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    Predefinito Il Lupo nella simbologia e nella Tradizione

    IL LUPO NELLA SIMBOLOGIA E NELLA TRADIZIONE














    Il lupo (canis lupus- canis rufus) può essere considerato, un animale di primo piano in quasi tutte le culture del mondo.

    Ne sono prova le numerosissime leggende legate al lupo, racconti presenti nelle tradizioni magico-mitologiche di ogni civiltà o nell’immaginario di molti popoli, dal quale sono stati tratte credenze specifiche che hanno avuto come oggetto questo animale, inquietante sia nel bene che nel male.

    Generalmente, il lupo è stato simbolo di forza e di crudeltà, spesso di significato sfavorevole, in considerazione della sua ostentata aggressività verso l’uomo e le sue cose.

    Tuttavia il lupo soltanto se affamato o ferito potrebbe aggredire l’uomo, com’è stato riscontrato da ricerche scientifiche, in casi peraltro estremamente sporadici nel contesto secolare d’osservazione dell’animale. Di solito, invece, il lupo ha procurato e procura danni all’allevamento del bestiame e, per tale motivo gli è stata attribuita una fama piuttosto negativa.

    Ma al di là di tutto ciò, il lupo ha rispettato e rispetta, l’essenza d’ogni animale che coincide con il naturale istinto di sfamare sé e la sua prole, con la natura di predatore astuto e spietato.

    In Italia, invece, è presente lungo la dorsale appenninica centrale, con massima concentrazione nell’Abruzzo, nel Molise, nell’Umbria e nelle Marche.

    Il colore del pelame è di solito grigiastro, particolarmente scuro alla sommità del capo, sul dorso e sulla superficie esterna delle orecchie.

    Non mancano, tuttavia, esemplari di colore nero o completamente bianco (lupus albinus).

    Quest’ultima varietà è in genere presente nei territori montani costantemente innevati.

    Il lupo può raggiungere l’età massima di 20-25 anni e, se raccolto da cucciolo, è un animale addomesticabile.

    E’ un predatore naturale, caccia in gruppo di tre o quattro elementi, adottando tecniche differenti adatte alle diverse situazioni, dimostrando una “intelligenza” e una forza istintiva fuori del comune, paragonabile ai metodi di caccia usati dagli uomini primitivi.

    La sua tecnica di caccia, generalmente si esplica nello studiare la preda, attaccarla e ucciderla, divorarla e fuggire.

    Il timore riversato per secoli sul lupo dagli uomini, è reciproco.

    La paura del lupo verso l’uomo è stata ben descritta, sebbene in modo emozionante, nei racconti di Kipling.

    Qui, un ragazzo adottato e svezzato da un branco di lupi, riusciva a dominare gli animali con lo sguardo, ma fuggiva alla presenza degli uomini.

    Nella Grecia antica, esisteva una città, Licopodi, nella quale erano condotti i licantropi e ivi rinserrati, nella convinzione che potessero recare danno alla comunità.

    La leggenda degli uomini-lupo si protrasse fino al MedioEvo, Peraltro nei paesi germanici sorse una vastissima letteratura sui cosiddetti “lupi mannari” e, nelle popolazioni latine, quella dell’uomo “versipelle”, un personaggio demoniaco provvisto sottopelle di pelo di lupo, pelo che poteva fargli assumere l’aspetto di un enorme animale. Ciononostante il lupo è rimasto nell’immaginario infantile come figura che incute timore. Ai bambini, ancor oggi è paventata la figura dell’animale come una sorta di spauracchio, figura presente nella letteratura favolistica che lo presenta come elemento negativo da evitare e, possibilmente da uccidere (cfr. “Cappuccetto Rosso”) e da esorcizzare.

    E’ forse, a causa di un meccanismo mentale atavico che la figura del lupo può esercitare, su talune personalità nevrotiche, un’oscura attrattiva, le cui caratteristiche psicologiche si evidenziano in un misto continuo di aggressività, slancio, entusiasmo, forza, tenerezza, depressione, malinconia e senso di fallimento che si alternano senza sosta.

    Tale sindrome è stata per secoli ritenuta opera di forze demoniache e, per questo, la figura del lupo fu associata spesso a quella del demonio. Difatti, per “licantropia” s’intende, a tutt’oggi, una forma di pazzia spesso furiosa, per cui il malato diventa preda di un desiderio irrefrenabile di urlare, di mordere, di rifugiarsi in luoghi solitari, secondo il comportamento naturale del lupo.

    Animale iperboreo, il lupo incarna inoltre la luce primordiale originale, lo si ritrova infatti al centro di tutte le tradizioni nordiche, è l’animale che vede la notte, infatti i suoi occhi al buio sono luminosissimi.

    Il lupo, per meglio dire il suo simbolo, è entrato a far parte delle leggende anche dei popoli del Nord Europa.

    Nelle regioni siberiani esso rappresenta la fecondità. (Marte, il fallo), per i Mongoli, ad esempio, è l’antenato del conquistatore Gengis Kan.

    Il lupo bianco, Fenrir fu associato, nei paesi scandinavi arcaici, al dio della vittoria Tyr, ed alla di lui runa Taiwaz. A questo dio nordico, al lupo fu attribuito anche un significato magico, giacché essendo stato incatenato dagli dei in tre occasioni – altre fonti riportano nove volte – sarebbe sempre riuscito a liberarsi dalle catene di ferro con le quali era legato.

    L’ultima volta, però Odino riuscì a legare Fenrir con la catena Gleipnir fabbricata da un elfo della terra con differenti materiali.

    Proseguendo nell’osservazione mitica del Lupo, osserviamo che secondo l’Astrologia Tradizionale, quest’animale è posto sotto l’influenza di Marte e di Saturno.

    Altri appunti e curiosità sul lupo: in Egitto viene rappresentato sotto vesti guerriere, come Anubis, mentre in Etiopia si dice che vi sia una razza di lupi con criniera fulva che quando corrono, sembra che volino tanto sono spettacolari nella corsa. Al solstizio d’inverno il loro pelame è folto, al solstizio d’estate il loro corpo è completamente privo di pelo.

    Gli Etiopi hanno chiamato questo animale theas.

    Ma cerchiamo di non dimenticare il lupo, per meglio dire la lupa che allattò Romolo e Remo, fondatori di Roma, simbolo della nostra italianità.

    fonte Astercenter di Fernanda Nosenzo Spagnolo




    Il Lupo nella simbologia
    "Sarebbe anche simpatico, se non fosse nazista!" (Malandrina) :gluglu:


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    Predefinito Rif: Il Lupo nella simbologia e nella Tradizione

    Il simbolo del Lupo per i Nativi d'America









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    Il Lupo è il pioniere, il precursore di nuove idee, che ritorna nel clan per insegnare e condividere la medicina.

    Il Lupo prende una sola compagna per la vita, ed è leale come il Cane.

    Se tu frequentassi i Lupi, scopriresti nel branco un enorme senso della famiglia, nonché un fortissimo impulso individualista, qualità che rendono il Lupo molto simile alla razza umana: anche noi umani possediamo la capacità di fare parte di una società oppure di continuare ad incarnare i nostri sogni e le nostre idee individuali.

    Nella Nazione della Grande Stella, il Lupo viene rappresentato dalla Stella Cane, Sirio, la cui leggenda narra che fu la casa originaria dei nostri maestri nei tempi antichi. Secondo gli antichi egizi Sirio era la casa degli dei, e viene ancora considerata come tale dalle tribù dei Dogan in Africa. Era ovvio che i Nativi Americani esprimessero esattamente questo stesso collegamento ed adottassero le persone-Lupo come il clan dei maestri.

    I sensi del Lupo sono molto acuti, e la luna è il suo Potere Alleato: la luna è il simbolo della energia psichica, o del inconscio che ha in sé i segreti della conoscenza e della saggezza, e ululare alla luna potrebbe essere un’indicazione del desiderio del Lupo di mettersi in contatto con nuove idee che si trovano appena sotto la superficie della coscienza.

    La medicina del Lupo da al maestro che è in ognuno di noi, la forza di venire fuori, ad aiutare i figli della Terra a comprendere il Grande Mistero e la Vita…






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    Il significato indiano del Lupo
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    Predefinito Rif: Il Lupo nella simbologia e nella Tradizione

    IL LUPO













    Il lupo incarna la doppia veste di bestia selvaggia portatrice di morte e distruzione, e al tempo stesso iniziatore e portatore di conoscenza

    La forza e l'ardore in combattimento fanno del lupo un'allegoria guerriera per molti popoli: "Io sono il lupo solitario, mi aggiro in paesi diversi" recita un canto di guerra degli indiani d'America.
    Simili metafore abbondano nelle mitologie orientali: il lupo celeste è il compagno della cerva bianca, che rappresenta la terra da cui nascono eroi e capi di alto lignaggio, tra cui, in Mongolia, il famoso Gengis Khan.
    Nella nostra cultura il lupo è noto soprattutto per la sua ferocia e la voracitá aggressiva. Quasi tutti i bambini hanno vissuto l'emozione di una favola in cui compare il lupo cattivo, basti pensare alla nota "Cappuccetto Rosso", ma ce ne sono infinite altre, perché il lupo, già a partire dall'antichità, compare in molti miti e leggende.
    Il terrore che incute questo splendido animale è atavico e universale: è associato al buio della caverna, all'abisso delle sue fauci fameliche, alle fitte pericolose foreste.
    Nella nostra tradizione culturale ci sono tanti "detti popolari" che lo vedono protagonista, sempre nella sua veste spaventosa ("tempo da lupi", "fame da lupi"), oppure ne sottolineano l'aspetto pericoloso ("In bocca al lupo!"), o per la sua istintuale aggressività ("Il lupo perde il pelo ma non il vizio") e molti altri ancora che sembrano metterne in luce la selvatichezza e l'indomabilità quali caratteristiche solo negative.
    Ma come tutti i simboli, anche il lupo ha una natura ambivalente: la sua gola è la caverna, l'inferno, la notte, l'antro pericoloso il cui passaggio, tuttavia, è necessario poichè porta alla liberazione.
    Allora diventa l'aurora, come la luce iniziatica si rivela dopo la discesa agli inferi.
    E' il babau con cui si minacciano i bambini, nonché la temibile bestia che nei secoli passati seminava il terrore e la distruzione nelle campagne; eppure, se lo conoscessimo meglio, sapremmo che è un animale molto più vicino all'uomo di quanto, ancora oggi, non si creda. Vive solo o nel branco, e quando si accoppia è un tenero "capo-famiglia" che alleva con dedizione la prole; monogamo, sta fedelmente accanto alla compagna fino alla sua morte.
    C'è da domandarsi allora da dove nasca un'avversione così forte e istintuale per questo splendido animale selvatico.
    Il lupo incarna la doppia veste di bestia selvaggia portatrice di morte e distruzione, e al tempo stesso iniziatore e portatore di conoscenza.
    Quanto alla sua similarità con il cane che, anche geneticamente è suo antenato, il lupo è anch'esso psicopompo e sorveglia l'entrata del regno dei defunti.
    Nei musei di Perugia e Volterra sono conservati dei vasi funerari etruschi raffiguranti il lupo che si affaccia dalla caverna in comunicazione con l'altro mondo. Le sue stesse fauci sono simbolo di quell'antro da cui non si fa ritorno… Spirito minaccioso, dunque, ma dotato di grande fascinazione per la potenza che, nel bene e nel male, suscita nella coscienza: come la luce esce dall'ombra, il lupo esce dalla tana e dal bosco.
    Nella mitologia greca, come incarnazione di Marte, rappresentava il lato distruttore, mentre gli era attribuito un ruolo solare quando era simbolo di Apollo. Il bosco sacro che circondava il suo tempio era chiamato lukaion o regno del lupo; Aristotele vi teneva le sue lezioni: ecco l'origine della parola liceo.
    Il lupo è dunque tramite e portatore di una conoscenza che viene dalle tenebre e dal regno delle ombre, per questo è pericoloso: evoca un'idea di forza a stento contenuta, è forse simbolo dell'esperienza archetipica con il numen, che, per definizione, è fuori dal tempo e non è assimilabile ad alcuna altra esperienza precedente.
    Ed è così profondamente radicato all'inconscio da costituire il ruolo di iniziatore, riscontrabile anche nelle aree dell'Europa del Nord che hanno sviluppato dei miti in proposito.
    In molte civiltà appare come genitore e fondatore e, in quanto tale, è associato all'idea di fecondità.
    Una delle leggende a noi più vicine è quella di Romolo e Remo, i gemelli fondatori della città che diverrà il cuore stesso di tutta la Cristianità. Anche i Turchi affermavano di essere stati allevati da lupe e Aristotele racconta che la lupa Leto partorì i gemelli Apollo e Artemide. Anche Rea Silvia, prendendo la forma di una lupa, generò e allattò una coppia di gemelli.
    Sono numerose le leggende che ruotano attorno al ruolo salvifico del lupo, tutt'uno con l'edificazione di una nuova città e la rinascita della coscienza.
    Ne cito una per tutte che ha per protagonista Mileto, un eroe cretese. Questi fu abbandonato dalla madre Acacallis, figlia di Minosse, che l'aveva avuto da Apollo.
    Una lupa lo allattò e fu poi raccolto da alcuni pastori. Il mito racconta che divenne così bello da suscitare l'amore incestuoso del padre naturale.
    Altre leggende particolari, anch'esse molto antiche, sono quelle che riguardano la licantropia, ovvero la metamorfosi, nelle notti di plenilunio, degli esseri umani in lupi.
    L'esistenza di tali mostri ha ossessionato l'umanità per tutto il Medio Evo, e si cominciò a dubitare di essi solo nel XVIII secolo. Anche nella Bibbia c'è un esempio famoso: "la follia del lupo" prese anche il re Nabucodonosor.
    In Spagna è la cavalcatura dello stregone, mentre le streghe, per recarsi al Sabba, portavano dei lacci di pelle di lupo.
    Sempre nella tradizione popolare medioevale, al lupo appartiene la voracità, l'ingordigia, mentre la lupa diviene il simbolo della lussuria e della passionalità sfrenata.
    La parola romana lupanaro, o bordello, proviene appunto dalle lupe, le prostitute. In ultima analisi, il lupo svolge, in Europa, lo stesso ruolo del giaguaro in Sud America: è la gola mostruosa (il buio) che inghiotte il sole (la coscienza), dinamica che, tuttavia può essere ribaltata se pensiamo al viaggio iniziatico che prevede l'inderogabile necessità per l'uomo di attraversare, per la sua stessa salvezza, il mondo degli inferi, per riportare la luce nella comunità umana.


    Laura Ottonello


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    IL LUPO
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    Predefinito Rif: Il Lupo nella simbologia e nella Tradizione

    IL LUPO NELLA SIMBOLOGIA











    “Sono un lupo pazzo… il pelo cresce all’interno…
    dentro c’è il mantello del lupo… dentro ci sono le zanne del lupo!”
    The Albigenses (Charles Maturin – 1824).

    Nella Grecia antica esisteva una città dove venivano tradotti e confinati per sempre gli uomini che si credevano affetti da Licantropia. L’idea che un uomo potesse trasformarsi in lupo era il portato di un’affinità ben presente nelle culture antiche, perpetuatasi per secoli, tra lupo e demonio. L’estremizzazione del male era raffigurata, appunto, dall’incrocio tra l’umano e la sua nemesi maligna, ovvero il lupo.
    Il meccanismo simbolico funzionò fino al Medioevo, periodo durante il quale fu tutto un fiorire di leggende sui ‘lupi mannari’, soprattutto nelle regioni germaniche, e sui cosiddetti ‘Versipelle’ nelle popolazioni latine. Creature demoniache dotate di una sottopelle di pelo di lupo, pronta all’occorrenza a sfoderarsi e far assumere all’essere l’aspetto di un animale mostruoso.



    E’ con ogni probabilità a tali leggende, alimentate in parte dalla Chiesa che con il lupo ha un vecchio (e ingiustificato) conto in sospeso, alimentato perlopiù di immagini nefaste associate a demoni e streghe, che dobbiamo ancora oggi il persistente ruolo di spauracchio di questo animale. E non sembra escluso che, proprio a seguito dell’imprinting culturale che il lupo ha subito nel corso della Storia, possa agire un qualche meccanismo mentale capace di scatenare bizzarre reazioni su talune personalità. In altre parole, l’icona del lupo sembra poter esercitare un’oscura seduzione, le cui peculiarità si manifestano in un loop di violenza, slancio, esaltazione, forza, tenerezza, delusione, malinconia, e senso di scoramento che si susseguono senza fine.
    Ed è facile immaginare che, a loro volta, proprio questo genere di reazioni (indotte dalla convinzione collettiva per cui il lupo veniva considerato portatore sano di malignità) abbiano finito per alimentare la credenza secondo cui questo animale fosse effettivamente un tramite del diavolo.
    A tutt’oggi si indica con il termine ‘Licantropia’ una forma di pazzia per cui un soggetto si abbandona al desiderio irrefrenabile di urlare, mordere, nascondersi in luoghi solitari, alla stregua di un vero e proprio lupo.
    Nelle culture norrene, tuttavia, la simbologia del lupo assume contorni meno tenebrosi. Nelle antiche leggende del Nord Europa esso incarna la luce primordiale, è l’animale che vede nella notte, i cui occhi si illuminano nel buio.
    Nei paesi scandinavi ricorre la leggenda di un lupo bianco, denominato Fenrir, cui si attribuiscono significati di forza indomita. Infatti Fenrir fu incatenato dagli dei in nove occasioni, riuscendo ogni volta a liberarsi dalle sue catene di ferro. Fin quando il dio Odino non utilizzò per lui una speciale catena (denominata Gleipnir) fabbricata da un elfo della terra, per aggiogarlo definitivamente.
    Alle latitudini siberiane il lupo è associato alla forza, ma anche alla fecondità.
    Per i Mongoli è l’antenato del conquistatore Gengis Kan. Forse non a caso, in ottica astrologica, il lupo è posto sotto l’influenza di Marte e Saturno. E la contiguità fra il lupo e l’arte della guerra sembra agire in qualche modo anche nell’antico Egitto: benché si trattasse pur sempre del dio delle necropoli e dei morti, Anubis veniva raffigurato con testa di lupo e vesti guerriere. E’ tuttavia probabile che non tanto di lupo si trattasse, quanto di sciacallo, per l’attitudine di quest’ultimo animale di cibarsi esclusivamente di carogne.
    In un’altra cultura africana, quella etiope, si rinviene una curiosa leggenda riguardante una razza di lupi denominata Theas, la cui corsa somiglia più a un vero e proprio volo. Al solstizio d’inverno, il loro pelame fulvo appare foltissimo, mentre a quello d’estate il corpo dei Theas appare completamente privo di pelo.
    Tornando in Europa, anzi alla nostra Penisola, non possiamo non gettare un ultimo sguardo alle origini della civiltà romana. Dove, con sorpresa, incontriamo un lupo ben più rassicurante e fecondo. Anzi, una lupa. Colei che allattò Romolo e Remo, fondatori della città eterna e simbolo primigenio dell’intera italianità.


    (fonte principale: Astercenter di Fernanda Nosenzo Spagnolo)





    Il lupo nella simbologia | Italian Wild Wolf
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    Predefinito Rif: Il Lupo nella simbologia e nella Tradizione

    IL LUPO E I SUOI SIMBOLI










    Animale totemico per eccellenza, il lupo ha incarnato nei secoli simboli e archetipi, segnando con la sua presenza civiltà e religioni. Ed é del lupo e della simbologia a lui legata che parla quest'articolo firmato da un nome illustre della psichiatria italiana, il professor Alberto Caputo, per una volta in veste di scrittore in esclusiva per il nostro portale. Buona lettura!



    Un lupo dei Carpazi e un Cane Lupo Cecoslovacco a confronto (www.passodelupo.com)

    Il lupo incarna la doppia veste di bestia selvaggia portatrice di morte e distruzione, e al tempo stesso iniziatore e portatore di conoscenza
    Animale iperboreo, rappresenta la luce primordiale originale e lo si ritrova infatti al centro di tutte le antiche tradizioni nordiche: è l’animale che vede la notte e i suoi occhi al buio sono luminosissimi.
    Ma il lupo è anche uno degli animali totemici più importanti delle antiche civiltà nomadi; un archetipo che incarna motivi sessuali ancestrali, ancor più paurosi della sua stessa animalità
    Nelle regioni siberiani esso rappresenta la fecondità. (Marte, il fallo). Per i Mongoli, ad esempio, è l’antenato del conquistatore Gengis Khan: il lupo celeste è il compagno della cerva bianca, che rappresenta la terra da cui nascono eroi e capi di alto lignaggio.
    La forza e l'ardore in combattimento fanno del lupo un'allegoria guerriera per molti popoli: "Io sono il lupo solitario, mi aggiro in paesi diversi" recita un canto di guerra degli indiani d'America. Il lupo bianco, Fenrir fu associato, nei paesi scandinavi arcaici, al dio della vittoria Tyr, ed alla di lui runa Taiwaz.

    UN FEROCE PREDATORE
    Nella nostra cultura il lupo è noto soprattutto per la sua ferocia e la voracità aggressiva. Assurge a simbolo di malvagità in quanto pericolo reale connesso al mondo agreste della pastorizia, nelle zone montane e nelle pianure ove aggrediva le greggi sterminandole. Il terrore che incute questo splendido animale è però atavico e universale: può essere associato al buio della caverna, all'abisso delle sue fauci fameliche, alle fitte pericolose foreste. Nella nostra tradizione culturale ci sono tanti "detti popolari" che lo vedono protagonista, sempre nella sua veste spaventosa ("tempo da lupi", "fame da lupi"), oppure ne sottolineano l'aspetto pericoloso ("In bocca al lupo!"), o per la sua istintuale aggressività ("Il lupo perde il pelo ma non il vizio") e molti altri ancora che sembrano metterne in luce la selvatichezza e l'indomabilità quali caratteristiche solo negative. Ma come tutti i simboli, anche il lupo ha una natura ambivalente: la sua gola è la caverna, l'inferno, la notte, l'antro pericoloso il cui passaggio, tuttavia, è necessario poichè porta alla liberazione. Quanto alla sua similarità con il cane che, anche geneticamente è suo antenato, il lupo è anch'esso psicopompo e sorveglia l'entrata del regno dei defunti. Nei musei di Perugia e Volterra sono conservati dei vasi funerari etruschi raffiguranti il lupo che si affaccia dalla caverna in comunicazione con l'altro mondo. Le sue stesse fauci sono simbolo di quell'antro da cui non si fa ritorno… Spirito minaccioso, dunque, ma dotato di grande fascinazione per la potenza che, nel bene e nel male, suscita nella coscienza: come la luce esce dall'ombra, il lupo esce dalla tana e dal bosco. Nella mitologia greca, come incarnazione di Marte, rappresentava il lato distruttore, mentre gli era attribuito un ruolo solare quando era simbolo di Apollo. Il bosco sacro che circondava il suo tempio era chiamato lukaion o regno del lupo; Aristotele vi teneva le sue lezioni: ecco l'origine della parola liceo. Il lupo è dunque tramite e portatore di una conoscenza che viene dalle tenebre e dal regno delle ombre, per questo è pericoloso: evoca un'idea di forza a stento contenuta, è forse simbolo dell'esperienza archetipica con il numen, che, per definizione, è fuori dal tempo e non è assimilabile ad alcuna altra esperienza precedente. Ed è così profondamente radicato all'inconscio da costituire il ruolo di iniziatore, riscontrabile anche nelle aree dell'Europa del Nord che hanno sviluppato dei miti in proposito. In molte civiltà appare come genitore e fondatore e, in quanto tale, è associato all'idea di fecondità. Una delle leggende a noi più vicine è quella di Romolo e Remo, i gemelli fondatori della città che diverrà il cuore stesso di tutta la Cristianità. Anche i Turchi affermavano di essere stati allevati da lupe - la mitica ASENA, la lupa grigia - e Aristotele racconta che la lupa Leto partorì i gemelli Apollo e Artemide.
    Altre leggende particolari, anch'esse molto antiche, sono quelle che riguardano la licantropia, ovvero la metamorfosi, nelle notti di plenilunio, degli esseri umani in lupi.
    Nella Grecia antica, esisteva una città, Licopodi, nella quale erano condotti i licantropi e ivi rinserrati, nella convinzione che potessero recare danno alla comunità. Anche nella Bibbia c'è un esempio famoso: "la follia del lupo" prese anche il re Nabucodonosor. Difatti, per “licantropia” s’intende, a tutt’oggi, una forma di pazzia spesso furiosa, per cui il malato diventa preda di un desiderio irrefrenabile di urlare, di mordere, di rifugiarsi in luoghi solitari, secondo il comportamento naturale del lupo. L'esistenza di tali mostri ha ossessionato l'umanità per tutto il Medio Evo, e si cominciò a dubitare di essi solo nel XVIII secolo. Peraltro nei paesi germanici sorse una vastissima letteratura sui cosiddetti “lupi mannari” e, nelle popolazioni latine, quella dell’uomo “versipelle”, un personaggio demoniaco provvisto sottopelle di pelo di lupo, pelo che poteva fargli assumere l’aspetto di un enorme animale. Per le società cristiane il lupo è la raffigurazione del male, poiché esso è il più grande cacciatore e nemico dell’agnello, che rappresenta la bontà e la sottomissione. Esso venne scelto come simbolo da molti popoli barbarici, che durante le loro invasioni, si identificarono con questo predatore, seminando morte e distruzione in suo nome. In Spagna è la cavalcatura dello stregone, mentre le streghe, per recarsi al Sabba, portavano dei lacci di pelle di lupo. Sempre nella tradizione popolare medioevale, al lupo appartiene la voracità, l'ingordigia, mentre la lupa diviene il simbolo della lussuria e della passionalità sfrenata. La parola romana lupanaro, o bordello, proviene appunto dalle lupe, le prostitute.
    In ultima analisi, il lupo svolge, in Europa, lo stesso ruolo del giaguaro in Sud America: è la gola mostruosa (il buio) che inghiotte il sole (la coscienza), dinamica che, tuttavia può essere ribaltata se pensiamo al viaggio iniziatico che prevede l'inderogabile necessità per l'uomo di attraversare, per la sua stessa salvezza, il mondo degli inferi, per riportare la luce nella comunità umana.

    LUPI E FIABE
    l lupo è rimasto nell’immaginario infantile come figura che incute timore. Ai bambini, ancor oggi è paventata la figura dell’animale come una sorta di spauracchio, figura presente nella letteratura favolistica che lo presenta come elemento negativo da evitare e, possibilmente da uccidere e da esorcizzare.
    Il lupo è uno degli indiscussi protagonisti delle fiabe. Sempre con connotazioni negative: un orco del mondo animale. Una strega maschio. Un costante incubo che investe della sua negatività anche il bosco, tramutandolo in un ambiente pauroso, minaccioso, nero.
    Non a caso con il lupo (spesso attraverso la rilettura e l'interpretazione di "Cappuccetto Rosso") si sono cimentati Freud, Jung, Fromm, Bettelheim, Verena Kast, Marie-Louise Von Franz, Hertz.
    "Nell'essere umano il lupo personifica un desiderio indifferenziato di divorare tutto e tutti, di avere tutto, spesso a causa di un'infanzia infelice. Queste persone sviluppano un lupo affamato dentro di sé. Sono totalmente soggetti alla coazione. Il lupo provoca in loro un'insoddisfazione costante, ringhiante. Essi vorrebbero letteralmente divorare il mondo intero" . (Marie-Louise Von Franz).
    "E' il 'principio avido'. Ciò che lo caratterizza sono la fame e il desiderio di lotta. E' aggressivo, bellicoso. Cappuccetto Rosso incontra l'aspetto aggressivo, attivo e distruttivo sotto le sembianze d'un lupo, dunque ancora in forma di animale, di istinto e pulsione" . (Verena Kast )
    "Dal principio alla fine di Cappuccetto Rosso non si fa il minimo accenno a un padre. Ciò suggerisce che il padre è presente, ma in forma nascosta. Il padre è in effetti presente in Cappuccetto Rosso in due forme opposte: come lupo, che incarna i pericoli di violenti sentimenti edipici, e come cacciatore nella sua funzione protettiva e salvatrice". (B. Bettelheim)
    "Il maschio è rappresentato come un animale crudele e astuto e l'atto sessuale è descritto come un atto di cannibalismo in cui il maschio divora la femmina". (Erich Fromm).


    Autore: Alberto Caputo

    Data: 02/11/2006






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    Predefinito Rif: Il Lupo nella simbologia e nella Tradizione

    IL LUPO: SIMBOLO DELLA NATURA SELVAGGIA












    Esistono ancora tanti lupi sul Pollino. Ovviamente la loro presenza si è fatta esigua a causa della progressiva diminuzione dei greggi che fino a poco tempo fa erano numerosi sui pascoli del Pollino. Il lupo è stato oggetto di una caccia molto intensa in passato. Nel nostro dialetto è rimasta l’espressione: “campi cu ‘a pedda du lupu”, cioè campi con la pelle del lupo. E’ un detto che nasce dall’abitudine che esisteva in passato di alcuni cacciatori che, avendo ucciso un lupo, portavano in giro la sua pelle per i paesi, per ricevere qualche offerta dai contadini. I lupi erano (e restano) una vera maledizione per i pastori, perché sono capaci di uccidere decine di pecore in pochissimo tempo. L’animale in passato è stato perseguitato ed ha rischiato l’estinzione. Il rapporto uomo – lupo è stato quindi sempre conflittuale. Il problema di questa difficile relazione è legato alla diminuzione della fauna selvatica che dovrebbe rappresentare la fonte principale di cibo per i lupi. I lupi non sono né buoni né cattivi. E’ ovvio che non trovando niente di meglio da predare si rivolgono alle pecore e alle mucche; e si possono pure comprendere i pastori che si imbestialiscono per la perdita dei loro animali. Il rapporto uomo – lupo può oggi essere però armonizzato, prima di tutto con la reintroduzione dei caprioli, che potrebbero costituire la fonte di cibo primaria oggi per i lupi, accanto a piccoli cinghiali e alla fauna minore. Bisognerebbe cioè ricostituire l’antico ecosistema delle montagne. Dipende dalle scelte in campo politico – ambientale se la nostra convivenza con il lupo può finalmente cessare di essere conflittuale. Comunque oggi quasi tutti non considerano più questo splendido animale come una bestia feroce e assassina. II lupo in realtà è un animale timidissimo nei confronti dell’uomo; ciò spiega anche perché è così difficile vederlo. La sua presenza è unicamente provata dalle tracce che lascia nella neve e dai suoi escrementi. Se un lupo è nelle vostre vicinanze vi sentirà e si allontanerà. Mio padre, che era cacciatore, mi racconta che un giorno si mise a seguire le tracce di un lupo sulla neve. Arrivato ad un certo punto, le orme si erano fatte più distanziate; segno che il lupo aveva avvertito, da una bella distanza, che c’era qualcuno che lo stava seguendo e per questo si era allontanato a grandi balzi nella foresta. Spero un giorno di poterti vedere, fratello lupo, per ammirare la tua fierezza e la tua libertà; per sfiorare il mondo selvaggio che ti porti con il tuo vagare…
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    Predefinito Rif: Il Lupo nella simbologia e nella Tradizione

    LA RUNA WOLFSANGEL








    La runa Wolfsangel (in tedesco "dente di lupo") è un simbolo originario della Germania.
    Sembra essere un antico talismano che preservava dagli attacchi dei lupi All'opposto però, sembra essere anche il simbolo che indica il "Lupo Mannaro", o più genericamente "Il Lupo" Storicamente, il simbolo originato come un marchio di muratori e usato anche come simbolo araldico negli stemmi Oggi, il simbolo appare in numerosi stemmi cittadini Era stato adottato da numerose unità militari della Germania nazista Per questo, ed il protratto utilizzo da parte di organizzazioni Neonaziste, il simbolo è oggi talvolta associato con il Nazismo Origini Sebbene le attuali origini del simbolo sembrano essere disperse nell'oscurità, varie spiegazioni teoriche, tracce storiche e popolari esistono a spiegazione Araldica Il simbolo era nello stemma di Bornheim (oggi parte di Francoforte
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    Predefinito Rif: Il Lupo nella simbologia e nella Tradizione

    IL SIMBOLO DEL LUPO











    Il lupo è uno dei simboli più ricorrenti e fondamentali della Tradizione Occidentale e, tra l’altro, si trova anche in uno dei miti principali della civiltà europea:la fondazione di Roma.

    Romolo e Remo, infatti, figli di Marte e Rea Silvia – discendente di Enea e dunque di Venere -, abbandonati in una cesta ai flutti di un fiume e salvati dalle radici di un albero, vengono presi in adozione da una lupa che si occupa del loro nutrimento.

    Nella sua accezione dinutrice la lupa appare immediatamente associabile ad un qualcosa di“essenziale alla crescita”.

    Il problema si pone, però, quando si deve identificare la direzione di tale crescita.



    Se da una parte, infatti, il simbolismo del lupo – dal greco lykos – è associabile alla luce – lyké – e ad una forza solare(il lupo è posto sempre vicino al dio iperboreo Apollo), come attestano Luciano,Giuliano Imperatore e lo stesso Virgilio che lo utilizza per designare Roma medesima, dall’altra, nell’Edda -poema sacro della tradizione scandinava- l’età oscura è identificata con l’età del lupo, come sinonimo di oscurità e distruzione.

    Ci troviamo, dunque, dinanzi ad un simbolo ambivalente, come il leone ed il serpente, ad una forza misteriosa ed archetipica, che si colloca al di là delle semplici concezioni umane del bene e del male ed attraverso il quale, o meglio, attraverso la capacità del singolo uomo di rapportarsi ad esso, si può accedere a sfere dell’essere ben distanti tra loro.

    Il primo diviene Re, segna il solco, delimita il confine, cioè impone e s’impone una legge.L’esito della scelta e della direzione di tale forza si materializza nell’opposto destino dei due fratelli, Romolo e Remo.

    Il secondo, incarnando la forza caotica ed infera assorbita con il nutrimento del latte materno, infrange la legge segnata dal fratello rifiutando così anche la volontà degli déi manifestata a Romolo con la visione dei 12 avvoltoi sul Palatino.

    L’ambivalenza del lupo, proiettata all’interno dell’uomo, definisce per ciascuno due possibilità di sviluppo dell’anima, l’una ascendente, l’altra discendente.Se non fosse stato questo uno dei significati fondamentali del lupo, o della lupa,Dante non se ne sarebbe mai servito per rappresentare uno dei tre ostacoli fondamentali che, all’inizio del suo viaggio iniziatico attraverso gli stati molteplici dell’essere, gli sbarrano il cammino. Troviamo così il lupo associato ad un momento caotico e di scelta in cui solo il coraggio, inteso come audacia e fede, può superarlo; il superamento coincidendo con il dominio di sé, su di una forza che aspetta solo di essere incanalata.

    Su tale linea possiamo anche decifrare lo scontro incontro del Serafico d’ Assisi, l’alter Christus Francesco, con il lupo di Gubbio. Sul significato di tale belva in molti hanno proposto delle assimilazioni ad un grande male che affliggeva la cittadella umbra, un peccato,un brigante o una carestia naturale. In ogni caso S. Francesco opera una conversione nel lupo orientando la sua ferocia naturale verso un atto collaborativo con la popolazione.

    Questa inversione di rotta è certamente associabile alla stessa inversione che si manifestò nell’animo di Francesco quando decise di porre la sua anima guerriera a servizio del Re dei re, dirigendo il proprio fuoco verso cime ben più alte della semplice fama e gloria umana, della banale baldoria da osteria. Il simbolo del lupo ha quindi valore duplice ma, senza dubbio, è insieme all’orso il simbolo per eccellenza del guerriero perché può fare della sua forza un mezzo per l’inferno come per il paradiso.

    Non a caso, del resto, nella seconda guerra mondiale le ultime sacche di resistenza del Terzo Reich erano detti Werwolf, lupi mannari.

    Per un guerriero del terzo millennio,dunque, incontrare il proprio lupo interiore equivale a proiettarsi ,attraverso un percorso di militanza e azione concreta, oltre che di riflessione,dinanzi a questa forza nuda e, nell’esercizio del suo dominio, utilizzarla come una spinta verso la rivoluzione di sé.

    “Fra il grigio delle pecore si celano i lupi, vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato che cosa è la libertà. E non soltanto quei lupi sono forti in sé stessi, c'è anche il rischio che, un brutto giorno, essi trasmettano le loro qualità alla massa e che il gregge si trasformi in branco. E' questo l'incubo dei potenti.” (Ernst Jünger)

    A Noi la scelta.




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    Predefinito Rif: Il Lupo nella simbologia e nella Tradizione

    So di gente che vive con lupi addomesticati come fossero cani da compagnia innocui ,spesso gli animali hanno un bisogno di coccole pauroso che a volte penso che solo nell'uomo e nel suo cuore ci sia qualcosa di infero .
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

 

 
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