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  1. #501
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    Predefinito Riferimento: La Comunità Antagonista Padana dell'Università Cattolica di Milano

    La verità su Hamas e sulla guerra contro Gaza
    di Norman Finkelstein

    I fatti sono abbastanza chiari. Possiamo trovarli in una pagina web israeliana, quella del Ministero degli Affari Esteri d'Israele. (…) Israele ruppe la tregua con la sua incursione a Gaza il 4 novembre, nella quale ammazzò sei o sette militanti palestinesi. Arrivati a quel punto (ed ora cito la pagina web ufficiale israeliana), Hamas rispose all'attacco israeliano e lanciò di conseguenza i suoi missili.

    In quanto al perchè, gli avvenimenti sono abbastanza chiari. Secondo il giornale Ha'aretz, il ministro della difesa israeliano Ehud Barak incominciò a programmare l'invasione ancor prima che iniziasse la tregua. Di fatto, secondo Ha'aretz <9.1.2009> i piani dell'invasione ebbero inizio a marzo. E secondo la mia opinione, le ragioni principali dell'invasione sono due. Primo: aumentare quello che l'Israele chiama la sua capacità di dissuasione - ossia questo significa semplicemente aumentare la capacità d'Israele di terrorizzare la regione fino alla sottomissione. A seguito della sua sconfitta in Libano nel luglio 2006, Israele considerava importante trasmettere il messaggio che ancora è una forza militare, capace a terrorizzare chi osi sfidare i suoi ordini.

    La seconda ragione principale dell'attacco è che Hamas stava facendo sapere che desiderava giungere ad un accordo diplomatico del conflitto basandosi sui confini esistenti nel 1967. Cioè, Hamas stava facendo sapere che era d’accordo col consenso internazionale, che era in accordo con la maggioranza della comunità internazionale, in cerca di una soluzione diplomatica. Così Israele avrebbe dovuto affrontare quella che gli israeliani chiamano “l’offensiva di pace palestinese”. E per sconfiggere l’offensiva di pace, cercò di smantellare Hamas.

    (…) Come documentò lo scrittore David Rose nel numero di aprile del 2008 sulla rivista Vanity Fair, basandosi su documenti interni statunitensi, furono gli Stati Uniti, confabulando con l'Autorità Palestinese, che cercarono di fare un colpo di Stato contro Hamas, e questa li anticipò. Però di questo già non se ne parla e questa informazione non viene neanche smentita.

    (…) La questione è se (Hamas) possa governare a Gaza finchè Israele mantiene il blocco e impedisce ai palestinesi qualsiasi attività economica. Verò è che il blocco si fece più duro ancor prima che Hamas arrivasse el potere. È che il blocco non ha niente a che vedere con Hamas. Ci furono statunitensi che furono lì, per esempio James Wolfensohn, per tentare di rompere il blocco dopo che Israele ebbe spiegato di nuovo le sue truppe a Gaza.

    Il problema è stato sempre lo stesso, Israele non vuole che Gaza si sviluppi, e tantomeno vuole risolvere diplomaticamente il conflitto. (…) tanto i dirigenti di Hamas che stanno a Damasco come quelli che stanno a Gaza hanno fatto ripetute dichiariazioni che sono disposti a giungere ad una soluzione del conflitto se vengono rispettati i confini che la Palestina aveva nel 1967. I fatti sono abbastanza chiari. Di fatto sono palesi.

    Ogni anno, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite vota una risoluzione intitolata "Sistemazione pacifica della questione Palestinese", ed ogni anno il risultato della votazione è sempre lo stesso: il mondo intero da un lato e dall’altro Israele, Stati Uniti, alcune isole del Pacifico Meridionale ed Australia. L’anno scorso la votazione fu di 164 voti a favore della risoluzione e 7 contro. Ogni anno dal 1989 (nel 1989, il risultato della votazione fu di 150 a 3) da un lato c’è il mondo intero e dall’altro gli Stati Uniti, Israele e lo Stato-isola della Dominica.

    I 22 stati membri della Lega Araba, sono tutti a favore di un accordo fra i due Stati secondo i confini esistenti nel giugno 1967; l'Autorità Palestinese è favorele ad un accordo dei due Stati secondo i confini esistenti nel giugno 1967; ora anche Hamas è favorevole all’accordo dei due Stati secondo i confini esistenti nel giugno1967. L'unico ostacolo è Israele, appoggiata dagli Stati Uniti. Questo è il problema.

    I dati a disposizione dimostrano che Hamas desiderava continuare con la tregua, però solo a condizione che Israele allentasse il blocco. Molto prima che Hamas incominciasse i suoi attacchi con missili contro Israele in rappresaglia per gli attacchi di quest’ultima ai palestinesi, a Gaza si era già in una crisi umanitaria dovuto al blocco. La ex Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Mary Robinson, descrisse che quello che stava succedendo in Gaza era la distruzione di una civiltà. Questo succedeva durante il periodo di tregua.

    Che dimostrano questi fatti? Che da più di vent’anni, tutta la comunità internazionale ha provato a trovare un accordo al conflitto secondo i confini esistenti nel giugno 1967 con una soluzione giusta per la questione dei rifugiati. Sono negazionisti tutti questi 164 paesi delle Nazioni Unite? Gli unici a favore della pace sono gli Stati Uniti, Israele, la repubblica di Nauru, la repubblica di Palau, gli Stati Federati di Micronesia, le Isole Marshall e l’Australia? Chi sono i negazionisti? Chi è che si oppone alla pace?

    I fatti dimostrano che in ognuno dei temi cruciali che sorsero a Camp David, più tardi secondo i parametri stabiliti da Clinton, e poi a Taba, in tutti ed ognuno di quei punti tutte le concessioni vennero dal lato palestinese. Israele non fece nessuna concessione. Tutte ed ognuna delle concessioni vennero dei palestinesi. Questi hanno espressamente ripetuto il loro desiderio di risolvere il conflitto in accordo col Diritto Internazionale.

    Il Diritto Internazionale è molto chiaro. Nel luglio di 2004 la più alta instanza giuridica mondiale, la Corte Internazionale di Giustizia, disse che Israele non aveva alcun diritto sui territori di Cisgiordania e Gaza, nè tantomeno su Gerusalemme. Secondo la più alta istanza giuridica mondiale, Gerusalemme Est è territorio palestinese occupato. Secondo la Corte Internazionale di Giustizia tutte gli insediamenti israeliani in Cisgiordania sono illegali in base al Diritto Internazionale.

    In relazione con tutto questo il punto importante ora è che i palestinesi erano disposti a fare concessioni. Fecero tutte le concessioni. Israele non nè fece nessuna.

    Credo sia abbastanza chiaro quello che deve succedere. In primo luogo, Stati Uniti ed Israele devono unirsi al resto della Comunità Internazionale, devono rispettare il Diritto Internazionale. Non credo si debba sottovalutare quest’ultimo punto, è una questione molto importante. Se Israele non rispetta il Diritto Internazionale, la si deve rendere responsabile delle sue azioni, esattamente come qualsiasi altro stato del mondo.

    Obama deve essere sincero con il popolo americano. Deve essere onesto in relazione a qual’è il principale ostacolo per risolvere il conflitto. Non è il negazionismo; è l’attitudine di Israele, spalleggiata dal governo degli Stati Uniti, a non rispettare il Diritto Internazionale, a non rispettare l'opinione della comunità internazionale.
    E la principale sfida per tutti noi, statunitensi, è vedere attraverso le bugie.

    Titolo originale "Los hechos acerca de Hamas y la guerra contra Gaza" (tradotto da Liliana Benassi)

    Fonte prima: www.rebelion.org
    Fonte seconda: www.comedonchisciotte.org
    Fonte terza: www.ariannaeditrice.it

  2. #502
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    LA "SAVIA" DI SION (A. Berlendis)

    Nella trasmissione ‘Annozero’ di ieri sera, con estrema tronfiaggine Lucia Annunziata ha professato la necessità di una superiore razionalità (poi si è capito che anche lei aspira a far parte del popolo degli 'eletti da Dio'), rispetto a chi osava ricordare l'antedente storico-politico, della distinzione tra occupanti colonialisti (Israele) ed occupati (il popolo palestinese),ed il conseguente diritto di questi ultimi a resistere.

    I contenuti di questa annunziata razionalità superiore li aveva esternati nella risposta che ha dato ad un lettore su 'La stampa' (ripresa da 'Il foglio', del 12 gennaio 2009) :

    "Su Israele pesa sicuramente un pregiudizio : non ho mai assistito allo stesso livello di emozione e di mobilitazione quando veniva fatto saltare in quel Paese un mercato, un bus, una scuola, una discoteca ...Appena lo Stato ebraico si muove c'è invece un immediato soprassalto delle coscienze. Molto poco si ricorda peraltro in questi giorni che Hamas è un'organizzazione terrorista, con stretti contatti con Hezbollah in Libano, e finanziata e armata dall'Iran."
    Alla novella portatrice della suprema razionalità sionista rammentiamo gli antecedenti storici che fondano le ragioni politiche del popolo palestinese, sotto occupazione coloniale , attraverso le parole di due studiosi israeliani.
    La linguista israeliana Tanya Reinhart ha scritto : "Lo Stato di Israele fu fondato ne l1948, dopo la guerra che gli israeliani chiamano d'indipendenza e i palestinesi Naqba, la catastrofe. ...Durante la guerra del 1948, l'esercito isrealiano cacciò dalla sua terra oltre la metà della popolazione palestinese che all'epoca era composta da 1milione 380 mila individui e, nosnostante fontio ufficiali affermarsero che per la maggior parte si trattava di persone fuggite e non espulse, Israele s irifiutò di concedere l'autorizzazione al loro rientro, come imponeva una risoluzione approvata dall'Onu al termine del conflitto. La Terra di Israele fu dunque conquistata grazie a un' operazione di pulizia etnica, l'allontanamento di chi vi risiedeva, i palestinesi." ('Distruggere la Palestina.' Tropea editore pag 9)
    Lo storico israeliano Ilan Pappe ha scritto : "Nel costruire il proprio Stato-nazione, il movimento sionista non condusse una guerra che 'tragicamente, ma inevitabilmente' portò all'espulsione di parte della popolazione nativa, ma fu l'opposto : l'obiettivo principale era la pulizia etnica di tutta la Palestina. <...> L'autore manifesta "la profonda convinzione che la pulizia etnica in Palestina debba radicarsi nella nostra memoria come crimine contro l'umanità", un atto criminale di cui i "respondsabili non sono sconosciuti--sono un gruppo specifico di persone : gli eroi della guerra ebraica d'indipendenza <...> Questa cricca preparò i piani per la pulizia etnica e ne controllò l'esecuzione fino allo sradicamento di metà della popolazione autoctona palestinese." ('La pulizia etnica della Palestina.' Fazi editore pag 9-17)

    Per concludere vorrei richiamare il titolo l'estremamente significativo di articolo della Reinhart del 14 luglio 2006 :"L'attacco degli Hezbollah ? È l'unico atto di solidarietà per Gaza"

    Fonte prima: http://ripensaremarx.splinder.com
    Fonte seconda: www.ariannaeditrice.it

  3. #503
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    La battaglia di Gaza: una battaglia contro l'Eurasia di Alessandro Lattanzio

    La mattanza che si sta svolgendo in queste settimane, è un grido disperato, un urlo di esasperazione e di dolore. Esasperazione e dolore della casta regnante nello stato sionista.
    L'aggressione al popolo di Gaza è la risultante dagli anni fallimentari dell'amministrazione Bush: otto anni di fallimenti accumulati dal complesso militar-petrolifero, rappresentato dal guerrafondaio Richard Cheney, coadiuvato dai fidi scudieri neocon come Rumsfeld, Perle e Wolfowitz; tutti coperti da un ceto giornalistico particolarmente servile e cinico, rappresentata da campioni della malafede come Judith Miller o le batterie ‘informative’ della FoxNews di Rupert Murdoch (l'ultimo ad entrare nel pantheon dei ‘martiri’ della sinistra italiana).
    Le bombe israeliane su Gaza partono da Baghdad, da Tehran, da Kabul. Perché in queste capitali, i vaneggiamenti imperialistici neocon e sioncon si sono infranti, ridotti in polvere. L'Iraq non è stato
    domato, l'Afghanistan non è stato conquistato e l'Iran non è stato, e non sarà, bombardato; anche Tel Aviv vi ha messo del suo nel proprio disastro politico-strategico, l'aggressione pianificata e concordata con gli USA contro il Libano e contro Hizb u-Allah, nell'estate del 2006, s'è tramutata in un bruciante smacco strategico e tattico di Tzahal, dello Shin Bet, del Mossad e dell'Aman. Insomma, una Waterloo delle forze armate e dell'intelligence israeliane. Un disastro che minacciava anche i lucrosi contratti dell'industria (bellica all'80%) di Israele. Serviva un atto riparatorio, a salvaguardia dell'illibatezza della nomea tecnico-scientifica sionista e della pudica integrità dell'economia di tela Aviv. Perciò, un'altra estate bellica è stata preparata dai vertici israeliani assieme ai loro soci statunitensi. A prestarsi nel ruolo di cavia è stato il fantoccio di Tbilissi, Saakhashvili.
    L'8 agosto 2008, i reparti speciali georgiani, edotti delle tecniche di killeraggio e deportazione acquisite dall' ‘esercito più morale del mondo’, hanno aggredito Tskinvali, la capitale osseta della Gaza personale del mostriciattolo di Tbilissi. Mal gliene incolse. I patrioti ossetini e abkhazi non erano soli, avevano dietro la solidarietà concreta e operante di Mosca. Pochi giorni di guerra
    vera, e non di cecchinaggio contro ragazzini e donne incinte, hanno mandato in fumo i sogni revanscisti del mostriciattolo di Tbilissi, le smanie di vendetta dei suoi mandanti di Washington e il piano di recuperare la verginità del complesso militar-industriale di Tel Aviv.
    Per l'industria israeliana, la sconfitta della Georgia, stato-vetrina di Tzahal, della Elbit e della Rafael, è stato un colpo tremendo. Le forze armate e l'intelligence israeliane, non assomigliano più a una parata di presunti supereori dai poteri invincibili. Il mercato si affievolisce, e le forze ‘anti-sistema’ del Medio Oriente si rafforzano. Hamas, Hizb u-Allah e Iran ne escono non solo intatte, ma anche rafforzate e circondate dalla nomea di baluardi del mondo arabo (musulmano e non). Inoltre, lo scherzo caucasico ha provocato la pronta reazione di Mosca: vendere missili tattici Iskander-E per la Siria di Bashar al-Assad, missili antiaerei strategici S-300 per l'Iran, una mossa che ha, senza dubbio, terrorizzato la leadership sionista. Ma siccome le sciagure non vengono mai da sole, ecco che gli USA annunciano il piano di ritiro del grosso delle truppe dall'Iraq, a causa del probabile reindirizzo strategico dell'amministrazione Obama.
    Sei anni di occupazione e di attentati false flag non hanno piegato la resistenza armata né, tantomeno, affievolito l'ostilità antistatunitense della popolazione irachena. La ritirata di
    Washington dal paese tra i due fiumi, lascerà un vuoto. Tale vuoto sarà colmato da Tehran, realizzando così quell' ‘asse shiita’ che costituisce l'incubo di Washington, Tel Aviv e dei loro satelliti: Arabia Saudita, Giordania ed Egitto.
    Si va formando un'alleanza strategica tra Iran, Siria, Iraq, Libano ed enclave di Gaza. Gli incubi che tormentano i sonni USraeliani prendono consistenza e realtà. Inoltre ciò avviene con l'attivo ssostegno di Cina, Russia e Turchia(1), che collaborano con Tehran per creare una zona di stabilità politica e di sviluppo economico a vantaggio di tutto il Blocco Continentale Eurasiatico: il Gruppo di Shanghai, potrebbe divenire un sostenitore di questo processo di coagulazione e di stabilizzazione mediorientale. Sarebbe il primo, grazie a George W. Bush e ai suoi pupari.
    L'alleanza Tehran, Damasco e Beirut, incombe nel nord d'Israele. Il fronte maggiore, per un eventuale scontro con la Siria e il Libano, passerebbe proprio di lì. Per assicurarsi le spalle e le retrovie, e per non avere una spina nel fianco, Tel Aviv ha deciso con l'operazione ‘Piombo Fuso’ (o ‘Piombo Forgiato’) di risolvere innanzitutto un problema strategico-politico. L'eliminazione di Hamas da Gaza, rappresenterebbe un punto di vantaggio israeliano sulla scacchiera mediorientale, ma non solo. Hamas ha oramai ereditato la lotta antisionista e anticolonialista del popolo palestinese. Mahmud Abbas e la leadership di Fatah sono oramai decisamente screditati presso la popolazione. L'unica ancora di salvezza, nell'imminente naufragio politico-storico sarebbe creare il vuoto, laddove oggi c'è Hamas. Probabilmente è una richiesta che proviene non solo da Fatah, ma anche da Amman, Il Cairo e Riyad.
    L'affermazione di Tehran, nella regione mediorientale, sconvolgerebbe il quadro poliziesco-politico su cui poggiano le dittature o ‘democrature’ dei cosiddetti paesi arabi ‘moderati’, grandi alleati
    dell'asse atlantista-sionista. Certamente regimi corrotti come quello di Mubarak e il regno operettistico di Re Abdallah e di sua moglie Ranya, sarebbero un grave pericolo, confrontati ad una democrazia iraniana vincente sul piano strategico. Hizb u-Allah e Hamas, alleati dell'asse Tehran-Damasco diverrebbero i poli aggreganti, ideologici e organizzativi, delle opposizioni interne in Giordania ed Egitto, per non parlare dell'effetto dirompente che tutto ciò avrebbe sulla minoranza shiita in Arabia Saudita e nelle petro-monarchie del Golfo Persico. L'affermarsi di Hamas, alleato di Tehran, in conclusione, minerebbe pericolosamente l'edificio stategico-diplomatico mediorientale costruito da Washington, Londra e Tel Aviv. Inoltre, la vittoria delle forze politiche alleate di Tehran, minaccerebbe le fonti energetiche dell'occidente (appunto i giacimenti di petrolio e
    del gas controllati dai sultanati del Golfo Persico).
    Perciò, Tel Aviv, grazie al sostegno del malefico ‘asse’ tra USA, UE, paesi arabi ‘moderati’ e Fatah palestinese, si permette di compiere i crimini efferati che sta compiendo. Ma difficilmente Tel Aviv potrà ottenere una vittoria decisiva, difficilmente Hamas verrebbe distrutta. Dopo tre settimane di bombardamenti indiscriminati, la popolazione si stringe attorno alla leadership di Hamas, l'esercito
    israeliano non procede all'occupazione del territorio di Gaza, per tema di subire quelle perdite umane che determinerebbero la sconfitta, nelle imminenti elezioni, dell'attuale governo di centro-
    sinistra d'Israele. Si dovrebbe ricorrere all'omicidio di centinaia di migliaia di persone, per sradicare Hamas e garantire un insediamento sicuro alle forze di Fatah. Un'azione improponibile: già adesso Israele si è giocata, forse definitivamente, la sua residuale immagine di stato ‘democratico’ e ‘laico’.
    Difatti, se sul piano tattico, ha forse ottenuto dei risultati, sul piano dell'immagine ha perso la battaglia, nonostante la buona volontà dei Pagliara, Annunziata e Travaglio, le immagini che
    provengono sono chiare e inequivocabili, e peggio ancora, indelebili nella memoria collettiva. Israele subirà l'effetto boomerang, prima o poi, che suscita l'operazione ‘Piombo Fuso’.

    Nota:
    1) Che non a caso, proprio in questi giorni sta affrontando la crisi provocata dall'affaire ‘Ergenekon’: una rete terroristico-spionistica gestita dal Mossad, che coinvolgerebbe esercito e polizia turche ed il Pkk.

    Fonte: http://www.eurasia-rivista.org/cogit...zaENuRBT.shtml

  4. #504
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    Predefinito Riferimento: La Comunità Antagonista Padana dell'Università Cattolica di Milano

    sraele è riuscito a perdere di nuovo (Gilad Atzmon)

    l quotidiano Haaretz ha riferito oggi che gli alti ufficiali della IDF “credono che Israele dovrebbe sforzarsi di raggiungere un immediato cessate il fuoco con Hamas e non estendere la propria offensiva contro i gruppi islamici palestinesi di Gaza”.

    Ciò non dovrebbe essere per noi una grossa sorpresa. Per quanto Israele abbia dimostrato oltre ogni dubbio di essere capace di compiere un genocidio su larga scala, ha anche dimostrato che le sue forze militari non sono in grado di dare una risposta alla resistenza islamica. I capi militari israeliani hanno anche ammesso che “Israele ha già ottenuto diversi giorni fa tutto ciò che poteva ottenere a Gaza”. La IDF, a quanto sembra, ha esaurito il suo compito a Gaza. Ha trasformato i suoi quartieri in mucchi di macerie. Ha anche massacrato, senza sosta, la sua popolazione civile alla luce del sole per mezzo di attacchi aerei e dalle navi da guerra. Le immagini dei proiettili al fosforo bianco che cadono su scuole e ospedali fanno ora parte della nostra memoria collettiva. I carri armati che sparano contro scuole piene di rifugiati in fuga dal bombardamento delle loro case rappresentano adesso l’immagine associata al soldato israeliano; eppure, nonostante questo, Israele non è riuscito a raggiungere nessuno dei suoi obiettivi. Devo ammettere che ci vuole un talento speciale per fare il generale israeliano. Per quanto bravi essi siano nel compiere crimini di guerra, in qualche modo riescono a fallire in ogni altra cosa.

    All’inizio i politici israeliani avevano giurato di distruggere Hamas, ma poi avevano abbassato le aspettative, promettendo soltanto di distruggere la capacità di Hamas di lanciare razzi e rassicurando i loro eccitati elettori israeliani che questa volta lo Stato ebraico avrebbe combattuto fino alla fine. A quanto pare le loro promesse sono state ancora una volta tradite.

    Hamas è ancora lì; il sostegno di cui gode nelle strade palestinesi è più forte che mai. E non solo nelle strade palestinesi. Il messaggio di sfida di Hamas si sta diffondendo in tutto il mondo musulmano e oltre. La scorsa settimana sono stato ad una manifestazione a Londra insieme ad altri 100.000 partecipanti. Il sostegno a favore di Hamas era dappertutto. Era su cartelli, bandiere, striscioni e altoparlanti. Non solo Hamas è ben lungi dall’essere sconfitta, ma la sua capacità di lanciare razzi appare immutata. Giorno dopo giorno i combattenti di Hamas riescono a ricordare agli israeliani di Ashdod, Ashkelon e Sderot che in questo momento stanno vivendo su terra palestinese trafugata. Date ad Hamas il tempo necessario e il suo messaggio balistico sarà portato in ogni angolo della Palestina rubata.

    Israele è alla disperata ricerca di una exit strategy. Oggi ho saputo che il Ministro della Difesa Barak ha chiesto un cessate il fuoco di una settimana per ragioni umanitarie. Vi prego, non restate a bocca aperta, il noto sterminatore di massa non ha cambiato pelle tutto d’un tratto. Essendo un generale veterano, Barak capisce molto bene che i suoi soldati a terra hanno bisogno di una pausa e ne hanno bisogno adesso. Essendo radunati tutti insieme in poche zone devastate e senza riparo, sono adesso esposti ai cecchini e al fuoco dei mortai di Hamas. Negli ultimi giorni tra le forze israeliane si è registrato un numero crescente di perdite. Il tentativo di portare la battaglia nei quartieri di Gaza si è scontrato con una resistenza durissima. L’esercito israeliano si è impantanato ancora una volta.

    Se questo non bastasse, tra pochi giorni Obama si insedierà alla Casa Bianca e gli israeliani non sono del tutto convinti che il nuovo presidente americano continuerà a sostenere ciecamente la loro strategia omicida. Il Ministro della Difesa Barak capisce che la sua finestra di opportunità potrebbe essere sul punto di chiudersi. Capisce che i soldati della IDF potrebbero doversi spingere dentro le periferie di Gaza senza raggiungere nessuno degli obiettivi militari della guerra. Barak ha bisogno di qualche giorno di cessate il fuoco per creare una nuova realtà sul terreno. Ovviamente preferisce nascondersi dietro il pretesto umanitario. E’ molto più semplice che ammettere che la IDF, ancora una volta, è stata colta impreparata. Gli aiutanti di Olmert, comunque, sono stati abbastanza stupidi da ammettere la menzogna. Pare che uno di loro stamattina abbia attaccato Barak dicendo che “Hamas osserva la scena e ascolta le voci, questi commenti sono un colpo in canna per Hamas e i suoi leader”.

    Per come stanno le cose, i soldati della IDF sono ora allo sbando dentro Gaza. Non fraintendetemi, sono ancora in grado di spargere morte e compiere carneficine, ma non possono vincere questa guerra. Le Forze Aeree Israeliane hanno esaurito i bersagli “militari” una settimana fa e l’artiglieria si trova probabilmente di fronte alla stessa situazione. Dalle notizie che arrivano risulta evidente che non appena i soldati israeliani escono dai veicoli corazzati e dai carri armati Merkava si ritrovano alla mercè di Hamas. Ho letto oggi su Ynet che alcuni soldati della IDF hanno dichiarato: “Non riusciamo a vedere il nemico”, “veniamo colpiti senza sapere da chi e come”.

    Per come stanno le cose, Hamas sta diventando un simbolo dell’ostinazione eroica. I suoi combattenti a terra lottano quasi a mani nude contro la più micidiale tecnologia americana. Allo stesso modo, la leadership politica di Hamas è riuscita a proporsi come chiave di ogni possibile soluzione dell’attuale conflitto. La speranza che Hamas sarebbe stato rovesciato o che ne sarebbe uscito screditato si è rivelata essere solo l’ennesimo sogno orgasmico degli ebrei. Hamas sta diventando ora un’entità politica largamente accettata dalla comunità internazionale. E’ visto come l’ingrediente primario di ogni possibile risoluzione. Israele, dall’altro lato, è ora visto per ciò che è realmente, uno Stato assassino e criminale dedito a crimini di genocidio della peggior specie.

    Tuttavia c’è un’altra realtà che dobbiamo tenere in mente. La devastazione che Israele si sta lasciando dietro a Gaza è orribile. Ha raso al suolo interi quartieri, ha colpito col fosforo bianco zone densamente popolate. Come se non bastasse, le tonnellate di bombe bunker buster che Israele ha continuato a usare notte e giorno hanno danneggiato le fondamenta di ogni edificio di Gaza e viene da chiedersi se le case di Gaza rimaste in piedi saranno ancora sicure per viverci. I rappresentanti dell’Unione Europea hanno sollevato oggi la questione, chiedendosi chi pagherà per la ricostruzione delle città, dei campi e dei villaggi che sono andati distrutti.

    In un mondo ispirato a principi etici ideali, Israele dovrebbe lasciare che gli abitanti di Gaza tornassero alla loro terra. Ma Israele e l’etica sono come rette parallele. In qualche modo non s’incontrano mai. Per quanto sia chiaro che i palestinesi torneranno alla loro terra, non sarà Israele a dare il benvenuto all’inevitabile ritorno dei palestinesi.

    Qualcuno dovrà ricostruire Gaza e l’unico nome che viene in mente è quello di Hamas, partito democraticamente eletto. Un così grande progetto, se gestito da Hamas, sarà la giusta risposta alla guerra criminale di Israele e ai suoi obiettivi di sterminio.

    Versione originale

    Fonte prima: http://palestinethinktank.com
    Link: http://palestinethinktank.com/2009/0...to-lose-again/
    Fonte seconda:http://blogghete.blog.dada.net/
    Fonte terza: www.ariannaeditrice.it

  5. #505
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  6. #506
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  7. #507
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    Abbiamo la coscienza di vivere ai tempi di Gaza?
    di Giulietto Chiesa

    Scrive Gad Lerner su Repubblica: "ecco perchè non possiamo tollerare come un dettaglio marginale (...) il rituale della preghiera islamica posto a sigillo delle manifestazioni indette con finalità di protesta politica".
    Lui "non può tollerare". Se avessero bruciato bandiere, anche, non avrebbe tollerato. Lui non tollera la parola "martiri".

    Pregano. Cos'altro potrebbero fare? E dovrebbero anche nascondersi, per farlo? Pregano perchè l'ingiustizia e la violenza cui sono soggetti non ha redenzione in questo nostro mondo dove la giustizia e la verità sono state cancellate. Pregano e dovremmo ringraziare il nostro dio finchè si limiteranno a pregare. Pregano perchè non c'è redenzione per le loro sofferenze. Pregano perchè non c'è via d'uscita quando il più forte t'impone la sua bugia, e se ti ribelli ti uccide. E non ti lascia nemmeno la possibilità di gridare il tuo dolore perchè, se ti lamenti, sei antisemita. E dunque non ti resta che invocare il tuo dio. Appena prima di meditare la vendetta.
    Non gli resta che Allah.


    A questo li abbiamo ridotti, Lerner, e tu ne porti una parte di responsabilità, per le cose che scrivi.
    Ieri, alla manifestazione, c'era un giovane che gridava soltanto una cosa: "Palestina, terra mia", e piangeva. Non l'ha intervistato nessuno, ma il suo pianto mi è rimasto nelle orecchie. Non c'è tribunale, in occidente, che gliela ridarà, la sua Palestina.

    La seconda riflessione la prendo da Alessandro Robecchi, sul Manifesto di oggi. Insieme alla sua tristezza. Ricorda, a chi non se ne fosse accorto, le parole di Lucia Annunziata ad Anno Zero: "ma qui siamo italiani e dobbiamo orientare il pensiero degli italiani".
    Voce dal sen fuggita. Vale di più questa ammissione che tutto il resto dello spettacolo. Questo è il giornalismo italiano e la Annunziata, che vi ha fatto abbondante carriera (ed è certo che continuerà a farcela), ne è la bandiera.
    Informare? Che c'entra?, avrebbe detto Goebbels. Bisogna orientarle le masse.
    Ho letto di recente una citazione di Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia: "Il giornalista incapace per vigliaccheria, o per calcolo, si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare e le sofferenze e le sopraffazioni che non è stato capace di combattere".
    Viene in mente un aforisma di Hans Magnum Enzensberger: "Ai tempi del fascismo non sapevamo di vivere ai tempi del fascismo".
    Gaza è il nostro tempo, e noi non siamo capaci di dircelo.

    Fonte prima: http://www.megachip.info/
    Fonte seconda: www.ariannaeditrice.it

  8. #508
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    Il Popolo unilaterale di Gilad Atzom

    Essi si ritirano unilateralmente
    Essi cessano il fuoco unilateralmente
    Essi invadono unilateralmente
    Essi vincono unilateralmente
    Essi distruggono unilateralmente
    Essi massacrano unilateralmente
    Essi fanno unilateralmente il bagno nel sangue
    Essi spargono fosforo bianco unilateralmente
    Essi uccidono donne e bambini unilateralmente

    Essi sganciano bombe unilateralmente
    Essi vivono unilateralmente su terra rubata
    Essi appoggiano unilateralmente i loro leader assassini
    Essi amano unilateralmente il loro "Stato per Soli Ebrei"
    La loro democrazia è unilaterale
    Essi amano se stessi unilateralmente
    Essi sono il popolo unilaterale
    Che vive dietro mura di cemento, odio e arroganza
    Essi sono ancora uniti e collateralmente non riescono ad amare i loro vicini

    Fonte prima:www.comedonchisciotte.org
    Fonte seconda:http://www.ariannaeditrice.it

  9. #509
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    Predefinito Riferimento: La Comunità Antagonista Padana dell'Università Cattolica di Milano



    Un'immagine finale della conferenza di formazione militante del 20 gennaio 2009.
    Davide Canavesi ha tracciato la storia delle Amicizie Cristiane, gruppo di orazione e azione antiregalista, antigiacobina, antinapoleonica e antilluminista operante da Parigi a Vienna, passando per Torino e Milano, fondato dal gesuita Diessbach durante gli anni della soppressione della Compagnia di Gesù.
    Un gruppo dedito alla controinformazione e alla diffusione di controcultura estranea per diametrum alla temperie culturale delle Logge Massoniche e dell'Enciclopedia.
    E' stata poi analizzata la figura e l'opera di Pio Brunone Lanteri, del conte Pertusati e del conte Mellerio e della meritoria "Società del biscottino" operante nella Milano a cavallo tra Settecento e Ottocento.

  10. #510
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    Predefinito Riferimento: La Comunità Antagonista Padana dell'Università Cattolica di Milano

    A Gaza solo i morti vedono la tregua di Vittorio Arrigoni

    A Gaza solo i morti hanno visto la fine della guerra.Per i vivi non c'è tregua che tenga alla battaglia quotidiana per la sopravvivenza. Senza più acqua né gas, senza corrente elettrica, senza pane e latte per i propri figli. Migliaia di persone hanno perduto la casa. Dai valichi entrano aiuti umanitari col contagocce, e si ha come la sensazione che la benevolenza dei complici di chi ha ucciso sia solo momentanea. Domani (oggi per chi legge ndr) il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon verrà a visitare Gaza, siamo certi che John Ging, a capo dell'agenzia per i profughi palestinesi, ne avrà da raccontargliene.

    Dopo che Israele ha bombardato due scuole delle Nazioni Unite, ha assassinato 4 suoi dipendenti, ha colpito e distrutto il centro dell'Unrwa di Gaza city, riducendo in cenere tonnellate di medicinali e beni alimentari destinati alla popolazione civile. Le macerie di Gaza continuano a vomitare morti in superficie. Ieri fra Jabalia, Tal el Hawa a Gaza City e Zaitun, paramedici della mezza luna rossa con l'aiuto di alcuni volontari dell'International Solidarity Movement (Ism) hanno estratto dalla rovine 95 cadaveri, molti dei quali in avanzato stato di decomposizione.
    Camminando per le strade della città di Gaza senza più il costante terrore di un bombardamento chirurgicamente mirato alla mia decapitazione, tremo ancora alla vista di cani randagi raccolti in circolo, a ciò che mi si potrebbe parare dinnanzi agli occhi essere il loro pasto. Gli uomini tirano un sospiro di sollievo e tornano a frequentare moschee e caffè, facilmente smascherabile è il loro atteggiarsi alla normalità, per i molti che hanno perso un familiare e per i moltissimi che non hanno più dove abitare. Fingono un ritorno alla routine per incoraggiare le mogli e i figli. Con alcune ambulanze questa mattina ci siamo recati nei quartieri più colpiti della città, Tal el Hawa e Zaitun, muniti di questionario porta a porta abbiamo stilato l'entità dei danni agli edifici, e le primissime urgenze per le famiglie: medicinali per gli anziani e i malati, e riso, olio e farina, il minimo per alimentarsi. Tutto quello che abbiamo potuto consegnare al momento sono metri e metri di nylon, da apporre alle finestre laddove prima c'erano i vetri. Compagni dell'Ism a Rafah mi hanno informato che la municipalità ha distribuito alcune migliaia di dollari a quelle famiglie che hanno visto la casa rasa al suolo da bombe che secondo Israele erano destinate alla distruzione dei tunnel. Al termine del conflitto in Libano, gli Hezbollah staccarono milioni di dollari in assegni per ripagare i civili rimasti senzatetto. In una Gaza sotto assedio ed embargo, ciò che Hamas potrà versare come risarcimento alla popolazione «basterà a mala pena a rimettere su un capanno per il bestiame», mi fa sapere Khaled, contadino di Rafah.

    La tregua è unilaterale, quindi Israele unilateralmente decide di non rispettarla. A Khan Yunis, un ragazzo palestinese ucciso e un altro ferito. A est di Gaza city elicotteri innaffiavano di bombe al fosforo bianco un quartiere residenziale. Stessa cosa si è verificata a Jabalia. Oggi (ieri per chi legge ndr), sempre a Khann Younis navi da guerra hanno cannonneggiato su uno spazio aperto, fortunatamanete senza fare feriti e mentre scrivo, arriva la notizia di un'incursione di carri armati. Non ci risultano lanci di razzi palestinesi nelle ultime 24 ore.
    Giornalisti internazionali sciamano affamati di notizie lungo tutta la Striscia, sono riusciti a raggiungerci solo oggi. Israele ha concesso loro il lasciapassare a mattanza finita. Quelli arrivati ancora a bombardamenti in corso, hanno seriamente rischiato di rimanerci secchi, come mi ha raccontato Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della sera: soldati israeliani hanno bersagliato di proiettili l'automobile su cui viaggiava. Dinnanzi allo scheletro annerito di ciò che resta dell'ospedale Al Quds di Gaza city, un interdetto reporter della Bbc mi ha chiesto come è stato possibile per l'esercito scambiare l'edificio per un covo di terroristi. «Per lo stesso motivo per cui dei bambini in fuga da un palazzo in fiamme, sono entrati nei mirini dei cecchini posti sui tetti dello stesso quartiere in cui siamo ora, cecchini che non hanno esitato a ucciderli spandendo la loro materia cerebrale sull'asfalto». Ho risposto al giornalista inglese, ancora più accigliato.

    È evidente l'abisso fra noi che siamo testimoni e vittime di questo massacro, e chi ne viene a conoscenza tramite i racconti dei sopravvissuti. Da Roma mi informano che l'Unione europea avrebbe congelato i fondi per la ricostruzione fino a quando Gaza sarà governata da Hamas. Lo ha lasciato intendere il Commissario europeo per le Relazioni estere, Benita Ferrero-Waldner. «Gli aiuti per la ricostruzione della Striscia potranno arrivare solo se il presidente palestinese Abu Mazen riuscirà ad imporre nuovamente la sua autorità sul territorio» . Per i palestinesi di Gaza questo è un chiaro invito dall'esterno alla guerra civile, ad un colpo di stato. Come un legittimare il massacro di 410 bambini che sono morti perché i loro genitori hanno scelto la democrazia ed eletto liberamente Hamas. «Gli Stati uniti sono liberi di eleggere un guerrafondaio come Bush, Israele di scegliere leaders con le mani sporche di sangue come Sharon e Netanhyau, e noi popolazione di Gaza non siamo liberi di scegliere Hamas...», mi suggerisce Mohamed, attivista per i diritti umani che non ha votato per il movimento islamico; non ho argomenti per contraddirlo.

    I palestinesi vivi imparano dai morti, imparano a vivere morendo, sin dalla tenera età. Tregua dopo tregua, la percezione è quella di una macabra parentesi per contare i cadaveri fra una mattanza e l'altra, verso una pace che non è mai così stata distante. Perlustrando Gaza city a bordo di un ambulanza, per una volta con la sirena muta, la guerra resta impressa nelle rovine di una città saccheggiata di sorrisi e popolata da sguardi spauriti, occhi che insistono a scrutare il cielo verso aerei ancora incessantemente in volo. All'interno di una casa, sul pavimento ho notato dei disegni in pastello, chiaramente una mano infantile li aveva abbandonati evacuando in fretta e furia. Ne ho raccolto uno, carrarmati, elicotteri e corpi ridotti in pezzi. In mezzo al foglio un bambino ritratto con una pietra riusciva a raggiungere l'altezza del sole e danneggiare una delle macchine della morte volanti. Si dice che il significato del sole in un disegno infantile è il desiderio di essere, di apparire. Quel sole che ho visto piangeva, lacrime di sangue. Per lenire questi traumi, una tregua unilaterale basta? Restiamo umani.

    Fonte prima: http://www.ilmanifesto.it/
    Fonte seconda: www.ariannaeditrice.it

 

 
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