Savona - Il candidato sindaco del centrodestra Paolo Marson fa il tour dei seggi e scoppia il finimondo: prima accuse verbali degli altri candidati, poi telefonate di protesta alla polizia municipale e all’ufficio elettorale, infine lo scontro verbale tra lo stesso candidato e i vigili urbani e l’intervento “chiarificatore” (ma un po’ tardivo) del Comune che alle 19 dirama un fonogramma a tutti i presidenti di seggio per chiarire: «Nessuno può entrare nei seggi salvo che non sia un elettore o un rappresentante di lista». Ma non solo: nel primo round del voto savonese c’è stato spazio anche per alcuni candidati consiglieri sorpresi con santini elettorali nei pressi dei seggi (solo richiami verbali); e persino per l’indagine che i rappresentanti del Pdl hanno chiesto di fare sui documenti di chi accompagnava al voto i disabili temendo il raggiro degli elettori più “deboli”.
Cronaca del voto che ieri a Savona ha mobilitato più elettori di quel che si pensava in un clima di velenosa tensione che sintetizza alla perfezione ciò che è stato nelle ultime settimane di campagna elettorale al veleno
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