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    Predefinito Parmalat, ok del cdm: al Tesoro partecipazioni in aziende strategiche

    ROMA - Nuovo passo del governo in chiave 'anti-scalate'. Il Consiglio dei Ministri ha autorizzato il Ministro dell'economia e delle finanze, si legge nella nota di Palazzo Chigi, «a predisporre ed attivare strumenti di finanziamento e capitalizzazione, analoghi a quelli in essere in altri Paesi europei, strumenti mirati ad assumere partecipazioni in società di interesse nazionale rilevante in termini di strategicità del settore, di livelli occupazionali, etc». Parmalat, puntualizza la nota del governo, «è inclusa nella casistica di cui sopra».

    Link: Parmalat, ok del cdm: al Tesoro partecipazioni in aziende strategiche - Corriere della Sera


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    Predefinito Rif: Parmalat, ok del cdm: al Tesoro partecipazioni in aziende strategiche

    ROMA - Voglia di Iri. Voglia di capitalismo di Stato e di latte di Stato. Eccola la rivincita dell'anti-mercatismo firmata Giulio Tremonti, ministro dell'Economia. Il decreto anti-francese a protezione dell'italianità di Parmalat è un tuffo nel passato. È lo Stato che torna a farsi padrone. Perché la nuova norma trasforma, estendendola, la stessa missione della Cassa depositi e prestiti (Cdp), società per azioni controllata dal ministero dell'Economia (70%) e dalle Fondazioni bancarie (30%). Un adattamento italiano al francese Fonds strategique d'investiment.

    Non più solo investimenti nel settore delle infrastrutture (Terna con il 29,9%) e le utility (Eni con il 26,37%), ma partecipazione diretta in società anche industriali purché "di rilevante interesse nazionale". Formula larga limitata da un altrettanto vago confine: la "strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del paese". Si capisce che Cassa depositi potrà acquisire partecipazioni solo in aziende di grandi dimensioni, ma per il resto sembrano non esserci altri vincoli. Tanto che ieri il presidente della Cdp, Franco Bassanini, ha detto che per investire in Parmalat bisognerà comunque cambiare lo Statuto. Perché la Cassa non è nata con quello scopo. Una mutazione che lascia perplessa la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, intervistata dal Sole 24 Ore: "Se
    la Cdp entra in un'azienda industriale o in una banca si rischia magari di avere un piano di protezione ma non un piano industriale. Ciò che serve è la reciprocità tra i paesi e la dimensione d'impresa, il resto lo fa il mercato".

    Più che il mercato - sostiene Carlo Scarpa, docente di economia all'Università di Brescia - è la discrezionalità delle scelte che si impone nel modello tremontiano. "È dirigismo, più che politica industriale. Oppure è un revival della politica industriale della Dc negli anni 50: entro nell'azienda che decido io e faccio quello che decido io. Personalmente sono allergico all'idea dei settori strategici. È una formula che non vuole dire nulla. Fu Lenin a inaugurarla nel suo primo piano quinquennale".
    Sulla carta il "nuovo Iri" potrebbe acquistare partecipazioni nelle grandi imprese industriali. D'altra parte Tremonti - talvolta anche in funzione anti Mario Draghi che all'epoca era il direttore del Tesoro - ha sempre criticato la stagione delle "patologiche" e "demenziali" privatizzazioni degli anni '90. Da tempo sostiene che servirebbero anche da noi i campioni nazionali, proprio come in Francia, per potere fare massa critica e muoversi sui mercati globali, comprando gli altri e difendendo se stessi. I campioni che c'erano, appunto, ai tempi dell'Iri.

    Ma in questo disegno c'è, tra le altre, un'incognita che riguarda il ruolo delle fondazioni bancarie, potenti e ricchissime (quasi 50 miliardi di patrimonio contabile). Le fondazioni possiedono il 30% della Cassa. Investono lì perché la Cdp ha - proprio come le fondazioni - una serie di vincoli che le vietano operazioni rischiose. Certo non sarebbe il caso della Parmalat che ha in pancia 1,4 miliardi, ma se il governo decidesse di salvare un'azienda decotta di grandi dimensioni operante in un settore strategico? Che farebbero, a quel punto, le fondazioni che già storsero il naso quando Cdp acquistò per poi rivenderle al Tesoro il 13,77 % di STM?
    Tremonti ha nostalgia dell'Iri. "Ma almeno Beneduce - dice Giuseppe Berta, storico dell'industria alla Bocconi - aveva una visione dell'economia italiana e del rapporto tra banche e imprese. Quello di Tremonti, invece, è intervento pubblico senza politica industriale".
    (02 aprile 2011)

    Link: Con il "nuovo Iri" torna lo Stato padrone - Repubblica.it


 

 

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