La sfida del centrodestra non è gestire l'esistente ma cambiare il futuro


A Montecitorio Silvio Berlusconi, che come ieri al Senato, ha preso la parola per la verifica voluta dal Capo dello Stato, e ribadito ai deputati che il governo ha i numeri per mantenere la rotta. Durante il dibattito ha parlato Antonio Martino, uno dei fondatori di Forza Italia e figura di spicco fra i liberali del Pdl, che ha ricordato il momento della discesa in campo del Cavaliere e gli impegni che da quel momento il centrodestra ha preso con il Paese: non la promessa di gestire l'esistente ma quella di cambiare il futuro. Pubblichiamo il testo integrale del suo intervento.





ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, cari colleghi, il suo discorso, Presidente, di stamane mi ha fatto riandare con il pensiero al 1994. In quell'anno, come lei ben ricorda, dovetti fare una scelta per me difficile. Avevo partecipato attivamente alla stesura del programma di Forza Italia. Era il programma più radicalmente liberale mai presentato in Europa e questo non lo dico io, che avevo contribuito a scriverlo, ma lo hanno detto anche osservatori stranieri. Avevo partecipato a molte trasmissioni televisive non solo sulle reti Mediaset ma, come la presidente Bindi ricorda, anche in trasmissioni della RAI, in ambienti non sempre particolarmente favorevoli per questo nuovo movimento politico.

Avendo, quindi, investito il mio nome, le mie idee e la mia faccio in questo nuovo movimento politico, lei usò, per convincermi a cambiare mestiere, un'argomentazione alla quale non seppi rispondere. Mi disse: «Ma se lei, professore, non si candida alle prossime elezioni la gente dirà che prende le distanze da noi e questo ci indebolirà». Non seppi rispondere e abbandonai quello che ritengo essere il mestiere più bello del mondo: l'insegnante universitario.
Quanto si è realizzato di quel programma? Quanto abbiamo fatto nella direzione indicata da quel programma? Quel programma, Presidente, è stato da lei seguito sempre in tutti i suoi discorsi. È stato in base a quella ispirazione che abbiamo vinto - che lei ha vinto - le elezioni del 1994, del 2001 e del 2008. Vi è continuità tra i suoi discorsi del 1994, del 2001 e del 2008. Le parole sono quasi identiche. Questo è stato indicato da taluno, a sinistra, come un difetto. A me sembra, invece, un grande pregio. Significa che quella ispirazione era davvero la sua e che lei sinceramente credeva - e continua a credere - che quella fosse la direzione verso cui muovere. Se dicessi che abbiamo realizzato per intero quel programma direi una cosa del tutto falsa.

In alcuni campi, abbiamo fatto dei passi avanti, in altri no, ma mai abbiamo fatto un passo indietro rispetto a quella ispirazione ideale. Colleghi, gli ideali politici hanno la caratteristica di non essere realizzabili perché, una volta realizzati, diventano inutili. L'ideale politico è come la bussola: indica la direzione, ma così come la bussola è inutile al polo nord magnetico anche l'ideale politico, se realizzato, diventa inutile. L'ideale politico deve indicare la direzione verso cui muovere: le nostre società possono progredire perché sono imperfette e sono capaci di cambiare. Una cosa, tuttavia, a me sembra certa, signor Presidente, ossia che gli elettori hanno avuto fiducia nelle nostre idee, nelle sue idee e hanno avuto fiducia soprattutto perché non promettevamo loro di gestire l'esistente, ma di cambiarlo. Non ci hanno mandato al Governo per mantenere invariate le cose, ma perché si aspettavano una profonda trasformazione del nostro Paese. Questo dovrebbe continuare ad essere il nostro impegno prioritario. Vorrei dire però qualcosa anche ai colleghi della sinistra o meglio - se mi consentite - agli amici della sinistra perché avere idee diverse, a volte anche contrapposte, non vedo perché debba determinare sentimenti di inimicizia. La presidente Bindi potrà testimoniare che le nostre idee certamente non collimano, ma che questo non impedisce a me - e credo anche a lei - di nutrire reciprocamente stima, rispetto e simpatia. La democrazia, onorevoli colleghi, è opposizione: un Paese non è democratico quando ha un Governo perché anche i Paesi non democratici hanno un Governo, ma solo i Paesi democratici hanno un'opposizione e, quanto più è vigorosa credibile e autorevole l'opposizione, tanto più democratico è il Paese.

L'onorevole Bertinotti, quando Romano Prodi non voleva che egli competesse nelle primarie, gli rispose: «La democrazia comincia da due». Si tratta di un'osservazione assolutamente ineccepibile; infatti che democrazia vi sarebbe con un solo concorrente contro nessuno? Necessariamente, se il concorrente è uno solo, non può che arrivare primo e ultimo al tempo stesso. Tuttavia ritengo che la democrazia finisca anche con due perché, laddove i partiti sono più di due e sono molti, Pag. 64la democrazia non aumenta, ma diminuisce. Un Paese basato sul multipartitismo sottrae la scelta del Governo alla sovranità popolare e l'affida ai leader di partito, che prenderanno una decisione dopo che le elezioni hanno avuto luogo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Per questo, credo nel bipolarismo e nel bipartitismo.Mi dispiace che non sia qui tra noi il mio amico, il presidente, onorevole Pier Ferdinando Alcide Casini - non so se Alcide sia il suo secondo nome, ma credo che gli farebbe piacere avere questo nome - perché gli vorrei ricordare che ho una sua lettera, nella quale mi rimprovera di aver messo in dubbio la sua sincera credenza nel bipolarismo, ossia nella contrapposizione di due poli. Egli non è qui fra noi, ma non mi sembra che ultimamente abbia espresso idee di questo genere.

Onorevole Bindi, il mondo è cambiato moltissimo dal 1994, ma per tutte le parti dello schieramento politico. Una volta a sinistra sedevano i libertari: uno di questi è diventato sindaco di Milano; si tratta di Giuliano Pisapia, che espresse qui in Parlamento opinioni che io, da liberale, interamente condivido sul problema della giustizia. A destra sedevano i giustizialisti, o addirittura i forcaioli. Oggi mi sembra che avvenga il contrario: a sinistra ci sono alcuni libertari, ma sono confinati in «piccionaia»: si tratta dei pochi radicali eletti nel Partito Democratico, altrove vedo giustizialisti e forcaioli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Una volta, a sinistra vi erano quanti credevano fortemente nella democrazia e nella sovranità popolare. Citerò un caso per tutti: Palmiro Togliatti, nell'ambito della Costituente, si dichiarò contrario all'istituzione della Corte costituzionale, argomentando che, dal momento che il Parlamento è eletto dal popolo sovrano, nessuno può censurare la volontà del Parlamento. A sinistra si credeva nella democrazia.
A destra, viceversa, c'erano coloro i quali erano scettici sulla saggezza delle scelte popolari e provavano una certa simpatia per i Governi autoritari, per non dire per i golpisti. Oggi i golpisti stanno a sinistra. Un autorevole intellettuale dal cognome palindromo, Alberto Asor Rosa, palindromo perché può essere letto in entrambi i sensi, recentemente ha auspicato un golpe realizzato da carabinieri e polizia per abbattere il Governo Berlusconi. Conoscendo i carabinieri, un po' meno la polizia, ritengo assai poco credibile un'ipotesi del genere. Pag. 65Onorevole Bindi, se l'avesse sostenuto un ex missino che cosa avreste detto a sinistra? Che ci sia un intellettuale di sinistra che chiede un golpe, a me sembra veramente bizzarro, o no?

Ho molto ammirato l'onorevole Bersani, che è presente e che saluto - lei sa che le ho telefonato per farle gli auguri e le congratulazioni, quando è diventato segretario del Partito Democratico - per la sua «lenzuolata» di liberalizzazioni. L'espressione «lenzuolata» deve essere tipica della provincia di Bologna, perché a me non risulta usata in politica economica.

RENATO CAMBURSANO. Piacenza.

ANTONIO MARTINO. Piacenza, chiedo scusa. Ho sbagliato la provincia, ma suppongo che siamo sempre in Emilia. Sa io sono nato più vicino a Tunisi che a Roma, quindi per me questo è l'estremo nord (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).Ebbene, con quelle «lenzuolate», lei mi perdonerà, mi sembrò proprio che la montagna avesse partorito il topolino. Soprattutto mi stupisce davvero, onorevole Bersani, che lei abbia potuto dichiararsi favorevole ai due referendum che impediscono ai privati di rientrare come soci di minoranza nelle società di gestione degli acquedotti pubblici. È una cosa vergognosa e contraddittoria (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Soprattutto a sinistra c'erano i fautori del cambiamento, anche rivoluzionario. A destra c'erano i conservatori, i quali volevano mantenere l'esistente e non cambiarlo. Oggi è il contrario, a destra ci sono quelli che vogliono cambiare l'esistente e a sinistra i più feroci difensori dello status quo. Onorevole Bindi, è questa la sinistra che lei sognava? Io non credo. La concorrenza sprona tutti al miglioramento. Quando un'impresa sa di avere concorrenti credibili e aggressivi cerca di migliorare la sua produzione per conquistare fette di mercato. La concorrenza fra l'opposizione e la maggioranza è il più importante elemento della democrazia. Nel Regno Unito, fino a non molti anni fa, il capo dell'opposizione di Sua Maestà percepiva uno stipendio superiore a quello di Primo Ministro. Evidentemente la Costituzione inglese non scritta ritiene il Pag. 66ruolo dell'opposizione più importante di quello della maggioranza.

Onorevoli colleghi della sinistra, non voglio scaricare su altri responsabilità che dovrebbero essere attribuite a noi, ma non fate il contrario. Una parte delle manchevolezze che voi, a torto o a ragione, attribuite al Governo sono dovute al fatto che non ha di fronte a sé un'opposizione coesa, credibile, alternativa e che offra davvero la possibilità di cambiare formula governativa rispetto a questo Governo. Voi non rappresentate un'alternativa fattibile a questo Governo ed è da questo che nascono quasi tutti i problemi della nostra democrazia. (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

La sfida del centrodestra non è gestire l'esistente ma cambiare il futuro | l'Occidentale