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  1. #1
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    Predefinito [Mondo di Perseo 1990] Il punto sulla Jugoslavia

    1989: il Paese è allo stremo, l'economia si sta spappolando e la Presidenza è preda delle contrapposizioni reciproche tra Milosevic e il resto del mondo. Il nuovo Governo di Ante Markovic, determinato a realizzare le riforme, gode di popolarità nella popolazione, ma è detestato da tutti i governi repubblicani.

    Scoppio della guerra mondiale. La JNA prende in mano la situazione e mette in chiaro ai leaders repubblicani che chi dovesse provare a destabilizzare il Paese nel momento del bisogno farà una brutta, bruttissima fine, dato che il mondo è distratto e se decidesse di "coinvolgere" la Jugoslavia sarebbero comunque dolori per tutti, quindi tanto varrebbe a quel punto fare un pò di fucilazioni e togliersi lo sfizio in attesa dell'inevitabile.

    Questo riesce a far mettere i Presidenti delle singole repubbliche a un tavolo con Markovic e il capo della JNA Veljko Kadijievic.
    La prima cosa che viene concordata è la proclamazione della legge marziale in tutto il Paese: questo permette anche al Presidente sloveno Kucan di respirare un pò, e di allentare la spinta degli oppositori, i cui flussi di denaro dall'estero si stanno prosciugando ma che godono ancora di grandissima popolarità nel Paese.
    La seconda cosa che viene concordata, dato che tutto il mondo è distratto dal conflitto, è di rinunciare al programma di condizionalità dell'FMI e di proclamare unilateralmente il re-scheduling del debito verso creditori pubblici e privati, allungandone le scadenze. Milosevic aveva chiesto il ripudio, ma Markovic, Kucan e Racan vogliono mantenere un legame con l'Occidente.

    Poi iniziano i problemi. Che fare ?

    Se l'URSS dovesse vincere, si potrebbe rimandare il problema della transizione politica, o quantomeno ridurne l'intensità. In caso contrario bisognerà necessariamente affrontare la situazione. L'accordo generale è un proclama con cui si annuncia per "la fine delle ostilità in Europa" la convocazione di una nuova Assemblea Costituente, dopo l'AVNOJ del 1943.
    Per l'intanto, viene generalmente sfruttato il pericolo guerra per dare un giro di vite alla libertà di stampa, nonostante i mugugnii di Markovic, che alla democrazia ci crede davvero !

    A livello economico, il re-scheduling del debito e l'annullamento della condizionalità FMI fanno respirare a un tempo il bilancio e le classi popolari. Tuttavia, bisogna ancora affrontare l'inflazione e rilanciare la competitività dell'economia. Non si può percorrere la strada del Currency Board Arrangement, data l'alta volatilità dei mercati finanziari a fronte del rischio apocalisse nucleare: si decide perciò per una misura drastica, ossia l'unificazione di tutte le banche centrali repubblicane in una unica Banca Centrale dotata di ampi poteri, e una generale ristrutturazione del sistema bancario, con la chiusura e l'accorpamento di numerose banche. Inoltre, il commercio con l'estero viene ridefinito e ricentralizzato con la scusa del conflitto, pur garantendo a ciascuna repubblica la metà della valuta pesante così acquisita, ma evitando che le singole banche e imprese sottoscrivano cambiali per milioni e milioni di dollari che poi il governo deve coprire.
    A livello economico interno, si segue la strada percorsa nella nostra TL da Markovic: ossia progressiva liberalizzazione dell'economia in forme cooperative o tramite vouchers, mantenendo però il controllo dei settori strategici.
    A livello economico esterno, si lancia invece una strategia di accordi di clearing a livello ufficiale (scambio di prodotti lavorati in cambio di materie prime) e, sfruttando l'expertise di Milosevic, si lancia il Paese con grande vigore nel mercato del contrabbando internazionale: la Jugoslavia, proprio a metà dei due blocchi, è in posizione perfetta, e questo mix di liberalizzazione e criminalizzazione dell'economia, seppur molto rozzo, funziona egregiamente. La domanda estera di beni, e perfino di materie prime jugoslave, sale rapidamente man mano che la guerra consuma la capacità produttiva dei due contendenti, permettendo al PIL jugoslavo di ricominciare a salire e all'inflazione di stabilizzarsi: la maggiore competitività acquisita permettete anche di revocare i costosissimi aiuti all'export (circa un 10% del bilancio jugoslavo a fine anni '80) per lanciare un grosso piano di miglioramento delle infrastrutture di trasporto. Il rovescio della medaglia è la cooptazione nel Partito di quadri piuttosto criminali, che rafforzano la base di potere di Milosevic ma che risultano fondamentali.
    Il Kosovo viene trasformato in una zona economica speciale sul modello cinese.

    Ciononostante, la situazione rimane difficile, la legittimità del governo deve essere riaffermata e il Kosovo pacificato.

    La vicina Albania è il bersaglio ideale: la cauta liberalizzazione di Ramiz Alia, seguita alla morte di Hoxha, si è rivelata un azzardo nel momento in cui la guerra è scoppiata, tagliando di nuovo Tirana fuori dal mondo. Nel paese cresce l'insoddisfazione per i nuovi sacrifici che vengono annunciati, e di fronte al rischio di una rivolta popolare Alia viene rovesciato da settori oltranzisti dell'esercito e dei servizi, guidati dall'ex medico di Hoxha Sali Berisha. La Jugoslavia a quel punto decide di intervenire: una rapida guerricciola rinsalderà il morale interno, giustificherà le misure repressive e mostrerà ai kosovari quanto in realtà siano pezzenti i loro vicini di casa della Grande Albania, facendogli apprezzare il socialismo di mercato jugoslavo.

    L'operazione è un successo: l'esercito albanese è estremamente datato, diviso al suo interno, e esaurisce rapidamente persino i carburanti. Il paese viene occupato, e la popolazione in rivolta fa fare a Berisha e ai suoi la fine di Ceasescu. Un referendum, più o meno farsesco, sancisce l'adesione dell'Albania alla Federazione Jugoslava, e la promozione degli Albanesi a Nazione Costitutiva della Federazione. La vista di quanto siano effettivamente malridotti gli albanesi, e la fine del supporto esterno, effettivamente indeboliscono i dissidenti kosovari, anche se l'insoddisfazione rimane elevata.

    La fine della guerra con una vittoria NATO coglie di sorpresa il governo jugoslavo.

    L'economia jugoslava, pur mantenendo una inflazione abbastanza alta (attorno al 20%) è finalmente in ripresa, il PIL cresce a ritmi sostenuti, il debito è sotto controllo.

    A livello istituzionale il Paese ha conosciuto una ricentralizzazione contenuta.

    In Slovenia, la popolazione è però largamente insoddisfatta, e rumoreggia per l'indipendenza, la libertà e la fine del controllo militare sulla vita pubblica. Arrivati al 1991, le manifestazioni si fanno oceaniche, anche se per ora restano non violente.

    In Croazia, la situazione è più stabile: Markovic è croato, e nonostante il potere di Milosevic il Premier viene ancora visto come credibile e c'è fiducia nella JNA. Ciononostante, sono in crescita le voci di chi vorrebbe l'indipendenza: l'HDZ e il Partito Croato del Diritto, filo-ustasha, secondo fonti accreditate potrebbero conquistare i voti di un 25% circa degli elettori croati.

    Al congresso della Lega dei Comunisti, previsto per il 1990 e rimandato per il conflitto ancora strisciante, emergono le differenze post-belliche, ma alla fine si annuncia il suo scioglimento e la convocazione entro 6 mesi di una assemblea costituente. Dalle sue ceneri nascono la Alleanza dei Socialisti Jugoslavi, costruita sul traballante asse Milosevic-Markovic-Kucan, e la Lega dei Comunisti per una Jugoslavia Unita, che è più centralista e statalista e nasce sull'asse Stipe Suvar-Kadijievic.
    Alle elezioni per l'Assemblea Costituente, che si svolgeranno in contemporanea con elezioni repubblicane, potranno partecipare diversi Partiti politici, purchè non inneggino all'odio razziale: i condannati per simili reati saranno ovviamente esclusi dalla competizione.

    Questo permette di tener fuori Izetbegovic, Gojko Susak, Tudjman e di porre dure restrizioni all'attività di HDZ, Partito Croato del Diritto, Rinnovamento Serbo di Draskovic, Radicali serbi di Seselj, SDA bosniaco e SDS serbo, a favore dei due partiti di regime.

  2. #2
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    Predefinito Re: [Mondo di Perseo 1990] Il punto sulla Jugoslavia

    Perseo, può andare ? Mi fermo qui o arrivo fino alle elezioni della Costituente e delle singole Repubbliche ?

  3. #3
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    Predefinito Re: [Mondo di Perseo 1990] Il punto sulla Jugoslavia

    Vai pure, basta non andare oltre il 1992.
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  4. #4
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    Predefinito Re: [Mondo di Perseo 1990] Il punto sulla Jugoslavia

    Elezioni in Slovenia 1991

    A sinistra il voto per la Camera slovena, a destra quello per la Costituente

    Alleance of Yugoslav Socialists (ex comunisti moderati) 26,2 / 18,2

    Liberal Democracy of Slovenia (csx) 19,2 / 24

    Slovene Christian Democrats (cdx) 11.6 / 14,6

    Slovenian National Party (nazionalista) 8 / boicotta

    Slovenian People's Party (contadini / conservatori) 6,8 / 11,8

    Socialist Party of Slovenia (sinistra indipendentista) 5 / 7

    Democratic Party of Slovenia (liberali, csx) 4 / 3

    Greens of Slovenia 2,9 / 2,9

    Social Democratic Party of Slovenia (centro nazionalista) 2,7 / 3,7

    League of Communists for a United Yugoslavia (Comunisti) 2,3 / 3,3

    National Democrats-Slovenian Party (nazionalisti cattolici) 1,8

    Slovenian Craftsmen and Entreprenerial Party (liberalpopulisti) 1.3

    Others 8

    Elezioni Presidenziali:

    Milan Kučan (Alleanza dei Socialisti, Comunisti, dall'esterno Liberaldemocratici e Socialisti) 795,012 76,6
    Ivo Bizjak Slovene Christian Democrats 262,847 14,1
    Jelko Kacin Regional Party of Styria 90,711 5,3
    Stanislav Buser Slovenian People's Party 1,9
    Alenka Zagar-Stana National Democrats 1.7
    France Tomsic Social Democratic Party of Slovenia 0,6

    Le elezioni parlamentari slovene si risolsero con una vittoria numerica degli ex comunisti moderati, guidati da Milan Kucan. La debolezza della Lega costrinse Kucan a creare un governo "riformista" assieme ai Liberaldemocratici di Janez Drnovsek, l'ala pacifista e ambientalista della vecchia Gioventù Comunista. Il governo di minoranza si sarebbe retto di volta in volta sull'astensione dei Socialisti e dei Comunisti, in materia economica, o dei Democratici, in materia di rapporti federali.

    Alla Presidenza Kucan ottenne una vittoria strabiliante, ma alle elezioni della Costituente jugoslava gli sloveni si orientarono invece verso partiti nazionalista o verso i liberaldemocratici, favorevoli a una Jugoslavia più confederale.

  5. #5
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    Predefinito Re: [Mondo di Perseo 1990] Il punto sulla Jugoslavia

    Elezioni in Croazia 1991

    A sinistra la Camera, a destra la Costituente

    Alliance of Yugoslav Socialists ( ex comunisti moderati) 35% / 38%

    Coalition of People's Accord (KNS) (nazionalisti moderati, liberaldemocratici e socialdemocratici) 22.5 / 25,5%

    Croatian Democratic Union (HDZ) (nazionalisti cattolici e liberisti) 14% / 7%

    Yugoslav Independent Democratic Party ( liberali pan-jugoslavisti) 7.5 / 5,5%

    Croatian Party of Right - Alliance of True Croatian Democrats (fascisti e destra dell'HDZ "erzegovese") 14 / 21%

    League of Communists for a United Yugoslavia (comunisti) 7% / 5%

    Serb Democratic Party (nazionalisti serbi) 1.6% / / 0,5%

    Altri 5

    Presidenziali (primo / secondo turno):

    Miko Tripalo (Croatian People's Accord) 41% / 57%
    Ivica Racan (AYS) 21% / 43%
    Franjo Tudjman (HDZ) 18%
    Dobroslav Paraga (CPR-ATCD) 10%
    Stipe Suvar (LCUY) 10%

    Le elezioni parlamentari e della Costituente croate si rivelarono un successo a metà per la coalizione al governo di socialisti e comunisti: nonostante sommando i filo-jugoslavisti Democratici Indipendenti si arrivasse alla metà più uno dei seggi, i Democratici di orientamento liberale rifiutavano l'alleanza con i Comunisti di Suvar. La sconfitta di Racan al secondo turno delle Presidenziali, e il forte successo dei partiti nazionalisti alle elezioni per la Costituente, portarono a un terremoto politico, con le dimissioni di Racan dalla guida della sezione repubblicana del Partito e la formazione di un Governo di Unità Nazionale, anch'esso con una piattaforma vagamente confederale, tra Socialisti, Democratici Indipendenti e Accordo Popolare.

  6. #6
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    Predefinito Re: [Mondo di Perseo 1990] Il punto sulla Jugoslavia

    Bosnia Erzegovina

    Alliance of Yugoslav Socialists (ex comunisti moderati) 34% / 40%
    Party of Democratic Action (musulmani moderati) 15% /15
    Serbian Democratic Party (nazionalisti serbi) 13%/ 12%
    Croatian Democratic Union (nazionalisti croati) 10%/ 11%
    League of Communists for a United Yugoslavia (comunisti) 10 / 8,9
    Alliance of Independent Democrats for Yugoslavia (liberali pan-jugoslavisti) 9% / 8,9%
    Muslim Bosniak Organisation (nazionalisti islamici) 8% / 10%
    Altri 1%

    Elezioni Presidenziali

    Ante Markovic (AYS) 32% / 68%
    Fikret Abdic (SDA) 19% / 32%
    Josip Pejaković (AIDY) 19%
    Stjepan Kljuić (HDZ) 11%
    Biljana Plavsic (SDS) 10%
    Adil Zulfikarpašić (MBO) 6%
    Branko Mikulic (LCUY) 5%

    Alle elezioni parlamentari e della Costituente, i partiti pro-jugoslavi avevano ottenuto una vittoria molto netta, pur nel permanere delle divisioni politiche tra loro. I partiti nazionalisti, considerati assieme, avevano ottenuto un risultato comunque molto lusinghiero, e Ante Markovic aveva sofferto fino all'ultimo contro la candidatura del popolare cantante Pejakovic, che aveva rubato molti consensi a sinistra: il passaggio del noto bancarottiere Abdic al ballottaggio aveva però ricompattato su di lui praticamente l'intero arco politico, perlopiù in uggia ai bosniaci musulmani. Nazionalisti serbi e sopratutto croati, però, si erano astenuti in massa al secondo turno. Il nuovo governo repubblicano nasceva da una coalizione tra AYS, SDA e Democratici Indipendenti.

  7. #7
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    Predefinito Re: [Mondo di Perseo 1990] Il punto sulla Jugoslavia

    Serbia - Kosovo - Vojvodina

    Alliance of Yugoslav Socialists 41,3%
    Serbian Renewal Movement (SPO) (nazionalista monarchico) 16,1%
    Alliance of Independent Democrats for Yugoslavia 14%
    League of Communists for a United Jugoslavia 6,5%
    Democratic Party of Serbia (nazionalista moderato) 5,6%
    Albanian Democratic League (albanesi moderati) 5,4%
    Albanian National Workers' Party (albanesi ultranazionalisti e enverhoxhaisti) 2,7%
    Democratic Fellowship of Vojvodina Hungarians (DVZM) 2,2%
    Party of Democratic Action of Sandžak-SDA 1,4
    Socialdemocratic Party of Sandzak 1,2
    Peasant Party of Serbia 1,2
    Serbian Democratic Party (SDS) 0,4
    Democratic Alliance of Croats in Vojvodina 0,2
    Altri 2

    Presidenziali

    Slobodan Milošević AYS + LCUY 55%

    Vuk Drašković SRO+DSS 824,674 19,5

    Ivan Đurić Alliance of Indipendent Democrats for Yugoslavia 15,5

    Ibrahim Rugova 7% (LDA)

    Sulejman Ugljanin SDA 109,456 2,5%

    Altri 3%

    Le elezioni in Serbia avevano dato un risultato travolgente alle forze vicine all'ex regime, che avevano sfiorato il 50% dei voti, raggiungendolo in termini di seggi grazie all'apporto del Partito Contadino e dei piccoli partiti etnici, terrorizzati dalla prospettiva di un governo che includesse anche i nazionalisti "cetnici". I risultati della Costituente erano stati stranamente convergenti, suscitando in molti l'impressione di brogli.

  8. #8
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    Predefinito Re: [Mondo di Perseo 1990] Il punto sulla Jugoslavia

    Montenegro


    Alliance of Yugoslav Socialists + League of Communists for a United Yugoslavia 63

    Alliance of Independent Democrats for Yugoslavia 14

    People's Party (nazionalista pan-serbo) 10

    Democratic Coalition (SDA, Albanesi, minoranze) 7

    Altri 6

    Presidenziali

    Momir Bulatović (AYS, LCUY) 83%

    Ljubiša Stanković (AIDY, minoranze) 12

    Novak Kilibarda (PP) 5

    Se c'erano dubbi di brogli sulle elezioni in Serbia, quei dubbi furono del tutto cancellati dal risultato delle elezioni in Montenegro, con Camera e Costituente perfettamente convergenti e una vittoria oltraggiosa alle Presidenziali per Bulatovic.

  9. #9
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    Predefinito Re: [Mondo di Perseo 1990] Il punto sulla Jugoslavia

    Macedonia

    Alliance of Yugoslav Socialists 37%

    VMRO-DPMNE (nazionalista macedone) 17%

    Alliance of Indipendent Democrats for Yugoslavia 17

    League of Communist for a United Yugoslavia 8,5

    Democratic League of Albanians 7%

    Albanian National Workers' Party 6 (nazionalista albanese)

    Movement for All-Macedonian Action (indipendentista non etnico) 4%

    Macedonian People's Party (democratico-cristiano) 2.5

    Social Democratic Party 1,5%

    People's Peasant Party 1,0

    Altri 2

    Elezioni Presidenziali

    Kiro Gligorov ( AYS, sostenuto dai partiti democratici e liberali) 85%

    Ljubisha Georgievski (VMRO-DPNE) 15%

    Nonostante il traboccante risultato di Gligorov, le elezioni in Macedonia si rivelarono democratiche e ben gestite. Il nuovo governo venne formato da Socialisti, Comunisti e Albanesi moderati.

  10. #10
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    Predefinito Re: [Mondo di Perseo 1990] Il punto sulla Jugoslavia

    Alliance of Yugoslav Socialists 46%

    Democratic Party of Albania (nazionalista moderato) 25%

    National Workers' Party of Albania 19%

    Democratic League of Albanians 7%

    Democratic Union of the Greek Minority 1%

    National Veteran's Committee - League of Communists for a United Yugoslavia 1%

    Elezioni Presidenziali

    Ramiz Alia 51%
    Ismail Kadarè 35%
    Sali Berisha 14%

    Le elezioni politiche e presidenziali in Albania non riservarono sorprese, ma furono teatro di numerose e violente contestazioni alla nuova unità. I partiti jugoslavisti (socialisti, Lega Democratica, Veterani e Comunisti, Autonomisti Greci) ottennero un 55% che rispecchiava la debolezza del consenso verso l'unificazione. Risultato importante quello degli ultranazionalisti nostalgici di Hoxha, che avevano ottenuto quasi il 20%.

 

 
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