Dipende di quale identità si sta parlando, visto che c'è chi interpreta la propria identità in termini di identità cristiana.
Si
No
Forse
Non so
Dipende di quale identità si sta parlando, visto che c'è chi interpreta la propria identità in termini di identità cristiana.
Non vedo il problema, francamente.
Il cristianesimo riguarderebbe il prossimo mondo.
L'idendita' e' cosa dell'oggi.
"Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia"
IL DISPUTATOR CORTESE
Possono tenersi il loro paradiso.
Quando morirò, andrò nella Terra di Mezzo.
no, visto che il cristianesimo è universalista, in antitesi alla religiosità tribale pagana e animista
teoricamente il Cristianesimo nasce come religione universalistica. Lasciamo perdere che nasce anche impregnata di comunione e colletivizzazione dei beni (il clero ha totalmente estirpato questo sano principio arcaico cristiano), tuttavia in teoria la Chiesa Cattolica dovrebbe essere ancora universalistica.
Quindi no, un cristiano non dovrebbe essere identitario, poi molti lo sono, e difendono anche strenuamente la Chiesa di Roma.
L'uomo è nato libero ma ovunque è in catene
Perché l'unico tipo di rapporto che riusciva a concepire era di tipo feudale. Non aveva la minima idea di cosa fosse il cameratismo al quale anelava l'anima. (E. M. Forster)
Qui si sta costruendo un castello sulla base di una sola frase di una lettera di San Paolo.
Allora:
1) San Paolo non è Dio.
2) Quella lettera è stata scritta in quanto alcuni in quel momento pensavano che la religione cristiana fosse una cosa esoterica riservata solo a gente scelta. Per cui gli ebrei cristiani pensavano che non andassero battezzati i greci, i greci cristiani a loro volta pensavano che non andassero battezzati gli schiavi e così via. Allora Paolo ha dovuto richiamarli all'ordine. Ma da questo a immaginare che la universalità debba essere trasportata nella politica per costruire uno stato mondiale a cultura unica ce ne passa molto.
Visto che qui ci si attacca ai singoli versetti presi alla lettera senza nessun contesto, ne cito uno a casaccio anche io: " Il mio regno non è di questo mondo ".
3) Prima degli stati nazionali la base della società erano le poleis nella cultura mediterranea e la tribù nelle culture germaniche e mediorientali. Cioè erano tutte società a base etnica, basta vedere per esempio la legislazione ateniese riguardo ai meteci.
Poi l'Impero Romano ( non la Repubblica ) ha tentato di sradicare le identità per sostituirle con un solo stato assoluto, centralizzato. Non è andata bene però, basta documentarsi su cosa fossero le condizioni di vita medie in quel superstato e confrontarle con quelle precedenti.
Caduto il leviatano imperiale si riformarono tanti piccoli staterelli di nuovo su base della tribù o della polis. Col tempo questi microstati crearono alleanze con i vicini di cultura simile, federandosi sulla base di linguaggi comuni. Allora divenne necessario avere un giudice imparziale che mantenesse la giustizia tra i feudatari ( cioè capi tribù, capi famiglia, podestà ecc. ). E' a quel punto che appare il re e la fedeltà al re diventa la coesione dello stato. Ma questo accade proprio in base alla struttura federativa, delocalizzata, identitaria dei regni ancien regime. A questo proposito consiglio la parte iniziale del saggio di Pierre Gaxotte sulla rivoluzione francese.
4) Qui ci si spinge nell'OT ma la monarchia ha una ragione di esistere proprio in un sistema politico decentrato con diverse identità autonome al proprio interno. Se per esempio un domani si facesse il federalismo in Italia e le etnie che compongono la nazione tornassero ad avere la loro autonomia, molto presto si sentirebbe il bisogno di un re che faccia da arbitro imparziale e cementi la federazione attraverso la fedeltà personale verso di lui da parte di tutti i federati.
Ultima modifica di Perseo; 22-04-11 alle 13:40
San Paolo non è Dio, ma le sue lettere sono state divinamente ispirate.
Per tutti gli altri:
Quando San Paolo disse che non c'era più né giudeo né greco, né libero né schiavo, né uomo né donna, ovviamente non si riferiva al fatto che non vi fossero più giudei, greci, liberi, schiavi, uomini e donne, ma che la salvezza - per chi è nella Chiesa - è per tutti, non per quelli appartenenti ad una determinata etnia (come pensavano i giudei) o ad una determinata classe sociale o ad un certo genere.
Ultima modifica di Giò; 22-04-11 alle 14:51