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    Predefinito Verso il voto/ Le amministrative potrebbero essere una brutta sveglia per il Pdl

    Le amministrative potrebbero essere una brutta sveglia per il Pdl

    di
    Gennaro Malgieri
    26 Aprile 2011

    Quello che sta accadendo nel Pdl, soprattutto a livello periferico, ha del demenziale. Restiamo sconcertati, allibiti, nauseati dalla pochezza della classe dirigente periferica del centrodestra che ha dimostrato una incapacità politica pari alle meschine ambizioni di alcuni raccogliticci ras locali nella compilazione di numerose liste per le amministrative di metà maggio. La disunione di quella che ancora potrebbe essere una imbattibile coalizione a livello nazionale, si è palesata nel dare vita a formazioni contrapposte tra militanti del Pdl e di soggetti ad esso tradizionalmente collegati. Di conseguenza non c'è regione dove non si registri una confusione babelica che, come minimo, disorienterà gli elettori al momento di votare.

    Nel Lazio la situazione è esplosiva. A Subiaco, tanto per dire, due importanti esponenti del Pdl, per di più consiglieri regionali, hanno presentato liste contrapposte. A Pomezia, una lista sostenuta dalla presidente Polverini è schierata contro il candidato ufficiale del centrodestra che rischia di perdere pur avendo il favore dei pronostici prima che l'operazione si concretizzasse. Quasi dappertutto nel Lazio la governatrice presenta sue liste, non si sa bene per dimostrare che cosa, forse l'ingratitudine per aver avuto il sostegno incondizionato del Pdl escluso, come si ricorderà, dalle regionali un anno fa, da cui è disceso il "miracolo" della sua elezione.

    In Campania le cose non vanno meglio. La spaccatura del centrodestra a Benevento, per esempio, favorirà il sindaco uscente di centrosinistra. Ed il tutto per dei personalismi che inquietano non poco gli elettori sbigottiti e delusi.

    A Trieste, per quanto possa essere bravo nel raccogliere i consensi, all'ottimo Roberto Antonione, vero gentiluomo e politico di rara intelligenza, prima la Lega gli ha negato l'appoggio e poi uomini del Pdl hanno imposto la loro cecità impedendogli un accordo tecnico con Fli. Risultato prevedibile: vincerà la sinistra.

    L'elenco sarebbe lungo. Ho citato i più clamorosi, a tacere delle spaccature nel Pdl milanese, in quello napoletano ed in quello romano: per fortuna nella Capitale non si vota.

    Nei piccoli e nei piccolissimi centri è tutto un fiorire di liste cosiddette civiche che di politico non hanno nulla. Non è infrequente imbattersi in raggruppamenti eterogenei composti da candidati del Pd e del Pdl, ma anche dell'Udc e dell'Idv. Tutti insieme appassionatamente per poi magari dividersi nel governo cittadino, con ricadute che si possono facilmente immaginare. Il trionfo dell'antipolitica, insomma.

    Qualcuno tenta di spiegarci che il dato personale nelle amministrative è prevalente. Sarà, ma io preferivo quelle belle competizioni elettorali, tipiche della Prima Repubblica, in cui i partiti si affrontavano a viso aperto e mettevano le basi nei piccoli comuni per scontri di maggiore importanza alle provinciali, alle regionali e alle politiche.

    Chi convincerà gli elettori che si può stare insieme, destra e sinistra, in una competizione locale per poi ricomparire come implacabili avversari quando si tratterà di rinnovare i consessi periferici ed il Parlamento nazionale? La disaffezione della politica nasce in primo luogo dalla negazione dell'alterità più o meno ovunque, dato che certifica la decadenza della politica. È da qui che bisognerebbe incominciare una sorta di catechesi della ricostruzione dei partiti politici per tornare a quel laico - e dunque dialettico - riconoscimento delle diversità che dovrebbe abituare i soggetti operanti ad un confronto tutt'altro che muscolare. Ed è questo, come si capisce bene, un problema che non è soltanto del Pdl, ma della politica in generale.

    Tornando al centrodestra, le fibrillazioni delle ultime settimane non aiutano a ricomporre una coalizione che stenta a riconoscersi negli obiettivi strategici che pure si era dati. Affidarsi, come si fa, alla speranza di un buon risultato amministrativo, augurabilissimo naturalmente, per superare i muri delle incomprensioni che negli ultimi tempi si sono manifestate, è soltanto un escamotage per nascondersi i problemi che impediscono al Pdl in particolare di proseguire la sua corsa verso la fine della legislatura.

    C'è bisogno - per quanto possa sembrare eccentrico nelle presenti circostanze - che il soggetto nato due anni fa e subito in affanno, diventi ciò che non è mai stato: un partito vero, dotato di classe dirigente adeguata, strutture, organizzazione e dialettica interna che si esprima più che sulle pagine dei giornali (deprimente l'attacco di Galan a Tremonti), nei luoghi deputati, nei congressi locali, provinciali e regionali. Insomma, se non si vuole che l'insoddisfazione di chi si riconosce nel centrodestra monti fino a diventare indomabile, si abbia la compiacenza di provvedere alla bisogna. È questo un consiglio non richiesto, ma interessato, vale a dire motivato dalla consapevolezza che la china imboccata dal Pdl non porta da nessuna parte se la rotta non viene corretta.

    Ed è inutile continuare a menarla con la storia dell'emergenza determinata dalla rottura dei finiani: è passato un anno, sono stati superati momenti difficilissimi, i parlamentari del Pdl hanno dato prove di compattezza inimmaginabili alla vigilia dei voti di fiducia o dell'approvazione di leggi contro le quali sono state mobilitate dalle opposizioni le piazze. Non ci si venga più a dire che i tempi non sono maturi per mettere mano al partito. È inaccettabile il rinvio continuo.

    Si sia consapevoli piuttosto di un fatto tutt'altro che marginale: il centrodestra c'è, il partito che lo rappresenta potrebbe esserci. Non so se tutti i dirigenti del Pdl nell'uovo di Pasqua hanno trovato questa sorpresa.

    Le amministrative potrebbero essere una brutta sveglia per il Pdl | l'Occidentale

  2. #2
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    Predefinito Rif: Verso il voto/ Le amministrative potrebbero essere una brutta sveglia per il Pdl

    Spiace dirlo, ma lo spappolamento del PDL è evidente.
    Il partito si presenta agli elettori lacero, confuso, praticamente polverizzato al suo interno.
    A Milano la Moratti, alla fine, forse ce la farà, ma la situazione gira comunque al negativo.

 

 

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