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Nei termini che tu hai esposto sembra quasi che Freda aborrisse qualsiasi 'colpo di mano'. In realtà, per FGF, il golpe era 'troppo poco' perchè lui mirava ad una radicalizzazione totale dello scontro che portasse alla completa disintegrazione del sistema.
Va detto che nel libretto edito dalle AR 'La disintegrazione del sistema' si precisa che quella frediana non era una sorta di strategia caratterizzata da un ripiegamento ideologico a sinistra (Freda è - per sua stessa ammissione - di Destra e, precisamente, un nichilista reazionario) ma una via che sfruttasse una convergenza occasionale di obiettivi fra la destra radicale e la sinistra estrema, le cui pecche ideologiche venivano comunque sottolineate.
Sempre ne 'La disintegrazione del sistema' si riconosce la legittimità delle altre strategie praticate nell'area, inclusa la via anticomunista.
Del resto, Freda collaborava amabilmente con l'anticomunista di ferro Guido Giannettini.
Freda capì che era il momento di creare un pensiero di destra radicale, metà strada fra tradizionalismo e rivoluzione, Platone e Nietzsche. Ne uscì un realismo politico assoluto, che se attualizzato, sarebbe ancora oggi assai praticabile.
Un rugbysta non muore mai, al massimo passa la palla.
E d'un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all'ispirazione.
In caso di golpe Freda e Ventura avrebbero scritto un pamphlet per invitare Estrema destra ed Estrema sinistra per combattere assieme il regime militare, con il nome di Movimento Rivoluzionario Popolare.
Ne parla Cucchiarelli nel libro "Il segreto di Piazza Fontana"
Nei termini che tu hai esposto sembra quasi che Freda aborrisse qualsiasi 'colpo di mano'. In realtà, per FGF, il golpe era 'troppo poco' perchè lui mirava ad una radicalizzazione totale dello scontro che portasse alla completa disintegrazione del sistema.
Va detto che nel libretto edito dalle AR 'La disintegrazione del sistema' si precisa che quella frediana non era una sorta di strategia caratterizzata da un ripiegamento ideologico a sinistra (Freda è - per sua stessa ammissione - di Destra e, precisamente, un nichilista reazionario) ma una via che sfruttasse una convergenza occasionale di obiettivi fra la destra radicale e la sinistra estrema, le cui pecche ideologiche venivano comunque sottolineate.
Sempre ne 'La disintegrazione del sistema' si riconosce la legittimità delle altre strategie praticate nell'area, inclusa la via anticomunista.
Del resto, Freda collaborava amabilmente con l'anticomunista di ferro Guido Giannettini.