Molti commentatori hanno salutato la vittoria di Barack Obama come un trionfo della società post-razziale sull’America ingloriosa del segregazionismo e delle discriminazioni. Questo è certamente vero, se si guarda al dato elettorale nel complesso, che ha visto il candidato democratico prevalere anche in aree tradizionalmente molto timide verso il partito dell’asinello. Inoltre, il temuto “effetto Bradley” non si è appalesato nel voto degli americani.
Tuttavia, leggendo tra le righe dei risultati, si può notare un particolare interessante.
In mezzo a un sostanziale trionfo per Obama in gran parte degli Stati Uniti si delinea tutta una fascia di territorio contiguo, che va dal Tennessee all’Oklahoma passando per l’Arkansas, in cui Obama è andato peggio del perdente Kerry quattro anni fa - in alcuni casi, addirittura molto peggio -.
I flussi elettorali dal 2008 al 2004. Aree blu: avanzamento democratico; aree rosse: avanzamento repubblicano
La cartina con i voting shifts, cioè il flusso elettorale, dal 2004 al 2008 è impressionante nella conferma.
Valanga blu (democratica) in quasi tutto il Paese, striatura rossa (repubblicana) proprio tra Tennessee e Oklahoma, con propaggini in piccole porzioni di West Virginia e Kentucky e poi in Alabama, Louisiana e Texas nord-orientale.
Ora, il fatto singolare è che nessuno dei candidati ha fatto campagna elettorale in queste zone, se si esclude una fugace sosta di McCain in aeroporto in Tennessee pochi giorni prima del voto.
I risultati parlano da soli. Una quota non indifferente di elettori bianchi di questi stati non se l’è sentita di votare Obama. Non se l’è sentita di mandare un nero alla Casa Bianca.
Cominciamo da Alabama e Louisiana, due stati del profondo Sud americano, infelici protagonisti delle pagine peggiori del segregazionismo negli Stati Uniti.
In Alabama il 29% degli elettori era afro-americano e ha scelto Obama con una percentuale soverchiante, il 98 per cento. I bianchi, pari a due terzi di chi è andato a votare, hanno dato a Obama solo il 10% dei voti. Kerry prese il 19% dei voti dei bianchi quattro anni fa.
Il dato più significativo è però che il 51% degli elettori democratici bianchi ha scelto McCain contro il 47% di Obama.
In Louisiana il 29% di chi ha votato era nero e il suo voto è andato al 94% a Obama. Dei bianchi però, che costituiscono il 65% dell’elettorato dello stato, solo 14 su 100 hanno votato Obama. Nel 2004 Kerry fu votato da 24 bianchi su 100.
Qui i democratici bianchi hanno votato McCain addirittura 60-38, con un margine di più di venti punti.
Se guardiamo poi l’Arkansas, vediamo che il 95% del voto dei neri - non moltissimi qui, il 12 per cento della popolazione - è andato a Barack Obama. John McCain ha beneficiato del 68 per cento tra i bianchi - che sono l’83% dell’elettorato -. Quattro anni fa Bush, con ben altri chiari di luna per il Partito repubblicano, non riuscì a strappare più del 63 per cento tra i bianchi.
E anche se qui, patria di Bill Clinton, i democratici bianchi sono andati con Obama 68-28 (il che significa che comunque quasi un democratico bianco su tre non se l’è sentita di votare il senatore nero dell’Illinois), ben il 74% degli indipendenti bianchi ha premiato il candidato repubblicano.
L’Oklahoma è diventato quest’anno lo stato più repubblicano di tutta America, strappando lo storico primato a territori come Utah, Idaho o Wyoming. Gli indipendenti bianchi in questo stato sono andati a McCain 65-35 e i democratici bianchi hanno sostenuto Obama con un margine piuttosto ristretto, 59-41. Inoltre Obama ha perso più del 5% tra gli elettori anziani e di mezza età rispetto a Kerry.
In Tennessee i neri (il 12%) hanno scelto Obama al 94% e i bianchi (l’84%) hanno votato McCain al 63%. Obama ha perso il 7% rispetto a Kerry tra gli ultra-65enni, il 4% tra chi si definiva democratico e il 3% tra chi si definiva indipendente.