Marchionne sulle ex Bertone:
o accordo o si va via
Sergio Marchionne torna sul suo schema già sperimentato altrove: per le Officine automobilistiche di Grugliasco o i sindacati (leggi la Fiom) accettano l'accordo oppure la Maserati sarà prodotta altrove. L'accordo è quello del 29 dicembre 2010 che Fiat vuole al posto del contratto nazionale, per intendersi. E lo ha chiarito nel giorno in cui la Rsu della fabbrica si è riunita nel pomeriggio nello stabilimento di Grugliasco dopo che stamattina l'amministratore delegato della Fiat e i leader confederali e di categoria si sono incontrati per discutere il futuro della carrozzeria. All'approvazione della Fiom l'a.d. tiene tanto perché l'organizzazione sindacale ha il maggior numero di iscritti fra i dipendenti e la maggioranza nelle Rsu dello stabilimento. E su di loro l'azienda scarica responsabilità che sono sue.
Senza l'approvazione della Fiom «in tempi brevissimi» del piano per la ripresa dell'attività produttiva delle Officine automobilistiche di Grugliasco, Fiat «rinuncerà al progetto e avvierà la ricerca di una nuova allocazione per l'investimento relativo alla produzione della nuova Maserati del segmento E», recita la nota stampa del Lingotto dopo che l'ad ha incontrato a Roma i segretari confederali della Cisl, Raffaele Bonanni, della Uil, Luigi Angeletti, della Cgil, Susanna Camusso e il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo. Alla riunione hanno partecipato anche Giuseppe Farina e Bruno Vitali della Fim, Rocco Palombella ed Eros Panicali della Uilm, Maurizio Landini della Fiom. «L`azienda – continua il comunicato - si riserva di tenere in considerazione la richiesta di Cisl, Uil e Fismic di dare la preferenza a un sito italiano». La strategia per isolare la Fiom non è nuova e prosegue.
«Per l'ex Bertone è questione di qualche giorno. O c'è l'accordo sindacale e il rilancio dell'impianto o c'è il suo definitivo abbandono. L'ad della Fiat è stato chiaro. La trattativa sindacale si è conclusa il 22 marzo e l'investimento di 550 milioni di euro per la produzione della Maserati può essere fatto in Italia ma anche in altri Paesi», riferisce Giuseppe Farina, segretario generale della Fim/Cisl, disponibile a sottoscrivere l'accordo. E scarica la responsabilità sui metalmeccanici della Cgil: «Nel caso le scelte della Fiom dovessero far fallire il progetto di investimento all'ex Bertone, abbiamo chiesto alla Fiat di mantenere comunque l'investimento in Italia. Vorrei ricordare alla Fiom che se per Pomigliano e Mirafiori abbiamo dovuto prevedere l'uscita dal contratto nazionale dei metalmeccanici, che notoriamente abbiamo cercato di impedire, ciò - conclude Farina - è dovuto alle scelte della stessa Fiom, che nonostante il risultato largamente maggioritario ottenuto dal sì nel referendum di Pomigliano, continua a mantenere un atteggiamento ostile al progetto Fabbrica Italia».
La lettura della Fiom è diversa e, comprensibilmente, non accetta di far da recipiente di decisioni industriali dell'azienda e non dei lavoratori. «Niente di nuovo nell'incontro di oggi sulla ex Bertone. Inaccettabile scaricare sui lavoratori l'uscita dal contratto nazionale», commenta il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini. E mette in chiaro: «Non è accettabile scaricare» sui lavoratori dell'Ex Bertone «la decisione di uscire dal Contratto nazionale e la decisione di fare o meno l'investimento annunciato». Landini ha spiegato: «L'incontro di oggi a Lingotto con Marchionne sulla ex Bertone non ha fatto registrare nessuna novità. L'azienda ha confermato la comunicazione e ai dipendenti della ex Bertone si estende l'accordo del 29 dicembre 2010 che la Fiat considera sostitutivo del Contratto nazionale dei metalmeccanici e che la colloca fuori da Confindustria.» «È nota la posizione contraria della Fiom rispetto a quell'accordo, come del resto dimostra il fatto che ieri abbiamo depositato un ricorso al Tribunale di Torino» aggiunge Landini: «Noi rispettiamo l'autonomia delle Rsu, non avendo un'idea autoritaria del loro ruolo. Quindi parteciperemo alle assemblee che verranno decise e illustreremo le nostre ragioni».
19 aprile 2011
Marchionne sulle ex Bertone:<br>o accordo o si va via - Economia - l'Unità
Quindi se da domani presenta un accordo dove chiede la palla di cannone al piede degli operai e in alternativa la chiusura che dobbiamo fare ? fino a quando la politica industriale italiana (inesistente) ingoierà ancora questi ricatti ?