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    Mé rèste ü bergamàsch
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    Predefinito Germania: il futuro della Cdu

    Dopo le batoste elettorali subite quest’anno dalla CDU ad Amburgo e nel Baden-Württemberg, la guida politica del partito, nonostante la crisi economico-finanziaria del Paese sia ormai alle spalle, pare vacillare sempre più. Tra le varie anime, quella cattolica è da qualche tempo una delle più inquiete e deluse dall’attuale corso del partito a guida Merkel.

    Il tema della nascita di un nuovo partito conservatore in Germania si va ponendo ormai da tempo. E questo sebbene gli stessi responsabili della CDU facciano il possibile per evitare il dibattito. Di recente è stato fondato l’AEK, un gruppo di cattolici impegnati in politica, e tuttavia, ha dichiarato di recente p. Wolfgang Ockenfels, domenicano, docente di dottrina sociale ed etica cattolica alla Facoltà Teologica di Treviri e sostenitore dell’iniziativa, «il gruppo al momento non gode di alcuna considerazione da parte dei funzionari della CDU e il fatto che il partito non ritenga necessario prendere sul serio e confrontarsi con le legittime richieste e preoccupazioni di questo gruppo lo reputo un errore che non sarà certo privo di conseguenze».

    L’AEK, alla pari di altri raggruppamenti, critica la tendenza della CDU, in essere ormai da tempo, a trasformarsi in partito socialdemocratico (peraltro con una base sempre meno popolare) e a voler snaturare l’anima conservatrice del partito in nome di una “modernizzazione” che in concreto significa, per esempio, difesa dell’aborto di massa pagato dallo Stato e politica migratoria sul modello “multiculti” che non tiene conto del fatto che molti degli immigrati provenienti da Paesi islamici non hanno alcuna intenzione di integrarsi. In Germania i media sono orientati prevalentemente in senso populistico a sinistra ed hanno quindi tutto l’interesse a diffamare i conservatori, di qualsiasi estrazione siano, definendoli “populisti di destra”. Il recente caso Sarrazin (quasi un milione e duecentomila copie vendute e grande partecipazione a suoi dibattiti pubblici) ha però dimostrato che i tedeschi oggi sono in grado di formarsi una propria opinione e che non vogliono si limiti la loro libertà di pensiero.

    Un’occasione importante per verificare la reale consistenza del movimento "konservativ" tedesco sarà quella di sabato 7 maggio, quando a Berlino, promosso in particolare dal gruppo "Linkstrend stoppen" ("Fermare la tendenza di sinistra"), si svolgerà un primo meeting nazionale dal titolo emblematico: Per un "Tea Party" tedesco o verso un nuovo partito? A discutere, oltre ai 7mila sottoscrittori di “Linkstrend stoppen”, sono chiamati tutti coloro che desiderano combattere il mainstream dell’attuale gruppo dirigente della CDU. Secondo le intenzioni di Friedrich W. Siebeke, anima dell’incontro berlinese, ci si chiederà se quel partito sia ancora da salvare, ma soprattutto si dovrà capire in quale modo il movimento conservatore che si sta formando dal basso, similmente al “Tea Party” americano, potrà riuscire ad incidere sulla politica e sull’opinione pubblica. Insomma, i conservatori tedeschi si chiederanno in che modo poter tornare a dar voce a quella “maggioranza silenziosa” che oggi non crede più nella CDU e che, non trovando un alternativa credibile, preferisce non votare.

    A prendere la parola a Berlino saranno tra gli altri Heather DeLisle, del “Tea Party” americano, Martin Hohmann, che espulso anni fa dal partito sta chiedendo da tempo di potervi rientrare, e Martin Lohmann, portavoce dell’Associazione Federale per il Diritto alla Vita. Di particolare significato sarà poi l’intervento di un rappresentante degli aleviti in Germania, i quali, sebbene considerati da più parti musulmani, rifiutano la Sharia e leggono criticamente il Corano. Messo al bando in Turchia (dove gli aleviti sono circa 20 milioni), l’alevismo riconosce a uomini e donne gli stessi diritti e a queste ultime non impone alcun copricapo: la testimonianza che verrà presentata a Berlino dimostrerà così come l’integrazione degli aleviti nella società occidentale sia da considerarsi più facile rispetto a quella dei musulmani più radicali.

    Dunque non solo difesa della vita, maggior sostegno al matrimonio e alla famiglia, lotta alla statalizzazione dell’educazione, riduzione del debito pubblico, ma anche difesa della libertà religiosa nella reciprocità e vera integrazione. Ragionando su tutto questo, i conservatori tedeschi sono dunque chiamati a Berlino per decidere se spendersi per rinnovare un vecchio (la CDU) sempre privo d’identità, o se immaginare un soggetto politico del tutto nuovo.

    06/05/2011

    La Bussola Quotidiana notiziario cattolico di opinione online: Germania i cattolici abbandonano la Merkel e si fanno un altro partito
    I conservatori scelgono il modello "Tea Party"

    di Vito Punzi

    La Bussola Quotidiana notiziario cattolico di opinione online: I conservatori scelgono il modello "Tea Party"

    Alla fine, dopo un accesso dibattito, gli scontenti dell’attuale linea politica della CDU tedesca hanno scelto, per ora, di non fondare un nuovo partito. È questo il risultato del “primo congresso dei conservatori” svoltosi a Berlino il 7 maggio scorso e promosso dal movimento “Linkstrend stoppen” (“Fermare la tendenza di sinistra”, linkstrend-stoppen.de: Willkommen).

    Nell’incontro berlinese, il cui principale promotore è stato l’avvocato Friedrich W. Siebeke, i partecipanti si sono chiesti anzitutto se il partito della cancelliera Angela Merkel sia ancora da salvare, ma soprattutto hanno cercato di capire in quale modo il movimento conservatore che si sta formando dal basso, similmente al “Tea Party” americano, potrà riuscire ad incidere sull’opinione pubblica e sulla politica tedesche.

    I conservatori si sono dunque interrogati circa il modo per poter tornare a rappresentare quella “maggioranza silenziosa” che oggi non crede più nella CDU (la percentuale di voti al partito è scesa rapidamente da oltre il 40 al 30%), in quanto non diversa, nelle proposte politiche, dalla SPD, e che finisce addirittura, non avendo alterativa, con l’astenersi dal voto.
    A prendere la parola a Berlino, tra gli altri, la giornalista Heather De Lisle, esperta del “Tea Party” d’oltre oceano, la quale ha sottolineato come il movimento formatosi negli USA debba molto del suo successo ad una riuscita operazione di marketing, poiché è questo che viene richiesto oggi alla politica, se si vuole essere ascoltati. «Le organizzazioni conservatrici tedesche», ha suggerito la DeLisle, «dovrebbero diventare più attraenti e dinamiche, così da migliorare la loro immagine esterna».

    Quanto accaduto con il “Tea Party”, ha aggiunto la giornalista ospite, ha dimostrato come la rassegnazione o la tentazione di fondare un nuovo partito destinato a restare di piccola dimensioni siano battibili solo attraverso la creazione di un movimento di base capace di incidere sul corso del partito di riferimento dei conservatori. A proposito della CDU, tutti gli interventi si sono soffermati sulla necessità di recuperare il valore del fattore “C” (cristiano).

    Altro intervento significativo è stato quello del politologo Klaus Motschamann, che ha dettagliato la “lunga marcia nelle istituzioni” e la capacità di influenzare oggi l’opinione pubblica e la politica da parte degli ex sessantottini. «Sono arrivati talmente in alto», ha detto il berlinese, «che sono loro a decidere che cosa sia politicamente di destra e questo loro potere determina una paralizzante insicurezza, al punto da bloccare i dibattiti sui problemi della società». E qui Motschmann non ha potuto non citare la carenza di confronto sul tema del fallimento della politica migratoria e del modello multikulti tedesco. Tanto che su questo tema ci sono volute le provocazioni di un importante esponente della SPD, l’ex ministro delle finanze del Land di Berlino Thilo Sarrazin, per aprire gli occhi a molti.

    Il palco del congresso berlinese è stato anche l’occasione per la riapparizione pubblica, con relativo intervento, di Martin Hohmann, già deputato della CDU, espulso nel 2003 dal partito a causa di una interpretazione in senso antisemita di un suo discorso (su questa vicenda Friedrich W. Siebeke ha scritto un libro intitolato significativamente "Il caso Hohmann. Un Dreyfus tedesco"). In un suo discorso orale del 3 ottobre di quello stesso anno era contenuta la seguente frase: «Né quello tedesco, né quello ebreo sono popoli carnefici». Dopo vari passaggi via Internet quella frase venne trasformata in un titolo televisivo indicante l’esatto contrario: Un deputato della CDU dà dei carnefici agli ebrei.

    Da quel momento, come accaduto alcuni anni fa anche per la conduttrice televisiva Eva Herman, contro Hohmann venne montata una campagna diffamatoria il sui esito fu la sua espulsione dal partito. Dopo aver ascoltato Hohmann concludere il proprio intervento con un richiamo a Dio, famiglia e patria («Secondo la mia convinzione questa triade è la chiave per sanare non solo la CDU ma l’intero nostro Paese») i circa duecento congressisti presenti si sono pronunciati affinché gli organi preposti lavorino per il reintegro dell’ex deputato cristiano-democratico. Se accadesse, sarebbe senz’altro un importante segnale in controtendenza rispetto all’attuale linea politica della CDU.


    20/05/2011
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

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    Predefinito Rif: Germania: il futuro della Cdu

    Ultima modifica di Bèrghem; 23-05-11 alle 21:17
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

 

 

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