In un precedente articolo dal titolo “Ha da venì Baffone” (si veda: Terzapagina n.7 del 6 novembre 2010) avevamo detto che il programma di "destalinizzazione della coscienza dei russi" proposto dal presedente Medvedev, e affidato per l’esecuzione al suo Consiglio per i diritti dell’uomo, appariva dettato dalla paura inconfessabile di una “resurrezione” di Stalin e alla fine, parafrasando Marx, concludevamo: ”Uno spettro si aggira per la Russia: lo spettro di Stalin”.
Un sondaggio condotto dal movimento “Sut’ vremeni” (“Il senso del tempo”) tra il 6 e 22 aprile scorso, dimostra che Medvedev, dal suo punto di vista, ha ragione di preoccuparsi, ma purtroppo questa sua preoccupazione non è corrisposta dal popolo, che in tema di destalinizzazione mostra di avere una posizione diversa, anzi opposta e contraria.

Il sondaggio, effettuato su un campione di 36.014 cittadini di 1.732 città in 77 regioni del paese, chiedeva agli intervistati di dare un voto al programma da +5 a -5 (-5, -4 e -3 voto negativo; -2, -1, 0, +1 e +2 voto neutrale; +3, +4 e +5 voto positivo). L’esito della ricerca è stato il seguente: voto negativo 69%, neutrale 21,1%, positivo 9,9%.

In sostanza, appena il 10% della popolazione considera “giusto e utile” il programma, il 20% è indifferente ed il 70% lo ritiene "ingiusto e dannoso". Si aggiunga inoltre che il 40% di coloro i quali in linea di principio lo approvano si dichiarano comunque contrari alla sua applicazione pratica.(Chi vuole approfondire visiti il sito: http://eot.su/sites/default/files/2x10.pdf).

Nell’inchiesta si rivolgeva al campione una seconda domanda: “Si può ritenere l’Unione Sovietica uno stato criminale, responsabile di genocidio nei confronti del proprio popolo, colpevole di aver scatenato la seconda guerra mondiale?” A questa domanda ha risposto “NO” ben il 90% della popolazione (per l’esattezza l’89,7). Infine, se si considera che l’esito del sondaggio risulta uniforme su tutto il territorio della Russia, emerge un forte grado di monolitismo del paese riguardo al tema proposto, indipendentemente dalle differenze di etnia, fede, istruzione, posizione sociale, reddito, età e genee.

Il 9 maggio scorso, ricorrenza della Vittoria dell’Unione Sovietica sul nazifascismo, giravano per le vie di numerose città russe i cosiddetti “avtobusy Pobedy” (“Autobus della Vittoria”) con sulle fiancate data e simboli di questa Vittoria, compreso naturalmente il ritratto di Stalin. In questo si potrebbe vedere, volendo, una conferma visibile del dato demoscopico.

I timori sotterranei del presidente Medvedev, che vorrebbe “modernizzare” la Russia tramite la “destalinizzazione del XXI secolo”, penso stiano registrando una forte crescita. Anche perché, autobus a parte, persino il primo ministro Putin, suo compagno di tandem al vertice del potere e suo concorrente nella corsa per le prossime presidenziali del 2012, ha voluto battere il tasto dolente di Stalin durante un convegno a Volgograd, dove ha lanciato una nuova formazione politica, il Fronte Popolare Panrusso, da affiancare all’ormai logora “Russia Unita”. Nel suo intervento il premier ha chiamato inaspettatamente Volgograd con il vecchio nome di Stalingrado e così ha riscosso una vera e propriastanding ovation protrattasi per alcuni minuti. E questo da una platea non di vecchi e nostalgici bolscevichi, ma di funzionari di vario grado del proprio partito e sostenitori della sua candidatura a prossimo presidente della Russia. Ricordiamo, per inciso, che proprio grazie ad una riforma di Medvedev del 2008 la durata del mandato presidenziale durerà non più 4 ma 6 anni.

La battaglia elettorale fra i due leader della “tandemocrazia” è dunque iniziata e sarà dura e difficile per il presidente in carica Dmitrij Medvedev, che pure gode del sostegno palese e non propriamente diplomatico della élite globalfinanziaria statunitense. Nelle pieghe di questo scontro sembra essersi insinuato, come abbiamo potuto vedere, anche lo “spettro” di Stalin.

Stefano Trocini da "Terza Pagina"



La regressione culturale