Vittorio Borraccetti.
    I consiglieri del centrodestra hanno annunciato la loro intenzione di opporsi agli interventi «politici» del Csm che, precisano, non può «fare le pulci alle Camere».

    I magistrati infatti fanno opera di sbarramento anche in ordine sparso.
    Ieri un colpo l’ha sparato il pm di Milano Armando Spataro che, in Toscana per la consegna di un premio, non ha perso occasione per far sapere che la riforma costituzionale della giustizia è da respingere «nel merito e nel metodo» perché «scavalca il normale iter di riforma costituzionale e rimanda a future leggi ordinarie i punti fondamentali».

    Addirittura minaccioso Francesco Greco, capo del pool per i reati finanziari della stessa Procura meneghina: «Con la riforma della giustizia si passerà da “Mani pulite” a “Mani libere”. Se il Parlamento deciderà che non si deve più indagare sulla corruzione io dovrò disapprovare quella legge perché la Costituzione mi impone di farlo. E andrei anche contro il diritto intenazionale».

    Per Umberto Bossi, ministro delle Riforme, questa resistenza è solo corporativa: «I giudici non possono non pagare mai oppure mettersi d’accordo fra di loro, mentre ci sono poveracci che vengono condannati magari ingiustamente».

    Di «forzature» parla invece Pier Ferdinando Casini, secondo il quale quella del governo non è «la riforma giudiziaria che interessa i cittadini» ma quella che interessa Berlusconi.
    «Alfano - attacca il leader dell’Udc - non ha fatto seguito alle promesse fatte. Abbiamo detto che saremmo stati disponibili al dialogo sulla riforma della giustizia ma non seguiremo le ossessioni giudiziarie del premier».

    «Le parole di Casini sono ingiuste e ingenerose nei confronti del grande sforzo che il ministro Alfano sta affrontando per riformare e migliorare la giustizia del nostro paese», risponde Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione Giustizia alla Camera.

    di Andrea Cuomo pg.9 de ilgiornale.it 27 03 2011

    saluti

 

 

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