La guerra mondiale è l’unica soluzione di cui la classe borghese dispone per far fronte al perdurare della crisi economica, alla non più gestibile e controllabile sovrapproduzione di merci.

Il capitalismo da svariati anni impera su tutto il globo. Le società, i modi di produzione, le morali esistenti in passato si sono dissolte, ovunque travolte dallo tsunami capitalista e dal suo mercato ed ormai solo poche e ininfluenti comunità si aggrappano a stento a schemi del passato.

Il mercato delle merci è ormai mondiale. La contesa per la sua spartizione impone le guerre, da quelle monetarie a quelle strategiche e guerreggiate. Anche se sono presentate come urto fra religioni, o “per la pace”, a seconda delle variabili in gioco e delle sovrastrutture ideologiche imposte, in realtà sono finalizzate alla suddivisione, in costante cambiamento, delle sfere di influenza, con la sottomissione degli Stati minori, Italietta compresa, alle grandi potenze imperialistiche.

Fu la crisi del 1929 la causa immediata che portò gli imperialismi a scontrarsi nel secondo macello mondiale, guerra salvifica per il capitale che sola riuscì a far ripartire la giostra dell’accumulazione, dopo le immani distruzioni di città, fabbriche, merci, e in particolare di uomini.

Oggi, e fin dalla metà degli anni settanta, il processo di crescita del capitalismo si è arrestato. Ovunque il capitale, morso dalla crisi, aumenta le condizioni di sfruttamento dei lavoratori per estorcere maggior plusvalore, ma l’elisir di lunga vita può donarglielo, domani, solo una guerra mondiale. Questo stato agonico del capitalismo ha costretto e costringerà gli Stati al ricorso alla guerra imperialista schierando i lavoratori gli uni contro gli altri.

È quindi evidente che i governi del mondo e i loro innumeri portavoce, precari funzionari a tempo determinato benché strapagati burattini della classe dominante, non hanno alcuna possibilità né di impedire le guerre né tantomeno provocarle. La loro personale intenzione, fintamente pacifista o maldestramente guerrafondaia, non conta nulla e rappresenta solo uno specchio visivo, oggi televisivo, presentato ad un proletariato che si vuole addormentato e indottrinato di nazionalismo. Il marxismo rivoluzionario da sempre considera la guerra non come una evitabile scelta politica di questo o quel governo, ma una inevitabile necessità economica di tutti i governi, in particolar modo dei predoni imperialisti.

La proclamata volontà di pace è solo apparenza, anzi, annuncio di guerra. Sarà rinnegato quanto giurato e firmato qualche settimana prima. Come non ricordare il Patto di non aggressione firmato da Molotov e Ribbentrop il 23 Agosto 1939 tra la Germania e la Russia “sovietica” ?.

Per salvare sua maestà il capitale, straziato dalle sue insanabili contraddizioni, la guerra dovrà essere lunga ed estesa, e in particolar modo distruttrice, col macello di milioni di proletari.

Così come la Seconda Guerra mondiale si preparava già ben prima del suo inizio dichiarato, nel settembre del 39, possiamo oggi affermare che le attuali guerre permanenti, da quel lontano 11 settembre 2001 sono il prologo, più o meno lungo, più o meno intenso, della terza carneficina mondiale.

Non facile fare in merito previsioni temporali esatte. Seguire quello che noi chiamiamo corso dell’imperialismo, ci porta a confrontarci con un apparente groviglio di accordi, patti più o meno segreti che ne avvolgono i predoni. Il continuo intrecciarsi di nuovi e vecchi legami, non rende facile la comprensione contingente. Ci consola solo, in parte, la constatazione che i giganteschi apparati di “informazione” degli Stati borghesi più spesso che no cadono nel ridicolo dichiarando tutto e il suo contrario nell’arco di poche ore e sono presi alla sprovvista da fenomeni colossali come, ultimo, la rivolta in Nordafrica.

Partito Comunista Internazionale


Il Partito Comunista, n. 346, marzo-aprile 2011