La padania 22-6-11
LE CHIARE PAROLE DEL VESCOVO DI RUMBEK, IN SUDAN
«Islam, la Chiesa e la prudenza»
«Gli ingredienti più sgradevoli dell’atteggiamento islamico la gente
li scopre nel lungo periodo, dopo aver trattato gli interlocutori
con bonarietà eccessiva, dovuta alla mancanza di informazione
(...). I musulmani hanno la tendenza a occupare spazi attraverso
la forma della religione, che nessuno in Europa si sente
in diritto di contrastare, ma che poi si estende a tutta la vita
sociale, civile e anche politica; non è un'infiltrazione pacifica,
ha i suoi elementi rivoluzionari e convulsi che sono tipici
del loro sistema. Mentre noi guardiamo al tutto con una bonarietà
che è dovuta alla mancanza di conoscenza».
Matteo Salvini, l’altro ieri, a Palazzo Marino ha citato queste
parole di monsignor Cesare Mazzolari, missionario comboniano
da trent’anni al servizio del popolo sud-sudanese e dal 1999
vescovo di Rumbek
http://forum.politicainrete.net/1860908-post1.html
in risposta alla citazione, da parte del sindaco Pisapia,
dell’arcivescovo Tettamanzi.
«Che ha fatto bene a citare nei suoi ringraziamenti - ha detto
il capogruppo leghista rivolgendosi al neosindaco - perché penso
sia stato uno degli artefici della sua vittoria».
Ma Salvini ha citato anche un altro grande rappresentante della Chiesa,
che sull’apertura all’islam ha sempre invitato alla cautela. Si tratta
di monsignor Alessandro Maggiolini, per 25 anni vescovo di Como:
«Ho sempre pensato e penso tuttora - ebbe a dire Maggiolini –
che dobbiamo stare attenti a preservare la nostra cultura,
il nostro linguaggio e le nostre categorie mentali.
Io penso che la libertà di religione non significa libertà di invasione».
Il capogruppo del Carroccio, nel suo intervento, prima di citare
le parole del vescovo Maggiolini, ha ricordato che Tettamanzi
«non è la Chiesa, ma è una parte della Chiesa». mentre le parole
dette dal missionario comboniano in Sudan intervistato pochi giorni fa
«sono state pronunciate da chi conosce la realtà dell’Islam un pochino
meglio di noi».
Due articoli scritti in memoria del vescovo Maggiolini.
Il Padano
MORTO IL VESCOVO MAGGIOLINI,
ICONA DEL CORAGGIO CATTOLICO
Mons. Alessandro Maggiolini, vescovo di Como fino al gennaio 2006,
è morto mercoledì sera all'età di 77 anni. Era malato dal 2003 di
tumore ai polmoni. "Ricoverato da poco più di un mese presso l'Ospedale
Valduce di Como - informa l'ufficio stampa - le sue condizioni si sono
improvvisamente aggravate. Solo nell'ultima ora di vita
monsignor Maggiolini è stato più sereno, dopo una giornata
di profonda sofferenza che Egli ha offerto per la Chiesa
che ha amato e servito per oltre 53 anni.
Nonostante le precarie condizioni di salute, il vescovo è rimasto
cosciente per tutto il giorno. Anche nell'ultima ora ha recitato il Santo
Rosario insieme a suo fratello, a sua cognata, alle due consacrate che lo
hanno seguito in questi anni e ad alcuni sacerdoti".
IMMUNE DAL MONDIALISMO
Con Maggiolini scompare un vescovo del tutto immune dall'ideologia
mondialista e dall'eresia buonista. Per queste sue caratteristiche, oltre al
fatto di essere un prelato molto legato alla sua terra e alla sua gente,
era stato definito "vescovo leghista”.
SENZA RISPETTO UMANO
Famose le sue sentenze, sempre scevre da ogni opportunistico rispetto
umano. Affermazioni forti come "l'ottimismo è la virtù degli imbecilli",
oppure "il nostro distintivo è il Credo, non il dialogo".
Nel Natale 2005 "sconvolse" i bambini della cattedrale di Como
affermando nell'omelia che "non è Babbo Natale a portarvi i doni,
sono papà e mamma rintronati dalla pubblicità".
Aveva definito gli omosessuali dei soggetti "da curare",
il femminismo "lercio", i Pacs "preludio ai matrimoni
tra uomini e cavalli".
Soprattutto ha combattuto quelle forme di deviata religiosità
cattocomunista che definiva "caricature di cristianesimo".
TONTI E REPROBI
Anche l'ecumenismo lo trovava dalla parte della fede e non
delle scelte "politicamente corrette" e mondialiste: con gli islamici,
diceva, "i cattolici devono avere il cuore dolce e la testa dura, invece
hanno spesso il cuore di pietra e la testa di cicca americana". Famosa la
sua reprimenda ai progressisti Padri Somaschi di Albate (Como) che
avevano concesso una palestra ai maomettani perché la usassero
come moschea. Revocando d’autorità la loro decisione aveva detto:
"Coi reprobi si può discutere, coi tonti no".
ARTEFICE DEL CATECHISMO
Monsignor Maggiolini era nato a Bareggio (Mi) il 15 luglio 1931.
Ordinato sacerdote il 26 giugno 1955, fu docente di Filosofia nei
seminari ambrosiani e di introduzione alla Teologia all'Universita'
Cattolica. Assistente diocesano degli universitari cattolici. Vicario
episcopale per le universita' di Milano. Assistente diocesano
dei Giuristi cattolici, direttore di pubblicazioni cattoliche.
Vescovo di Carpi dal 7 aprile 1983 divenne vescovo di Como
il 31 gennaio 1989, sino al 2006, quando rassegnò le dimissioni
per motivi di età e di salute.
E' stato membro della Commissione episcopale per la Dottrina delle
fede e la catechesi e della Commissione episcopale italiana per
la cultura e la scuola.
Unico vescovo italiano nel Comitato di redazione del Catechismo
della Chiesa cattolica.
MAGGIOLINI
I giovani lecchesi lo ricordano così
di Giovanni Pasquini.
E' con grande dolore nel cuore e nelle mente che mi trovo oggi a
scrivere queste righe di cordoglio per la scomparsa del mio vescovo,
Monsignor Alessandro Maggiolini.
Mi permetto di usare l'aggettivo possessivo "mio" per una ragione
molto semplice: ho avuto la fortuna e l'onore di appartenere
alla sua diocesi, risiedendo a Mandello del Lario, e ho sempre
apprezzato le sue prese di posizione decise contro il pensiero unico
globalizzatore, fatte da uomo di chiesa e di popolo, qual'era Maggiolini.
Ricordo con commozione quando nel 2000 venne a Lierna ad inaugurare
il nuovo oratorio parrocchiale. Prima del taglio del nastro celebrò
una messa nella locale chiesa di Sant'Ambrogio.
Il tempio sacro era stracolmo di gente, con due ali di folla che accolsero
il suo ingresso con un fragoroso applauso che lo accompagnò sino all'altare.
Maggiolini, quella volta, disse messa come mai avevo visto fare ad alcun
prelato. Parlò dei problemi della gente comune trovando ispirazione
nella Bibbia e citò più volte, facendo ricorso al dialetto comasco,
gli insegnamenti che sua madre gli aveva donato in gioventù,
ricordandogli quei detti e proverbi della tradizione contadina
così semplici, ma così ricchi di significato.
Parlando della necessità di costruire la società del terzo millennio
senza dimenticare le nostre radici e il riferimento alla famiglia
tradizionale, Monsignor Alessandro disse una frase che mi colpì
molto perchè coglieva l'essenza del carattere del lombardo medio
che, per dirla con Cattaneo, "non vuole nè comandare, nè obbedire".
Come inviato della Gazzetta di Lecco riportai puntualmente
le sue parole nell'articolo che faceva riferimento alla manifestazione
religiosa. Disse l'alto prelato: "La mè mama la me diseva semper:
regordess Lisandrin, mej vech un pulèr, ma ch'el sies tò!
("Ricorda Sandrino, meglio avere un pollaio, ma che sia tuo!").
Don Alessandro, come lo chiamavano ancora molti dei suoi parrocchiani
in Como, aveva saputo più volte dire dal pulpito quello che altri suoi
colleghi sentivano, ma non sempre avevano l'ardimento di dire. Nei primi
anni '90, di fronte alla visita di Papa Giovanni Paolo II, alla quale
presenziò anche il compianto professor Miglio, un'altra grande personalità
comasca, ricordò serenamente alle cariatidi della Prima Repubblica che
"...l'unità d'Italia non è un dogma".
Pochi anni più tardi, dinnanzi a scelte profondamente sbagliate
di alcuni settori della chiesa, di accoglienza indiscriminata
dei clandestini extracomunitari, affermò che "...l'Italia non è una landa
desolata: non esiste alcun diritto d'invasione del nostro paese", dando
una robusta sferzata alle coscienze sopite di chi voleva e ancora oggi
vorrebbe mettere a tacere chi continua a lottare per difendere
il territorio e chi da sempre lo abita.
Se ne va un grande uomo, un grande prelato, capace di parlare
direttamente al cuore della gente.
Mi mancherai molto Monsignor Maggiolini,
ci mancherai. Grazie a Dio per averci permesso
di averti in mezzo a noi.
Continua a illuminarci dall'alto dei Cieli.