Analizziamo un pò di dati
- Ogni anno l'italia ha bisogno di 100.000 lavoratori per sostenere la manifattura
- La disoccupazione reale generale è dell'11%, quella giovanile del 25%
- Ogni anno migliaia di laureati vanno via dal paese e trovano lavoro all'estero
- I laureati, tra i giovani, sono in minoranza, quindi la maggior parte è manodopera.
Alla luce di ciò, forse le regole e i meccanismi degli uffici di collocamento sono un pò vetusti? In pratica sono diventati inutili, non si usano più.
Molti neanche sono più nelle liste perchè lo hanno capito, il raccordo datore/dipendente, soprattutto tramite mediazione, si sta sfaldando e ciò non permette l'incontro di domanda/offerta interna.
Si dice che gli italiani certi lavori non vogliono farli, ma siam sicuri che più che altro, la mancanza di controllo generale, invece favorisca l'arrivo di lavoratori allogeni non regolari in tutto o in parte in luogo di alcuni italiani?
E cmq modificare le regole potrebbe comportare una qualche inabilità giuridica conseguente a eventuali rifiuti di lavori sicuri proposti, insomma qualcosa di serio, qualcosa di civicamente pesante, da vero stato sociale, senza cadere però nell'assistenzialismo.
Io credo che il mercato del lavoro italiano sia ampiamente autosufficiente da un punto di vista potenziale, considerando che poi siamo nel contesto europeo - con la libera circolazione - lo diventa ancora di più.
Il problema del lavoro è centrale, iniziando i giovani e le forze inespresse si potrebbero riattivare parecchi settori decadenti: a partire dalla natalità, per finire con una società civile più viva e inserita.