Originariamente Scritto da
Indrid Cold
mi hai anticipato di due minuti. tantovale postare l'articolo:
FILO ROSSO
DONO
DI DIO
l diritto a far nascere i figli in un luogo dove
possano crescere. Ci siamo lasciati con queste
parole ieri, qui. In quelle ore un elicottero
stava portando in salvo un neonato e sua
madre.Unbambino nato su un barcone di disperati
partiti dalla Libia. Lo hanno chiamato Yeabsera,
che nella sua lingua vuol dire “Dono di
Dio”. Il suo volto è in prima pagina, per una volta
abbiamo creduto che non fosse importante tutelare
la sua “privacy” rendendolo irriconoscibile.
Pensiamo anzi che il volto di questo bambino di
poche ore, unessereumanominuscolo,unuccellino
caduto dal nido possa diventare il simbolo
di qualcosa di molto difficile da dire, in queste
ore di propaganda sull'esodo biblico e sull'ondata
migratoria che ci sommergerà, e di molto facile
da sentire, invece, ad essere in grado di farlo.
Vorremmo che questo bambino fosse italiano.
Vorremmo che un “uomo che verrà” arrivato dal
niente in mezzo al mare, fuggito da una guerra,
approdato in elicottero su un'isola, vestito dalle
donnedi quest'isola che gli portano abiti e coperte
- un essere umano che non ha niente altro al
mondoche sua madre accanto e una terra sotto i
piedi - vorremmo che fosse cittadino di questa
terra. Certo, ci sarà da stabilire una modalità
equa e una ripartizione ponderata fra i popoli,
nell'Europa intera, per stabilire chi debba accogliere
i profughi e i fuggiaschi in arrivo seminudi
dall'altra sponda del mare. Prima però, e intanto,
lo abbiamo segnalato qualche giorno fa, c'è
un fatto che nessuno può ignorare: ci sono centinaia
di bambini soli, fra quella gente, bimbi i cui
genitori sono morti nel tragitto o non sono mai
partiti, hanno caricato sulle zattere i loro figli
sperando di salvarli. I bambini ci guardano, dicevamo.
Non hanno forse il diritto di essere vestiti
curati assistiti istruiti, il diritto di crescere? Diamo
1500 euro anche a loro per tornare indietro,
anche a quelli di cinque e otto anni? E poi adesso:
Yeabsera. I bambini che nascono qui. In mare,
in un raggio d'acqua vicino alle nostre coste,
sulle nostre isole. Per la legge, ammesso che
“Dono di Dio” e sua madre possano restare nel
nostro paese, questo bambino dovrebbe aspettare
il compimento del suo diciottesimo anno per
diventare cittadino italiano. Ci vorrebbe una legge
ad personam, se avessimo un governo capace
di concepirne per altri che non fossero il suo Titolare.
Ci vorrebbe un gesto esemplare, simbolico:
un gesto per dire agli italiani a cui si insegna la
paura che no, dei neonati almeno non abbiamo
paura, le donne di Lampedusa del resto non ne
hanno. La gente insegna, certe volte, ad osservarla.
Una legge ad personam per Yeabsera. E poi
subito prendere in esame quelle proposte di legge
– ce ne sono, ma non hanno mai la priorità –
che chiedono di introdurre per il diritto di cittadinanza
lo ‘ius soli’. Che sia cittadino italiano non
solo chi nasce da genitori italiani ma chi nasce
sulla nostra terra. Abbiamo una legge che è modellata
su una società totalmente diversa da
quella in cui viviamo: una legge che tutela gli
italiani emigranti, rende italiani i figli di chi espatria,
ma che non prevede di fare italiani i figli di
chi arriva. Oggi, ci dicono le Acli, vivono in Italia
520mila minorenni nati qui da genitori stranieri.
Sono il 60 per cento dei minori stranieri residenti:
sono i nativi italiani, il 7 per cento della
popolazione scolastica. Questa è l'Italia in cui viviamo,
non più quella di “Nuovomondo”. Proviamo
ad osservarla, esercitando ragione e sentimento.
Proviamo a fare delle leggi che non siano
dettate solo dalla paura. Proviamo a guardare in
faccia Yeabsera, figlio del mare di Lampedusa, e
a dirgli benvenuto al mondo, dono di Dio.v
immagino allora che la Concita si prenderà Yeabsera con sé, allattandolo ai ricevimenti promossi da Vanity Fair ove, spizzicando caviale, dirà alle altre radical, con sguardo sognante: "Non è meraviglioso?"