Alle donne togliete tutto ma non l'anello di findanzamento
Cara zia Giugi, ho letto sul femminile di Repubblica un attacco di Vittorio Zucconi alla tradizione dell’anello di fidanzamento, secondo lui costoso ed inutile. Tu cosa ne pensi? Vito
Apprezzo Zucconi e la sua prosa ironica, ma quando ho letto la sua rubrica di qualche settimana fa su D Donna, ho sbattuto via il giornale e cordialmente l’ho mandato a quel paese (peraltro sta già in America). Probabilmente il vivere in un posto con poca storia e molto spirito concreto, ha già cancellato tutta la sua “anema e core”.
Di certo, non ha bisogno di raccontarci nei dettagli la vita dei suoi nipotini, come fa spesso. Ci è evidente che ormai è ridotto ad un nonnino con le pantofole di feltro e il plaid sulle gambe. Nulla a che fare con i super sessantenni europei, che chi per un verso chi per un altro, s’accoppiano come mandrilli, ai quali il prezzo di un solitario di diamanti parrebbe un compenso più che onesto. Normalmente devolvono ben di più.
Riassumendo, secondo Zucconi, sarebbe da cancellare senza pietà il rito primaverile dei ragazzi che affollano i negozi dei grandi gioiellieri della quinta strada, per buttare via gran parte del loro reddito disponibile nell’acquisto di un anello di fidanzamento. Lo vede come un barbaro rituale di sottomissione maschile. La modernità vorrebbe che quella manciata di migliaia di euro fosse impiegata nell’anticipo da versare per l’acquisto di una casa o in una pensione complementare per il futuro.
Lui non capisce perché una donna dovrebbe essere in qualche modo “comprata” per poterla sposare. Povero Zucconi, poveri noi, se non abbiamo ancora capito che una donna si “compra” sempre. Non perché sia una creatura che si può possedere come un oggetto, ma perché il rituale della scelta della compagna ha a che fare con la legge della domanda e dell’offerta. Più la donna vale, non solo perché è bella, ma perché è intelligente, piacevole, gentile, capace, accogliente, insomma più una donna è desiderabile come sposa da molti pretendenti, più vale. E l’anello di fidanzamento sta a significare il prezzo che l’uomo è disposto a pagare pur di averla come compagna.
E’ un rito bellissimo, l’offerta di un dono per sempre, tanto più prezioso quanto preziosa si considera la donna amata. Ed è bello che dietro all’acquisto ci sia un sacrificio, perché il gesto abbia ancora più significato. Come è bello che passi alla nuova sposa il prezioso anello di fidanzamento di famiglia. E’ vero - per dirla tutta – che in questi tempi di matrimoni plurimi e di famiglie allargate, le dita non sono più sufficienti. Girano per strada signore che indossano tre o quattro “solitari”, che ovviamente tali non possono essere definiti. Dalla foggia della montatura, possiamo capire il periodo a cui risale il dono.
Di solito ce n’è uno piccolissimo ricevuto quand’era ventenne al primo matrimonio (d’amore, lui era
bello come un dio). Quello decisamente più prezioso, quando, già quarantenne e delusa dall’amore, scelse il secondo marito (molto meno bello, molto più ricco). E poi il terzo, il più bello, perché per l’ultimo amore della sua vita, ogni uomo anziano e solo fa qualsiasi cosa. Di nascosto dai figli grandi, solitamente egoisti e spietati, e da Zucconi, che tenterebbe immediatamente di farlo interdire.
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