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  1. #21
    Signore di Trieste
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    Predefinito Riferimento: Tien an men: 20 anni dopo

    Citazione Originariamente Scritto da Red Shadow Visualizza Messaggio
    Immagino che tu sia anche a favore delle "masse" di studenti di scuol media che hanno assaltato il parlamento moldavo dopo le elezioni vinte dai comunisti. Le "masse" nel 21 appoggiavano i fascisti e nel 33 i nazisti.
    Quelle cinesi secondo un loro leader volvano le "Reebock". Così attaccarano i poliziotti disarmati che andavano a sgomberare la piazza molto prima che ci arrivassero. E lo fecero con bottigli molotov e pistole. Nel primo giorno morirono quasi solo soldati dell'EPL.Comunque la morte è un sacrificio che vale le Reebock. E' stata la prima rivoluzione colorata della storia. Non erano ancora attrezzati bene per cui ora gli tocca rimediare con il pretume tibetano.
    stupenda la cina, hai publicato il libro?

  2. #22
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    Predefinito Riferimento: Tien an men: 20 anni dopo

    Citazione Originariamente Scritto da Red Shadow Visualizza Messaggio
    Immagino che tu sia anche a favore delle "masse" di studenti di scuol media che hanno assaltato il parlamento moldavo dopo le elezioni vinte dai comunisti. Le "masse" nel 21 appoggiavano i fascisti e nel 33 i nazisti.
    Quelle cinesi secondo un loro leader volvano le "Reebock". Così attaccarano i poliziotti disarmati che andavano a sgomberare la piazza molto prima che ci arrivassero. E lo fecero con bottigli molotov e pistole. Nel primo giorno morirono quasi solo soldati dell'EPL.Comunque la morte è un sacrificio che vale le Reebock. E' stata la prima rivoluzione colorata della storia. Non erano ancora attrezzati bene per cui ora gli tocca rimediare con il pretume tibetano.
    Immagini male. Riguardo l'avvenimento a cui ti riferisci non sono informato e comunque andiamo off topic. Qui si parla di Tien an men. Ma quale rivoluzione e quale pretume, studenti ed operai volevano solo maggiori libertà. Mi sà che anche te sei un fan di Losurdo XD .
    In ogni caso ho già espresso il mio pensiero, per me chi approva quel massacro andrebbe bene nella sezione di sopra, quella della destra.
    Naturalmente è normale rispondere alle molotov con i carri armati ed a sparare sulla folla facendo migliaglia di morti(vabbè ora mi dirai che Losurdo ha scritto che sono solo un paio di morti)...hmm te mi sà che a Genova avresti mandato i caccia bombardieri.

  3. #23
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    Predefinito Riferimento: Tien an men: 20 anni dopo

    La storia è fatta di conflitti di classe, questo è il principio più marxista che esista probabilmente.

    Quello di piazza Tien an men è stato un tentativo di controrivoluzione liberal-borghese, logico che il partito abbia dovuto essere inesorabile e duro.

    Permettere che quegli studenti facinorosi avessero preso possesso delle istituzioni cinesi come sembrava fossero intenzionati a fare, avrebbe significato gettare al vento 40 anni di conquiste sociali del proletariato, di modernizzazione del paese, di crescita economica.

    Quindi la reazione del partito è stata giusta a proporzionata ai pericoli che quella massa di liberali camuffati da democratici avrebbe potuto costituire per la repubblica popolare.

  4. #24
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    Predefinito Riferimento: Tien an men: 20 anni dopo

    Premettendo che non sono esattamente di estrazione marxista sebbene mi collochi decisamente a sinistra (uno dei miei riferimenti etico-culturali è Noam Chomsky), vorrei farvi due domande:
    1)Naomi Klein nel suo libro shock economy (che ho trovato molto interessante, concordate?) dà un'interpretazione molto curiosa di piazza Tien an men e dei fatti che l'hanno preceduta. Parla di un viaggio dell'ultracapitalista Milton Friedman in Cina nei primi anni ottanta e delle successive riforme di mercato intraprese da Xiaopeng e dai vertici del partito...se a piazza Tien an men volevano fare la "rivoluzione liberale" mi sembra che in tal senso si fossero già mossi i vertici del partito o sbaglio?

    2)Segue dalla prima: oggi la Cina può essere considerata ancora un paese socialista? E se sì, sotto quali aspetti?

    Grazie anticipatamente per le risposte;-)

  5. #25
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    Predefinito Riferimento: Tien an men: 20 anni dopo

    Citazione Originariamente Scritto da Rebel Visualizza Messaggio
    La storia è fatta di conflitti di classe, questo è il principio più marxista che esista probabilmente.

    Quello di piazza Tien an men è stato un tentativo di controrivoluzione liberal-borghese, logico che il partito abbia dovuto essere inesorabile e duro.

    Permettere che quegli studenti facinorosi avessero preso possesso delle istituzioni cinesi come sembrava fossero intenzionati a fare, avrebbe significato gettare al vento 40 anni di conquiste sociali del proletariato, di modernizzazione del paese, di crescita economica.

    Quindi la reazione del partito è stata giusta a proporzionata ai pericoli che quella massa di liberali camuffati da democratici avrebbe potuto costituire per la repubblica popolare.
    Se in piazza scendono operai e studenti mi sà che i 40 anni di conquiste sociali le può vedere solo qualcuno con molta fantasia. Gli operai e studenti volevano solo maggior libertà e democrazia, due fattori che un paese che si definisce socialista dovrebbe già avere.
    Se reputi la reazione dello Stato giusta e proporzionata per piacere non indignatevi contro la repressione degli altri stati nei confronti del movimento operaio, perchè sarebbe solo ipocrisia.
    Facile bollare come controrivoluzionario ogni movimento di opposizione, un pò come faceva Stalin, chi non la pensa come me è anticomunista.
    I controrivoluzionari sono quelli che hanno tradito gli ideali del comunismo, chi ha trasformato la dittatura del proletariato in dittatura di un apparato burocratico nei confronti del popolo. Quello stesso popolo che è poi sceso in piazza. Se tutta una città, grande quanto Pechino, scende in piazza mi sà che qualcosa non va. Poi è normale che chi sta al potere deve in qualche modo giustificare i propri metodi repressivi.
    Preferisco i fatti alle parole. Non me ne frega che uno stato si definisca socialista quando poi non ha niente di socialista. A voi basta questo a me no.

  6. #26
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    Predefinito Riferimento: Tien an men: 20 anni dopo

    Citazione Originariamente Scritto da Kta Visualizza Messaggio
    Se in piazza scendono operai e studenti mi sà che i 40 anni di conquiste sociali le può vedere solo qualcuno con molta fantasia. .
    ma che vuol dire?se operai e studenti scendono in piazza per dar fuoco ai campi rom gli si da ragione in quanto operai e studenti?ma i crumiri non insegna niente?

    negare poi che ci sian stati 40 anni di conquiste sociali in cina è semplicemente cecità.
    penso che neppure il peggior conservatore americano ce la farebbe..
    -Ma dai, sarà la bora..
    -Ma non siamo a Trieste!

  7. #27
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    Predefinito Riferimento: Tien an men: 20 anni dopo

    Citazione Originariamente Scritto da ummagumma Visualizza Messaggio
    Premettendo che non sono esattamente di estrazione marxista sebbene mi collochi decisamente a sinistra (uno dei miei riferimenti etico-culturali è Noam Chomsky), vorrei farvi due domande:
    1)Naomi Klein nel suo libro shock economy (che ho trovato molto interessante, concordate?) dà un'interpretazione molto curiosa di piazza Tien an men e dei fatti che l'hanno preceduta. Parla di un viaggio dell'ultracapitalista Milton Friedman in Cina nei primi anni ottanta e delle successive riforme di mercato intraprese da Xiaopeng e dai vertici del partito...se a piazza Tien an men volevano fare la "rivoluzione liberale" mi sembra che in tal senso si fossero già mossi i vertici del partito o sbaglio?

    2)Segue dalla prima: oggi la Cina può essere considerata ancora un paese socialista? E se sì, sotto quali aspetti?

    Grazie anticipatamente per le risposte;-)
    E' una tesi in voga nella sinistra radicale liberal., che è stata lanciata dal geografo David Harvey. L'influenza di Friedman su Deng è stata zero. basta leggere il libro di Arrighi: Adam Smith a Pechino. del resto non ci vuole un genio per capire che l'ultraliberismo in Cina non ha mai attecchito. Le aziende statali, pubbliche e cooperative hanno il controllo del 75% del PIl cinese. In quale economia liberista avviene questo?
    Sempre che le parole abbiano un senso. Credo che la Kelin sia una dei personaggi più pericolosi della sinistra radicale. Cosa dovrebbero fare i paesi in via di sviluppo? Rinucniare allo sviluppo? Lo sviluppo significa più benessere, mandare i figli a scuola, allungare le aspettative di vita, togliere, come ha fatto la Cina , 400 milioni di persone dalla povertà estrema. Prova a fargli capire che a loro la serve la decrescita!!! Cosa vuol dire che devoino mangiare solo una volta al giorno?

  8. #28
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    Predefinito Riferimento: Tien an men: 20 anni dopo

    Con il 1989 e il crollo dell’URSS e degli altri paesi socialisti si è diffusa l’opinione che il socialismo produsse solo miseria. I paesi con una economia di successo come la Cina o il Vietnam dunque non potevano che essere ultra-liberisti e tubocapitalisti (termine molto in voga tra i redattori di Liberazione). La Cina è anzi il simbolo, la rappresentazione plastica che il sistema capitalista. Quando non gli si impongono limiti, lacci e lacciuoli diventa una grande fonte di illimitato sviluppo economico. E’ il turbo-capitalismo, Che la Cina sia capitalista, ultra-liberista è ormai un luogo comune: “La Cina è un gigante capitalista”dice Bertinotti. . La maggiore vittoria dei liberali è di avere instillato nelle testoline della fu sinistra radicale l’idea che ci sia un solo sistema funzionante: il capitalismo. Ciò contrasta con l’affermazione di un economista liberal come James Galbraith il quale vede negli anni ’90 la vittoria del “socialismo” sul liberismo:
    … JAMES GALBRAITH SI CHIEDE SE SI DEBBA CONTINUARE A CONSIDERARE GLI ANNI NOVANTA COME "L'ETÀ D'ORO DEL CAPITALISMO" O NON VADANO PIUTTOSTO DEFINITI COME "QUALCOSA DI MOLTO PROSSIMO ALL'ETÀ DELL'ORO DEL SOCIALISMO RIFORMATO IN DUE PAESI (LA CINA E L'INDIA) E INVECE COME UN'ETÀ DI DISASTRI PER TUTTI QUELLI CHE HANNO SEGUITO LE INDICAZIONI DI 'THE ECONOMIST'.
    Per ora tralasceremo la questione se la Cina sia capitalista o socialista. Ci soffermermeremo sul fatto se, come si dice i comunisti cinesi siano gli allievi prediletti di Milton Friedman. Ci sono molti dubbi sul fatto che la sinistra radicale abbia capito cosa sia il liberismo e ancorché il capitalismo. Sebbene lo sviluppo dell’economia cinese si sia basato più di quello del Giappone su una maggiore apertura all’esterno e su investimenti estrerni ciò non significa necessariamente
    …CHE LA CINA SI SIA ALLINEATA ALLE PRESCRIZIONI NEOLIBERALI DEL WASHINGTON CONSENSUS, COME SPESSO FANNO ANCHE INTELLETTUALI DI SINISTRA. PER ESEMPIO, SULLA COPERTINA DI BREVE STORIA DEL NEOLIBERALISMO DI HARVEY, LA FIGURA DI DENG XIAOPING CAMPEGGIA FRA QUELLE DI REAGAN, DELLA THATCHER E DI PINOCHET, E UN INTERO CAPITOLO DEL LIBRO È DEDICATO AL "NEOLIBERALISMO 'CON CARATTERISTICHE CINESI'".8 ANALOGAMENTE, PETER KWONG SOSTIENE CHE SIA REAGAN SIA DENG "ERANO DUE AMMIRATORI DEL GURU NEOLIBERALE MILTON FRIEDMAN".
    Naturalmente questo costituisce una apologia indiretta del capitalismo, in quanto i successi dei comunisti cinesi e vietnamiti vengono attribuiti al capitalismo se non al liberismo tout court. Del resto è la stessa tesi sotenuta dai promotori del Washington Consensus:
    ALL'ALTRA ESTREMITÀ DELLO SPETTRO IDEOLOGICO, I PROMOTORI ISTITUZIONALI DEL WASHINGTON CONSENSUS (LA BANCA MONDIALE, IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE, LE TESORERIE AMERICANA E BRITANNICA); SPALLEGGIATI DA AUTOREVOLI ORGANI DI STAMPA COME "THE ECONOMIST ? E "THE FINANCIAL TIMES", SONO ANDATI STROMBAZZANDO CHE LA RIDUZIONE DELLE DISEGUAGLIANZE DI REDDITO E DELLA POVERTÀ SUL PIANO GLOBALE CHE ACCOMPAGNA, A PARTIRE DAL 1980, LA CRESCITA ECONOMICA CINESE, SI SPIEGHEREBBE CON L'ADESIONE DELLA CINA ALLE LINEE GUIDA DA LORO PRESCRITTE. È UN'AFFERMAZIONE, QUESTA, CHE FA A PUGNI CON LA LUNGA SERIE DI DISASTRI ECONOMICI PROVOCATI DALL'EFFETTIVA ADESIONE A QUELLE DIRETTIVE VERIFICATASI NELL'AFRICA SUBSAHARIANA, IN AMERICA LATINA E NELLA EX UNIONE SOVIETICA DEI PRIMI ANNI.
    Per Arrighi non c’è dubbio che la Cina abbia ben poco a che vedere con il cosiddetto “liberismo”:
    MA COME HA FATTO LA CINA A DIVENTARE COSÌ IMPORTANTE? A QUALE COMBINAZIONE DI SCELTE E DI CONDIZIONI PUÒ ESSERE FATTA RISALIRE LA SUA STRAORDINARIA TRASFORMAZIONE ECONOMICA CHE STIGLITZ HA DEFINITO COME "PROBABILMENTE LA PIÙ NOTEVOLE [...] DI TUTTA LA STORIA"?7 E QUALI RAPPORTI LEGANO LA RINASCITA ECONOMICA DI OGGI ALL'ANTICA TRADIZIONE DELLO SVILUPPO DI MERCATO NON CAPITALISTICO, ALL'ECLISSE ECONOMICA SECOLARE SEGUITA ALLE GUERRE DELL'OPPIO E ALLA TRADIZIONE RIVOLUZIONARIA CHE HA PORTATO ALLA NASCITA DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE? PER CERCARE DI RISPONDERE A QUESTE DOMANDE BISOGNA INNANZITUTTO SPAZZARE IL TERRENO DAL MITO CHE L'ASCESA CINESE POSSA ESSERE ATTRIBUITA A UNA PRESUNTA CONVERSIONE AL CREDO NEOLIBERALE.
    L’economista James Glabright e il già citato Stiglitz attribuiscono, invece, i successi cinesi al non avere dato retta ai consigli dei liberisti e alle loro shock therapy:
    SIA LA CINA CHE L'INDIA NEGLI ANNI SETTANTA SI SONO TENUTE ALLA LARGA DALLE BANCHE OCCIDENTALI, RISPARMIANDOSI COSÌ LA CRISI DEL DEBITO. ENTRAMBE HANNO MANTENUTO FINO A OGGI IL CONTROLLO SUI MOVIMENTI DEI CAPITALI, EVITANDO FLUSSI E RIFLUSSI SPECULATIVI DI DENARO "CALDO" ATTRAVERSO I PROPRI CONFINI. ENTRAMBE MANTENGONO TUTTORA UNA PRESENZA SIGNIFICATIVA DELLO STATO NELL'INDUSTRIA PESANTE [...]. SÌ, ALLA CINA E ALL'INDIA NEL COMPLESSO LE COSE SONO ANDATE BENE. MA CIÒ È DOVUTO ALLE RIFORME CHE HANNO INTRODOTTO OPPURE AI REGOLAMENTI CHE NON HANNO ABOLITO? NON C'È DUBBIO CHE LA RISPOSTA CORRETTA DEBBA ESSERE: A ENTRAMBI. (…)L'AFFERMAZIONE DI GALBRAITH SULL'AUTONOMIA DELLE RIFORME CINESI DALLE PRESCRIZIONI NEOLIBERALI, TROVA CONFERMA NELLA TESI DI STIGLITZ, … (CHE) IL SUCCESSO DELLE RIFORME CINESI ANDREBBE INVECE RICONDOTTO AL FATTO CHE IN ESSE IL GRADUALISMO NON È STATO ABBANDONATO PER ESSERE SOSTITUITO DA QUALCUNA DELLE TERAPIE SHOCK SUGGERITE DAL WASHINGTON CONSENSUS; AL FATTO DI AVER RICONOSCIUTO CHE PER MANTENERE LA STABILITÀ SOCIALE BISOGNA CHE LE RISTRUTTURAZIONI PROCEDANO DI CONSERVA CON LA CREAZIONE DI NUOVI POSTI DI LAVORO; E AL FATTO DI AVER CERCATO DI GARANTIRE IL RIUTILIZZO OPEROSO DELLE RISORSE CHE L'INTENSIFICARSI DELLA CONCORRENZA ESPELLEVA DAL PROCESSO LAVORATIVO.
    La Cina non è certo stata succube dei voleri americani e del FMI viste le sofferenze inflitte all’URSS e agli ex paesi socialisti e condierati gli spettacolari successi della Cina:
    RIFACENDOSI ALLA SUA ESPERIENZA A PECHINO COME ALTO FUNZIONARIO DELLA BANCA MONDIALE, RAMGOPAL AGARWALA RICORDA CHE LA CINA È FORSE L'ESEMPIO MIGLIORE DI UN PAESE CHE HA ASCOLTATO I CONSIGLI DEGLI STRANIERI, PRENDENDO PERÒ POI LE SUE DECISIONI ALLA LUCE DELLE PROPRIE SPECIFICHE CONDIZIONI SOCIALI, POLITICHE ED ECONOMICHE [...]. QUALE CHE POSSA ESSERE STATO IL SEGRETO DEL SUCCESSO DELLA CINA, NON SI È TRATTATO CERTAMENTE DI UNA CIECA OBBEDIENZA ALLE INDICAZIONI DEL WASHINGTON [CONSENSUS]. LA VERA CIFRA DEL SUO PROCESSO DI SVILUPPO SONO STATE LE RIFORME CON "CARATTERISTICHE CINESI".
    Il trend dominante nel pensiero economico occidentale è stato quello secondo cui solo una presenza residuale dello stato avrebbe portato allo sviluppo. Questo modo di pensare è stato per lungo tempo una sorta di pensiero unico, una tipo di fondamentalismo religioso con tanto di dogni al seguito mentre il socialismo diventava una bestemmia. Le shock therapy applicate nelle economie dell’est Europa e soprattutto dell’ex URSS si sono basate su questo dogma. L’economia socialista è irrimediabilmente non riformabile e solo una presenza minima dello stato con una massiccia privatizzazione avrebbe risolto ogni problema. Questa idea è stata alla base anche dello smaltellamento delle aziende statali che a volte erano dei veri e propri gioielli in Italia e nell’Europa Occidentale.
    Il liberismo si fonda dunque sulla riduzione al minimo dell’intervento dello stato nell’economia. Quindi se le parole hanno un senso, la Cina non è liberista. Dire che la Cina è liberista significa giocare con le parole o peggio non capire che cosa sia il liberismo. Per un paese che ha ancora piani quinquennali, sebbene molto diversi da quelli di epoca sovietica, e aziende statali che dominano i gangli vitali dell’economia parlare di liberismo ha poco senso. Il settore della distribuzione per lo stato ha poca importanza, e ad esempio, conta più quello dell’energia, l’aereo-spaziale, telecomunicazioni ecc. Il fatto che l’industria statale domini nei settori strategici non è affatto ininfluente nel determinare lo status socialista di un paese. Ricordiamo che i lavoratori delle aziende statali sono del tutto garantiti per quanto riguarda sanità, infortuni, disoccupazione e pensione. Inoltre il management è sottoposto all’assenso dei lavoratori che sono stati invitati anche recentemente alla partecipazione attiva alla vita delle aziende.
    Secondo Jean-François Huchet, del Centro francese di Studi sulla Cina Contemporanea di Hong Kong LA VISIONE DI TANTE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI SECONDO CUI LA CINA SAREBBE UN’ECONOMIA PRIVATA È PROFONDAMENTE SBAGLIATA. NELLA LISTA DELLE DUECENTO AZIENDE PIÙ IMPORTANTI DEL PAESE QUELLE PRIVATE SONO POCO PIÙ DI UN PAIO. ANCHE SE NUMERICAMENTE LE AZIENDE PRIVATE SONO MOLTE DI PIÙ DI QUELLE STATALI, NON VA DIMENTICATO CHE IN TERMINI DI INVESTIMENTI E DI CAPITALE AZIONARIO SONO LE SECONDE A FARE DA PADRONE (…) PECHINO È STATA IN GRADO DI SMENTIRE LA TEORIA SECONDO CUI LE AZIENDE SOCIALISTE SIANO DESTINATE AD USCIRE DI SCENA PER L’IMPOSSIBILITÀ DI ESSERE MODERNIZZATE. LA CINA, INFATTI, È STATA IN GRADO SIA DI LIBERARLE DAL FARDELLO DI TUTTE QUELLE ATTIVITÀ DI MATRICE SOCIALE CUI ERANO OBBLIGATE A PROVVEDERE (OSPEDALI, MENSE, ECC.), SIA DI RENDERLE PIÙ PRODUTTIVE GRAZIE A UNA POLITICA DI FUSIONI E ACQUISIZIONI DELLE UNITÀ PIÙ PICCOLE E MENO COMPETITIVE.
    In ogni caso la liberalizzazione avvenne gradualmente e non secondo le terapie chock made in Washington:
    SU UN PIANO PIÙ GENERALE, I PROCESSI DI PRIVATIZZAZIONE E DI DEREGULATION SONO STATI QUI ASSAI PIÙ SELETTIVI E HANNO PROCEDUTO A UNA VELOCITÀ MOLTO PIÙ CONTENUTA CHE IN ALTRI PAESI CHE AVEVANO INVECE ADERITO ALLE PRESCRIZIONI NEOLIBERISTE. IN EFFETTI LA RIFORMA CHIAVE NON È STATA TANTO LA PRIVATIZZAZIONE, QUANTO L'AVER COSTRETTO LE IMPRESE STATALI A FARSI CONCORRENZA FRA LORO E A SUBIRE QUELLA DELLE COMPAGNIE STRANIERE E SOPRATTUTTO QUELLA DI UN VARIEGATO SCHIERAMENTO IN CUI SI CONTANO NUOVE AZIENDE PRIVATE, NUOVE AZIENDE A PARTECIPAZIONE PRIVATA E IMPRESE DI PROPRIETÀ DELLE COMUNITÀ. L'EFFETTO DELLA CONCORRENZA HA PRODOTTO UNA BRUSCA RIDUZIONE DELLA FRAZIONE DELL'OCCUPAZIONE E DELLA PRODUZIONE TOTALI ATTRIBUIBILI ALL'INDUSTRIA DI STATO RISPETTO AL PERIODO 1949-1979. MA COME VEDREMO CIÒ NON HA SIGNIFICATO UNA RINUNCIA DEL GOVERNO ALLA SUA AZIONE DI PROMOZIONE DELLO SVILUPPO, CHE SI E INVECE RINVIGORITA CON PODEROSE INIEZIONI DI RISORSE PER IL DECOLLO DI NUOVI SETTORI INDUSTRIALI, CON LA CREAZIONE DEI NUOVI DISTRETTI DEDICATI ALL'ESPORTAZIONE (EXPORT PROCESSING ZONES, epz), CON L'ALLARGAMENTO E MODERNIZZAZIONE DELL'ISTRUZIONE SUPERIORE E CON IL LANCIO DELLA COSTRUZIONE DI GRANDI INFRASTRUTTURE, IL TUTTO SU UNA SCALA CHE NON HA PRECEDENTI FRA I PAESI CON REDDITO PRO CAPITE PARAGONABILE.
    GRAZIE ALLE DIMENSIONI CONTINENTALI E ALL'ENORME POPOLAZIONE DELLA CINA, QUESTA POLITICA HA CONSENTITO AL GOVERNO DI COMBINARE I VANTAGGI DI UN PROCESSO DI INDUSTRIALIZZAZIONE ORIENTATO ALL'ESPORTAZIONE, IN GRAN PARTE SOSTENUTO DAGLI INVESTIMENTI STRANIERI, CON QUELLI DI UN'ECONOMIA NAZIONALE CONCENTRATA INVECE SUL CONSUMO INTERNO, PROTETTA, IN MODO INFORMALE, DALLA LINGUA E DALLE USANZE E STRUTTURATA IN RETI E ISTITUZIONI CHE RIMANGONO ACCESSIBILI AGLI STRANIERI SOLO ATTRAVERSO LA MEDIAZIONE DI INTERMEDIATI LOCALI. UN BUON ESEMPIO SONO I GRANDI DISTRETTI DEDICATI ALL'ESPORTAZIONE CREATI DAL NULLA DAL GOVERNO E CHE ORA OSPITANO DUE TERZI DELLA POPOLAZIONE MONDIALE DI LAVORATORI CHE PRODUCONO IN DISTRETTI DI QUEL TIPO. GRAZIE ALLE SUE ENORMI DIMENSIONI, LA CINA HA POTUTO REALIZZARE TRE DISTINTI DISTRETTI INDUSTRIALI CON DIFFERENTI SPECIALIZZAZIONI: IL DELTA DEL FIUME DELLE PERLE SPECIALIZZATO IN PRODUZIONI AD ALTA INTENSITÀ DI MANODOPERA COME QUELLA DELLE PARTI DI RICAMBIO E DELL'ASSEMBLAGGIO; IL DELTA DEL FIUME YANGZI, SPECIALIZZATO IN PRODUZIONI AD ALTA INTENSITÀ DI CAPITALE COME AUTOMOBILI, SEMICONDUTTORI, CELLULARI E COMPUTER; E ZHONGGUAN CUN, VICINO A PECHINO, CHE È LA SILICON VALLEY DELLA CINA, DOVE IL GOVERNO INTERVIENE PIÙ CHE ALTROVE IN PRIMA PERSONA PER SPINGERE ALLA COLLABORAZIONE FRA UNIVERSITÀ, IMPRESE E BANCHE STATALI PER LO SVILUPPO DELLE TECNOLOGIE DELL'INFORMAZIONE.
    Arrighi che ha istituito un parallelo tra Adam Smith e i dirigenti cinesi mette in rilievo il legame tra il gradualismo cinese e l’estraneità alle terapie liberiste:
    IN POCHE PAROLE, IL RELATIVO GRADUALISMO CON CUI SONO STATE PORTATE AVANTI LE RIFORME E L'AZIONE ANTAGONISTICA CON CUI IL GOVERNO HA CERCATO DI PROMUOVERE LA SINERGIA FRA UN MERCATO INTERNO IN GRANDE ESPANSIONE E UNA NUOVA DIVISIONE SOCIALE DEL LAVORO, MOSTRANO CHE LE UTOPICHE CONVINZIONI DEL CREDO NEOLIBERALE SUGLI EFFETTI BENEFICI DELLE TERAPIE D'URTO, SULLA RIDUZIONE AL MINIMO DELL'INTERVENTO PUBBLICO E SULLE CAPACITÀ DI AUTOREGOLAZIONE DEI MERCATI SONO ALTRETTANTO ESTRANEE AI RIFORMATORI CINESI QUANTO LO ERANO A SMITH. NELLA CONCEZIONE SMITHIANA DELLO SVILUPPO SU BASI DI MERCATO, …LO STATO DEVE FARE DEL MERCATO UNO STRUMENTO DI GOVERNO E, SE LIBERALIZZA IL COMMERCIO, DEVE FARLO COSÌ GRADUALMENTE DA NON TURBARE LA "PUBBLICA TRANQUILLITÀ". LO STATO DEVE RIUSCIRE A METTERE IN COMPETIZIONE FRA LORO I CAPITALISTI, PIUTTOSTO CHE I LAVORATORI, COSÌ CHE I PROFITTI SI RIDUCANO AL VALORE MINIMO TOLLERABILE, DEVE INCORAGGIARE LA DIVISIONE DEL LAVORO FRA LE UNITÀ PRODUTTIVE E FRA LE COMUNITÀ PIUTTOSTO CHE ALL'INTERNO DI CIASCUNA DI ESSE E INVESTIRE NELL'ISTRUZIONE PER CONTRASTARE GLI EFFETTI NEGATIVI DELLA DIVISIONE DEL LAVORO SUL LIVELLO INTELLETTUALE DELLA POPOLAZIONE. IL GOVERNO DEVE VEDERE COME PRIORITARIA LA FORMAZIONE DI UN MERCATO INTERNO E LO SVILUPPO DELL'AGRICOLTURA, GETTANDO COSÌ LE BASI DELL'INDUSTRIALIZZAZIONE E, CON IL PASSARE DEL TEMPO, ANCHE DEL COMMERCIO ESTERO E DEGLI INVESTIMENTI STRANIERI. SE PERÒ QUESTE PRIORITÀ DOVESSERO SCONTRARSI CON QUELLO CHE È "IL PRIMO DOVERE DEL SOVRANO", CIOÈ "PROTEGGERE LA SOCIETÀ DALLA VIOLENZA E DALL'INVASIONE DA PARTE DI ALTRE SOCIETÀ INDIPENDENTI", SMITH AMMETTE CHE SI POSSA DARE PRIORITÀ ALL'INDUSTRIA E AL COMMERCIO ESTERO.
    Dunque per Arrighi il mercato è uno strumento di governo e non è fine a se stesso. Del resto questa è appunto la posizione in ultima analisi di Deng Xiaoping.
    La riforma graduale per il passaggio al mercato procede dal 1984 al1’1988 con l’introduzione di un sistema duale dei prezzi:
    OGGI TUTTI I PREZZI SONO VIRTUALMENTE LIBERALIZZATI, TRANNE QUELLI DI ALCUNI BENI CHIAVE E QUELLI DELL'ENERGIA. IL LIVELLO DI APERTURA È PARAGONABILE A QUELLO DELLE NAZIONI PIÙ INDUSTRIALIZZATE, CHE PURE REGOLANO I PREZZI DI ALCUNI PRODOTTI CHIAVE.
    LA GRADUALE LIBERALIZZAZIONE DEI PREZZI CONDOTTA IN CINA È PROCEDUTA SU UN DOPPIO BINARIO: QUELLO DEI PREZZI PREVISTI DALLA PIANIFICAZIONE E QUELLO DEI PREZZI PROGRESSIVAMENTE STABILITI DAL MERCATO. LODI A NON FINIRE PER QUESTO ESEMPIO LAMPANTE E FELICE DI PRAGMATISMO.
    Se nella vecchia economia pianificata i prezzi venivano dettati centralmente si è passati ad un sistema in cui i prezzi vengono determinati sia dal mercato che da decisioni amminitrative per procedere progressivamente verso prezzi liberi. Nel 1988 solo il 30% dei prezzi al dettaglio erano ancora stabiliti dal centro.
    Questo sistema introdotto gradualmente ha permesso di limitare al minimo il numero di coloro che ci rimettevano.
    COME SCRIVE QIAN YINGYI DELLA STANFORD UNIVERSITY, IL PCC HA IMBOCCATO LA STRADA DELLA RIFORMA PER GRADI IN MODO DA LIMITARE AL MASSIMO IL NUMERO DI CHI CI AVREBBE RIMESSO E PREVENIRE UN'AMPIA CRISI ECONOMICA E POLITICA. NESSUNO È GIUNTO AL FALLIMENTO: NON LE AZIENDE POCO EFFICIENTI, CHE HANNO POTUTO CONTINUARE A OTTENERE FORNITURE AI PREZZI PIANIFICATI; NON LE AZIENDE PIÙ DINAMICHE, CUI SI È APERTO UN MONDO DI OCCASIONI PER ESPANDERE LA PRODUZIONE E APPROFITTARE DELLE NUOVE POSSIBILITÀ DI VENDITA SUL LIBERO MERCATO.
    Questo gradualismo ha dunque scongiurato gli effetti delle terapie shock che si sono dovuti sorbire i paesi dell’est Europa per cui i danni sociali sono stati molto limitati se non nulli. E tutti hanno potuto beneficiare degli elementi postivi delle riforme.
    La “liberalizzazione” non ha per questo significato necessariamente “privatizzazione”. Tuttaltro:
    NEL 1997 LA DECISIONE SULLE IMPRESE DI STATO: «TENERE SALDAMENTE IL GRANDE MA MOLLARE IL PICCOLO». NE È SEGUITO UN TURBINE DI FUSIONI E DI ESUBERI FRA LE SOE. NONOSTANTE I COMMENTATORI OCCIDENTALI ABBIANO A VOLTE CLASSIFICATO QUESTO FENOMENO COME UN VIA LIBERA ALLA PRIVATIZZAZIONE, LE COSE SONO STATE BEN DIVERSE, E IL PCC SI È SEMPRE GUARDATO DALL'USARE ESPRESSIONI SIMILI. ANCHE QUANDO SI È TRATTATO DI MOLLARE LE CIME, IL MANAGEMENT È SEMPRE RIMASTO LEGATO A FILO DOPPIO AL PARTITO, CHE CONTINUA A NOMINARE I DIRIGENTI DI ALTO LIVELLO, MENTRE LA LIQUIDITÀ PER L'INVESTIMENTO È GENERATA INTERNAMENTE ALLE AZIENDE O PRESTATA DA BANCHE STATALI.
    Secondo l’Index of Economic Freedom la Cina è al 127° posto su 157 per libertà economica abbondantemente dietro l’India solo per fare un esempio e dietro molti altri paesi che hanno investito in liberismo ma dove lo sviluppo non è arrivato.
    Senza contare poi che le aziende private in Cina sono spesso molto piccole secondo lo standard italiano e microscopiche secondo quello cinese.
    NONOSTANTE SIANO IL SETTORE DINAMICO DEL MONDO PRODUTTIVO CINESE, LE DITTE REALMENTE PRIVATE FONDATE DA IMPRENDITORI, COME INDICA IL RICERCATORE YASHENG HUANG DEL MIT, NEL CORSO DEGLI ANNI NOVANTA HANNO RARAMENTE RAGGIUNTO UNA TAGLIA SUPERIORE AI SESSANTA-SETTANTA DIPENDENTI, E QUELLE CHE SONO RIUSCITE A FARLO LO HANNO DOVUTO ALL’ACCESSO A STRUMENTI LEGALI E FINANZIARI PROVENIENTI DA HONG KONG. ESISTE ANCORA UN PREGIUDIZIO CONTRO IL PRESTITO ALLE IMPRESE PRIVATE, NONOSTANTE LE FACILITAZIONI FORMALMENTE INTRODOTTE NEL 1998.
    Come viene detto in questo saggio sulla rivista Marxist parlare di: … MODELLO NEOLIBERALE È UN
    TRAVESTIMENTO DELLA VERITÀ. IL SUCCESO CINESE DURANTE GLI ANNI DELLA RIFORMA È USCITO FUORI PRECISAMENTE DAL FATTO CHE È STATO GESTITO PER COMBINARE IN UN MODO COMPLETAMENTE NUOVO LE VIRTÙ DELLA CENTRALIZZAZIONE ASSIEME CON QUELLE DELLA DECENTRALIZZAZIONE. O, METTENDOLA IN MODO DIVERSO, I VANTAGGI DI UNA ECONOMIA DI COMANDO ACCANTO ALLA FLESSIBILITÀ IMPARTITA DAL FUNZIONAMENTO DEL MERCATO.
    Ossia c’è una economia di comando che ha messo assieme due processi paralleli minimizzando i contrasti.
    IN PERIODI DI INFLAZIONE GALOPPANTE, PER ESEMPIO, IL CONTROLLO DEI PREZZI HA POSTO FRENO CON FACILITÀ PIUTTOSTO CHE FAR RICORSO A UNA DRASTICA DEFLAZIONE CON ALTI COSTI SOCIALI (COME SAREBBE SUCCESSO SOTTO IL CAPITALISMO), DATO CHE UNA LARGA PARTE DELLA ECONOMIA CONTINUA AD ESSERE STATALE E QUINDI SENSIBILE ALL’INTERVENTO DEL PARTITO. LO STESSO GESTIONE DEGLI SCAMBI ESTERI, UNA FONTE POTENZIALE DI SERI PROBLEMI IN OGNI ECONOMIA CAPITALISTA DEL TERZO MONDO, È STATA MANEGGIATA CON GRANDE FACILITÀ PERCHÈ IL VECCHIO SISTEMA DELLE DIRETTIVE DI PARTITO ALLE IMPRESE CONTINUA AD ESSERE EFFETTIVO. IN BREVE, LA CINA HA IL VANTAGGIO DI ESSERE CAPACE DI INTEGRARE GLI USUALI STRUMENTI DI INTERVENTO STATALE DISPONIBILI NEI PAESI CAPITALISTI IN UNA ECONOMIA CAPITALISTA DI MERCATO CON ALTRI STRUMENTI CHE HA CONSERVATO DAI PERIODI PRE-RIFORMA. IN QUESTO SENSO DESCRIVERE UN MARCATO CONTRASTO TRA I PERIODI PRE E POST RIFORMA È COMPLETAMENTE FUORVIANTE.
    (…)PER FINIRE, L’ALTA CRESCITA DELL’AGRICOLTURA TESTIMONIATA NEI PRIMI ANNI DELLA RIFORMA, CHE HA FORNITO I FONDAMENTI PER L’ESPERIMENTO DELLA RIFORMA, FU RESA POSSIBILE PERCHÈ IL REGIME DI PROPRIETÀ COLLETTIVA E GESTIONE DELLA IRRIGAZIONE NON FU ABBANDONATO. QUI ANCORA LA CINA HA RACCOLTO I VANTAGGI DEL VECCHIO SISTEMA COLLETTIVO IN TERMINI DI LAVORI DI IRRIGAZIONE LASCIATI IN EREDITÀ, E CONTINUAVA A RACCOGLIERE I BENEFICI DELLA PROPRIETÀ COLLETTIVA DI QUEI LAVORI, ANCHE MENTRE SI SCIOGLIEVANO LE COMUNI E SI PRIVATIZZAVANO LE OPERAZIONI AGRICOLE.
    IL NUOVO REGIME IN ALTRE PAROLE È STATO ERETTO SULLE SPALLE DEL VECCHIO, MA NON SMANTELLANDO O DISTRUGGENDOLO COMPLETAMENTE. C’ERA, E ANCORA C’È, UNA PECULIARE SIMBIOSI TRA LE NUOVE E LE VECCHIE CARATTERISTICHE DELLA ECONOMIA CINESE, PER CUI CHIAMARE LA CINA “MODELLO NEO-LIBERALE” È UNA FORZATURA DELLA REALTÀ. L’ATTUALE REGIME ECONOMICO DELLA CINA È ANCORA UN’ALTRA FASE NELLA FIORITURA DEL CORSO DELLA RIVOLUZIONE CINESE.
    La generale alfabetizzazione, e il miglioramneto della scolarizzazione e della salute della forza lavoro, sono alcune delle eredità del periodo preriforma che sono diventati importanti fattori del dinamismo che la Cina..
    Il “liberismo” sarebbe tale che Hutton ha notato come nell’ultimo periodo i dirigenti di …CHINA TELECOM, NETCOM MOBILE, E UNICOM SONO STATI ARBITRARIAMENTE SOSTITUITI PERCHÉ IL PARTITO ERA PREOCCUPATO CHE LE SOCIETÀ STESSERO DIVENTANDO TROPPO COMPETITIVE E VOLEVA INCORAGGIARE UNA CULTURA PIÙ COLLABORATIVA” (Hutton ).
    Del resto tutte le società industriali avanzate sono passate attraverso ruolo importante dello stato. E’ assolutamente insensato predicare il liberismo per i paesi in via di sviluppo ancorché non socialisti. Questa tesi venne sostenuta con particolare vigore da due economisti cinesi che si erano formati in America:
    PROBABILMENTE I PIÙ FAMOSI FURONO HU ANGANG E WANG SHAOGUANG, CON UNA LUNGA ESPERIENZA DI STUDIO E DI INSEGNAMENTO ALLA YALE UNIVERSITY. NEL LORO A REPORT ON CHINA’S STATE CAPACITY TEORIZZARONO LA NECESSITÀ PER I PAESI IN VIA DI SVILUPPO DI ADOTTARE UNA FORTE CONCENTRAZIONE DEL POTERE IN MANO ALLO STATO IN MODO DI POTERE ESERCITARE UN FERREO CONTROLLO SOPRATTUTTO SUL PIANO FINANZIARIO ED ECONOMICO. CERTAMENTE GLI AUTORI AVEVANO DAVANTI AGLI OCCHI LA CRISI DI LIQUIDITÀ DEL CENTRO CINESE ALLA FINE DEGLI ANNI ’80 E IL PROVINCIALIZZARSI DELLE SCELTE STRATEGICHE PIÙ IMPORTANTI PER LO SVILUPPO CINESE. ALTRI SOSTENNERO – COME SI È VEDUTO – QUESTA NECESSITÀ, MA NESSUNO SEPPE FARLO MEGLIO DI HU E WANG CHE A YALE AVEVANO AVUTO MODO DI STUDIARE LE VIE DELLA NASCITA DEL CAPITALISMO ED IL RUOLO CHE IN ESSE NON AVEVA AVUTO LO STATO.
    La Cina ha poi una antica tradizione di intervento pubblico:
    QUESTI “SEGNI” (COME LE INFINITE CANALIZZAZIONI CHE COLLEGANO IL SISTEMA DEI GRANDI FIUMI E GARANTISCONO LA DISTRIBUZIONE RAZIONALE DELL’ACQUA A TUTTA LA GRANDE PIANURA CENTRO-MERIDIONALE) CI DICONO DI UN PAESE CHE, COME NEI MILLENNI PASSATI, ANCORA OGGI HA BISOGNO DI UNA FORTE AZIONE DI ORGANIZZAZIONE DELLE RISORSE INTERNE PER POTER SOSTENERE I BISOGNI, ANCHE PRIMARI, DI UNA POPOLAZIONE CHE RAPPRESENTA UN QUARTO DELL’UMANITÀ.
    Il liberismo che i paesi ricchi pedicano per i paesi poveri senza per altro mai applicarlo veramente in casa propia. Lo si è visto con le varie rchieste di dazi per le merci cinesi. Lo stesso esperimento del Laissez faire venne interrotto in Inghilterra nell’800:
    LA MERCE NON DEVE DECIDERE DOVE SARÀ MESSA IN VENDITA, COME SARÀ USATA, A QUALE PREZZO SARÀ VENDUTA, E IN CHE MANIERA SARÀ CONSUMATA O DISTRUTTA", SOSTENEVA KARL POLANYI NELLA SUA RICERCA SULL'ESPERIMENTO DI "LAISSEZ FAIRE" CHE EBBE LUOGO NELL'INGHILTERRA DELL'800; FU LA STESSA BORGHESIA INDUSTRIALE A PORVI TERMINE APPENA REALIZZÒ CHE I SUOI INTERESSI SAREBBERO STATI DANNEGGIATI DAL LIBERO MERCATO E CHE QUESTO "NON PUÒ SOPRAVVIVERE A LUNGO SENZA ANNIENTARE L'ESSENZA UMANA E NATURALE DELLA SOCIETÀ, DISTRUGGERE FISICAMENTE L'UOMO E RIDURRE IL SUO AMBIENTE AD UN DESERTO".(Chomsky)
    Fino a qualche anno fa la Cina era uno strano paese liberista senza riconoscimento legale della proprietà privata.

  9. #29
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    Predefinito Riferimento: Tien an men: 20 anni dopo

    Citazione Originariamente Scritto da ummagumma Visualizza Messaggio
    Premettendo che non sono esattamente di estrazione marxista sebbene mi collochi decisamente a sinistra (uno dei miei riferimenti etico-culturali è Noam Chomsky), vorrei farvi due domande:
    1)Naomi Klein nel suo libro shock economy (che ho trovato molto interessante, concordate?) dà un'interpretazione molto curiosa di piazza Tien an men e dei fatti che l'hanno preceduta. Parla di un viaggio dell'ultracapitalista Milton Friedman in Cina nei primi anni ottanta e delle successive riforme di mercato intraprese da Xiaopeng e dai vertici del partito...se a piazza Tien an men volevano fare la "rivoluzione liberale" mi sembra che in tal senso si fossero già mossi i vertici del partito o sbaglio?

    2)Segue dalla prima: oggi la Cina può essere considerata ancora un paese socialista? E se sì, sotto quali aspetti?

    Grazie anticipatamente per le risposte;-)
    La storia di Friedman e della scuola di Chicago in Cina è vera, ma il ruolo che questi monetaristi hanno avuto nel determinare l'orientamento delle politiche economiche cinesi è molto marginale. Questi hanno stilato una lista dei settori da liberalizzare assolutamente e di riforme che il partito comunista avrebbe dovuto intraprendere per modernizzare l'economia e passare dalla insostenibile economia di stampo sovietico (100 % pianificazione economica) ad un'economia di mercato.

    Detto questo non è che la Cina è diventata una nazione ultra-capitalista dopo queste riforme introdotte da Deng. Anzi è un'economia profondamente anti-liberista.
    E' diventata un socialismo di mercato, il socialismo che per il momento sembra esser stato quello più vincente.

    Questo è basato fondamentalmente su un'economia di mercato (seppur l'UE debba ancora riconoscere alla Cina lo status di "libero mercato") fortemente regolato dal centro dove permangono le strutture tipiche del socialismo come imprese statali, parastatali, cooperative... La pianificazione non è stata totalmente abbandonata, ma limitata, modernizzata e riadattata alle nuove esigenze della società.

    Lo stato partecipa attivamente nell'abbassare il prezzo di molti beni e servizi (quali quelli del settore energetico e immobiliare), ma vige un sistema dei prezzi vero e proprio nel senso che questi ottemperano alle regole della domanda e dell'offerta e non vengono imposti dall'alto come accadeva in Unione sovietica. Il sistema creditizio è prevalentemente pubblico e la speculazione è un fenomeno molto ridotto.

    Insomma formalmente sarebbe un capitalismo, ma un capitalismo molto diverso da quelli tradizionali, con un forte controllo sul capitale e una ricchezza che confluisce molto più nei salari che nei profitti di quanto accadeva nelle fasi di crescita dei capitalismi occidentali. Non dimentichiamoci che la Cina è oggi la nazione dove i salari crescono più velocemente nel tempo. Difendarla contro le calunnie della nostra stampa è d'obbligo per tutti i compagni.

  10. #30
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    Predefinito Riferimento: Tien an men: 20 anni dopo

    Citazione Originariamente Scritto da Kta Visualizza Messaggio
    Se tutta una città, grande quanto Pechino, scende in piazza mi sà che qualcosa non va.
    Tutta una città? Questa poi dove l'hai letta?

 

 
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