Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
    Leonardo Cecchi
    Ospite

    Predefinito Popolo "Padano", figlo di Celti e Longobardi: sicuri?

    Girando per questo Forum ho spesso trovato animate discussioni riguardanti le origini degli italiani del nord, ed ho sentito parlare di Celti, Liguri, Venetici e soprattutto di Longobardi. Ora, il punto è: siamo proprio sicuri che l'eredità celto-longobarda nell'Italia settentrionale sia così forte, e soprattutto, sia la più forte? Analizziamo insieme un paio di questioni.

    "I Celti nella Gallia Cisalpina"
    Facciamo il quadro della situazione nell'Italia pre-romana.

    Uno dei grandi storici tedeschi, tale Karl Julius Beloch, agli inizi del novecento portò avanti un interessante ricerca sulla crescita demografica dell'Italia pre-romana, e ne risultò che nel III secolo a.c i popoli definiti nell'insieme "Italici" ammontavano a circa 4 milioni e mezzo (Italici, Italioti, Etruschi, Romani, Messapi e Iapigi), a cui dovevano essere aggiunti circa 200.000 Liguri (che, deve essere ricordato, non erano assolutamente Celti, ed anzi somigliavano molto di più ai popoli pre-indoeuropei), 150.000 Venetici (i quali probabilmente erano Italici Latino-falisci, o tutt'al più Illiri, ma comunque non Galli), e circa 150.000 Galli Cisalpini (Boi, Senoni, Cenomani ec...). Su queste cifre dunque possiamo iniziare ad analizzare lo sviluppo dell'Italia settentrionale come entità politica, etnica ed addirittura religiosa.

    Come ben sappiamo, l'avanzata di Roma verso l'Italia settentrionale ebbe inizio appunto nel III secolo a.c, quando gli stessi "Italici del nord" (Piceni ed Umbri), si dovettero alleare con i Galli per contrastarne l'avanzata.
    L'ultima grande battaglia dei Celti contro i Romani in Italia è indubbiamente quella di Talomone, dove essi furono definitivamente sconfitti. I Romani, a seguito della vittoria, estere il proprio dominio (inizialmente più formale che reale) sui territori a nord degli Appennini. Questa prima avanzata fu devastante per i Galli, che, essendo notoriamente poco inclini a sottostare al volore degli invasori, furono in gran parte massacrati. Il loro numero si ridusse drasticamente (forse un 40% di loro perì nella iniziale lotta contro Roma), ma essi trovarono di nuovo la forza per combattere l'Urbe, quando in Italia giunse Annibale, condottiero cartaginese che aveva l'intento di radere al suolo Roma. Come tutti ben sappiamo il Generale Punico fu sconfitto, ed i popoli abitanti la penisola che si erano alleati con lui contro di Roma furono severamente puniti da quest'ultima: ricordiamo i Liguri Apuani deportati, 50 anni dopo la guerra punica, in massa nel Sannio (27.000); ricordiamo gli Italici e gli Italioti ribellatisi, puniti con la morte; ed infine ricordiamo i Galli cisalpini, su cui la spada romana cadde violentemente, fino a costrigerli (addirittura) alla fuga fuori dall'Italia, per sfuggire ad una furiosa Roma (la tribù dei Boi, ad esempio, migrò verso l'Europa centro-orientale, e diede appunto il nome alla "Boemia"). Agli inizi del II secolo a.c la Gallia Cisalpina è completamente sotto il controllo Romano, e le sue terre sono già state redistribuite tra le varie "Gens" romane. Gli storici ci riportano forti lamentele da parte dei nuovi "padroni" del settentrione, che si trovarono di fronte ad una Val Padana enorme ma completamente disabitata. Ecco allora che il Senato romano iniziò il suo lavoro di "ripopolamento" del Settentrione. Decine di colonie furono fondate, e dall'Italia sub-appenninica partirono, a più riprese, blocchi di 6.000 famiglie romane, etrusche, italiote ed italiche per colonizzare il nord Italia. . In Veneto ed in Liguria questi nuovi nuclei di coloni si sovrapposero alle precedenti popolazioni, in una situazione di sostanziale parità; ma in Lombardia, Emilia-Romagna ed alto Piemonte essi soppiantarono completamente la cultura precedente, che oramai si reggeva su qualche villaggio gallico fortunatamente scampato alla furia romana.

    Conclusioni sulla "questione celtica": sui circa 150.000 Galli della Cisalpina, è possibile che durante il ripopolamento romano ne siano rimasti circa 30/40.000, i quali su fusero con le assai più numerose popolazioni di coloni che noi volgarmente chiameremo "romano-italiche". Anche a seguito di uno studio genetico condotto dal New York Times, sembra che l'Italia risulti una sorta di "isola genetica" (insieme alla Finlandia), dove la popolazione è rimasta pressappoco la stessa di 2.000 anni fa. E' dunque corretto affermare che gli attuali italiani del nord discendano in larghissima parte dagli antichi coloni inviati da Roma.

    Brevi considerazioni su "Noi, Longobardi".
    L'Italia, a seguito della caduta dell'Impero romano d'occidente ed alla guerra gotica, aveva subito un calo di popolazione pari a circa il 40%. Se nell'Italia augustea dei primi anni dopo Cristo era possibile trovare circa 10 milioni di persone, nell'Italia post-Teodorico se ne potevano trovare circa 6 milioni e mezzo. Come ben sappiamo, a seguito del brevissimo dominio Bizantino (Esarcato d'Italia) in Italia giunsero i Longobardi, popolazione germanica del nord, i quali penetrarono dal varco alpino orientale in numero stimabile tra le 110.000 e le 150.000 unità (compresi vecchi, donne e bambini), che si sovrapposero appunto ad una popolazione stimabile intorno ai 6 milioni di persone (di cui più di 3 milioni nell'Italia settentrionale). I Longobardi, come ben sappiamo, per quasi l'intera durata del loro Regno non ebbero mai tendenze "all'apertura" verso i romanici, con i quali non volevano mescolarsi (Editto di Rotari) ed ai quali non volevano permettere di militare nell'esercito, riservato ai solo Arii. Nel corso dei secoli i vari Duchi si fecero guerra tra di loro, combattendo anche contro nemici esterni (tentativi di invasione da parte della dinastia Bavarese), facendo così assottigliare piano piano il numero di effettivi Longobardi. Una notizia significativa è che nell'ultimo secolo di dominio germanico i Longobardi permisero ai romanici di arruolarsi nell'esercito, segnale che appunto sta ad indicare un fortissimo calo dell'elitè longobarda.
    L'unica eredità, tangibile, longobarda in Italia sono le vecchie casate nobiliari, detentrici di un potere medioevale derivato dalla nomenclatura longobarda.

    A voi la parola,

    Leonardo

  2. #2
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    Predefinito Rif: Popolo "Padano", figlo di Celti e Longobardi: sicuri?

    Dopo averti svergognato su Wikipedia, tra poco tocca a POL. Esporro' tutte le tue mistificazioni, anche quelle di cui i forumisti non si sono accorti.

  3. #3
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    Predefinito Rif: Popolo "Padano", figlo di Celti e Longobardi: sicuri?

    Pallista presto comincero' a sbugiardarti, come ho fatto su Wikipedia. ostridicolo:

 

 

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