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  1. #1
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    Predefinito "Padani", figli di Celti e Longobardi?

    Girando per questo Forum ho spesso trovato animate discussioni riguardanti le origini degli italiani del nord, ed ho sentito parlare di Celti, Liguri, Venetici e soprattutto di Longobardi. Ora, il punto è: siamo proprio sicuri che l'eredità celto-longobarda nell'Italia settentrionale sia così forte, e soprattutto, sia la più forte? Analizziamo insieme un paio di questioni.

    "I Celti nella Gallia Cisalpina"
    Facciamo il quadro della situazione nell'Italia pre-romana.

    Uno dei grandi storici tedeschi, tale Karl Julius Beloch, agli inizi del novecento portò avanti un interessante ricerca sulla crescita demografica dell'Italia pre-romana, e ne risultò che nel III secolo a.c i popoli definiti nell'insieme "Italici" ammontavano a circa 4 milioni e mezzo (Italici, Italioti, Etruschi, Romani, Messapi e Iapigi), a cui dovevano essere aggiunti circa 200.000 Liguri (che, deve essere ricordato, non erano assolutamente Celti, ed anzi somigliavano molto di più ai popoli pre-indoeuropei), 150.000 Venetici (i quali probabilmente erano Italici Latino-falisci, o tutt'al più Illiri, ma comunque non Galli), e circa 150.000 Galli Cisalpini (Boi, Senoni, Cenomani ec...). Su queste cifre dunque possiamo iniziare ad analizzare lo sviluppo dell'Italia settentrionale come entità politica, etnica ed addirittura religiosa.

    Come ben sappiamo, l'avanzata di Roma verso l'Italia settentrionale ebbe inizio appunto nel III secolo a.c, quando gli stessi "Italici del nord" (Piceni ed Umbri), si dovettero alleare con i Galli per contrastarne l'avanzata.
    L'ultima grande battaglia dei Celti contro i Romani in Italia è indubbiamente quella di Talomone, dove essi furono definitivamente sconfitti. I Romani, a seguito della vittoria, estere il proprio dominio (inizialmente più formale che reale) sui territori a nord degli Appennini. Questa prima avanzata fu devastante per i Galli, che, essendo notoriamente poco inclini a sottostare al volore degli invasori, furono in gran parte massacrati. Il loro numero si ridusse drasticamente (forse un 40% di loro perì nella iniziale lotta contro Roma), ma essi trovarono di nuovo la forza per combattere l'Urbe, quando in Italia giunse Annibale, condottiero cartaginese che aveva l'intento di radere al suolo Roma. Come tutti ben sappiamo il Generale Punico fu sconfitto, ed i popoli abitanti la penisola che si erano alleati con lui contro di Roma furono severamente puniti da quest'ultima: ricordiamo i Liguri Apuani deportati, 50 anni dopo la guerra punica, in massa nel Sannio (27.000); ricordiamo gli Italici e gli Italioti ribellatisi, puniti con la morte; ed infine ricordiamo i Galli cisalpini, su cui la spada romana cadde violentemente, fino a costrigerli (addirittura) alla fuga fuori dall'Italia, per sfuggire ad una furiosa Roma (la tribù dei Boi, ad esempio, migrò verso l'Europa centro-orientale, e diede appunto il nome alla "Boemia"). Agli inizi del II secolo a.c la Gallia Cisalpina è completamente sotto il controllo Romano, e le sue terre sono già state redistribuite tra le varie "Gens" romane. Gli storici ci riportano forti lamentele da parte dei nuovi "padroni" del settentrione, che si trovarono di fronte ad una Val Padana enorme ma completamente disabitata. Ecco allora che il Senato romano iniziò il suo lavoro di "ripopolamento" del Settentrione. Decine di colonie furono fondate, e dall'Italia sub-appenninica partirono, a più riprese, blocchi di 6.000 famiglie romane, etrusche, italiote ed italiche per colonizzare il nord Italia. . In Veneto ed in Liguria questi nuovi nuclei di coloni si sovrapposero alle precedenti popolazioni, in una situazione di sostanziale parità; ma in Lombardia, Emilia-Romagna ed alto Piemonte essi soppiantarono completamente la cultura precedente, che oramai si reggeva su qualche villaggio gallico fortunatamente scampato alla furia romana.

    Conclusioni sulla "questione celtica": sui circa 150.000 Galli della Cisalpina, è possibile che durante il ripopolamento romano ne siano rimasti circa 30/40.000, i quali su fusero con le assai più numerose popolazioni di coloni che noi volgarmente chiameremo "romano-italiche". Anche a seguito di uno studio genetico condotto dal New York Times, sembra che l'Italia risulti una sorta di "isola genetica" (insieme alla Finlandia), dove la popolazione è rimasta pressappoco la stessa di 2.000 anni fa. E' dunque corretto affermare che gli attuali italiani del nord discendano in larghissima parte dagli antichi coloni inviati da Roma.

    Brevi considerazioni su "Noi, Longobardi".
    L'Italia, a seguito della caduta dell'Impero romano d'occidente ed alla guerra gotica, aveva subito un calo di popolazione pari a circa il 40%. Se nell'Italia augustea dei primi anni dopo Cristo era possibile trovare circa 10 milioni di persone, nell'Italia post-Teodorico se ne potevano trovare circa 6 milioni e mezzo. Come ben sappiamo, a seguito del brevissimo dominio Bizantino (Esarcato d'Italia) in Italia giunsero i Longobardi, popolazione germanica del nord, i quali penetrarono dal varco alpino orientale in numero stimabile tra le 110.000 e le 150.000 unità (compresi vecchi, donne e bambini), che si sovrapposero appunto ad una popolazione stimabile intorno ai 6 milioni di persone (di cui più di 3 milioni nell'Italia settentrionale). I Longobardi, come ben sappiamo, per quasi l'intera durata del loro Regno non ebbero mai tendenze "all'apertura" verso i romanici, con i quali non volevano mescolarsi (Editto di Rotari) ed ai quali non volevano permettere di militare nell'esercito, riservato ai solo Arii. Nel corso dei secoli i vari Duchi si fecero guerra tra di loro, combattendo anche contro nemici esterni (tentativi di invasione da parte della dinastia Bavarese), facendo così assottigliare piano piano il numero di effettivi Longobardi. Una notizia significativa è che nell'ultimo secolo di dominio germanico i Longobardi permisero ai romanici di arruolarsi nell'esercito, segnale che appunto sta ad indicare un fortissimo calo dell'elitè longobarda.
    L'unica eredità, tangibile, longobarda in Italia sono le vecchie casate nobiliari, detentrici di un potere medioevale derivato dalla nomenclatura longobarda.

    A voi la parola,

    Leonardo

  2. #2
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    Predefinito Rif: "Padani", figli di Celti e Longobardi?

    c'è solo una certezza: gli itagliani, itaglioni, itaglioti, italici, ecc.... sono una pura invenzione ad uso e consumo della repubblica bananas iaociao: iaociao: iaociao:

  3. #3
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    Predefinito Rif: "Padani", figli di Celti e Longobardi?

    Premetto che sono etnicamente italico-magnagreco e quindi non di parte ma comunque ti ricordo che gli italici stessi provenivano dall'Europa Centrale e non erano mediterranei.

    Quindi se anche la tua teoria fosse vera, si tratterebbe comunque di popolazioni non mediterranee che hanno parzialmente ripopolato la pianura padana.

    Questo spiegherebbe comunque le differenze in aspetto fisico tra settentrionali (di origini principalmente europee) e meridionali (miscuglio di indeuropei ed antichi mediterranei).
    Bisogna adattarsi al presente, anche se ci pare meglio il passato.

  4. #4
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    Predefinito Rif: "Padani", figli di Celti e Longobardi?

    A me sembra di aver fatto un'analisi abbastanza lucida, obiettiva e concreta, rispondere che gli italiani sono una "pura invenzione" mi sembra un pò fuoriluogo e fuorviante: non sei in grado di controbattere su quanto ho detto?

    Poi sulla base di che cosa non esisterebbero gli italiani? Secondo uno studio dell'Istituto genetico dei Paesi Paesi, coadiuvato da alcuni studiosi americani che hanno poi pubblicato la ricerca sul New York Times, l'Italia è il Paese europeo, insieme alla Finalandia, più "antico" da un punto di vista etnico, culturale e genetico. La "Repubblica di bananas", come la chiami tu, è stato il primo Paese dell'Europa ad unirsi sotto un'unica bandiera, un'unica religione, un'unica cultura ed un'unica etnia, quasi 1000 anni prima delle più antiche nazioni europee (Francia, Inghilterra, Spagna etc...).
    Gli Italiani sono singoli geni che formano, tutti insieme, un popolo politicamente disordinato e immaturo. Una collettività talmente sorprendente da rendere problematico un giudizio complessivo.

  5. #5
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    Predefinito Rif: "Padani", figli di Celti e Longobardi?

    Citazione Originariamente Scritto da Italiano Visualizza Messaggio
    Premetto che sono etnicamente italico-magnagreco e quindi non di parte ma comunque ti ricordo che gli italici stessi provenivano dall'Europa Centrale e non erano mediterranei.

    Quindi se anche la tua teoria fosse vera, si tratterebbe comunque di popolazioni non mediterranee che hanno parzialmente ripopolato la pianura padana.

    Questo spiegherebbe comunque le differenze in aspetto fisico tra settentrionali (di origini principalmente europee) e meridionali (miscuglio di indeuropei ed antichi mediterranei).
    Gli Italici erano cugini dei Celti, e ce lo dimostra il fatto che vi sia un aplogruppo di maggioranza comune (R1b).
    L'Italia è, a parere di molti, l'incontro tra i più indoeuropei italici (e dunque anche Romani e Venetici) ed i più mediterranei Italioti (ovvero gli abitanti Greci del Meridione) Etruschi e Liguri. Tu avresti assoluta ragione se nel nostro Paese non vi fossero stati quasi mille anni di dominio romano, tramite il quale queste differenti etnie si mescolarono tra di loro, migrando da un capo all'altro della penisola. Ricordo ad esempio che Rimini (Ariminum) fu fondata da coloni composti da circa il 30% di cittadini di Tarentum, dunque magnogreci.
    Ultima modifica di Leo Italico; 29-05-11 alle 14:51
    Gli Italiani sono singoli geni che formano, tutti insieme, un popolo politicamente disordinato e immaturo. Una collettività talmente sorprendente da rendere problematico un giudizio complessivo.

  6. #6
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    Predefinito Rif: "Padani", figli di Celti e Longobardi?

    Citazione Originariamente Scritto da Leo Italico Visualizza Messaggio

    "I Celti nella Gallia Cisalpina"
    Facciamo il quadro della situazione nell'Italia pre-romana.

    Uno dei grandi storici tedeschi, tale Karl Julius Beloch, agli inizi del novecento portò avanti un interessante ricerca sulla crescita demografica ............. Su queste cifre dunque possiamo iniziare ad analizzare lo sviluppo dell'Italia settentrionale come entità politica, etnica ed addirittura religiosa.

    Come ben sappiamo, l'avanzata di Roma verso l'Italia settentrionale ebbe inizio appunto nel III secolo a.c, ...............Il loro numero si ridusse drasticamente (forse un 40% di loro perì nella iniziale lotta contro Roma), ma essi trovarono di nuovo la forza per combattere l'Urbe, quando in Italia giunse Annibale, condottiero cartaginese che aveva l'intento di radere al suolo Roma. Come tutti ben sappiamo il Generale Punico fu sconfitto, ed i popoli abitanti la penisola che si erano alleati con lui contro di Roma furono severamente puniti da quest'ultima: ricordiamo i Liguri Apuani deportati, 50 anni dopo la guerra punica, in massa nel Sannio (27.000); ricordiamo gli Italici e gli Italioti ribellatisi, puniti con la morte; ed infine ricordiamo i Galli cisalpini, su cui la spada romana cadde violentemente, fino a costrigerli (addirittura) alla fuga fuori dall'Italia, per sfuggire ad una furiosa Roma (la tribù dei Boi, ad esempio, migrò verso l'Europa centro-orientale, e diede appunto il nome alla "Boemia"). Agli inizi del II secolo a.c la Gallia Cisalpina è completamente sotto il controllo Romano, e le sue terre sono già state redistribuite tra le varie "Gens" romane. Gli storici ci riportano forti lamentele da parte dei nuovi "padroni" del settentrione, che si trovarono di fronte ad una Val Padana enorme ma completamente disabitata. Ecco allora che il Senato romano iniziò il suo lavoro di "ripopolamento" del Settentrione.
    Conclusioni sulla "questione celtica": sui circa 150.000 Galli della Cisalpina, è possibile che durante il ripopolamento romano ne siano rimasti circa 30/40.000, i quali su fusero con le assai più numerose popolazioni di coloni che noi volgarmente chiameremo "romano-italiche". Anche a seguito di uno studio genetico condotto dal New York Times, sembra che l'Italia risulti una sorta di "isola genetica" (insieme alla Finlandia), dove la popolazione è rimasta pressappoco la stessa di 2.000 anni fa. E' dunque corretto affermare che gli attuali italiani del nord discendano in larghissima parte dagli antichi coloni inviati da Roma.

    L'unica eredità, tangibile, longobarda in Italia sono le vecchie casate nobiliari, detentrici di un potere medioevale derivato dalla nomenclatura longobarda.

    Leonardo
    una sfilza di SVARIONI incredibile messi in bell'ordine come una collana di perle....!!

    1) La colonizzazione romana (con al sostituzione di popolazioni locali nella Gallaia cisalpina) iniziò con Emilio Lepido a Piacenza e con Augusto nel 33 a.C. con la ripopolazione delle colonie di Lucca, Luni, Pisa...in tali casi si trattò di bonificare terre paludose e disabitate che fino ad allora avevano fatto da confine verso gli Etruschi che notoriamente temevano le paludi e la malaria.....
    2) la ripopolazione dele aree ex paludose venne fatta con legionari messi "in pensione" in particolare con i reduci della Battaglia di Azio
    3) tali legionari in ogni secolo erano in realtà "barbari" romanizzati come Liguri, Galli, e Gallo celti.
    4) le popolazioni locali preesistenti che vivevano nei limiti esterni delle zone paludose vennero decimate ma non distrutte, pwerfino gli Apuani riuscirono (malgrado la deportazione) a sopravvivere sormontando poi i romai per cultura e parlata.
    5) gli Apuani deportati nel Sannio furono in totale 50 mila un tre scaglioni da 27 mila. 20mila, 3mila....quivi assunsero il nome di Sanniti e diedero successivamente origine alla cosiddetta Guerra Sociale...vennero poi sterminati ad uno ad uno da Silla
    6) I Longobardi hanno lasciato un numero impressionante di lemmi e fonemi nella attuale parlata italiana (cfr. dizionario etinologico) corredati di usi e costumi che ripristinavano quelli preromani mai cancellati....

    Ergo la sostituzione delle poplazioni locali con coloni romanizzati fu fatta inserendo individui con lo stesso corredo genetico, che oggi rifioriscwe prepotentemente
    Ecco perchè non si tratta di una isola genetica (Cavalli Sforza) ma di una prosecuzione di stirpi indigene mai scomparse

    Diverso è il concetto della cultura e della lingua laddove siano prevalsi "adstrati", "substrati" o lemmi preromani rimasti nelle parlate locali (linea spartiacque Senigallia/Seravezza)

    questo discorso è gia stato comunque fatto ed approfondito numerosissime volte...solitamente viene riproposto da quanti credano (leggendo passi della storiografia ufficiale) di aver "riscoperto l'acqua calda"!!!

    cordiali saluti
    vb

  7. #7
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    Predefinito Rif: "Padani", figli di Celti e Longobardi?

    Citazione Originariamente Scritto da Leo Italico Visualizza Messaggio
    Gli Italici erano cugini dei Celti, e ce lo dimostra il fatto che vi sia un aplogruppo di maggioranza comune (R1b).
    L'Italia è, a parere di molti, l'incontro tra i più indoeuropei italici (e dunque anche Romani e Venetici) ed i più mediterranei Italioti (ovvero gli abitanti Greci del Meridione) Etruschi e Liguri. Tu avresti assoluta ragione se nel nostro Paese non vi fossero stati quasi mille anni di dominio romano, tramite il quale queste differenti etnie si mescolarono tra di loro, migrando da un capo all'altro della penisola. Ricordo ad esempio che Rimini (Ariminum) fu fondata da coloni composti da circa il 30% di cittadini di Tarentum, dunque magnogreci.
    L'eta' antica era diversa da quella moderna: gli unici mezzi di trasporto erano navi a remi, carri e (per i ricchi) cavalli; la stragrande maggioranza della popolazione aveva invece come unico mezzo di trasporto i propri piedi.

    Viaggiare e migrare era quindi lento e faticoso.

    A questo si aggiunge il fatto che la maggior parte della popolazione era contadina, quindi legata alla terra: il fatto che alcune colonie urbane siano state popolate con abitanti di regioni lontane, non implica che l'Impero Romano fosse attraversato da migrazioni interne di massa come quelle dell'Italia del boom industriale o quelle attuali interne alla UE.

    Il fatto che la stragrande maggioranza della popolazione antica fosse contadina implica anche che la stragrande maggioranza della popolazione viveva in villaggi di campagna e non nelle citta' (al contrario di oggi): quindi la fondazione di colonie urbane utilizzando parzialmente elementi allogeni al territorio, non poteva cambiare molto l'assetto etnico di esso.

    Ti ricordo inoltre che il 40% della popolazione italiana che mori' durante la guerra greco-gotica fu composto principalmente dalla popolazione urbana, spazzata via da assedi, feroci saccheggi, epidemie e le cui citta' furono completamente rase al suolo.
    Ultima modifica di Italiano; 29-05-11 alle 15:17
    Bisogna adattarsi al presente, anche se ci pare meglio il passato.

  8. #8
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    Predefinito Rif: "Padani", figli di Celti e Longobardi?

    sono le solite idiozie fascio-romane.

    " Anche a seguito di uno studio genetico condotto dal New York Times, sembra che l'Italia risulti una sorta di "isola genetica" (insieme alla Finlandia), dove la popolazione è rimasta pressappoco la stessa di 2.000 anni fa. E' dunque corretto affermare che gli attuali italiani del nord discendano in larghissima parte dagli antichi coloni inviati da Roma."

    questa ricerca è stata più volte criticata: per le analisi genetiche hanno preso in considerazione solo le popolazioni del centro-sud.

    Gli storici sostengono che le popolazioni celto-liguri-venetiche vennero lentamente latinizzate e non ci furono stermini, in ogni caso cercare la presunta esistenza del popolo italiano nella genetica è pura follia, è semplicemente ridicolo.
    le varie regioni presentano popolazioni con culture diverse, lingue diverse, tradizioni diverse.
    indipendentista

  9. #9
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    Predefinito Rif: "Padani", figli di Celti e Longobardi?

    Citazione Originariamente Scritto da montecristo2006 Visualizza Messaggio
    una sfilza di SVARIONI incredibile messi in bell'ordine come una collana di perle....!!

    1) La colonizzazione romana (con al sostituzione di popolazioni locali nella Gallaia cisalpina) iniziò con Emilio Lepido a Piacenza e con Augusto nel 33 a.C. con la ripopolazione delle colonie di Lucca, Luni, Pisa...in tali casi si trattò di bonificare terre paludose e disabitate che fino ad allora avevano fatto da confine verso gli Etruschi che notoriamente temevano le paludi e la malaria.....
    2) la ripopolazione dele aree ex paludose venne fatta con legionari messi "in pensione" in particolare con i reduci della Battaglia di Azio
    3) tali legionari in ogni secolo erano in realtà "barbari" romanizzati come Liguri, Galli, e Gallo celti.
    4) le popolazioni locali preesistenti che vivevano nei limiti esterni delle zone paludose vennero decimate ma non distrutte, pwerfino gli Apuani riuscirono (malgrado la deportazione) a sopravvivere sormontando poi i romai per cultura e parlata.
    5) gli Apuani deportati nel Sannio furono in totale 50 mila un tre scaglioni da 27 mila. 20mila, 3mila....quivi assunsero il nome di Sanniti e diedero successivamente origine alla cosiddetta Guerra Sociale...vennero poi sterminati ad uno ad uno da Silla
    6) I Longobardi hanno lasciato un numero impressionante di lemmi e fonemi nella attuale parlata italiana (cfr. dizionario etinologico) corredati di usi e costumi che ripristinavano quelli preromani mai cancellati....

    Ergo la sostituzione delle poplazioni locali con coloni romanizzati fu fatta inserendo individui con lo stesso corredo genetico, che oggi rifioriscwe prepotentemente
    Ecco perchè non si tratta di una isola genetica (Cavalli Sforza) ma di una prosecuzione di stirpi indigene mai scomparse

    Diverso è il concetto della cultura e della lingua laddove siano prevalsi "adstrati", "substrati" o lemmi preromani rimasti nelle parlate locali (linea spartiacque Senigallia/Seravezza)

    questo discorso è gia stato comunque fatto ed approfondito numerosissime volte...solitamente viene riproposto da quanti credano (leggendo passi della storiografia ufficiale) di aver "riscoperto l'acqua calda"!!!

    cordiali saluti
    vb


    Mi dispiace doverti deludere, ma le cose non stanno proprio come dici tu. Ho più volte affrontato questo discorso, discutendone anche con alcuni esperti, e consultando documenti della rinomata "Soc d'anthrop de Paris" dalla quale voi stessi potrete leggervi alcuni interessanti articoli che, tanto per essere chiari, maciullano storicamente quanto tu hai appena detto. Se vuoi posso consigliarti un paio di testi universitari usati in tutta Italia per le facoltà di Storia e Storia antica che possono tranquillamente confutare ciò che tu vai dicendo, e sostenere quanto ho detto.

    1) Come risaputo, molti personaggi "famosi" romani, già nel II secolo a.c, provenivano dalla Cisalpina, e molte volte erano figli di patrizi proprietari terrieri della Cisalpina. Dagli Annales risultano forti lamentele da parte dei nuovi proprietari terrieri nell'Italia settentrionale, che, avendo a disposizione pochissima mano d'opera, chiedevano al Senato sgravi fiscali e "condoni" per invogliare i coloni del centro-sud a colonizzare il nord. Devo deluderti: la colonizzazione di cui parli tu (Luni, Luca etc...) fu semplicemente il "puntellamento" della assai più ampia riorganizzazione amministrativa dell'Italia da parte di Augusto (le Regiones), e quello di cui tu stai parlando non fu mai considerato una vera e propria colonizzazione, bensì una sistemazione amministrativa dell'Italia centro-settentrionale.

    2) Julius Beloch (non vorrai contestare uno dei maggiori storici dell'età contemporanea?) ci fa un quadro demografico dell'Italia settentrionale abbastanza chiaro: pochi galli, sparsi in un vaso territorio. Come ho già detto essi furono massacrati da Roma a più riprese (la seconda volta anche in maniera più violenta, poichè si erano alleati con Annibale), che li costrinse anche alla fuga - continuo a citare la "Boemia" regione europea nata dai Galli Boi fuggiti dall'Italia dopo la caduta del generale punico -

    3) Non vorrei dirtelo ma non è che i Sanniti sono nati dalla deportazione dei Liguri Apuani....erano li da un bel pò di tempo prima. Gli Apuani si integrarono perfettamente con gli Italici sanniti ivi presenti, e non furono assolutamente sterminati in toto da Silla, vi fu "solamente" la distruzione di due dei loro maggiori centri abitanti, ma nessuno sterminio.

    4) I Legionari di cui tu parli non erano "barbari" romanizzati, poichè, nonostante il fatto che gli abitanti della Cisalpina divennero cittadini romani nel 49 a.c, l'accesso all'esercito per i Galli fu precluso fino ad inoltrato I secolo d.c, dove si iniziano a registrare i primi arruolamenti dell'Aquitania e nell'odierna Provenza.

    5) Mi sembra di aver spiegato bene le motivazioni per cui i Longobardi non hanno lasciato nessuna traccia genetico-culturale del nostro Paese, ma comunque ti porterò un altro esempio. Mario Cappieri, ricercatore e storico per la Società Antropologica di Parigi, ripercorre la Storia d'Italia "etnicamente", ed arrivando al capitolo "longobardi" si sofferma sulla regione a suo dire più "colpita" dalla contaminazione longobarda: il Friuli.

    Les Ostrogoths et les Langobards, aggignataies d'un tiers des terres domaniales, n'avaient ni la voltè ni la possibilitè de se trasformer en colonisateurs. Ils faisainet travailler ces terres par leurs esclaves et par les paysan libres, transformeès en serfs ruraux, quand ils n'étainet pas attaches aux biens ecclesiastiques. La domination gotho-langobarde ne fut pas sans effet demographique pour la population illyrien (la popolazione nativa del Friuli viene considerata ancora Illirica), surtout dans la derniere periode, quand les Langobards tenaient de fortes garnison dans le Castrum Glemonae et dans le duchè de Forum Iulii pour la défense de la frontièere orientale dell'Austrasie langobarde. J'estime que les aborigenes (i Friulani) s'èlevaient alors a 70-80.000 individus sur un territorie d'environ 6.000 km2. A la fin du royaume langobard, le rapport, selon mon estimation, entre Frioulans et Barbares, etait 8-10 a 100, ce qui indique un taux de mélange de 6-7%- Sans doute l'hybridation a influencè les Friuulans, par exemple a l'egard de la haute stature ed du type blond de Livi

    Una "contaminazione" del 6-7%, contro circa il 94% dei Friulani rimasti prevalentemente Illiri, Romani, Italici e Venetici. Prendendo questo esempio come possiamo sostenere che nelle altre regioni d'Italia i Longobardi abbiano lasciato tracce anche solo pari a questa?
    Gli Italiani sono singoli geni che formano, tutti insieme, un popolo politicamente disordinato e immaturo. Una collettività talmente sorprendente da rendere problematico un giudizio complessivo.

  10. #10
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    Predefinito Rif: "Padani", figli di Celti e Longobardi?

    Citazione Originariamente Scritto da Anders Visualizza Messaggio
    sono le solite idiozie fascio-romane.

    " Anche a seguito di uno studio genetico condotto dal New York Times, sembra che l'Italia risulti una sorta di "isola genetica" (insieme alla Finlandia), dove la popolazione è rimasta pressappoco la stessa di 2.000 anni fa. E' dunque corretto affermare che gli attuali italiani del nord discendano in larghissima parte dagli antichi coloni inviati da Roma."

    questa ricerca è stata più volte criticata: per le analisi genetiche hanno preso in considerazione solo le popolazioni del centro-sud.

    Gli storici sostengono che le popolazioni celto-liguri-venetiche vennero lentamente latinizzate e non ci furono stermini, in ogni caso cercare la presunta esistenza del popolo italiano nella genetica è pura follia, è semplicemente ridicolo.
    le varie regioni presentano popolazioni con culture diverse, lingue diverse, tradizioni diverse.
    Concordo: infatti dalla caduta dell'Impero Romano ad oggi sono comunque passati 1500 anni di storia separata che anche in caso di origine comune, avrebbero portato a culture molto diverse (fermo restando che le origini di settentrionali e meridionali non sono evidentemente comuni visto che l'aspetto fisico medio e' diverso)
    Bisogna adattarsi al presente, anche se ci pare meglio il passato.

 

 
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