Risultati da 1 a 4 di 4
  1. #1
    Fra Inteso
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    Predefinito Non c'è dubbio, forzitalia e la mafia hanno lo stesso programma e gli stessi nemici

    Tra le altre cose ricordiamo tutti le campagne stampa e le leggi contro le rogatorie internazionali, la Cirami, la blocca processi, l'indulto (votato insieme all'opposizione) il fenomeno dei pentiti (e oggi nessuno si pente più), e ora quest'ultima iniziativa parlamentare che potremmo facilmente definire: "legge sull'omertà" che punisce col carcere il giornalista che eventualmente pubblica notizie di reato prima che siano passati dieci anni per la sentenza definitiva o la prescrizione e matte i bastoni fra le ruote alle procure che vogliono indagare troppo.
    Da oggi l'Italia è un po' più vicina al medioriente. :gluglu:

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: Non c'è dubbio, forzitalia e la mafia hanno lo stesso programma e gli st

    e di che ti meravigli uno che definisce mangano un eroe
    Dannato Barone Rosso.

  3. #3
    bronsa querta
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    Predefinito Riferimento: Non c'è dubbio, forzitalia e la mafia hanno lo stesso programma e gli st

    Ci sono geni per cui il modello mediorientale è auspicabile.
    C. De Gaulle: "l'Italia non è un paese povero. E' un povero paese".

  4. #4
    Fra Inteso
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    Predefinito Riferimento: Non c'è dubbio, forzitalia e la mafia hanno lo stesso programma e gli st

    Umberto Santino
    Il Ponte e le mafie: uno spaccato di capitalismo reale


    Durante la campagna per le elezioni politiche e regionali del 13 e 14 aprile 2008 il fantasma del Ponte sullo Stretto di Messina è tornato a materializzarsi assumendo un ruolo centrale sia nei programmi di Berlusconi che in quelli di Lombardo, candidato alla presidenza della Regione siciliana dopo le dimissioni di Cuffaro. Con il trionfo di entrambi si parla di affrettare i tempi per la posa della prima pietra. Ci sono già le date: nel 2010 dovrebbero iniziare i lavori, e dovrebbero essere ultimati nel 2016. Rischiano così di essere spazzate via tutte le osservazioni che sono state mosse alla costruzione della megaopera: il Ponte è inutile, è dannoso, si inserisce in un'area tra le più sismiche del pianeta, è una voragine di soldi che potrebbero essere spesi per promuovere un reale sviluppo della Sicilia e della Calabria. Il Ponte vogliono farlo, sia Berlusconi che Lombardo, perché sarebbe qualcosa come le piramidi per i faraoni, un monumento con cui consegnarsi alla storia. E, tenendo conto di come sono fatti tali personaggi, l'immagine delle piramidi sembra fatta su misura per loro. Ma è un'immagine che può andare benissimo non solo per la grandiosità del progetto ma soprattutto perché esso è una summa ancora più grande di interessi.

    Solo pizzi e dintorni?
    Sul ruolo che la mafia, le mafie, potrebbero avere nella costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina sono apparsi in questi ultimi anni articoli, resoconti di ricerche e di inchieste, considerazioni all'interno delle relazioni della Direzione investigativa antimafia. Eppure il quadro che emerge da gran parte di queste prese di posizione può considerarsi inadeguato. Poiché inadeguata è l'idea di mafia che sta alle loro spalle. Una mafia che al più potrebbe esercitare la vecchia pratica dell'estorsione-protezione, rispolverata da analisi di successo, nonostante la loro evidente infondatezza o parzialità; potrebbe accaparrarsi subappalti, fornire materiali, reclutare manodopera, lucrare in mille modi ma comunque limitarsi a un ruolo parassitario-predatorio. Questo libro, sulla base di una documentazione rigorosa, dà un'immagine diversa, poiché parte da un'idea di mafia molto più complessa. Non solo e non tanto la cosiddetta "mafia imprenditrice" di cui si è parlato a partire dagli anni '80, in base a un'analisi frettolosa e superficiale, ma una mafia finanziaria, forte di un'accumulazione illegale sviluppatasi esponenzialmente e quindi in grado di giocare un ruolo da protagonista e non da parente povero dei grandi gruppi imprenditoriali. La stampa ha parlato di personaggi come l'anziano ingegnere Zappia, ma scorrendo le pagine di questo libro si incontrano gruppi e figure che non lasciano dubbi sulla loro natura e sulle loro intenzioni. In primo luogo la mafia siculo-canadese, dagli storici Caruana e Cuntrera a Vito Rizzuto, poi i signori del petrolio, tutti personaggi indicati con nomi e cognomi e sulle cui disponibilità finanziarie non si possono nutrire dubbi. E questo campionario non è il frutto di una sorta di chiamata di correo general-generica ma poggia sulla base di relazioni ricostruite con puntigliosa precisione attraverso una documentazione che privilegia le fonti giudiziarie, anche se non definitive.
    Il Ponte e le mafie

 

 

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