Rileggendo "Militia" di Leon Degrelle

[Guelfo Nero]

Luca Fumagalli ha tenuto una lunga conferenza di analisi testuale di "Les Ames qui brulent" di Leon Degrelle (1906-1994), pubblicata nel 1964 e per la prima volta in queste terre nel 1977 a cura di Franco G. Freda, col titolo di "Militia". L''opera raccoglie varie riflessioni asistematiche di carattere morale e spirituale, la prosa è impressionistica e colpisce vivamente cuore e mente del lettore. La vita vi appare come impegno, dono, speranza, come un difficoltoso viaggio di perfezionamento che porta dalle tenebre alla luce. Per il generale Degrelle chiave di volta dell'esistenza è l'amore, un amore che consuma e arde, un fuoco che continuamente deve donarsi ai vicini e ai lontani, alla società, ad un mondo cieco e in agonia che non vuole essere salvato ma che DEVE essere salvato. Di fronte allo sfacelo della modernità, il cristiano deve uscire dalle oscure latebre dell'individualismo per aprirsi al dono ed in questo conformarsi a Dio. Nel sacrificio, nel dono di sè, nella rinuncia a sè (e alla morte gore dell'Io) c'è il germe di una continua conversione e purificazione, anche nell'esercizio della propria militanza cattolica nella società. Primo nemico del militante cattolico è quindi il proprio Ego, vile e smodato, orgoglioso e superbo. Anche nella propria appartenenza identitaria, nel coltivare le proprie radici, nello riscoprire la propria appartenenza, il cattolico militante deve innanzitutto aprirsi caritativamente all'altro. Contro la vacuità del cuore, contro il materialismo che immiserisce, Degrelle indica un universo di beni morali e spirituali, cui attingere e alla portata di tutti e nelle sue pagine si coglie quindi un realismo positivo, religioso, umile e poetizzante che va al di là delle crudezze della guerra e della sconfitta.
La guerra non ha la forza di recidere i legami tra Dio e l'uomo ma attraverso il calvario dell'esilio e del deserto, l'uomo Degrelle si purifica abbracciando la Croce.
La virtù diventa quindi il frutto di una lenta conquista, un avvicinarsi progressivo alla santità, nel combattere il "padrone del mondo", l'uomo scopre la pienezza della propria umanità (felice sintesi di anima e corpo), la gioia di dominare i propri desideri e le passioni vili, la riconquista di uno sguardo comunque e sempre positivo. La battaglia politica contro il "padrone del mondo" diventa quindi continua rettificazione morale, una Santa causa in cui un pugno di eroi e santi lavora alla Reconquista del mondo, partendo dalla propria riconquista interiore. La conferenza, accolta da unanime consenso, è stata tenuta sotto una benevola gigantografia dell'autore, il generale Leon Degrelle.

[Luca]

Piacerà molto a "Eveline Elisa di Portoz".

[Luca]

Un ricordo di Leon Degrelle "in die anniversario obitus".

[Guelfo Nero]

Cartellone in onore di Leon Degrelle
nel diciottesimo anniversario della morte,
affisso dalla Comunità Antagonista Padana
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
dal 2 aprile 2012 al 14 maggio 2012

Di fronte alle sprezzanti ironie dei gaudenti e degli scettici, si osa appena ricordare che, dopo duemila anni, il maggiore dei drammi umani, quello della Passione, si ripete spiritualmente ogni primavera.
Chi soffrirà, chi si ritroverà là accanto al Calvario in questi nuovi giorni di agonia?
La Croce si erge nel deserto del tempo.
La vita banale o equivoca o perversa degli uomini continuerà a scorrere come un lento fiume.
Il Cristo riceverà le percosse e le spine. Egli crollerà a terra. Il legno della sua croce gli schiaccerà la carne. Lo si inchioderà a gran colpi di martello al duro legno.
“Hanno trafitto le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa.”
Che ne saprà il mondo?
Il sangue discenderà lentamente sul suo corpo illividito.
Gli occhi cercheranno al contempo il Padre e le nostre anime.
Che cosa avranno compreso, le nostre anime, di questa tragedia?
Non avranno nè fremiti, nè pianti.
Non avranno neanche pensieri.
Neanche sguardi.
Il Cristo muore veramente solo. Tutto solo.
Le anime dormono, o sono sterili, o hanno commesso suicidio, mentre questo corpo, proprio per trarle dal torpore, dal fango, dalla morte, sta sospeso nel dolore tra cielo e terra.
L’angoscia di questo cuore lancia invano grida di disperazione, che dovrebbero agghiacciare il mondo e fermare il respiro degli uomini.
E’ appunto a causa del suo soffocamento spirituale che il mondo decade.
E’ di speranza, di carità, di giustizia, di umiltà che il mondo ha bisogno per ritrovare un pò d’aria.
Questa vita spirituale, noi l’abbiamo ricevuta in consegna.
Noi ne siamo i portatori.
E le nostre mani stanno penzoloni. I nostri occhi sono asciutti.
E le nostre labbra non tremano di fervore e di emozione.
I nostri cuori sono simili alla sabbia arida.
Le nostre anime sono al punto morto o sono già morte.
La fede ha valore solo quando conquista; l’amore, quando arde; la carità, quando è di salvamento.

Leon Degrelle (“Militia”)

[Guelfo Nero]

Questa conferenza sarà ripetuta prossimamente al "Presidio" di Milano (Pz Aspromonte 31).

[Luca]

"Una sera d'estate con Leon Degrelle"

Associazione Quattrocentodieci, Via Napoleona 1 Como
Giovedì 26 luglio 2012 Ore 21

Relatori: Piergiorgio Seveso
Luca Fumagalli

[Hatamoto]

Bravi! I miei complimenti.
Leon Degrelle è, assieme a Codreanu, uno degli autori che mi ha formato politicamente e spiritualmente.
Purtroppo Como mi è un pò fuori mano (ma nemmeno troppo). Potrei farci un pensierino. In caso contrario, ci si vedrà al Presidio

[Guelfo Nero]

Ottimo: probabilmente la conferenza al Presidio si terrà a settembre. Grazie per l'apprezzamento.

[Guelfo Nero]

"Una sera d'estate con Leon Degrelle"

Associazione Quattrocentodieci, Via Napoleona 1 Como
Giovedì 26 luglio 2012 Ore 21

Relatori: Piergiorgio Seveso
Luca Fumagalli

[Guelfo Nero]

Cartellone affisso il 24 luglio 2012 dalla Comunità Antagonista Padana dell'Università Cattoli9ca del Sacro Cuore in Milano