Originariamente Scritto da
Avanguardia
La proposta la trovo ancora debole e arrendevole per i miei gusti.
Nessuna festa, ne della liberazione ne per la liberazione. Semplicemente perchè non c'è da festeggiare, c'è invece da contestare, la liberazione appunto.
Il 25 aprile 1945, avvenne il trionfo delle forze antifasciste, che non lo erano tanto e solo perchè combattevano le potenze dell' Ordine Nuovo, piuttosto perchè le loro visioni della vita erano antifasciste, i loro valori distintivi prevalentemente antifascisti. Così il sistema che ne è venuto fuori, nel bene e nel male, è antifascista, è fondato su valori antifascisti, indipendentemente dai richiami all' onestà, alla serietà etc. che si trovano in ogni costruzione sociale umana.
Sconfiggere il fascismo significò distruggere: il senso della nazione e dei confini, la cooperazione tra la classi sociali, la difesa dei produttori dagli speculatori, l' asservimento dei processi economici all' interesse comunitario, l' amore per la terra e la valorizzazione delle campagne, la partecipazione costruttiva alla vita civile, la forza, la virilità, la feminilità, la bellezza, la tutela della maternità, la sicurezza sul lavoro, la tutela della vecchiaia e dei bambini, il progresso che otteneva i migliori risultati facendo lavorare di meno, opere pubbliche che ancora oggi sono solide.
Quindi, per essere contro questo sistema non si può mai essere antifascisti.
Ogni sistema si fonda su dei miti legittimanti, e uno di questi è l' antifascismo: se si vuole rivendicare la liberazione "vera", si contesti, non si resti neutrali dinnanzi alla celebrazione della vittoria sul nazifascismo, appunto il significato di questa vittoria.