Risultati da 1 a 10 di 10
  1. #1
    Ritorno a Strapaese
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    Predefinito Cattolicesimo e Alchimia

    Una leggenda medioevale voleva che san Domenico avesse scoperto il meraviglioso segreto della pietra filosofale e lo avesse affidato ad Alberto Magno, il quale lo trasmise a Tommaso d'Aquino. Discutibile dal punto di vista rigorosamente storico, la tradizione individua comunque un legame culturale tra San Tommaso e l'alchimia realmente esistente. Questo libro propone due suoi brevi trattati in cui sono dettagliatamente descritte le fasi della realizzazione della pietra filosofale.

    TOMMASO D'AQUINO (SAN) :: ALCHIMIA OVVERO TRATTATO DELLA PIETRA FILOSOFALE. TESTO LATINO A FRONTE. EDIZ. ( :: NEWTON & COMPTON :: DeAGOSTINIlibri.it

    Qual'è il rapporto fra cattolicesimo e alchimia? So che molti esponenti della chiesa, da Alberto Magno a San Tommaso d'Aquino che qui vi cito, furono alchimisti...sapreste fornirmi ulteriori indicazioni in merito?
    Ultima modifica di Strapaesano; 23-05-11 alle 21:48
    "Non posso lasciarti né obliarti: / il mondo perderebbe i colori / ammutolirebbero per sempre nel buio della notte / le canzoni pazze, le favole pazze". (V. Solov'ev)

  2. #2
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    Predefinito Rif: Cattolicesimo e Alchimia

    Cosa intendi per Alchimia?

    Perché attenzione:

    Primo: non prestare troppa attenzione alle parole dei Filosofi moderni o antichi che trattarono questa scienza, perché l'Alchimia consiste interamente nella capacità di comprensione e nella dimostrazione esperimentale.
    I filosofi volendo nascondere la verità delle scienze parlarono quasi sempre in modo figurato.

    San Tommaso d'Aquino

    Più che un "alchimista" san Tommaso era un uomo di scienza.
    Ultima modifica di Cuordy; 24-05-11 alle 07:25
    "Per tutto il pensiero occidentale, ignorare il suo Medioevo significa ignorare se stesso" - Étienne Gilson


    "Se commettiamo ingiustizia, Dio ci lascerà senza musica" - Cassiodoro.

  3. #3
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    Predefinito Rif: Cattolicesimo e Alchimia

    Anche in un passaggio di Summa Theologica scrisse che certe cose potrebbero essere vere, ma non sta alla Chiesa dimostrarle o studiarle. Sono i filosofi, o scienziati, secondo Tommaso, che devono dimostrare la validità di queste teorie. Solo dopo che siano state dimostrate, conclude, anche la Chiesa potrà riconoscerle.

    Quindi non è ostile all'alchimia, ma il suo atteggiamento è quello dello scienziato, non dell'esoterista.

  4. #4
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    Predefinito La Messa Perfetta

    .


    Essendo un appassionato dell'argomento ( Alchimia ) ma non volendo diffondermi su di ciò sui forum di PIR, mi limito a segnalare due libri che conosco :

    " L'Alchimiste Chretien ( Alchymista Christianus )" di Jean Pierre Fabre ( 1588-1658 ), edizioni Archè, Parigi.

    Si tratta di un "classico" apparso nel 1632 dove viene presentata l'Alchimia come regina delle Scienze, ovvero una Scienza che permette una maggiore comprensione di Dio e dei Sacramenti attraverso l'indagine della Natura. L'Autore, alchimista convinto e cattolico convinto, cercava di "dimostrare" la veridicità della Dottrina cattolica utilizzando una comparazione con le teorie dell'Alchimia. In altre parole, l'Alchimia dimostrava l'esistenza dello Spirito Santo ( Spiritus Universalis degli alchimisti ) e la Pietra Filosofale ne era la perfetta condensazione.
    In tanti lo seguiranno fino ai tempi moderni ( vedasi quello che scrisse Maurice Aniane sul simbolismo della Messa e l' operazione alchemica ).

    L'altro testo è più moderno e si muove sulla falsariga di Canseliet :

    " La Via dell'Alchimia Cristiana" di Severin Batfroi, Arkeios Edizioni ( in Francia era apparso per i tipi della " Le Mercure De Dauphinois" della ricercatrice Genevieve Dubois ).
    Qui il discorso è leggermente diverso. Si prende le mosse da alcuni simbolismi cristiani per spiegare l'Alchimia secondo le modalità di Canseliet, (con parallelismi del tipo " Le ceneri della Quaresima e le fasi preliminari della Grande Opera " ). Per la verità l'opera tracima anche oltre la Tradizione Cristiana per evidenziare l'universalità dell'Alchimia, come filo rosso che corre dentro tanti simbolismi religiosi di tutto il mondo. E' comunque un testo semplice e di facile lettura.
    Io, che sono malizioso e smaliziato, vi ho visto anche una strizzatina d'occhio a Henri Coton Alvart ( allievo di Dujols ) dovuta al fatto che la casa editrice Le Mercure Dauphinois è , nella collana ermetica, fortemente caratterizzata dagli scritti di quest'ultimo e di altri suoi allievi ( Henry la Corix Haute ). E Batfroi , nel testo, arriva a sostenere che l'allievo ( Coton Alvart ), ha superato il maestro ( Dujols ). Meno male che l'autore nel testo non dimentica di citare Karl Von Eckartshausen ( 1752-1803 ), famoso per la sua " Nube sul Santuario, testo nel quale si accenna alla "Chiesa Interiore", ma anche alla rigenerazione fisica oltre che morale garantita dall'Alchimia correttamente intesa. Qualcosa di altro , insomma, oltre i soliti noti ( Dujols, Canseliet ecc. )

    Mi fermo qui ( e sparisco ) per non sollecitare troppo il Dio Morfeo.


    R.


    :

  5. #5
    ...
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    Predefinito Rif: Cattolicesimo e Alchimia

    TRATTATO DI S. TOMMASO D'AQUINO
    Dell'ordine dei Frati predicatori
    su
    L'ARTE DELL'ALCHIMIA
    Dedicato al Fratello Rinaldo
    [da http://www.montesion.it/]

    CAPITOLO PRIMO

    In seguito alle tue assidue preghiere, mio carissimo fratello, mi propongo di descriverti in questo breve trattato diviso in otto capitoli, certe regole semplici ed efficaci per le nostre operazioni come il segreto delle vere tinture; ma prima ti rivolgo tre raccomandazioni.

    Primo: non prestare troppa attenzione alle parole dei Filosofi moderni o antichi che trattarono questa scienza, perché l'Alchimia consiste interamente nella capacità di comprensione e nella dimostrazione esperimentale.
    I filosofi volendo nascondere la verità delle scienze parlarono quasi sempre in modo figurato.
    Secondo: non apprezzare mai né stimare la pluralità delle cose, né le composizioni formate di sostanze eterogenee, poiché la natura non produce che cose simili, e quantunque il cavallo e l'asino producano il mulo; questa non é che una generazione imperfetta, come quella che può prodursi per caso, eccezionalmente con parecchie sostanze.
    Terzo: non essere indiscreto, ma sorveglia le tue parole e come figlio prudente non gettare le perle ai porci. Tieni sempre presente al tuo spirito il fine per il quale hai intrapresa l'opera. Sii pur certo che, se conservi costantemente davanti ai tuoi occhi queste regole che mi furono date da Alberto il Grande, tu non dovrai mendicare niente ai re e ai grandi, ma, al contrario, i re e i grandi ti copriranno d'onore. Sarai ammirato da tutti seguendo con questa arte i Re e i Prelati poiché non solamente sovverrai ai loro bisogni, ma potrai sovvenire a quelli di tutti gli indigenti, e ciò che tu donerai così, varrà nell'eternità quanto una preghiera. Che queste regole siano dunque conservate nel fondo del tuo cuore, sotto un triplice inviolabile suggello, poiché nell'altro mio libro, presentato in volgare, ho parlato da filosofo mentre qui, confidando nella tua discrezione, ho rivelato i segreti più nascosti.


    DEL MODO DI OPERARE
    Capitolo secondo

    Come insegna Avicenna nella sua epistola al re Assa, noi cercheremo di ottenere una sostanza vera per mezzo di parecchie intimamente fissate, la quale sostanza messa al fuoco lo conservi e lo alimenti e che sia inoltre penetrativa, che tinga il mercurio e gli altri corpi; tintura perfetta avendo il peso richiesto e superando per la sua eccellenza tutti i tesori del mondo!
    Per fare questa sostanza, come dice Avicenna, bisogna avere della pazienza, del tempo e gli strumenti necessari.
    Della pazienza, perché, secondo Geber, la precipitazione è opera del diavolo; colui che non ha pazienza deve sospendere ogni lavoro.
    Del tempo, perché in ogni azione naturale risultante dalla nostra arte. il mezzo e il tempo sono rigorosamente determinati. E gli strumenti necessari, non in gran numero come si vedrà in seguito, poiché la nostra opera si compie per mezzo di una cosa, di un vaso, e di un solo modo e di una sola operazione (in una re, uno vase una via et una operatione) come insegna Hermes.
    É permesso formare la medicina con parecchi principi agglomerati; tuttavia, non c'é bisogno che di una materia e di nessuna cosa estranea se non del fermento bianco o rosso. Tutta l'opera è puramente naturale; basta osservare i diversi colori secondo il tempo in cui essi appaiono.
    Il primo giorno bisogna levarsi di buon mattino e vedere se la vigna é in fiore e si trasforma in testa di corvo; poi essa passa attraverso diversi colori entro i quali bisogna notare il bianco intenso perchè è quello che attendiamo e che rivela il nostro re, vale a dire l'elisir o la polvere semplice, che ha tanti nomi quante sono le cose del mondo.
    Ma, per terminare in poche parole, la nostra materia o magnesia é il mercurio preparato con l'urina di un ragazzo di dodici anni appena emessa, e che non abbia mai servito per la grande opera; si chiama volgarmente Terra di Spagna o Antimonio, ma nota bene che io non designo con questo il mercurio comune di cui si servono alcuni sofisti e che dà solamente un risultato mediocre, malgrado le forti spese di cui é cagione, e se ti piacesse lavorare con esso, arriveresti incontestabilmente alla verità, ma dopo una interminabile cozione e digestione. Segui dunque piuttosto il beato Alberto il grande, mio maestro, e lavora con il mercurio minerale, poiché in esso solo sta il segreto dell'opera. Poi opererai la congiunzione delle due tinture, bianca e rossa, provenienti da due metalli perfetti che, soli, danno una tintura perfetta; il mercurio non comunica questa tintura che dopo averla ricevuta; ecco perché, mescolandole tutte e due si mescoleranno meglio con esso e lo penetreranno più intimamente.


    DELLA COMPOSIZIONE DEL MERCURIO E DELLA SUA SEPARAZIONE
    Capitolo terzo

    Quantunque la nostra operazione si compia per mezzo del nostro solo mercurio, esso ha bisogno tuttavia del fermento rosso o bianco; allora si mescola facilmente con il Sole e con la Luna dato che questi due corpi partecipano molto della, sua natura e sono anche più perfetti degli altri. La ragione é che i corpi sono più perfetti a secondo della maggior quantità di mercurio che essi contengono.
    Così il Sole e la Luna, contenendone più degli altri, si mescolano al rosso e al bianco e si fissano nel fuoco perché é il solo mercurio che compie l'Opera; in esso noi troviamo tutto ciò che ci manca per la nostra operazione senza che vi sia bisogno di aggiungervi nulla.
    Il Sole e la Luna non gli sono estranei perché sono ridotti, dal principio della operazione nella loro materia prima, vale a dire in mercurio; essi, traggono quindi dal mercurio la loro origine. Certuni si sforzano di perfezionare l'Opera per mezzo del solo mercurio o della semplice magnesia, lavandoli nell'aceto molto agro, cocendoli nell'olio, sublimandoli, bruciandoli, calcinando e distillando; estraendo la loro quintessenza, mettendoli alla tortura per mezzo degli elementi e una infinità di altri supplizi (martyrizationibus) credendo che la loro operazione sarà così a loro di profitto; e non ne ricavano invece che un modico risultato.
    Ma, credimi figlio mio, ogni nostro mistero consiste solamente nel regime e nella distribuzione del fuoco e nella direzione intelligente dell'Opera.
    Noi dobbiamo fare solo poche cose, ciò che agisce sulla nostra opera é la virtù del fuoco ben regolato, senza che noi si abbia nè gran lavoro, né molta manipolazione, perché io suppongo che quando la nostra pietra era allo stato primitivo, ossia Acqua prima, o Latte di Vergine o Coda di Dragone sia stata disciolta e così, prima calcinata, poi sublimata quindi distillata, ridotta e lavata, siasi indurita da se stessa e che per effetto del fuoco ben regolato si sia trasformata da sola in un unico vaso senza la necessità di alcuna manipolazione.
    Sappi dunque, figlio mio, come i filosofi abbiano parlato figuratamente di trasformazioni manuali, e affinché tu possa convincerti con sicurezza della epurazione del nostro mercurio te ne insegno la semplice preparazione. Prendi dunque del mercurio minerale o Terra di Spagna o Antimonio o Terra nera, ciò che e la stessa cosa, e che non sia stato impiegato prima di allora in nessuna altra operazione. Prendine venticinque libre, o un po' di più, e falle filtrare attraverso un panno di lino, un po' spesso, questo è il vero lavaggio (lotio vera). Fa ben attenzione che dopo l'operazione non resti nel panino alcuna lordura o scoria, perché diversamente il mercurio non potrebbe essere impiegato per la nostra operazione. Se il panno resta pulito tu puoi giudicare quel mercurio eccellente.
    Nota bene che non c'é bisogno di aggiungere nulla a questo mercurio e che l'operazione può essere così terminata.


    DELLA MANIERA DI FARE L'AMALGAMA
    Capitolo quarto

    Poiché la nostra operazione si compie per mezzo del solo mercurio senza aggiungere alcuna altra materia estranea, tratterò brevemente del modo di fare l'amalgama. Infatti questo é compreso molto male da parecchi filosofi i quali credono che l'operazione possa compiersi per mezzo del solo mercurio senza tuttavia essere unito a sua sorella o compagno (compar eius).
    Ti dico dunque, con sicurezza, che devi lavorare col mercurio unito al suo compagno, senza aggiungere alcuna materia estranea al mercurio, e sappi che l'Oro e l'Argento non sono estranei al mercurio, ma, al contrario, partecipano della sua natura più di tutti gli altri corpi.
    Proprio per questo, ridotti alla loro primitiva natura vengono chiamati fratelli o compagni del mercurio, poiché dalla loro composizione e dalla loro fissazione viene fuori il Latte di Vergine. Se tu comprendi chiaramente questo e se non aggiungi niente d'estraneo al mercurio, otterrai la realizzazione dei tuoi voti.


    DELLA COMPOSIZIONE DEL SOLE E DEL MERCURIO
    Capitolo quinto

    Prendi del sole comune ben epurato vale a dire scaldato al fuoco, essendo quello che gli dà il fermento vermiglio; prendine due once e tagliale in piccoli pezzi con le pinze; aggiungi quattordici once di mercurio che esporrai al fuoco entro un coccio concavo, poi dissolvi l'oro rimestandolo con un bastoncino di legno. Allorché sarà ben disciolto e mescolato, colloca il tutto nell'acqua chiara e in una scodella di vetro o di pietra, lavalo e puliscilo fino a che dall'acqua sia scomparsa la nerezza e allora, se farai attenzione, sentirai la voce dell'uccello (vox turturis) nella nostra terra. Allorché l'amalgama sarà ben purificato collocalo in un pezzo di cuoio ben legato nella parte superiore. a forma di sacco, poi presserai fortemente perché l'amalgama filtri attraverso il cuoio. Allorché due once saranno state così filtrate, le quattordici che restano nel cuoio sono adatte per essere adoperate nella nostra operazione.
    Fa attenzione di non estrarne che due once, né più né mena Se ve n'é in quantità maggiore tirala via se ve ne manca aggiungine. E queste due once così estratte e che sono chiamate Latte della Vergine, le riserverai per la seconda operazione.
    Travasa intanto la materia in un vaso di vetro e metti questo vaso nel forno descritto sopra. Poi, dopo aver accesa una lampada al disotto scalda così con ardore, notte e giorno, senza mai spegnere. Bada che la fiamma sia interamente chiusa e intorno all'athanor che sarà ben fissato sul fornello e ben lutato con il luto di sapienza.

    Se, dopo un mese o due, hai osservato i fiori splendenti e i colori principali dell'opera, cioè il nero, il bianco, il giallo limone e il rosso, allora senza alcuna altra operazione delle tue mani, ma solo dirigendo il fuoco, ciò che era manifesto sarà, e ciò che era nascosto sarà manifesto. Ecco perché la nostra materia arriva da sola all'elisir perfetto convertendosi in una polvere sottilissima chiamata terra morta o uomo morto nel sepolcro o magnesia secca: questo spirito é nascosto nel sepolcro e l'anima ne é quasi separata. Allorché saranno trascorse venticinque settimane dal cominciamento dell'opera, allora ciò che era grossolano diventerà sottile, ciò che era duro diventerà molle, ciò che era dolce diventerà amaro, e, per le occulte virtù del fuoco, la conversione dei principi sarà terminata. Allorché le tre polveri saranno completamente secche e avrai terminato queste operazioni comincerai la trasmutazione del mercurio, in seguito t'insegnerò le altre due operazioni perché una parte della nostra opera non può ancora trasmutare che sette parti di mercurio ben epurato.


    DELL'AMALGAMA IN BIANCO
    Capitolo sesto

    Si segue il metodo usato per ottenere il fermento bianco o fermento della Luna. Si mescola il fermento bianco con sette parti di mercurio ben epurato come si é fatto per il rosso. Poiché nell'opera in bianco non c'entra alcuna altra materia che il bianco e nell'opera in rosso alcuna altra materia che il rosso, con la stessa nostra acqua divenendo rossa o bianca, secondo il fermento aggiunto e il tempo impiegato all'opera, si può tingere il mercurio in bianco come si é fatto per il rosso.
    Notiamo inoltre che l'argento in foglie é più utile qui dell'argento in lingotti (argentum massale) perché si lega più facilmente al mercurio e si deve amalgamare con il mercurio freddo e non caldo. Qui molti hanno errato dissolvendo la loro amalgama nell'acqua forte, mentre se esaminavano la natura e la composizione dell'acqua forte avrebbero capito che essa non può che distruggerla. Altri volendo lavorare con l'oro o l'argento, secondo le regole di questo libro, sbagliano dicendo che il sole non ha umidità, e lo fanno sciogliere nell'acqua corrosiva, poi lo lasciano digerire in un vaso di vetro ben chiuso per qualche mese; ma vale meglio, al contrario, che la quintessenza sia estratta per la virtù del fuoco sottile, in un vaso di circolazione, chiamato, a causa di ciò, Pellicano.
    Il Sole minerale, e così pure la Luna sono mescolati coli tante immondezze che é necessaria la loro purificazione e questa non é né un'opera da donna, né un gioco da fanciullo; al contrario la dissoluzione, la calcinazione e le altre operazioni per il compimento della grande Opera sono un lavoro per uomini robusti.


    DELLA SECONDA E DELLA TERZA OPERAZIONE
    Capitolo settimo

    Terminata questa prima parte procediamo al compimento della seconda.
    Al corpo ottenuto nella nostra prima opera e chiamato Coda di dragone o Latte della Vergine, bisogna aggiungere sette parti di mercurio. Fa passare il tutto attraverso il cuoio e ne trattieni sette parti; lava e metti il tutto nel vaso di ferro, poi nel fornello come hai fatto la prima volta, e vi impiegherai lo stesso tempo o pressappoco, fino a che la polvere sia di nuovo formata. La raccoglierai e la troverai molto più fine e sottile della prima perché essa é più digerita. Una parte ne tinge sette volte sette in Elisir.
    Procedi allora alla terza operazione come hai fatto per la prima e per la seconda; aggiungi al peso della polvere ottenuta nella seconda operazione sette parti di mercurio epurato e mettile nel cuoio in modo che del tutto ne resti sette parti come abbiamo detto sopra. Fa cuocere di nuovo il tutto ridotto in polvere sottilissima, la quale gettata sul mercurio ne tingerà sette volte quarantanove parti, ossia trecentoquarantatre parti. La ragione é che più la nostra medicina è digerita più diventa sottile; più essa é sottile più è penetrativa; più essa é penetrativa e maggior quantità di materia essa trasmuta.
    Per finire, nota bene che se non si ha del mercurio minerale si può indifferentemente lavorare col mercurio comune; quantunque quest'ultimo non abbia lo stesso valore, dà tuttavia un buon profitto.


    DELLA MANIERA DI LAVORARE LA MATERIA O MERCURIO
    Capitolo ottavo

    Passiamo ora alla tintura del mercurio. Prendi una coppella di orefice e spalmala internamente con del grasso, mettivi la nostra medicina secondo la proporzione richiesta, il tutto su fuoco lento, e allorché il mercurio comincia a fumare metti la medicina chiusa nella cera pulita o dentro della carta (papyrus) e prendi un grosso carbone ardente, preparato particolarmente per questo uso, che metterai sul fondo del crogiuolo; poi fa un fuoco violento e allorché tutto sarà liquefatto lo metterai in un tubo spalmato di grasso e avrai dell'oro o dell'argento finissimo secondo il fermento che avrai aggiunto. Se vuoi moltiplicare la medicina opera con il letame di cavallo secondo il sistema che ti ho già insegnato oralmente, come tu sai, e che io non voglio scrivere perché é un peccato rivelare questo segreto agli uomini del secolo, che ricercano la scienza piuttosto per vanità che per lo scopo del bene, e per l'omaggio dovuto a Dio, al quale gloria e onore siano nei secoli dei secoli.. Così sia!
    Nota bene che io ho sempre visto compiere, dal beato Alberto il Grande, quest'opera, che io qui ti descrivo in lingua volgare, nel modo, della Terra di Spagna o Antimonio; ma io ti consiglio di non intraprendere che il Piccolo Magistero, che ti ho descritto brevemente, nel quale non vi é nessun errore, e si compie con poca spesa, poco lavoro e in breve tempo. Forse allora, tu giungerai allo scopo prefisso.
    Ma, mio carissimo fratello, non intraprendere il Grande Magistero, perché, per la tua salute e per il dovere che ti impone la Predicazione del Cristo, tu devi sperare nelle ricchezze eterne, che nei beni terrestri e temporali.

    * * *

    Qui finisce il Trattato di S. Tommaso sulla moltiplicazione alchemica, dedicato al suo fratello e amico Padre Rinaldo per il « Thesaurus secretissimus ».
    "Per tutto il pensiero occidentale, ignorare il suo Medioevo significa ignorare se stesso" - Étienne Gilson


    "Se commettiamo ingiustizia, Dio ci lascerà senza musica" - Cassiodoro.

  6. #6
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    Predefinito Rif: Cattolicesimo e Alchimia

    Citazione Originariamente Scritto da Perseo Visualizza Messaggio
    Anche in un passaggio di Summa Theologica scrisse che certe cose potrebbero essere vere, ma non sta alla Chiesa dimostrarle o studiarle. Sono i filosofi, o scienziati, secondo Tommaso, che devono dimostrare la validità di queste teorie. Solo dopo che siano state dimostrate, conclude, anche la Chiesa potrà riconoscerle.

    Quindi non è ostile all'alchimia, ma il suo atteggiamento è quello dello scienziato, non dell'esoterista.
    Infatti le condanne avvenivno nei confronti dell'alchimia "magica" e non dell'alchimia "scientifica" che anzi, pare abbia molto interessato la chiesa.
    Ultima modifica di Cuordy; 24-05-11 alle 10:15
    "Per tutto il pensiero occidentale, ignorare il suo Medioevo significa ignorare se stesso" - Étienne Gilson


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  7. #7
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    Predefinito Rif: Cattolicesimo e Alchimia

    Mi riferivo alla cosiddetta 'Alchimia spirituale'...
    "Non posso lasciarti né obliarti: / il mondo perderebbe i colori / ammutolirebbero per sempre nel buio della notte / le canzoni pazze, le favole pazze". (V. Solov'ev)

  8. #8
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    Predefinito Rif: La Messa Perfetta

    Citazione Originariamente Scritto da Rosfebo Visualizza Messaggio
    .


    Essendo un appassionato dell'argomento ( Alchimia ) ma non volendo diffondermi su di ciò sui forum di PIR, mi limito a segnalare due libri che conosco :

    " L'Alchimiste Chretien ( Alchymista Christianus )" di Jean Pierre Fabre ( 1588-1658 ), edizioni Archè, Parigi.

    Si tratta di un "classico" apparso nel 1632 dove viene presentata l'Alchimia come regina delle Scienze, ovvero una Scienza che permette una maggiore comprensione di Dio e dei Sacramenti attraverso l'indagine della Natura. L'Autore, alchimista convinto e cattolico convinto, cercava di "dimostrare" la veridicità della Dottrina cattolica utilizzando una comparazione con le teorie dell'Alchimia. In altre parole, l'Alchimia dimostrava l'esistenza dello Spirito Santo ( Spiritus Universalis degli alchimisti ) e la Pietra Filosofale ne era la perfetta condensazione.
    In tanti lo seguiranno fino ai tempi moderni ( vedasi quello che scrisse Maurice Aniane sul simbolismo della Messa e l' operazione alchemica ).

    L'altro testo è più moderno e si muove sulla falsariga di Canseliet :

    " La Via dell'Alchimia Cristiana" di Severin Batfroi, Arkeios Edizioni ( in Francia era apparso per i tipi della " Le Mercure De Dauphinois" della ricercatrice Genevieve Dubois ).
    Qui il discorso è leggermente diverso. Si prende le mosse da alcuni simbolismi cristiani per spiegare l'Alchimia secondo le modalità di Canseliet, (con parallelismi del tipo " Le ceneri della Quaresima e le fasi preliminari della Grande Opera " ). Per la verità l'opera tracima anche oltre la Tradizione Cristiana per evidenziare l'universalità dell'Alchimia, come filo rosso che corre dentro tanti simbolismi religiosi di tutto il mondo. E' comunque un testo semplice e di facile lettura.
    Io, che sono malizioso e smaliziato, vi ho visto anche una strizzatina d'occhio a Henri Coton Alvart ( allievo di Dujols ) dovuta al fatto che la casa editrice Le Mercure Dauphinois è , nella collana ermetica, fortemente caratterizzata dagli scritti di quest'ultimo e di altri suoi allievi ( Henry la Corix Haute ). E Batfroi , nel testo, arriva a sostenere che l'allievo ( Coton Alvart ), ha superato il maestro ( Dujols ). Meno male che l'autore nel testo non dimentica di citare Karl Von Eckartshausen ( 1752-1803 ), famoso per la sua " Nube sul Santuario, testo nel quale si accenna alla "Chiesa Interiore", ma anche alla rigenerazione fisica oltre che morale garantita dall'Alchimia correttamente intesa. Qualcosa di altro , insomma, oltre i soliti noti ( Dujols, Canseliet ecc. )

    Mi fermo qui ( e sparisco ) per non sollecitare troppo il Dio Morfeo.


    R.


    :
    Molto interessante...
    "Non posso lasciarti né obliarti: / il mondo perderebbe i colori / ammutolirebbero per sempre nel buio della notte / le canzoni pazze, le favole pazze". (V. Solov'ev)

  9. #9
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    Predefinito Rif: Cattolicesimo e Alchimia

    Citazione Originariamente Scritto da Il Matto Visualizza Messaggio
    Mi riferivo alla cosiddetta 'Alchimia spirituale'...
    Questo sito contiene informazioni che credo ti possano interessare: BIBLIOGRAFIA: L'ALCHIMIA MEDIEVALE: UN SAPERE CHE NASCE DAL FARE
    "Per tutto il pensiero occidentale, ignorare il suo Medioevo significa ignorare se stesso" - Étienne Gilson


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    Predefinito Rif: Cattolicesimo e Alchimia

    "(...) Si deve peraltro notare che la condanna portata da Giovanni XXII agli alchimisti nella decretale 'Spondent quas non exhibent' non riguardava la ricerca dell'elixir, ma solo il problema della falsificazione dell'ORO, e che Giovanni da Rupescissa poté scrivere il suo De consideratione quintae essentiae nel carcere papale di Avignone senza che questo aggravasse la sua posizione (...) "

    L'Alchimia nella curia papale
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